Nel 1835, Papa Gregorio XVI donò alla cattedrale di Notre-Dame a Losanna, in Svizzera, un pontificale che è stato ritrovato solo in occasione dei lavori di restauro della cattedrale. Si trovava nel campanile della basilica, dove si è trovato anche un complesso di paramenti liturgici. Il vescovo Charles Morerod ha indossato questi preziosi paramenti antichi il 6 e 7 settembre, alle Messe che hanno celebrato la riapertura della Basilica.
Oggi la memoria del prodigioso evento che segnò la vita di san Francesco d'Assisi
Reliquie e reliquarii
Perché "nuovi" e che cosa dicono della fede in Italia?
Il 10 settembre a Tolentino si festeggia san Nicola ed il sabato successivo alla festa del Santo chi si reca nel Cappellone del Santuario può ‘prendere’ l’indulgenza plenaria concessa da papa Bonifacio IX con la Bolla papale ‘Splendor paternae gloriae’ del 1 gennaio 1390.
Oggi celebriamo una festa che agli occhi del mondo appare paradossale: l’Esaltazione della Santa Croce. Dobbiamo, dunque, riconoscere che i cristiani festeggiano uno strumento di tortura, di umiliazione e di morte? Come può accadere che un patibolo possa divenire un motivo di speranza e di salvezza? Le letture della santa Messa ci aiutano ad illuminare il mistero della Croce.
Domenica 14 settembre il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo emerito di Vienna, scelto da Papa Leone XIV come suo rappresentante,
“Spiritual Insight” è uno dei quattro volumi ufficiali che raccontano la storia e la vita di San Carlo Acutis. Il volume è stato scritto e redatto da Antonia Salzano Acutis, la mamma di Carlo e da don Giovanni Emidio Palaia, accademico della Pontificia Accademia di Teologia e della Pontificia Accademia Mariana Internazionale e scrittore. Il libro è prezioso perché raccoglie riflessioni e appunti dagli esercizi spirituali di San Carlo Acutis. E anche disegni inediti.
“Buongiorno a tutti! Buona domenica e benvenuti! Grazie! Fratelli e sorelle, oggi è una festa bellissima per tutta l’Italia,
L’edificio originario della chiesa dell’Assunzione a Nižnij Novgorod è stato restituito ai cattolici. Questo stesso edificio era stato negato al ristabilimento della gerarchia cattolica in Russia nel 1994. Nižnij Novgorod è la terza città russa per popolazione, con 3 milioni di abitanti. La città di trova alla confluenza di Volga e Oka, ed è un centro metropolitano particolarmente importante.
Il re Carlo III presenzierà al funerale della Duchessa di Kent, il primo membro della famiglia reale britannica a convertirsi al cattolicesimo negli ultimi trecento anni. E sarà la prima volta che un re inglese, che è anche capo della Chiesa Anglicana, parteciperà ad un funerale cattolico negli ultimi 400 anni.
“Proporre oggi le virtù cristiane non è una scelta nostalgica, ma un gesto profetico. In un’epoca segnata da smarrimento e frammentazione, le virtù rappresentano la risposta più umana e più vera al bisogno di pienezza che ciascuno porta nel cuore. Esse sono forma della libertà, incarnazione del desiderio di bene, struttura interiore della santità possibile e concreta. Questo testo non intende essere un trattato astratto, ma una proposta educativa e culturale: educare alla virtù significa educare alla realtà, alla verità, alla bellezza, alla speranza. E’ insegnare a vivere in rapporto con tutto ciò che c’è, alla luce di un’appartenenza che rende l’uomo intero”.
La liturgia della Santa Messa di questa domenica, ci propone un brano tratto dalla Lettera di san Paolo a Filemone, una delle sue lettere più personali e intime. La sua lunghezza non supera la pagina, ma è una pagina che ha fatto prima tremare e poi crollare le fondamenta dell’ordine sociale dell’Impero Romano, cambiando per sempre il modo con cui il mondo guarda all’altro, soprattutto agli ultimi. Nel I secolo d.C., la schiavitù era una realtà strutturale della società. Si calcola, ad esempio, che un un terzo della popolazione urbana di Roma fosse costituito da schiavi. Non erano riconosciuti come persone, ma erano considerati come res, “cose”, proprietà assoluta dei padroni. Nessuna legge proteggeva la loro dignità.
“Ore 7 (di sera) irreparabile sventura. Povero san Pier Giorgio! Era santo e Dio l’ha voluto con sé”: così il 4 luglio 1925 l’amica Ester Pignata annotava sul calendario di cucina, frase riportata nel libro ‘Non vivacchiare, ma vivere’, scritto dallo scrittore e redattore editoriale, Roberto Falciola, vicepostulatore della causa di canonizzazione del beato Pier Giorgio Frassati.
Un profilo della santa di cui oggi ricorre la memoria liturgica
La dichiarazione per la Fraternità Umana sarebbe venuta solo quattro anni dopo, l’enciclica Fratelli Tutti addirittura cinque anni dopo, ma era già chiara questa particolare direttiva nel pontificato di Papa Francesco quando, nel 2015, andò alle Nazioni Unite per celebrare i 70 anni dell’organizzazione.
Una serra, bella, tecnologica, ed enorme
C’erano rappresentanti da quasi duecento Paesi del mondo, in pratica l’intero pianeta, ad ascoltare Benedetto XVI alle Nazioni Unite il 18 aprile 2008. Una platea molto diversa da quella che aveva accolto Giovanni Paolo II nel 1995, una platea ancora più diversa da quella che aveva ascoltato il Papa polacco nel 1979, un mondo decisamente differente da quello che ascoltò Paolo VI al Palazzo di Vetro nel 1965.
Un incontro prima della caduta della Cortina di Ferro, quando si presentò come “testimone della dignità dell’uomo”, figlio di una terra che quella dignità non la considerava. Un incontro dopo la caduta della Cortina di Ferro, quando il futuro appariva glorioso, e guardò alla “famiglia di nazioni” che in quel momento lo ascoltava. La storia di Giovanni Paolo II alle Nazioni Unite non si può comprendere se non si guarda ai momenti storici in cui queste visite avevano luogo, e se non si guarda al fatto che il Papa provenisse dalla Polonia, da oltre la Cortina di Ferro, la dove la dignità umana veniva messa in discussione, così come la fede delle persone.
Fu un viaggio brevissimo, di un solo giorno, per non togliere troppo tempo all’ultima sessione del Concilio Vaticano II allora in corso. Ma Paolo VI fece di quel viaggio una pietra miliare. Nel 1965, Paolo VI decide di visitare le Nazioni Unite, e non viene nemmeno accolto da un parterre degno di attenzione. C’è l’affetto della gente, che si riversa nelle strade e che cerca di salutare il Papa, ma la freddezza dei membri dell’organismo multilaterale, tanto che non partecipa nemmeno un numero congruo di capi di Stato, come si sperava, alla sessione in cui prende la parola il Papa.