Un giovane vede morire il fratello, cadetto all'Accademia militare, per una brutta caduta da cavallo. Quello spettacolo evoca in lui il senso del dolore ma anche della misericordia e di quel fare per il bene degli altri. Il suo nome è Giuseppe Moscati.
Quando si arriva a Skopje, c’è una croce che domina la città. È la Croce del Millennio, che con i suoi 66 metri è una delle croci cristiane più alte del mondo, e fu costruita come un memoriale per 2000 anni di cristianesimo a Skopje e per ricordare il passaggio di San Paolo nella regione. Ed è salendo su quella montagna, a circa 15 chilometri dalla capitale della macedonia del Nord, che il vescovo Kiro Stojanov lo scorso 20 marzo ha benedetto la città con le reliquie di Madre Teresa.
Era tornato a Nave, vicino Brescia, per curare i suoi problemi di salute, ma il suo sogno era di ricongiungersi con i suoi ragazzi in Africa. Non ce l’ha fatta il vescovo Angelo Moreschi, vicario apostolico di Gambella, in Etiopia, il cui fisico già debilitato già da diagnosi e diabete è stato colpito anche dal coronavirus. È il primo vescovo a morire per via della pandemia di Covid 19. Aveva 68 anni.
Giovedì della quarta settimana di Quaresima il pellegrinaggio stazionale a Roma arriva alla Basilica dei Santo Silvestro e Martino ai Monti.
In questo mercoledì in cui si celebra la Annunciazione a Maria il cammino penitenziale delle stazioni romane arriva alla tomba di S. Paolo, alla basilica fuori le mura.
“C’è molto da riflettere: il coronavirus, ora il terremoto. Non sappiamo quale sia il piano di Dio”. Il Cardinale Josip Bozanic, arcivescovo di Zagabria, è scosso. Il terremoto ha colpito alle 6,25, con una violenza che ha fatto crollare la sommità della torre Nord della cattedrale dell’Assunta di Zagabria. E questa sommità è caduta direttamente sulla Curia vescovile, che sorge proprio sul lato della cattedrale, causando danni enormi e un buco che dal tetto ha portato macerie fino alle fondamenta.
Proseguendo nel pellegrinaggio stazionale che quest’anno solo virtuale, si arriva oggi a San Lorenzo in Damaso.
San Pio da Pietrelcina è stato uno dei grandi santi del Novecento, molto amato dai suoi figli. Per loro creò i Gruppi di preghiera, che si riuniscono il 23 di ogni mese, per recitare il Santo Rosario ed assistere alla Santa Messa.
Dopo la crocifissione di Gesù, Giovanni prese Maria con sé e la portò ad Efeso, vicino l’attuale Smirne. E lì c’è la casa dove Maria visse, scoperta grazie alla visioni di Anna Katarina Emmerich e sito visitatissimo (almeno prima del coronavirus), specialmente l’1 maggio e il 15 agosto. A ripercorrere la storia della casa della Vergine, ci sta pensando Rinaldo Marmara, portavoce della Conferenza Episcopale di Turchia.
Non tutti sanno che tra la schiera innumerevole di medici che sacrificarono la loro vita aiutando gli ammalati c’è anche un giovane medico polacco, Edmund Antoni Wojtyła, fratello di Karol.
All’inizio della IV settimana di Quaresima si arriva al Celio. La basilica dei Santi Quattro Coronati è da secoli il centro di un importante monastero di monache agostiniane. La chiesa è conosciuta con questo nome dal 595.
Le devozioni private rappresentano il modo più semplice, per mantenere vivo il proprio contatto con l'Assoluto. Queste sono espressioni di abbandono e di fiducia nel Padre, ma anche di accoglienza al messaggio che il vangelo chiede ai suoi figli. Tra queste vi è quella al Sacro Cuore di Gesù.
Quando i gesuiti furono soppressi nel XVIII da Impero Portoghese, Francia, Due Sicilie, Malta, Parma e Impero Spagnolo, non restò loro che rifugiarsi nelle nazioni non cattoliche, in Russia e Prussia. Ma è stato per la prima volta in cinque secoli di storia che l’Istituto della Compagnia di Gesù è stato tradotto in lingua russa.
Il 23 marzo 2000 a Kakkanad, in India, moriva il Cardinale Anthony Padiyara, Arcivescovo maggiore di Ernakulam-Angamaly dei Siro Malabaresi, una chiesa cattolica di rito siriaco orientale sui iuris che da oggi conta l’adesione di circa 4 milioni e 250mila fedeli.
La basilica di Santa Croce in Gerusalemme è stazione quaresimale due volte, la domenica della quarta settimana e il Venerdì Santo.
Il Vangelo di oggi ci presenta Gesù che guarisce un cieco nato. Ci soffermiamo sulla parte finale dell’episodio, dove viene riportato il dialogo tra Gesù e il cieco risanato. Gesù gli chiede: Tu credi nel Figlio dell’uomo? Risponde il risanato: E chi è, Signore, affinchè creda in lui? Questa richiesta, che esprime il desiderio di conoscere Dio, porta Gesù a manifestarsi: Lo hai visto ed è quello che parla con te. Gesù si rivela come la Parola di Dio incarnata che viene incontro agli uomini e li interpella. Ora quello dichiarò: ‘Credo, Signore’. Con queste parole siamo giunti al vertice dell’episodio. Il cieco risanato, proclama ufficialmente la sua fede, che costituisce il coronamento spirituale di un lungo e tribolato cammino, vissuto in un ambiente a lui ostile.
Quanto mai significativa la tappa che nel nostro pellegrinaggio virtuale sul cammino stazionale oggi ci porta alla chiesa dedicata a San Camillo de Lellis agli Orti Sallustiani una basilica parrocchiale che sorge in Via Sallustiana nella parte nord orientale del centro storico di Roma.
“Carissimi tutti, un giusto e normale timore invade tutti a motivo dell’infezione virale presente nella nostra terra e in varie nazioni e paesi. Mentre siamo tutti grati per quanto fanno medici, ricercatori e quanti sono predisposti ad affrontare tale emergenza, ci affidiamo alla preghiera, mettendoci in ginocchio per intercedere per il mondo.
Il venerdì della terza settima di Quaresima il pellegrinaggio stazionale arriva al centro antico di Roma nella chiesa di San Lorenzo in Lucina. La matrona Lucina abitava nella casa dove ora sorge questa chiesa che ospitò quasi certamente il Pontefice Marcello nell'anno 308.
L’Eucarestia alla base del dialogo ecumenico. Lo spiega una ponderosa monografia “Eucarestia: mysterium fidei, mysterium vitae”, scritta dal diacono Ivan Ivanov, della Chiesa Ortodossa Bulgara. Pubblicato per i tipi della Casa editrice dell’Università Sv. Kliment Ohridiski, di Sofia, il libro è il frutto di un lavoro durato venti anni. Un lavoro anche di ponte tra due mondi, quello ortodosso e quello cattolico. ACI Stampa ne ha parlato con il diacono Ivanov.