Quanto mai interessante oggi la sosta del pellegrinaggio stazionale. Si arriva oggi sulla Via Sacra della antica Roma, quella che portava al Campidoglio e che veniva percorsa dagli ospiti di riguardo. La chiesa è quella dedicata ai santi medici gemelli Cosma e Damiano.
In questi giorni, in cui molti cattolici, purtroppo, sono impossibilitati a ricever l'Eucarestia, a causa della diffusione del Coronavirus, giova ricordare che, nella ascesi cattolica, accanto alla Comunione sacramentale, insostituibile cibo dell'anima, vi è anche quella spirituale.
È successo 150 anni fa, in una Roma che ha appena sperimentato la breccia di Porta di Pia, e la fine del potere temporale dei Papi. San Pio IX, di fronte a quello che definisce “un complotto contro la verità”, sente il bisogno di riaffermare verità di fede che erano date per scontate dal popolo di Dio, e di dare al popolo di Dio dei saldi punti di riferimento. Così, l’8 dicembre 1854 proclama il dogma dell’Immacolata Concezione. E, nello stesso giorno, nel 1870 proclama San Giuseppe Patrono della Chiesa.
Il mercoledì della III settimana di Quaresima la tradizione del pellegrinaggio stazionale porta a San Sisto vecchio.
Tutti abbiamo ancora negli occhi le immagini di Papa Francesco che attraversa a piedi una via del Corso praticamente deserta per entrare a pregare nella chiesa di San Marcello per chiedere la fine della pandemia di coronavirus che sta affliggendo l'Italia e buona parte del pianeta. In passato, nei due millenni di storia della Chiesa, i Papi si sono dovuti confrontare con le epidemie, il più delle volte di peste. Tre i casi più noti nella storia: due a Roma e uno ad Avignone.
Siamo arrivati al martedì della terza settimana di Quaresima e il pellegrinaggio stazionale che quest’anno si fa solo virtualmente arriva a Santa Pudenziana.
Roma è vuota. Le immagini della città senza turisti sono surreali e ricordano solo il tempo della II Guerra mondiale. Coprifuoco si chiamava allora. Ma Roma resta comunque il sogno di chi la visita o l’ha visitata e di chi la visitava. Sogni che a volte si infrangono quando si scontrano con la realtà.
“Desideriamo annunziare all’Urbe e all’Orbe l’Eucaristia, cioè la Gratitudine. Questo Sacramento è il segno della gratitudine di tutto il creato per la visita del Creatore.
La “statio” di San Marco al Campidoglio ci riporta al centro di Roma. Nella basilica ci troviamo, come scriveva il Cardinale Schuster in un santuario orientale nel cuore di Roma con Marco da una parte fondatore del seggio patriarcale d'Alessandria e i persiani Abdon e Semnen dall'altra. La basilica di S. Marco in Piazza Venezia si trova inglobata nel Palazzo di Venezia.
Benedetto XV aveva anche l’idea di scrivere una enciclica sulla pace, con un particolare focus sui nuovi armamenti. E l’idea fu discussa in una delle sedute della Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari, l’organismo che ai tempi di Papa Dalla Chiesa fungeva da “ministero degli Esteri” vaticano.
A San Lorenzo furi le Mura il pellegrinaggio stazionale si ferma due volte. La prima è la III domenica di Quaresima.
Il Vangelo della terza domenica di Quaresima ci presenta l’incontro di Cristo con la donna samaritana al pozzo di Giacobbe, nella regione della Samaria. Ad un certo punto del lungo dialogo che si sviluppa tra i due, Gesù dà un ordine alla donna - “va a chiamare tuo marito e poi ritorna qui”(Gv 4, 16). La donna risponde che non ha marito. E Gesù replica: ‘hai detto bene’ non ho marito; infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero” (Gv 4,18).
La liturgia stazionale ci porta nel nostro pellegrinaggio virtuale a San Vitale in Fovea.
Forse è il primo vescovo martire del Terzo Millennio. Ma, in fondo, non contano questi tristi primati. Il fatto è che l’arcivescovo Paul Faraj Rahho di Mosul, in Iraq, è stato trovato morto il 13 marzo 2008, dodici anni fa. Era stato rapito il 29 febbraio 2008, e nulla si sa della sua morte. Ma di certo si sa che è un martire.
Si rimane a Trastevere per la “statio” di oggi e si arriva alla bellissima e famosa Santa Maria in Trastevere, una delle chiese più antiche di Roma, perché fu fondata già da Papa Giulio (337-352) “trans Tiberim”. La basilica del IV secolo doveva essere molto grande, ma si conserva solo parte dell’abside in una cripta sotto la basilica attuale.
Era arrivato nella lussuosa clinica di Praga del ministro degli Interni già in agonia, tumefatto, torturato, in fin di vita. E non è sopravvissuto a lungo dopo l’operazione. Ma padre Josef Toufar non ha mai rinnegato la sua fede, né ha mai voluto ammettere che no, il miracolo della croce che si era mossa sull’altare dietro di lui era stata in realtà una messinscena. Il 25 febbraio 1950, morì. Ma la sua storia venne scoperta solo anni dopo.
La giovane martire Cecilia è lì, nella riproduzione in marmo di Stefano Maderno, sotto l’altare della basilica che porta il suo nome e che è la “statio” del mercoledì della seconda settimana di Quaresima. Nel vecchio rione romano di Trastevere appare la superba visione della basilica di Santa Cecilia.
Anche quest’anno il pellegrinando stazionale di Roma ci porta a San Saba all Aventino. Lo facciamo virtualmente.
A un anno dalla costituzione della Chiesa ortodossa autocefala in Ucraina, il dibattito per lo “scisma” nel mondo ortodosso non si è placato, e continua, anzi, più acceso che mai. Ma c’è un dialogo ecumenico molto promettente, che punta direttamente alle Chiese ortodosse orientali, e che la Santa Sede sta perseguendo con forza.
Con il pontificato di Giovanni Paolo II inizia una vera novità: nasce la figura della vaticanista donna. Mi piace ricordarne una fra tutte, Paloma Gómez Borrero, per decenni corrispondente della COPE la radio dei vescovi spagnoli, e non solo.