2006, a Trabzon, piccola località della Turchia, alla storia antichissima, perché si tratta della famosa Trebisonda. Don Andrea Santoro, inviato in missione proprio in Turchia, prega nella sua piccola chiesetta. E’ una giornata luminosa, persino calda, nonostante sia febbraio; entrano in chiesa tre ragazzi che iniziano a comportarsi in modo arrogante. I ragazzi se ne vanno ma poco dopo entra in chiesa un uomo: don Andrea si accorge che ha una pistola e la punta alle sue spalle e grida al suo aiutante, che è lì con lui, di buttarsi a terra; l'uomo comincia ad urlare a gran voce “Allah è grande” e spara due colpi di pistola; colpisce don Andrea che cade a terra, morendo quasi sul colpo. L'uomo scappa attraverso il cortile della chiesa gridando ancora “Allah è grande” e sparando un terzo colpo di pistola in aria. Dopo molti anni, e vari processi, un vero colpevole non è stato trovato, ma il significato di questa tragedia risalta sempre più chiaramente, suscitando forza, coraggio, speranza.
Nel suo viaggio a Budapest, ci sono due momenti in cui Papa Francesco ha toccato con mano la storia dei santi recenti di Ungheria. Il primo, nel discorso alle autorità. Il secondo, quando ha incontrato sacerdoti, seminaristi, religiosi e religiose nella cattedrale di St. Istvan (Santo Stefano).
Più di tutto, lo ha caratterizzato la croce. La sua croce pettorale da vescovo era ricavata dal filo spinato che aveva ricavato in carcere, dove era rimasto 15 anni. Ma era caratterizzato anche da un grande buon umore, nonostante tutto. Così lo ricordano alcune delle testimonianze della causa di beatificazione. Che ora continua con successo: manca solo un miracolo avvenuto per la sua intercessione perché il Cardinale François Nguyen Van Thuan diventi beato.