Ultime Notizie: Il vangelo della domenica

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“Signore aumenta la nostra fede”, XXVII Domenica del Tempo Ordinario

La richiesta dei discepoli: “Signore aumenta la nostra fede” è la nostra  stessa richiesta. Ad essa Gesù risponde in maniera stupefacente: “Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: ‘Sradicati e vai a piantarti nel mare’, ed esso vi obbedirebbe”. Con queste parole il Signore ci dice che con la fede è possibile fare l’esperienza dell’impossibile. La vita di Abramo, di Mosè, della vergine Maria, degli apostoli, della schiera di martiri, santi e sante che hanno abbellito la Chiesa nel corso della sua storia ci testimoniano la verità dell’affermazione di Cristo. La fede rende possibile l’impossibile. Mi sembra importante sottolineare che la fede di tutte queste persone non è la conseguenza di un sentimento, di un ragionamento astratto, di un’intuizione, ma di un incontro. Nella loro vita si è fatto presente il Signore, loro lo hanno accolto e così sono divenute “torce viventi” d’amore per Lui.

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La grande ricchezza della vita è la fede. XXVI Domenica del Tempo Ordinario

Gesù, in questa domenica, racconta una parabola che ha come protagonisti un uomo ricco - la cui unica occupazione sembra essere quella di festeggiare, divertirsi e godere - e un uomo povero, affamato e ammalato di nome Lazzaro. Lazzaro significa “Dio viene in aiuto”. Il povero, dunque, nonostante la sua povertà è ricco in quanto è consapevole di essere nelle mani di Dio, il Quale non permetterà che la sua esistenza si concluda per sempre nell’infelicità. La grande ricchezza della vita, dunque, è la fede che ci permette di riconoscere che la nostra esistenza, per quanto segnata dal dolore e dalla sofferenza, è plasmata da Dio e destinata all’incontro salvifico con Lui, che è il sommo Bene.

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Cristo ci chiede un serio esame di coscienza. XXV Domenica del Tempo Ordinario

La parabola di questa domenica appare scandalosa perché sembra che ci venga presentato come modello di vita un amministratore corrotto. Ma a ben guardare Gesù non loda il fattore per la sua disonestà (tanto è vero che lo chiama disonesto) ma per il coraggio e la preveggenza, l’astuzia e la furbizia con cui si assicura un avvenire dignitoso.

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La salvezza è in Gesù Cristo. XXIV Domenica del Tempo Ordinario

Nella vita cristiana è presente un equivoco che potremmo esprimere con queste parole: è l’uomo che si pone alla ricerca di Dio. La parabola del Padre che corre incontro al figlio che torna a casa imbruttito a causa del suo peccato ci dice invece che è Dio a ricercare l’uomo, perchè non si rassegna a vedere la rovina dei suoi figli che ama e vuole salvare. Nella parabola evangelica appare chiaramente  che il figlio non torna per amore, ma per bisogno, per interesse personale. Nonostante questo suo atteggiamento il Padre  lo accoglie con un grande abbraccio. Ciò che conta per Lui è che il figlio “perduto” è tornato a casa. Per questo motivo non solo non gli rivolge una parola di rimprovero, ma lo riveste della veste più bella, gli mette l’ anello al dito…lo reintegra nella sua dignità. Il Padre ama in modo così disinteressato perchè non guarda cosa c’è nel cuore dell’uomo, ma nel suo cuore il quale è ricco di misericordia. L’amore di Dio, dunque, non è un amore qualsiasi: è un amore misericordioso. Un amore che "sente" la nostra miseria come fosse la Sua propria miseria ed opera per toglierla.

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Seguire Gesù è una scelta impegnativa. XXIII Domenica del Tempo Ordinario

Le parole che Gesù pronuncia oggi nel Vangelo appaiono molto dure. In realtà il Signore intende precisare alla folla che lo segue con entusiasmo le condizioni necessarie per seguirLo. Si rivolge alla folla e pertanto le indicazioni valgono per tutti. Il Signore chiede ai suoi discepoli un appassionato amore per Lui e una grande libertà interiore che possono comportare non solo la rottura dei legami familiari ma anche la rinuncia a se stessi. Una simile radicalità è possibile quando si vive la comunione con Gesù e lo si scopre come il “bene” unico e assoluto della vita. Solo questa esperienza incomparabile porta con sé il coraggio della rinuncia ai legami di parentela, e persino alla propria vita. Il Signore afferma, così, il primato della sua Persona su qualsiasi altro bene

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L’umiltà ci colloca dalla parte della verità. XXII Domenica del Tempo Ordinario

In questa domenica troviamo Gesù invitato a pranzo a casa di un fariseo. Gesù, da acuto osservatore, si diverte ad osservare con quanta preoccupazione gli ospiti cercano di occupare i posti d’onore. Allora, racconta una parabola dove condanna questa spasmodica ricerca dei primi posti. E offre un consiglio: “Quando sei invitato a nozze, non metterti al primo posto”.

Gesù con i discepoli  / Diocesi di Palestrina

La porta stretta ci immette nel cuore di Dio XXI domenica del Tempo Ordinario.

Il brano di Vangelo si apre con una domanda posta a Gesù da “un tale”: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?”. Una domanda dal valore puramente accademico che in tanti si pongono per pura curiosità, ma che rimane priva di qualsiasi coinvolgimento personale. Il Signore rifiuta di entrare nel merito della questione per focalizzare l’attenzione su ciò che è veramente importante. Il vero problema non è il numero di coloro che si salvano, ma dove sono io, dov’è il mio cuore, come io mi pongo nei confronti di Dio. In definitiva che uso faccio della mia libertà?  

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Chi crede fonda la vita in un Dio che vive per sempre. XX Domenica del Tempo Ordinario

Nel testo del Vangelo di questa domenica c’è un’espressione sulla quale vogliamo soffermarci: “Come mai - dice Gesù - questo tempo non sapete giudicarlo?”. E’ come se Gesù chiedesse:  che significato ha per te il tempo presente, il tempo della Chiesa? Si tratta di una domanda importante perchè stiamo vivendo uno dei tempi più difficili della storia moderna e della Chiesa nei quali non è facile mantenere viva la speranza. La risposta vera a questo interrogativo è una sola. Il tempo che viviamo è un tempo in cui Cristo è presente. Lui stesso ce lo ha promesso: “Io sono con voi tutti i giorni”. Possiamo, quindi, affermare che in qualche modo l’incarnazione del Figlio di Dio si prolunga nel nostro oggi. Ora se Cristo è presente con Lui sono pure presenti tutti i beni che Egli ha portato perchè l’uomo possa conseguire il fine ultimo della sua esistenza: la salvezza eterna.

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Il Vangelo è annuncio di speranza. XIX Domenica del Tempo Ordinario

Il brano di Vangelo di questa domenica ci presenta tre parabole di Gesù indirizzate a “un piccolo gregge”. Con questa espressione il Signore intende rivolgersi a quella minoranza di autentici discepoli che in mezzo ad una generale apostasia rimangono fedeli alla loro fede e mantengono vive nel tempo e nella storia le promesse del Signore Gesù. Questa loro fedeltà torna a vantaggio di molti perché desiderano il bene e hanno fame e sete di un mondo più giusto.

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Cristo Risorto non passa e vive per sempre. XVIII Domenica del Tempo Ordinario

Il Vangelo di questa domenica mette in guardia dal considerare l’accumulo della ricchezza come garanzia di sicurezza e di vita. Chi pensa in questo modo viene qualificato da Gesù con una sola parola “Stolto”. Costruire la propria esistenza su ciò che passa vuol dire cadere nell’inganno. La vita, dunque, non dipende dai beni accumulati, non dipende da ciò che si ha. Il Signore con la parabola di questa domenica ci invita a riempire la nostra vita terrena della vita celeste di Cristo. Egli, infatti, poiché è risorto non passa e vive per sempre, per questo egli solo è la consistenza di tutto e di tutti. La parabola evangelica, dunque, ci insegna a mettere in relazione la vita presente con quella futura. A vivere la nostra esistenza terrena come una tappa non come fosse il traguardo. A non confondere il viaggio come fosse la meta, ignorando o trascurando la vita eterna che è il fine, il traguardo dell’esistenza umana.

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Signore insegnaci a pregare. XVII Domenica del Tempo Ordinario

Il tema della liturgia della Parola di questa domenica  è la preghiera. Si tratta di un tema che appare per lo meno anacronistico perchè per pregare è necessario volgere il proprio cuore, la propria mente e la propria volontà a Dio. Ora, dobbiamo onestamente riconoscere che Dio non gode di particolari attenzioni da parte del mondo. E quando emerge un qualche interesse per Lui il più delle volte si risolve in una caricatura offensiva o in una strumentalizzazione. Si rifiuta Dio o si vive come se Dio non ci fosse perchè si ritiene che la vita senza di Lui sia più libera, che la scienza e la tecnica possano dare la risposta a tutti i bisogni dell’uomo. Ma, a ben guardare, la realtà ci racconta un’altra storia e ci dice che quando viene meno Dio la vita è priva di ancoraggio, manca di una meta a cui guardare, non ha più una motivazione alta per accendere su questa terra il fuoco della speranza, della bontà, della giustizia e dell’amore. Soprattutto aumentano la solitudine esistenziale e le nostre inquietudini, le quali possiamo anche leggerle come bisogno di Dio, secondo l’indicazione di sant’Agostino: Ci hai fatti per te, mio Dio, e il nostro cuore è inquieto fino a quando non potrà riposarsi in te.

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L'ascolto della Parola di Dio. XVI Domenica del Tempo Ordinario

Il Vangelo di questa domenica pone al centro della vita cristiana il tema dell’ascolto della Parola di Dio. L’occasione a Gesù per offrirci questo insegnamento è data dalla calorosa accoglienza che riceve a Betania nella casa di Lazzaro, Marta e Maria. Le due sorelle assumono nei confronti di Cristo un atteggiamento molto diverso. Marta è preoccupata “dai molti servizi” perchè desidera che  l’illustre ospite riceva tutti i riguardi e le attenzioni che merita, mentre Maria è attratta dalla Persona di Gesù e si pone seduta ai suoi piedi per ascoltare la sua Parola. Per lei l’ascolto è più importante di qualsiasi altra cosa.

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L’evangelizzazione appartiene alla vocazione cristiana. XIV Domenica del Tempo Ordinario

Il brano di Vangelo di questa domenica ci presenta Gesù che invia in missione i settantadue discepoli. Non solo i dodici apostoli! Con questa decisione il Signore vuole aiutarci a comprendere che l’annuncio del Vangelo non è affidato solo ai vescovi, ai sacerdoti e ai diaconi ma a tutti i cristiani. L’evangelizzazione appartiene alla vocazione cristiana e trova la sua ragion d’essere nel sacramento del Battesimo e della Cresima. Nel Battesimo  siamo stati liberati dalla schiavitù del peccato e resi partecipi della vita stessa di Dio. Con il sacramento della Cresima noi siamo diventati “soldati” di C cioè capaci di testimoniare al mondo la nostra fede.

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Tenere fisso lo sguardo su Gesù. XIII Domenica del Tempo Ordinario

Le letture ci aiutano a considerare le esigenze della vocazione. San Luca in tre piccole scene espone le condizioni richieste a chi si mette alla sequela di Gesù. Chi accetta l’impegno a seguirlo deve ponderare con serietà l’impegno che si assume. Seguire Cristo deve  diventare coerenza di vita, testimonianza parlante del mistero di Cristo che ci avvolge e che in noi e con noi continua la sua corsa.

Archivio CNA

La sublime realtà dell’Eucaristia. Solennità del Corpus Domini

I testi della Messa della solennità del Corpo e Sangue del Signore sono stati scritti da san Tommaso d’Aquino, uomo di grandissima cultura e di profonda fede. Lo spirito che lo ha guidato nella composizione delle preghiere e degli inni è stato quello di aiutare i fedeli, quindi anche noi, a non dubitare della presenza di Cristo nel sacramento dell’Eucarestia. Si tratta, infatti, di una presenza vera e reale, ma nascosta, velata, misteriosa. Infatti, confessare che Gesù è presente nell’Eucarestia significa riconoscere che nel segno del pane e del vino è presente lo stesso Figlio di Dio, nato da Maria vergine duemila anni fa a Betlemme. C’è dunque identità tra il corpo storico di Cristo ed il corpo eucaristico. 

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Il mistero centrale della fede. Santissima Trinità

La Chiesa dopo la celebrazione della Pentecoste, con la quale abbiamo concluso il tempo pasquale, ci conduce a contemplare la Santissima Trinità, la quale, come insegna il Catechismo della Chiesa Cattolica, è il mistero centrale della fede e della vita cristiana. Soltanto Dio può darcene la conoscenza rivelandosi come Padre, Figlio e Spirito Santo”. La solennità della Santissima Trinità ci introduce, dunque, nella vita intima di Dio che né la forza della nostra intelligenza né la religione del popolo ebraico, con i suoi maestri e profeti, sono state in grado di potere conoscere. Essa ci è stata rivelata da Gesù Cristo. Nel testo evangelico proposto alla nostra riflessione, Gesù, infatti, oltre che parlare di se stesso, ci parla del Padre suo e dello Spirito Santo. Riguardo al Padre Egli dichiara: Tutto quello che il Padre, possiede è mio”. Tra Cristo e Dio-Padre esiste, da sempre, una intima relazione fondata sul dono e sull’amore, non sulla rivendicazione e sulla vanagloria.

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Lo Spirito Santo rimane sempre con noi. Solennità di Pentecoste

Con la Pentecoste la Chiesa celebra l'invio dello Spirito Santo, che rende presente in maniera permanente il Signore tra noi. Per fare spazio a Lui - che è la terza Persona della Santissima Trinità - Cristo deve “andarsene”. In effetti, nel testo del Vangelo di oggi, tratto dai cosiddetti discorsi di addio, Gesù annuncia ai suoi discepoli che di  lì a poco sarà arrestato, giudicato e condannato alla morte in croce. Dà loro una notizia terribile, ma nello stesso tempo li rassicura. Non li lascerà soli ad affrontare l’odio del mondo, la persecuzione, lo sconforto, la paura…Fa una promessa. Dice: “Io pregherò il Padre ed Egli vi darà un altro Paraclito perchè rimanga sempre con voi”. La parola “Paraclito” significa difensore, avvocato, ma anche consolatore. Gesù dicendo “un altro” rivela che Lui è il primo Paraclito, e che l’azione dello Spirito Santo sarà simile a quella da lui compiuta, anzi ne sarà quasi il prolungamento. Lo Spirito Santo, dunque, è il continuatore della presenza del Padre e del Figlio tra gli uomini. Pertanto, la fonte dell’Amore che animava il Figlio, passa ora ad animare e a sostenere gli uomini che credono in Lui.

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Portate il Vangelo a tutti i popoli. Ascensione del Signore

Dopo la Resurrezione il posto di Cristo non è più presso gli apostoli sulla terra, ma nell’eternità di Dio. E’ per questa ragione che san Luca conclude il suo vangelo con l’episodio dell’Ascensione di Gesù. Il testo precisa che il Signore “si staccò da loro e veniva portato su, in cielo”. Utilizzando queste parole, l’evangelista vuole sottolineare che con la resurrezione Gesù non è ritornato alla vita di prima, ma è entrato in una condizione nuova, è entrato anche con il suo corpo nella gloria del Padre.

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L'amore è il luogo dell’incontro con il Padre. VI Domenica di Pasqua

Nel brano di Vangelo di questa domenica, Gesù ci educa su due temi fondamentali della vita cristiana: l’amore per Lui e il dono dello Spirito Santo. Se vogliamo avere la prova che amiamo veramente il Signore dobbiamo innanzitutto chiederci se siamo obbedienti. Se uno mi ama  - dice Gesù - osserverà la mia parola, ossia i suoi Comandamenti. Con l’osservanza dei comandamenti noi rendiamo visibile la nostra appartenenza al Signore e l’amore e l’amicizia che proviamo nei suoi confronti. Ma c’è anche un’altra caratteristica dell’amore. Gesù ci dice che l’amore è il luogo dell’incontro con il Padre. Amando Gesù noi entriamo in comunione con il Padre suo. Questo ci porta a riconoscere che senza l’amore l’uomo resta incapace di vivere un’autentica esperienza di Dio.

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Vi do un comandamento nuovo. V Domenica di Pasqua

Ci troviamo nel Cenacolo. Siamo alla vigila della passione e morte e Cristo si rivolge ai discepoli chiamandoli “figlioli”, cioè “piccoli cari figli”, manifestando nei loro confronti una cura ed un amore quasi materni. Fino ad ora Egli è stato in mezzo a loro e li ha protetti, ma adesso sta per essere messo a morte e pertanto consegna ai discepoli il suo “testamento” che è sintetizzato nelle parole: come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri.