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Finanze vaticane, Leone XIV cancella la Commissione per le Donazioni Voluta da Papa Francesco

Non aveva ancora cominciato a lavorare, ma la Commissione per le donazioni non esiste più. Le donazioni vengono ora curate dagli organismi competenti

Vaticano, IOR | Veduta del Vaticano con la sede dello IOR | AG / ACI Group Vaticano, IOR | Veduta del Vaticano con la sede dello IOR | AG / ACI Group

L’11 febbraio, Papa Francesco aveva promulgato la Commissio De Donationibus pro Sancta Sede. Con un chirografo, Leone XIV abroga la commissione, ordina che tutti i beni finora alla Commissione siano donati alla Santa Sede, e dispone che la Segreteria per l’Economia definisca un gruppo di lavoro che definisca come portare avanti il fundraising della Santa Sede.

Con un chirografo intitolato, molto significativamente, Vinculum Unitatis et Caritatis, Leone XIV cancella dunque una delle ultime decisioni di Papa Francesco. Molto è cambiato da quel tempo. Prima di tutto, l’assessore della Segreteria di Stato, che al tempo era monsignor Roberto Campisi (ora osservatore della Santa Sede all’UNESCO). Quindi, il quadro delle finanze della Santa Sede, che l’ultimo bilancio descrive come meno emergenziali di quanto si era raccontato nei tempi precedenti. Infine, una nuova linea di Leone XIV, più orientata, appunto, ad una gestione collegiale delle finanze, come tra l’altro dimostrato dalla decisione del Papa di abolire anche la norma di Papa Francesco che prevedeva che tutti gli investimenti della Santa Sede passassero attraverso l’Istituto delle Opere di Religione.

Si legge nel chirografo pubblicato il 4 dicembre (ma promulgato il 29 settembre) che “la questione delle donazioni e del fundraising per la Santa Sede rappresenta un importante aspetto del vinculum unitatis et caritatis tra le Chiese particolari e la Sede Apostolica, in particolare dal punto di vista dell’effettivo esercizio del ministero petrino”.

Leone XIV ricorda che il Consiglio per l’Economia “ha dedicato particolare attenzione allo studio della suddetta questione, esaminandola nuovamente e consultando esperti del settore”, e successivamente ha “formulato alcune raccomandazioni” per rimodulare la struttura istituzionale che raccoglie fondi – e che, tra l’altro, include anche l’Obolo di San Pietro.

È proprio sulla base delle raccomandazioni che Leone XIV stabilisce che “la Commissio de donationibus pro Sancta Sede, istituita con il Chirografo di Papa Francesco, dell’11 febbraio 2025, è soppressa a partire dalla promulgazione del presente Chirografo”, e che ne viene abrogato anche lo statuto, tanto che “non avranno più alcuna forza canonica o giuridica anche eventuali atti finora adottati e Regolamenti eventualmente predisposti” dalla Commissione, e cessano dal loro incarico tutti i membri della commissione.

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Il Papa delega il presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA) la liquidazione dei beni (ma può anche subdelegare) che ammontavano ad una quota di 300 mila euro messi a disposizione da APSA e Governatorato prevista dal chirografo di costituzione

Il Papa stabilisce anche che “alla Segreteria per l’Economia, insieme a un gruppo di lavoro, dalla medesima nominato, spetterà risolvere le questioni che potrebbero essere in sospeso a seguito dell’estinzione della Commissio”, e questa è chiamata a tenere informato il Consiglio per l’Economia.

Leone XIV stabilisce infine che sarà istituito “un gruppo di lavoro per formulare proposte relative alla questione generale del fundraising per la Santa Sede, insieme alla definizione di una struttura appropriata.

Il Consiglio per l’Economia proporrà "i nominativi dei componenti di detto gruppo che saranno sottoposti al Romano Pontefice tramite la Segreteria di Stato”.

I membri della Commissio erano: mons. Roberto Campisi, al tempo della costituzione consigliere per gli Affari Generali della Segreteria di Stato, che presiede l’organismo; l’arcivescovo Flavio Pace, segretario del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani; Suor Alessandra Smerilli, segretaria del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; Silvana Piro, sottosegretaria dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA); Giuseppe Puglisi-Alibrandi, sottosegretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano.

Da secoli, l’Obolo di San Pietro si occupa della raccolta fondi della Santa Sede – l’anno scorso ha destinato alla Santa Sede 90 milioni. E non deve sorprendere.  L’origine dell’ Obolo è praticamente scritta negli Atti degli Apostoli. Alla fine del secolo VIII, gli anglosassoni, dopo la loro conversione, si sentirono tanto legati al Vescovo di Roma, che decisero di invidare in maniera stabile un contributo annuale al Santo Padre. Così nacque il “Denarius Sancti Petri” (Elemosina a San Pietro), che ben presto si diffuse nei Paesi europei.  Questa, come altre pratiche analoghe, passò attraverso molte e diverse vicissitudini nel corso dei secoli, fino a quando fu benedetta dal Papa Pio IX, con l’Enciclica Saepe venerabilis del 5 agosto 1871All’epoca era il sostegno alla missione della Santa Sede rimasta senza alcun bene dopo la presa di Roma del 1870. E, sebbene l’utilizzo si sia diversificato, resta quello lo scopo principale dell’Obolo.

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Oltre alle donazioni dell’Obolo, anche i dicasteri potevano ricevere donazioni. Papa Francesco aveva cercato di centralizzare tutto, chiedendo ai dicasteri di portare tutti i fondi allo IOR, e di fatto creando una commissione che andava quasi a fare concorrenza all’Obolo, anche se la differenza sostanziale era che l’Obolo raccoglieva donazioni dei fedeli, la commissione doveva ancora capire in che modo definire la raccolta.

Leone XIV ha deciso di riaprire il dibattito sulla raccolta fondi. Per la Santa Sede, c’è la necessità di finanziarsi, e finanziarsi in modo da poter portare avanti la propria missione. Ma la centralizzazione degli investimenti e delle donazioni, per ora, non sembra la strada

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