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Diplomazia pontificia, l'ambasciatore USA presenta le credenziali, la Santa Sede e il timore di una escalation mondiale

Brian Burch, ambasciatore USA presso la Santa Sede, presenta le credenziali a Leone XIV, 12 settembre 2025

Dopo l’assassinio di Charlie Kirk negli Stati Uniti, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha espresso parole di condanna. Ma sono parole che riflettono anche la preoccupazione per un clima di odio che si sta creando e che non può non essere preso in considerazione dalla Santa Sede, sempre impegnata sul fronte del dialogo e della pace. Il cardinale Parolin ha anche parlato del rischio di un’escalation senza fine

Il 13 settembre, Brian Burch, ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede, ha presentato le credenziali a Leone XIV. Nelllo stesso giorno il Papa ha incontrato anche il gruppo di lavoro congiunto Vietnam - Santa Sede, che si è riunito per l'XI volta. 

L’11 settembre è morto il nunzio Bernardini, che è stato tra l’altro anche rappresentante del Papa in Italia. Tra l’11 e il 12 settembre, la Santa Sede ha proseguito il dialogo con la Cina, approvando una nomina episcopale e sopprimendo due diocesi, seguendo così la suddivisione fatta dal governo cinese, e nominando un nuovo vescovo e un ausiliare.

Nel corso della settimana, ci sono stati due interventi della Santa Sede alle Nazioni Unite a Ginevra. Tra gli eventi diplomatici di interesse, la benedizione del mosaico della Vergine di Lujan nei Giardini Vaticani. Il Cardinale Sepe ha viaggiato in Ucraina, a Lviv, come inviato del Papa.

Dal 12 al 14 settembre, il Cardinale Parolin è in visita in Portogallo. Il 15 settembre, Leone XIV compie 70 anni. Il decano del corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, Georges Poulides, ha inviato un telegramma di auguri.

                                                           PRIMO PIANO

L’Ambasciatore USA presso la Santa Sede presenta le credenziali

Il 13 settembre, Brian Burch, ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede, ha presentato le sue lettere credenziali a Leone XIV.

Secondo l'Ambasciata USA presso la Santa Sede, "l'Ambasciatore Burch e Sua Santità Papa Leone XIV hanno condiviso questa mattina un'udienza privata calorosa e costruttiva presso il Palazzo Apostolico. L'Ambasciatore Burch e il Santo Padre hanno discusso di una serie di sfide globali, tra cui i conflitti tra Russia e Ucraina e la guerra a Gaza".

Inoltre, "hanno anche toccato la tutela della libertà religiosa, le relazioni del Vaticano con la Cina e la rivoluzione dell'intelligenza artificiale. Infine, il Santo Padre e l'Ambasciatore Burch hanno discusso del tragico assassinio dell'attivista statunitense Charlie Kirk". 

Papa Leone - riferisce ancora l'ambasciata - "ha sottolineato che le nostre divergenze politiche non possono mai essere risolte con la violenza e ha detto all'Ambasciatore Burch che stava pregando per la vedova del signor Kirk e per i suoi figli".

L'Ambasciatore Burch ha descritto l'incontro come straordinariamente amichevole, come parlare con un amico a casa a Chicago.

L'ambasciatore è arrivato in Italia il 28 agosto, dopo che lo scorso 2 agosto, il Senato degli Stati Uniti ne aveva confermato la nomina come ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede, con 49 voti a favore e 44 voti contro. Burch, fondatore della piattaforma CatholicVote, padre di nove figli, ha dichiarato: “Sono profondamente grato al presidente Trump e al Senato degli Stati Uniti per questa opportunità di servire come prossimo ambasciatore USA presso la Santa Sede. Come un orgoglioso cattolico americano, sono ansioso di rappresentare il presidente Trump, il vicepresidente Vance e il Segretario di Stato Marco Rubio in questa importante posizione diplomatica”.

Burch ha quindi chiesto “le preghiere di tutti gli americani, specialmente dei cattolici, perché possa servire in maniera onorevole e fedele in questa nobile avventura che mi attende”.

La nomina di Burch è rimasta bloccata in Senato dai Democratici a maggio, insieme ad altre 50 nomine, appena prima della messa di inizio pontificato di Leone. Era il risultato dell’iniziativa del Senatore Brian Schatz, delle Hawaii, che aveva posto un blocco su diverse nomine di Trump come protesta per la decisione dell’amministrazione Trump per aver smantellato USAid, l’agenzia Usa per lo sviluppo internazionale. Lo smantellamento di USAid aveva messo in crisi diverse organizzazioni cattoliche che contavano sugli aiuti dell’agenzia. Un “blocco” – chiamato blanket hold – è sostanzialmente una minaccia di evitare un voto rapido per il nominato al Senato. I Repubblicani hanno 53 senatori, e dunque i democratici non possono affossare da soli il processo. Possono però rallentarlo, distogliendo di fatto l’attenzione da altri disegni di legge e altri progetti. Il 31 luglio, il leader della maggioranza del Senato, John Tune, ha archiviato la procedura sulla conferma di Burch, ponendo fine al ritardo.

Burch ha anche affermato di avere “l’onore e la fortuna di servire in questo ruolo a seguito della storica elezione del primo Papa americano. In una notevole coincidenza, che preferisco attribuire alla provvidenza, Leone XIV viene da Chicago, che è anche la mia città”.

Secondo Burch, “la relazione tra la Santa Sede e gli Stati Uniti resta una delle più uniche al mondo, con l’impatto globale e la testimonianza morale della Chiesa cattolica che serve come una componente critica degli sforzi degli Stati Uniti di portare avanti pace e prosperità”.

Vietnam – Santa Sede, il lavoro verso piene relazioni diplomatiche

Si è tenuta il 12 settembre 2025 la XII riunione del Gruppo di lavoro congiunto Vietnam-Santa Sede si è tenuta in Vaticano. La riunione è stata copresieduta da S.E. la Sig.ra Le Thi Thu Hang, Vice Ministro degli Affari Esteri e Capo della delegazione vietnamita, e da Monsignor Mirosław

Wachowski, Sottosegretario per i Rapporti con gli Stati e Capo della delegazione della Santa Sede.

Secondo un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede, “le due parti hanno avuto un ampio scambio di opinioni sulle relazioni Vietnam-Santa Sede e sulla situazione attuale della Chiesa cattolica in Vietnam. Entrambe le parti hanno riconosciuto il contributo positivo della Chiesa allo sviluppo complessivo del Vietnam, nello spirito di vivere il Vangelo nel mondo, essendo buoni cattolici e buoni cittadini”.

Inoltre, “entrambe le parti hanno espresso soddisfazione per i progressi nelle relazioni bilaterali dopo l'XI Incontro del Gruppo di Lavoro Congiunto Vietnam-Santa Sede, tenutosi ad Hanoi nel maggio 2024, anche attraverso il dialogo e le consultazioni regolari, gli scambi di delegazioni a vari livelli,in particolare ad alto livello, nonché le attività del Rappresentante Pontificio Residente ad Hanoi, S.E. l'Arcivescovo Marek Zalewski”.

Infine, “le due parti hanno sottolineato l'importanza di promuovere ulteriormente le relazioni bilaterali attraverso scambi ad alto livello e hanno concordato di continuare a tenere riunioni regolari del Gruppo di Lavoro Congiunto”.

Il gruppo ha anche avuto un incontro con Leone XIV, con il Segretario di Stato, Cardinale Pietro Parolin, e con il Segretario per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali, Arcivescovo Paul Gallagher.

(La storia continua sotto)

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Il 23 dicembre, 2023 la Santa Sede ha nominato il primo rappresentante residente nel Paese, l’arcivescovo Marek Zalewski, raggiungendo il livello più alto di relazioni dal 1975. Il Regolamento del rappresentante residente era stato definito durante la storica visita del presidente Thuong in Vaticano lo scorso 14 luglio. Il Regolamento è ancora in fase di definizione e non sia mai stato reso pubblico. Tuttavia si tratta di una svolta. In precedenza, i "rappresentanti non residenti" dovevano lavorare molto duramente in termini di viaggio, alloggio e lavoro. Il governo limita le persone ad entrare in Vietnam non più di 3 volte all'anno e a rimanere non più di 3 giorni ogni volta, devono soggiornare in un hotel e non avere la propria auto.

Sulla carta anche il suo lavoro pastorale è limitato, ma in realtà sta diventando sempre più facile viaggiare e celebrare la messa. Recentemente ha potuto soggiornare anche per un breve periodo presso i Palazzi Vescovili. Tuttavia non ha un rapporto “diplomatico” con il Governo, non gode dello stesso status di un diplomatico regolare, non ha sede, non ha personale e non può restare troppo a lungo.

Ma la grande svolta è arrivata al X Ciclo di incontri tra Vietnam e Santa Sede del marzo 2023, quando sono stati presi accordi su dove sarà situata la sede, sul numero del personale, sulle attività da svolgere e sul rapporto tra il Rappresentante Residente e lo Stato. Entrambe le parti ritengono che questo sia il risultato di un processo di scambio positivo nello spirito di rispetto, cooperazione e comprensione reciproca.

Le relazioni Vietnam-Vaticano sono tuttavia complesse e non dimostrano ancora il principio di “reciprocità”. Da quando hanno iniziato le discussioni tra loro nel 1989, le due parti hanno tenuto numerosi incontri per discutere questioni di cooperazione tra le due parti, con l'obiettivo di stabilire una diplomazia bilaterale. 

Come detto, il massimo rango di un rappresentante della Santa Sede in Vietnam è stato a livello di viceministro degli Esteri. Al contrario, il Vietnam ha avuto molte visite di leader nazionali in Vaticano: il vice primo ministro Vu Khoan nel 2005, poi del primo ministro Nguyen Tan Dung il 25 gennaio 2007 e poi di una serie di altri alti dirigenti come il presidente Nguyen Minh Triet (dicembre 2009), il segretario generale Nguyen Phu Trong (gennaio 2013), il presidente Tran Dai Quang (novembre 2016), il presidente dell'Assemblea nazionale Nguyen Sinh Hung (marzo 2014), il vice primo ministro generale Truong Hoa Binh (ottobre 2018) e più recentemente il presidente Vo Van Thuong (luglio 2023).

Se l’incontro in Vaticano è segno di una nuova attitudine, c’è ancora strada da fare. Il Partito Comunista Vietnamita ha per ora “concordato la politica” di migliorare i rapporti con la Santa Sede, ma resta sempre una dottrina atea che ha desiderio di controllare le religioni.

Non solo. Resta uno dei grandi temi scottanti, ovvero la restituzione delle terre e proprietà della Chiesa nazionalizzate a Nord nel 1954 e poi a partire dal 1975 al Sud. E poi, la libertà religiosa è ancora ostacolata in molti luoghi, soprattutto negli altopiani nordoccidentali e centrali.

Per comprendere quanto il passo avanti sia sostanziale, vale la pena guardare a come i rapporti tra Santa Sede e Vietnam si sono sviluppati.

Dal 1975, tutti i rapporti tra Vietnam e Santa Sede furono praticamente interrotti, e solo la visita in Vietnam del Cardinale Roger Etchegaray, al tempo presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace aiutò a riprendere il dialogo. Un dialogo che andò avanti sotto traccia fino allo storico incontro tra Benedetto XVI e il primo ministro di Hanoi Nguyen Tan Dung in Vaticano nel 2007.

Un anno dopo l’incontro, fu costituito il gruppo di lavoro congiunto Vietnam e Santa Sede, che si è finora incontrato dieci volte.

Da lì è venuto l’accordo per il rappresentante residente della Santa Sede, salutato dall’arcivescovo Giuse Nguyen Nang di Saigon, presidente della Conferenza Episcopale del Vietnam, come una buona notizia.

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Ci sono almeno tre fattori che aiutano questa relazione a continuare a migliorare.

In primo luogo, grazie agli incontri e al lavoro del Gruppo di Lavoro, le due parti hanno cercato di promuovere 'somiglianze e allo stesso tempo 'rispetto delle differenze'. Come ha sottolineato Mons. Nang nella Lettera congiunta, la nomina del Rappresentante residente “è il risultato di un lungo processo di incontri e scambi, soprattutto dopo la costituzione del Gruppo di lavoro congiunto Vietnam-Vaticano nel 2008”.

In secondo luogo, i leader vietnamiti sono venuti in Vaticano uno dopo l’altro e sono stati accolti dal Papa. Raramente in un paese così tanti leader di alto rango sono venuti in Vaticano e hanno incontrato il capo della Chiesa cattolica. Ogni anno ad Hanoi si recano anche delegazioni della Santa Sede a livello viceministeriale. Grazie a ciò, i sospetti reciproci vengono gradualmente eliminati e le due parti hanno più fiducia reciproca.

In terzo luogo, come ha sottolineato il primo ministro Nguyen Tan Dung incontrando Papa Benedetto XVI nel 2007, sembra che “il governo vietnamita valorizzi sempre il rapporto con il Vaticano” e intraprenda azioni specifiche per migliorare i rapporti con il Vaticano.

                                                           FOCUS COMPLEANNO PAPA

Leone XIV compie 70 anni, gli auguri del Corpo diplomatico

In occasione del compleanno di Leone XIV, che compirà 70 anni il 14 settembre, Georges Poulides, ambasciatore di Cipro presso la Santa Sede e decano del corpo diplomatico, ha inviato un telegramma a nome di tutto il corpo diplomatico. “Nel giorno della Sua nascita – si legge nel telegramma - ci uniamo con gratitudine e affetto alla Chiesa universale nel renderle omaggio per il Suo alto magistero, segno di speranza per i popoli e per tante donne e uomini in ogni parte del mondo. Preghiamo per la Sua salute e La ringraziamo per il Suo esempio di guida spirituale e morale, che illumina anche il nostro servizio diplomatico”.        

                                                           FOCUS CINA

Santa Sede e Cina, la linea diplomatica

Non ha fatto cambiamenti sostanziali sulla politica nei confronti della Cina, Leone XIV. Nonostante l’incontro con la delegazione cinese dello scorso giugno sia stato interlocutorio, e che la Santa Sede ha fatto sapere che non avrebbe apprezzato ulteriori “forzature” nell’accordo, l’accordo sino-vaticano tiene alla prova del tempo, e continua secondo le procedure che sono state perfezionate negli ultimi sette anni.

L’11 settembre, dunque, con l’approvazione di Leone XIV, è stato ordinato vescovo di Zhanghjiakou Wang Zenghui. La diocesi va a sostituire le sedi di Xuanhua e Xiwanzi, entrambe guidate da vescovi non approvati da Pechino.

Asia News nota che si tratta di “un passaggio estremamente significativo per la provincia interessata è quella dell’Hebei”. Lì, la presenza cattolica è significativa, e in buona parte rappresentata da comunità che hanno rifiutato l’adesione agli organismi ufficiali cinesi, e tra l’altro pone un ulteriore problema per quanti, effettivamente, rifiutano l’adesione all’Associazione Patriottica del governo.

La Santa Sede, nel definire la nuova diocesi, ha accettato la suddivisione diocesana delineata da Pechino – e c’è una disponibilità della Santa Sede a rivedere i confini della diocesi, in maniera che questi coincidano di più con le prefetture locali.

Secondo la Sala Stampa della Santa Sede è quella di “promuovere la cura pastorale del gregge del Signore per attendere più efficacemente al suo bene spirituale”. Per definire la nuova diocesi, sono state soppresse le diocesi di Xuanhua e Xiwanzi, due tra quelle erette nel 1946 da Pio XII, facendole confluire nella nuova sede episcopale di Zhangjiakou. La nuova diocesi, scrive la Santa Sede, si estende su tutta la città capoluogo di Zhangjiakhou e "conta circa 85mila cattolici, serviti da 89 sacerdoti".

L’ordinazione episcopale di Wang Zhengui si è tenuta nella chiesa della Sacra Famiglia di Zhangijakhou. Primo consacrante era il vescovo Giuseppe Li Shan di Pechino, presidente dell’associazione patriottica. Co-consacranti erano il vescovo Guo Jincai della diocesi di Chengde, il vescovo Feng Xinmao della diocesi di Hengshui, il vescovo Li Liangui della diocesi di Cangzhou, al vescovo Sun Jigen della diocesi di Handan e il vescovo An Shuxin della diocesi di Baoding.

Cosa faranno i vescovi della diocesi soppresse di Xhuanhua e Xiwanzi? Il vescovo Agostino Cui Tai, di Xuanhua, 75 anni, coadiutore dal 2013 di Tommaso Zhao Duomo e successore di questi alla sua scomparsa nel 2018, non è mai stato riconosciuto dalle autorità ufficiali perché ha sempre rifiutato di aderire all’Associazione Patriottica. Avendo raggiunto i 75 anni di età, sarà semplicemente “pensionato”, con una messa di congedo il 12 settembre.

Nello stesso giorno, è stato insediato come “vescovo ausiliare” di Zhangjiakou il vescovo Giuseppe Ma Yanen di Xi'an.

La linea è dunque quella già seguita, anche a costo di dare ai fedeli che hanno mantenuto un legame con Roma nonostante le difficoltà un messaggio di non vicinanza.

                                                           FOCUS MEDIO ORIENTE

Doha, il vicario d’Arabia parla di dialogo possibile

Dopo l’attacco di Israele a Doha durante i negoziati che vedevano la partecipazione di Hamas, il vescovo Aldo Berardi, vicario apostolico dell’Arabia Settentrionale, ha detto ad Asia News che il Qatar resta un luogo in cui “il dialogo è possibile”, sebbene l’attacco abbia “destato sorpresa”.

Secondo il vescovo Berardi, “l’intera situazione è molto grave”, sebbene Doha mantenga sempre “una posizione di privilegio” perché “è un interlocutore di Hamas, intrattiene relazioni anche con altri Paesi del Golfo, ospita una base statunitense e ha un dialogo costante con gli Stati Uniti”.

Il prelato non nega che in questi rapporti incrociati ci siano “elementi di ambiguità”, ma questi non negano che il Qatar sia “un punto di incontro importante”.

Berardi ha parlato comunque di un clima “tranquillo” nei Paesi del Golfo, perché le autorità hanno voluto lanciare “un messaggio di normalità”.

L’operazione israeliana chiamata “Atzeret HaDin” (Giorno del giudizio) con uso di jet militari e droni ha suscitato reazioni negative in tutto mondo, perché ha preso di mira una nazione sovrana e impegnata nella mediazione. Immediata la condanna degli altri Paesi chiave della regione, fra i quali l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti (Eau), secondo cui il raid rischia di far deragliare future trattative.

Parlando ancora con Asia News, il vescovo Berardi ha detto che “l’attenzione generale resta rivolta alla Striscia di Gaza” sia dal punto diplomatico che dal punto di vista umanitario, visto che “finora non è emersa una reale apertura dei paesi del Golfo e dell’Egitto in una prospettiva di accoglienza”.

Il Vicariato dell’Arabia del Nord estende la sua giurisdizione su Bahrein, Kuwait, Qatar e Arabia Saudita. Tra i conflitti di interesse per la regione, la Siria e lo Yemen.

La Conferenza Episcopale dei vescovi latini delle Regioni Arabe (CELRA) è in programma ad ottobre in Giordania. Vi parteciperà anche il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme. Berardi ha detto che “vogliamo avere maggiori informazioni e un quadro della situazione, anche sulle tensioni fra Chiese e lo Stato di Israele a partire dalla pressione fiscale che costituisce una spada di Damocle”.

                                               FOCUS EUROPA

Ucraina, il viaggio del Cardinale Sepe come inviato del Papa

Il cardinale Crescenzio Sepe, già arcivescovo di Napoli e prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, è stato in Ucraina come delegato papale in occasione del 650esimo anniversario della metropolia di Halyč a Leopoli.

Nell’omelia della Messa, che si è tenuta il 6 settembre, il Cardinale Sepe ha ricordato che “per secoli, Leopoli è stata un luogo d’incontro tra culture e credenze. In armonia e concordia vivevano fianco a fianco polacchi, ucraini, armeni ed ebrei. Ed è in questo crogiolo di nazionalità e culture che si è formata l’eredità cristiana, che ha ispirato, suscitato il dialogo e rafforzato la comunità della Chiesa universale. Forse è proprio per questo che la Metropolia è sopravvissuta ai momenti alti e bassi: il tempo della Riforma, il periodo delle spartizioni, la Seconda guerra mondiale, il comunismo — sempre ritrovando la sua missione, diventando una luce di speranza”.

Il cardinale ha ricordato “pastori, religiosi, religiose, laici che con la loro fede, il loro servizio e il loro amore per il prossimo hanno testimoniato la presenza di Dio nel mondo”, senza dimenticare quelli che “durante la persecuzione comunista, non solo rimasero fedeli alla Chiesa, ma a rischio della propria vita si impegnarono nella catechesi clandestina e conservarono la fede nelle famiglie”, i quali “sono stati santificati nella quotidianità, spesso in mezzo a condizioni difficili e alla complessità della storia. La loro vita è un richiamo al fatto che ciascuno di noi, indipendentemente dal luogo e dal tempo, è chiamato alla santità”.

Prima di tratteggiare la storia della metropolia di Leopoli, il cardinale Sepe ha detto che questa può essere “un esempio di incontro vivo nello Spirito Santo, forte nell’unità, ricca di identità, aperta al dialogo e al perdono”, anche perché la sua storia “si intreccia con il dramma del presente. La guerra in corso lascia un segno doloroso nella vita delle persone: rifugiati, feriti, disperati, afflitti, morti”.

La presenza del cardinale Sepe a Leopoli è stata occasione di numerosi incontri e appuntamenti. Il 5 settembre, il porporato ha visitato il Centro di riabilitazione per veterani e feriti di guerra “Unbroken” e la sede della Comunità di Sant’Egidio. A Briukhovychi, poi, ha salutato i chierici del Seminario maggiore dell’arcidiocesi di Leopoli e ha visitato la Casa della misericordia.

Il 6 settembre il Cardinale è stato al cimitero militare dove ogni giorno vengono sepolti i soldati caduti al fronte. Il 7 settembre, il cardinale ha benedetto la prima pietra della chiesa parrocchiale romano-cattolica dedicata alla Medaglia miracolosa.

                                               FOCUS SEGRETERIA DI STATO

Il cardinale Parolin in Portogallo, il programma della visita

Dal 12 al 14 settembre, il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, è in visita in Portogallo. Il viaggio è iniziato con una visita al Santuario Mariano di Fatima, dove - secondo il programma pubblicato dall’account su X della Segreteria di Stato @TerzaLoggia -  il porporato è anche il 13 settembre, per la recita del Rosario nella “Capelinha das Aparições”.

Sempre il 13 settembre, il Cardinale si trasferisce a Lisbona, dove è prevista una preghiera nel luogo dell’incidente della “Funicolar da Glória”, uno degli storici elevador della capitale portoghese, deragliata lo scorso 3 settembre, causando la morte di 17 persone. Sempre a Lisbona, il cardinale Parolin incontrerà il Primo ministro del Portogallo, Luís Montenegro, e parteciperà al Giubileo delle Autorità civili. Quindi presiederà la celebrazione eucaristica presso Nossa Senhora de Fátima. Domenica 14 infine è in agenda la visita di cortesia al presidente della Repubblica, Marcelo Rebelo de Sousa.

Cardinale Parolin, il rischio di una escalation senza fine

Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, a margine del seminario internazionale della Pontificia Accademia di Teologia su “Creato, Natura, Ambiente per un mondo di pace”, ha parlato con i giornalisti della sua preoccupazione per “una guerra di più largo raggio” – un commento che scaturiva a seguito delle notizie dei droni russi che hanno violato lo spazio aereo della Polonia.

Parolin ha detto di condividere l’analisi espressa ieri sul punto dal presidente italiano, Sergio Mattarella, che ha parlato di un livello di tensione simile a quella che precedette la Prima Guerra mondiale: “Se veramente non c’è un attimo di ripensamento sul cammino intrapreso c’è il rischio di un’escalation senza fine e quindi anche di uno scoppio di una guerra di più largo raggio”.

Guardando al dramma della Striscia di Gaza, il cardinale Parolin ha parlato di una escalation che “purtroppo non si ferma, nonostante i tanti appelli che sono stati rivolti anche della Chiesa cattolica, anche dal patriarca dei latini, cardinale Pizzaballa”, e ha lodato la “resistenza veramente ammirevole” del parroco della Santa Famiglia di Gaza Romanelli.

Parolin ha anche detto che la Santa Sede valuta positivamente “tutte le operazioni umanitarie che possono servire ad alleviare la situazione di grave crisi umanitaria che è presente nel territorio sono utili, quindi le valutiamo positivamente”, facendo riferimento all’attacco che ha subito la Global Sumud Flotilla.

Il capo della diplomazia vaticana ha detto che “stiamo facendo tutto il possibile. La nostra diplomazia sta cercando i contatti con tutti i protagonisti, parliamo, insistiamo, questi sono gli strumenti di cui disponiamo per cercare di fermare questa escalation”.

Il cardinale ha risposto poi ad una domanda sulla risoluzione odierna del Parlamento europeo, che invita gli Stati membri a riconoscere la Palestina ma non contiene la parola “genocidio” per quello che sta succedendo a Gaza, contrariamente al documento firmato lo scorso lunedì da alcuni sacerdoti e vescovi: “Loro probabilmente avranno ritrovato in quello che sta succedendo gli elementi per dare questa definizione. Noi – ha chiarito – per il momento non l’abbiamo ancora fatto. Questo si vedrà. Bisogna studiare, bisogna che ci siano appunto le condizioni per poter fare un’affermazione del genere”.

Commentando infine l’incontro della scorsa settimana in Vaticano tra Papa Leone XIV e il presidente israeliano, Isaac Herzog, Parolin ha detto che dal capo dello Stato sono state date “rassicurazioni che non ci sarà l’occupazione di Gaza”. “Io do la buona fede a tutti, poi si tratta di vedere i fatti”, ha rimarcato Parolin.

Il cardinale ha anche commentato sull’omicidio di Charlie Kirk, attivista conservatore cristiano di 31 anni freddato mentre teneva un dibattito nell’università dello Utah. Parolin ha detto che la Santa Sede è “contraria a tutti i tipi di violenza. Dobbiamo essere molto molto tolleranti e rispettosi di tutti, anche se non condividiamo le stesse visioni, dichiarazioni e pensieri. Se non siamo tolleranti e rispettosi, e siamo violenti, questo produrrà veramente un grande problema all'interno della comunità internazionale e in quella nazionale".

Il cardinale Parolin al seminario della Path, uno sguardo per un mondo nuovo

Intervenendo con una prolusione l’11 settembre al seminario promosso dalla Pontificia Accademia di Teologia su “Creato, natura, ambiente per un mondo di pace”, il Cardinale Parolin si è soffermato anche sulla situazione contingente.

“L’attuale preoccupante contesto storico – ha detto il porporato - è, purtroppo, caratterizzato da conflitti, egoismi, indifferenza, incapacità di ascoltare l’altro, di vedere le grandi opportunità che si schiudono a noi con il semplice atto di collaborare insieme, di interagire nel rispetto reciproco e nella responsabile consapevolezza che, come ben indicato nella Laudato si’, tutto è interconnesso”.

Facendo riferimento a “Creato, natura e ambiente”, Parolin ha spiegato che questi, se confrontati, rimandano “all’idea di Creatore, il cui Amore del tutto speciale per ogni essere umano conferisce ad ognuno di noi una dignità infinita”. Questo tema è ben presente nella Laudato si’, l’enciclica che Papa Francesco ha dedicato alla cura della nostra casa comune e della quale quest’anno, Anno Santo, ricorre il decimo anniversario”.

Il cardinale ha parlato della necessità di “spendersi per costruire un pianeta diverso”, e ha ricordato che “tra le sfide e i segni dei tempi che contraddistinguono il nostro tempo, Leone XIV ha messo in luce, oltre all’intelligenza artificiale, anche la salvaguardia del Creato,s aspetto che ci richiama direttamente al tema del convegno odierno”. Riprendendo le parole del Pontificie, è bene ricordare che si tratta di sfide che richiedono l’impegno e la collaborazione di tutti, poiché nessuno può pensare di affrontarle da solo”.

Dialogo e collaborazione, è entrato nel dettaglio il segretario di Stato, con gli attori Statali e non statali; dialogo e collaborazione facendo leva sul mandato Biblico di coltivare la Terra e custodirla; dialogo e collaborazione andando oltre le tensioni ed i conflitti geopolitici; dialogo e collaborazione passando dalla cultura dello scarto, oggi dominante, ad una cultura della cura, espressine della nostra conversione ecologica ed integrale, personale e comunitaria.

Il cardinale Parolin a Rieti chiede di sperare nonostante la “scelleratezza dell’uomo”

Lo scorso 9 settembre, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha celebrato a Rieti la Messa per gli 800 anni dalla dedicazione della Cattedrale di Santa Maria, che celebra quest’anno il suo Giubileo e che è stata completamente restaurata dopo il sisma del 2016.

Nella sua omelia, il Cardinale Parolin ha ricordato che la comunità è stata “provata più volte da sconquassi, terremoti, quelli naturali, certamente, ma anche altri tipi di terremoti che tuttora scuotono questo territorio nella sua profonda identità”, a partire dallo spopolamento e la fuga dei giovani, fino alla mancanza di vocazioni.

Ma la Chiesa reatina è salda perché “si tiene ancorata nella speranza”. Questo – nota il cardinale - invita a sperare, anche quando il mondo sembra voler divorare la nostra speranza con continue guerre, disordini, “terremoti” spirituali, antropologi e esistenziali, questa volta non causati dalla imprevedibilità della natura ma dalla “prevedibile” scelleratezza dell’uomo; una speranza operosa, certi che, anche se l’uomo è capace di distruggere, il Signore è colui che fa risorgere.

Gallagher ricorda il nunzio Noël Treanor

L’8 settembre, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha ricordato l’arcivescovo Noël Treanor, nunzio in Europa scomparso improvvisamente l’11 agosto, a poco più di un anno dalla sua nomina. Gallagher ha parlato ad un evento in memoria del nunzio che si è svolto presso il Pontificio Collegio Irlandese di Roma e organizzato dall’Ambasciata di Irlanda presso la Santa Sede.

Treanor, che è stato anche vescovo di Down e Connor e per ben 15 anni segretario generale della Commissione delle Conferenze Episcopali della Comunità Europea (COMECE), era – ha detto Gallagher – “un vero credente nel progetto dell’Unione Europea, con un idealismo che non si è spento “davanti alle realtà con cui ha dovuto confrontarsi”.

Treanor, ha detto Gallagher, aveva preso il ruolo di nunzio in Europa “con la convinzione che la Chiesa ha un contributo unico da offrire al progetto europeo, un contributo che richiede a persone e pastori di fede uno sforzo instancabile, per preservare gli ideali e i principi fondanti che hanno dato origine a una visione così magnifica per il futuro del continente".

Nonostante sia rimasto solo un anno in nunziatura, Treanor ha lasciato molti progetti e idee per il futuro ai suoi successori, e – ha detto il “ministro degli Esteri vaticano” – "la sua memoria e il suo esempio rimangono. Saranno fonte di incoraggiamento per noi e per tutti coloro che custodiscono e condividono una visione dell’Europa in cui i valori del Vangelo possano rigenerare le Istituzioni a partire dalle loro radici giudaico-cristiane".

Gallagher ha detto che Treanor era ispirato dai fondatori dell’Europa unita (Robert Schuman, Konrad Adenauer, Alcide De Gasperi e Jean Monnet) e ha citato la preghiera pronunciata sulla tomba di Schuman nel 1975, 25.mo anniversario della dichiarazione a lui intitolata, invitando i presenti "sostituire" il nome del fondatore europeo con quello dell’arcivescovo Treanor e a immaginare "di essere riuniti attorno alla sua tomba nella cattedrale di San Pietro a Belfast". "Lo scandalo di un cristianesimo senza cristiani si manifesta in un’Europa senza europei. Solo pochi riconoscono, seguendo l’esempio di Schuman, che la missione essenziale dell’Europa è 'dare una nuova voce all’umanità'", ha rimarcato il segretario per i Rapporti con gli stati. "Il nuovo ruolo dell’Europa - ha concluso - è quello di favorire l’avvicinamento dei popoli, specialmente quelli divisi dall’odio. Non esiste fossato che non possa essere colmato".

                                                                       FOCUS EVENTI

Inaugurato un mosaico dedicato alla Madonna di Lujan nei Giardini Vaticani

Il 9 settembre, è stato inaugurato nei Giardini Vaticani un mosaico dedicato alla Madonna di Lujan alla presenza di vari rappresentanti religiosi e diplomatici. Papa Francesco aveva, tra l’altro, pensato ad un viaggio a Capo Verde, perché proveniva da Capo Verde il “negro Manuel”, l’ex schiavo che fu destinato alla custodia dell’immagine della Vergine che poi rimase nel santuario di Lujan.

E in effetti l’immagine della Vergine è stata definita come “cuore spirituale” del paese durante la cerimonia nei Giardini Vaticani, cui ha partecipato anche Luis Pablo María Beltranino, ambasciatore di Argentina presso la Santa Sede.

Il cardinale Parolin ha rivolto un saluto, mentre il cardinale Leonardo Sandri ha guidato il rito della benedizione dell’opera e il cardinale Fernando Vérgez Alzaga, presidente emerito del governatorato dello Stato di Città del Vaticano, ha pronunciato un discorso di ringraziamento. C’era anche il Cardinale Victor Manuel Fernandez, prefetto del Dicastero per la Dottrina della fede; suor Raffaella Petrini, presidente del Governatorato; rappresentanti diplomatici di altri Paesi latinoamericani e gli artisti che hanno realizzato l’opera.

Nel suo saluto, il Cardinale Parolin ha sottolineato che l’inaugurazione ha un “valore simbolico”, considerando che “questo gesto affettuoso evidenzia i legami di concordia e amicizia che uniscono questo caro Paese sudamericano alla Santa Sede.

Il Cardinale Vérgez ha invece notato che “intronizzare la Vergine di Luján non è solo un atto artistico o cerimoniale, ma è soprattutto un’espressione viva della devozione di una comunità che non dimentica le sue radici, la sua cultura né la sua spiritualità”.

Vérgez ha aggiunto che l’opera si unisce alle altre devozioni mariane latinoamericane rappresentate nei Giardini Vaticani, un gesto che richiama l’incoraggiamento di Papa Francesco e il ricordo del beato cardinale Eduardo Pironio, profondamente legato al Santuario di Luján.

                                                           FOCUS AMBASCIATORI

Il nuovo ambasciatore del Portogallo presso la Santa Sede presenta la copia delle credenziali

Lo scorso 9 settembre, Maria Amélia Maio de Paiva, nuova ambasciatrice di Portogallo presso la Santa Sede, ha presentato la copia delle sue lettere credenziali all’arcivescovo Edgar Peña Parra, sostituto per gli Affari Generali.

Il diplomatico, nominato all'incarico nel mese di luglio di quest'anno, con decreto del Presidente della Repubblica n. 63-A/2025, ha presentato copia delle Lettere Credenziali.

Maria Amélia Maio de Paiva, nata il 21 gennaio 1961, è laureata in Storia presso la Facoltà di Lettere dell'Università Classica di Lisbona, e ha conseguito un master in Relazioni Internazionali presso l'Istituto Superiore di Scienze Sociali e Politiche – ISCSP (componente curriculare).

È stata rappresentante diplomatica del Portogallo in Polonia e Mozambico e ambasciatrice non residente a Mauritius, Seychelles, Eswatini e Tanzania.

Ex presidente della Commissione per l'uguaglianza e i diritti delle donne, Maria Amélia Maio de Paiva ha intrapreso la carriera diplomatica superando il concorso di ammissione per le posizioni di addetto d'ambasciata nel 1988.

È stato capo della divisione Servizi per l'America Centrale e Meridionale della Direzione generale per le relazioni bilaterali e capo facente funzioni della stessa istituzione; è stato anche console generale a Toronto, Canada, e a Newark, Stati Uniti d'America.

Maria Amélia Maio de Paiva è stata anche consulente per le relazioni internazionali presso la Casa Civile della Presidenza della Repubblica.

Nel 2021, quando il Ministro Plenipotenziario di 1ª Classe fu promosso al rango di Ambasciatore, la giustificazione della Presidenza del Consiglio dei Ministri evocò un “percorso di attività diplomatica guidato dal rigore e dall’eccellenza dell’azione e dall’impegno sempre dimostrato nella difesa e nella rappresentanza dello Stato portoghese”.

"La diversità degli ambiti di responsabilità esercitati nel corso della sua carriera, caratterizzata da una rigorosa conoscenza delle materie, unitamente a un'attenta riflessione e azione nel raggiungimento degli obiettivi politicamente definiti in termini di politica estera dello Stato portoghese, costituisce fattori decisivi per questa promozione alla più alta categoria della carriera diplomatica", si legge nel documento.

Il nuovo ambasciatore succede a Domingos Fezas Vital.

                                                           FOCUS CANONIZZAZIONI

Le delegazioni alle canonizzazioni

Per la canonizzazione di Carlo Acutis e Piergiorgio Frassati lo scorso 7 settembre, ci sono state alcune delegazioni ufficiali. Dall’Italia, il presidente Sergio Mattarella e seguito. Dalla Gran Bretagna, luogo di nascita di Carlo Acutis, il segretario di Stato Bridget Phillipson, segretario di Stato per l’educazione. Dalla Polonia, nazione legata a Piergiorgio Frassati poiché la sorella Luciana sposò il diplomatico Gawronski (e la loro figlia, Wanda Gawronska, oggi 98 anni, è tra le principali promotrici della canonizzazione) ha partecipato Piotr Czauderna,, consiglioere del presidente della Repubblica. L’Ordine di Malta era rappresentato dal Gran Commendatore, Fra’ Emmanuel Rousseu.

Dalla Regione Lombardia, da cui proveniva Carlo Acutis, è arrivato un rappresentante del presidente e uno del sindaco di Milano, mentre dal Piemonte, da cui proveniva Frassati, sono arrivati un rappresentante del presidente, il vice sindaco di Torino e il Sindaco di Pollone. Acutis, per sua volontà, è sepolto ad Assisi, e si trova ora nel Santuario della Spoliazione. Per questo dunque sono arrivati anche rappresentanti della Regione Umbria: il presidente della Regione, il presidente della Provincia, il Sindaco di Assisi.

                                                           FOCUS NUNZI

È morto l’arcivescovo Bernardini, già nunzio in Italia

Lo scorso 11 settembre, è morto l’arcivescovo Adriano Bernardini, nunzio apostolico. Era in pensione dal 2017, e ricoverato presso la Casa di Cura Villa del Rosario a Roma da circa un mese mezzo.

Bernardini era nato nel 1942, in un territorio di confine tra Marche ed Emilia-Romagna. Sacerdote dal 1968, studiò a Roma ed entrò nel servizio diplomatico della Santa Sede nel 1973.

Ha servito nelle Rappresentanze della Santa Sede in Pakistan, Angola, Giappone, Venezuela e Spagna.

Il 7 gennaio 1989, Bernardini fu nominato Incaricato d’Affari “ad interim” presso la Nunziatura Apostolica in Cina. Il 20 agosto 1992 venne eletto alla Sede titolare di Faleri con dignità di Arcivescovo e contestualmente nominato Nunzio Apostolico in Bangladesh; ricevette l’ordinazione episcopale il 15 novembre dello stesso anno.

Il 15 giugno 1996 fu trasferito quale Rappresentante Pontificio in Madagascar, Maurizio e Isole Seychelles, con l’incarico di Delegato Apostolico per La Réunion e le Isole Comore. Il 24 luglio 1999 venne nominato Nunzio Apostolico in Thailandia, Singapore e Cambogia, e Delegato Apostolico per Myanmar, Laos, Malaysia e Brunei. Successivamente, il 26 aprile 2003, fu destinato alla Rappresentanza Pontificia in Argentina. Il 15 novembre 2011 il Santo Padre lo nominò Nunzio Apostolico in Italia e nella Repubblica di San Marino, incarico che svolse fino al 9 settembre 2017, data in cui concluse il proprio servizio.

Soviguidi ambasciatore anche in Niger

Il nunzio nominato in Benin Eric Soviguidi ha ricevuto da Leone XIV anche l’incarico di rappresentarlo in Niger.

Classe 1971, Soviguidi è sacerdote dal 1998, ed è nel servizio diplomatico della Santa Sede dal 2005. Ha lavorato nelle nunziature di Haiti, Ghana, Tanzania, Guatemala, e poi nella Sezione per i Rapporti con gli Stati e le Organizzazioni Internazionali della Segreteria di Stato vaticana. Dal 2021 era Osservatore della Santa Sede all’Unesco.

                                                           FOCUS MULTILATERALE

La Santa Sede a Ginevra, il diritto allo Sviluppo

Il 12 settembre, si è tenuta la 60esima Sessione Regolare del Consiglio dei Diritti Umani. L’arcivescovo Ettore Balestrero, osservatore permanente della Santa Sede presso le Organizzazioni Internazionali a Ginevra, ha parlato durante il dialogo interattivo con il relatore speciale sul diritto allo sviluppo.

Guardando al rapporto presentato, il rappresentante della Santa Sede nota che il rapporto “mette in luce” che raggiungere il diritto allo sviluppo “richiede eguaglianza tra uomini e donne”, che è intrinseca nella dignità di uomini e donne e che “deve sempre essere al cuore di tutti gli sforzi di sviluppo”.

L’arcivescovo Balestrero ha sottolineato che “indubbiamente, lo sviluppo deve essere integrale, prendendo in considerazione ogni dimensione della persona umana – sia spirituale che materiale – e la dignità inerente di ogni persona ad ogni momento della vita”.

Secondo la Santa Sede, quando uomini e donne possono “sviluppare il loro potenziale, il beneficio si estende molto oltre l’individuo”, perché rafforza la famiglia, rinforza la coesione sociale e avanza il bene comune.

In particolare, l’arcivescovo Balestrero fa riferimento alla Dichiarazione della Conferenza Sullo Sviluppo di Pechino di 30 anni fa, mettendo in luce come da una parte il documento metteva la famiglia al centro della società, e dall’altro si accettava la possibilità per le donne all’aborto, creando il paradosso che “lo sviluppo sociale sia legato alla negazione del diritto alla vita del bambino nel grembo”.

Balestrero commenta che “è vero che le donne in molte parti del mondo affrontano difficoltà, e situazioni anche tragiche che includono violenza, sofferenza, solitudine, una totale mancanza di prospettiva economica”, e che “si dovrebbe essere onesti ed ammettere che è affrontando queste drammatiche situazioni umani che possiamo raggiungere lo sviluppo sociale e il bene delle donne del mondo”.

La Santa Sede a Ginevra, le forme contemporanee di schiavitù

Durante la 60esima sessione del Consiglio dei Diritti Umani, una discussione è stata dedicata, lo scorso 12 settembre, anche alle attuali forme di schiavitù, incluse le loro cause e conseguenze.

Nel suo intervento, l’arcivescovo Balestrero ha notato che “il lavoro minorile è una grave violazione della dignità umana, poiché ogni bambino è un capolavoro unico e irripetibile di Dio. Sfruttarli attraverso il lavoro, a volte nelle sue forme peggiori, è un'antica piaga e un tradimento della loro innocenza”.

Aggiunge Balestrero che il lavoro minorile è “anche una delle più atroci aggressioni ai loro diritti umani”. L’arcivescovo notava che “nel 2024, si stimava che 138 milioni di bambini fossero coinvolti nel lavoro minorile, di cui circa 54 milioni esposti a lavori pericolosi che mettono a repentaglio la loro salute e sicurezza”.

La Santa Sede nota che “la famiglia svolge un ruolo cruciale nell'affrontare le cause profonde del lavoro minorile in tutte le sue forme. Quando la famiglia è indebolita da povertà, divisione, incertezza e disperazione, sono i bambini a soffrire di più, diventando talvolta vittime di sfruttamento. In alcuni casi, gli stessi genitori cedono i propri figli agli sfruttatori.

Da parte sua, la Santa Sede si dice “profondamente preoccupata per il continuo reclutamento e l'uso indiscriminato di bambini nei conflitti armati, nonché per il crescente uso improprio delle tecnologie digitali per radicalizzarli e incitarli alla partecipazione. Queste sono forme scandalose e persistenti di lavoro minorile che il rapporto condanna giustamente”.

Nota Balestrero che “tra il 2005 e il 2022 sono stati verificati oltre 105.000 casi di cosiddetti “bambini soldato”, e si presume che il numero reale sia molto più alto.[6] Solo nel 2023, le Nazioni Unite hanno verificato il reclutamento e l'impiego di 8.655 bambini da parte delle parti in conflitto”.

Infine,  la Santa Sede incoraggia pertanto gli Stati a lavorare per la ratifica universale e l'effettiva attuazione del “Protocollo opzionale alla Convenzione sui diritti dell'infanzia sul coinvolgimento dei bambini nei conflitti armati”. Questo rappresenterebbe un passo significativo verso la protezione dei bambini dagli orrori dei conflitti armati.

 

 

 

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