La guerra era finita, la città di Roma profondamente cambiata, il rapporto della gente con il clero segnato da quello che aveva fatto nei momenti più difficili, il Papa viene definito difensore della città.
“La preghiera meridiana dell’Angelus viene oggi felicemente a collocarsi nel panorama incantevole di queste montagne cadorine, tra le cime i boschi del “verde Comelico”, da cui in ogni stagione s’eleva con tacita potenza un coro di gloria al Creatore.
Nel cuore di Trastevere, fra vicoli e vicoletti, sorge maestosa la parrocchia di San Francesco a Ripa. La bella chiesa, sede dell'Ordine francescano, nel corso della sua storia ha ospitato diversi santi e beati come San Carlo da Sezze, il servo di Dio fra Giuseppe Spoletini ed anche padre Bernardino da Portogruaro.
Nel brano di vangelo Gesù racconta una parabola. Altre ne sentiremo nelle prossime domeniche. La parabola è un racconto che partendo dalla vita vissuta, dagli eventi dell’esistenza quotidiana ci innalza a Dio e dunque la parabola ha il compito di facilitarci la comprensione della Verità non tanto con il ragionamento, ma illuminando la mente e la fantasia di chi ascolta. Nella parabola di oggi il protagonista è un seminatore che prende atto che il seme da lui seminato produce frutti diversi. Così è della Parola del Signore che cade nel cuore dell’uomo. Gesù parla di se stesso e del suo apostolato, il quale non è esente da insuccessi. Il Signore è onesto e realista e proprio per questo è in grado di analizzare lucidamente anche i suoi “fallimenti pastorali”.
La Medaglia di San Benedetto è - sicuramente - uno degli “oggetti” religiosi più famosi al mondo, assieme alla cosiddetta “Medaglia miracolosa”, quella consegnata dalla Madonna a Santa Caterina Labouré, nel 1830 a Parigi.
Era il settembre del 1943 e la Guerra infuriava nella Città eterna. Molti, seppur la paura blocca, in quel momento, triste e complesso, offrirono la loro opera ed il loro coraggio per la salvezza dell'umanità. Fra questi ci fu anche padre Marco Antonio Dressino.
La diocesi di Pyongyang, capitale della Corea del Nord, sarà dedicata alla Madonna di Fatima. Lo ha dichiarato il Cardinale Andrew Soo-jung Yeom, arcivescovo di Seoul e amministratore apostolico di Pyongyang, durante la Messa per la pace che ha tenuto l 25 giugno scorso, anniversario dello scoppio della Guerra di Corea.
20 settembre 1870, Roma cambia totalmente e definitivamente governo. E il Seminario del Papa?Le autorità italiane intervengono da subito in ambito scolastico soprattutto per i giovani che non seguono la via della vocazione ma studiano in seminario e in altri collegi pontifici.
Tra le tante storie del Seminario romano, tra i tanti traslochi, trasferimenti e rinascite un periodo davvero difficile fu quello della chiusura dovuta alla soppressione della Compagnia di Gesù decisa da Papa Clemente XIV.
“ Fu molto probabilmente proprio il Seminario Romano a rispondere per primo all’ esigenza posta dal Concilio di Trento di rinnovare a fondo la formazione del clero, in senso teologico prima di tutto, e poi in senso pastorale così come i Padri conciliari e una fitta produzione teologico-spirituale avevano insistentemente proposto alla comunità cristiana”.
“Maria Goretti, adolescente di appena dodici anni, si è mantenuta pura da questo mondo, come scrive San Giacomo, a costo anche della stessa vita; ha preferito morire, piuttosto che offendere Dio. “No! – disse al suo scatenato uccisore – È peccato! Dio non vuole! Tu vai all’inferno!”.
Entrando nella chiesa di Santa Maria in Montesanto, nella famosa piazza del Popolo a Roma si scorge una antica immagine della Madonna del Carmelo. L'icona è molto antica ed è veramente molto bella, in quanto guarda il fedele con un sorriso che effonde non solo serenità, ma trascendenza.
Il brano di Vangelo di questa domenica inizia con un’espressione – in quel tempo Gesù disse - che sembra avere solo lo scopo di collegare tra loro i diversi eventi della vita di Gesù. In realtà descrive il clima di tensione e di insuccesso nel quale Gesù si trova a vivere e operare. Nel capitolo 11, al quale appartiene il testo, infatti, noi troviamo descritti i dubbi di Giovanni il Battista circa l’identità e missione di Gesù, quindi il rifiuto da parte degli ebrei sia di Giovanni che di Cristo ed infine la dura condanna nei confronti delle città di Corazin, Betsaida e Cafarnao i cui abitanti, nonostante i numerosi miracoli in esse compiuti, non avevano creduto in Cristo.
Nella Pacem Dei Munus Pulcherrimum, cento anni fa, Benedetto XV tolse il veto fatto dalla Sede Apostolica ai principi cattolici di venire in visita solenne presso il Quirinale, ormai sede della monarchia italiana. Allo stesso tempo, però, sottolineò che questa “non era una rinuncia ai propri sacrosanti diritti”, diritti spazzati via con la conquista di Roma da parte dei Savoia nel 1870. È un primo passo verso la risoluzione della Questione Romana. Ma è anche un passo necessario alla Santa Sede per entrare in quel mondo multilaterale che, in quegli anni, era rappresentato dalla Società delle Nazioni.
Entrando nella chiesa di Santa Croce sulla via Flaminia, a Roma, si scopre un pezzo della storia della Città eterna. La parrocchia, costruita in una età piuttosto recente è un gioiello dell'architettura dei primi del Novecento. Nel quartiere però, oltre alla bellezza di quanto descritto vi è anche qualcos'altro per certi versi più importante ovvero la presenza di un venerabile che ha officiato, per lunghi anni, nel tempio romano: padre Emilio Recchia.
A Roma, alla fine di via Giulia si incontra piazza San Vincenzo Pallotti. Santo, romano, apostolo della Carità e fondatore di una Congregazione religiosa, che assume il nome di Apostolato Cattolico, fu un vero padre per coloro che ebbero il privilegio di conoscerlo. Fra i suoi figli spicca il nome di padre Richard Henkes.
In pochi lo ricordano, ma c’è una decisione di Benedetto XV, presa un secolo fa, che è un segno concreto dell’anello di congiunzione tra Oriente e Occidente. È una scelta che rafforza l’idea di Benedetto XV di guardare a Est della Chiesa, e anche alle Chiese di Rito Orientale, ma che in fondo è anche un passaggio necessario perché le missioni di Oriente cambino definitivamente: la decisione di proclamare Sant’Efrem dottore della Chiesa.
Alla fine di tutto, la risposta è Cristo. Perché se c’era stata la Prima Guerra Mondiale, la ragione non poteva essere che l’allontanamento da Cristo, dai suoi precetti, dal suo Vangelo. E, se si voleva tornare alla pace, la risposta non poteva essere che tornare a Cristo. Lo spiegava Benedetto XV, facendo gli auguri di Natale al Collegio Cardinalizio il 24 dicembre 1920. Delineando, in quello stesso discorso, le cinque piaghe che contribuivano alla rovina morale dei popoli nel discorso di auguri natalizi al Sacro Collegio del 24 dicembre 2020.
Il 1920 è l’anno dell’Accordo di Trianon, che ridisegna la mappa europea, sposta interi popoli e confini, certifica il crollo dell’Impero Austro Ungarico. Ed è anche l’anno in cui Benedetto XV scrive la Pacem, Dei Munus Pulcherrimum, che delinea appunto la politica per la pace della Santa Sede. Una politica che Benedetto XV porta avanti in molti modi diversi. E uno di questo sono le epistole.
Nobile, avvocato e di famiglia benestante al barone Sarnelli non mancava nulla, per essere un grande del mondo, ma scelse un’altra scala di valori, alla cui base c'era il nulla dell'uomo per abbracciare il Tutto di Dio.