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Papa Francesco e l'accidia. "È un po’ un morire in anticipo"

Udienza Generale del mercoledì: l'accidia

Papa Francesco durante un'udienza generale |  | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco durante un'udienza generale | | Vatican Media / ACI Group

Papa Francesco continua il ciclo di catechesi su “I vizi e le virtù” incentrando la sua riflessione sul tema dell’accidia. "Tra tutti i vizi capitali ce n’è uno che spesso passa sotto silenzio, non se ne parla, forse a motivo del suo nome che a molti risulta poco comprensibile: sto parlando dell’accidia. Per questo, nel catalogo dei vizi, il termine accidia viene spesso sostituito da un altro di uso molto più comune: la pigrizia", dice subito Papa Francesco dall'Aula Paolo VI.

"Si tratta di una tentazione molto pericolosa. Chi ne cade vittima è come fosse schiacciato da un desiderio di morte: prova disgusto per tutto; il rapporto con Dio gli diventa noioso; e anche gli atti più santi, quelli che in passato gli avevano scaldato il cuore, gli appaiono ora del tutto inutili", mette in guarda Papa Francesco.

"I lettori contemporanei intravedono in queste descrizioni qualcosa che ricorda molto il male della depressione, sia da un punto di vista psicologico che filosofico. Infatti, per chi è preso dall’accidia, la vita perde di significato, pregare risulta noioso, ogni battaglia appare priva di senso. Se anche in gioventù abbiamo nutrito passioni, adesso ci appaiono illogiche, sogni che non ci hanno reso felici. Così ci si lascia andare e la distrazione, il non pensare, appaiono come le uniche vie d’uscita: si vorrebbe essere storditi, avere la mente completamente vuota... È un po’ un morire in anticipo. E' brutto questo vizio", spiega ancora il Pontefice.

Ma c'è un rimedio? Il Papa lo spiega. Il più importante è la pazienza della fede. "Benché sotto la sferza dell’accidia il desiderio dell’uomo sia di essere altrove, di evadere dalla realtà, bisogna invece avere il coraggio di rimanere e di accogliere nel mio “qui e ora”, nella mia situazione così com’è, la presenza di Dio. I monaci dicono che per loro la cella è la miglior maestra di vita, perché è il luogo che concretamente e quotidianamente ti parla della tua storia d’amore con il Signore", dice bene il Pontefice.

Il Papa rassicura e conclude dicendo che quella dell'accidia "è una battaglia che non ha risparmiato nemmeno i santi, perché in tanti loro diari c’è qualche pagina che confida momenti tremendi, di vere e proprie notti della fede, dove tutto appariva buio. Questi santi e queste sante ci insegnano ad attraversare la notte nella pazienza accettando la povertà della fede".

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