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Diplomazia pontificia, chiude la nunziatura in Nicaragua

L’ultimo diplomatico ha chiuso la nunziatura di Managua, che ora sarà in custodia della delegazione italiana. Il viaggio di Gallagher in Albania. La situazione in Ucraina

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Anche l’ultimo diplomatico della Santa Sede ha lasciato Managua, chiudendo la nunziatura e andando a gestire il Nicaragua dal vicino Costa Rica. È il momento più basso dei rapporti diplomatici con il Nicaragua dall’espulsione del nunzio Sommertag, dopo il quale la Santa Sede non ha più inviato nessun “ambasciatore del Papa” anche per non doverlo formalmente accreditare presso un governo che sta attuando durissime campagne anticattoliche.

Due importanti interviste di Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, padre e capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, delineano ancora una volta le questioni in gioco in Ucraina, mentre la visita del Patriarca Bartolomeo in Lituania mette in luce come la questione ecumenica non sia secondaria nella guerra.

L’arcivescovo Paul Richard Gallagher è stato quattro giorni in Albania: qui la cronaca di quello che ha fatto e chi ha incontrato.

                                                FOCUS NICARAGUA

Nicaragua, lascia anche l’ultimo dipendente della nunziatura

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Come annunciato, dopo che il governo del Nicaragua ha chiesto di chiudere la nunziatura e sospendere le relazioni diplomatiche con la Santa Sede, la nunziatura di Managua è stata svuotata.

Monsignor Marcel Diouf, incaricato di affari della nunziatura, si è trasferito in Costa Rica il 17 marzo. La richiesta del governo nicaraguense era del 10 marzo. Sebbene il gesto sia una vera e propria rottura, e una escalation negli attacchi del Nicaragua alla Santa Sede che sono arrivati anche all’espulsione del nunzio, il governo nicaraguense sottolinea che si tratta di una sospensione, ma non di una chiusura dei rapporti diplomatici. Fatto sta che non c’è una rappresentanza della Santa Sede a Managua ed è vacante la rappresentanza di Managua in Vaticano.

Come stabilito dalla Convenzione di Vienna sulla relazioni diplomatiche, la custodia della nunziatura e dei suoi beni sarà gestita dalla Repubblica Italiana. Monsignor Diouf ha salutato i rappresentanti diplomatici di Unione Europea, Germania e Francia accreditati a Managua.

                                                FOCUS EUROPA                            

La visita di Bartolomeo in Lituania

La visita che il Patriarca Ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo ha svolto in Lituania ha anche un significato diplomatico. Il Patriarca ha infatti firmato un accordo di cooperazione con il primo ministro lituano Ingrida Simonyte, e ha poi partecipato ad un incontro organizzato dal Gruppo per il Dialogo Interreligioso del Partito Popolare Europeo insieme all’arcivescovo Gintaras Grusas, arcivescovo di Vilnius e presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali di Europa.

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L’accordo di cooperazione potrebbe essere il primo passo per stabilire in Lituania l’esarcato del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, cosa che rappresenterebbe una alternativa per molti ortodossi lituani ora incardinati nella metropolia del Patriarcato di Mosca di continuare a confessare la loro fede senza i problemi di coscienza che la guerra in Ucraina sta ponendo loro.

Parlando all'evento organizzato dal governo, il Patriarca Ecumenico Bartolomeo ha affermato che il Patriarcato di Mosca condivide la responsabilità con le autorità russe per possibili crimini in Ucraina.

Bartolomeo ha sostenuto che le autorità russe “usano la chiesa come strumento per raggiungere i propri obiettivi politici”. Allo stesso tempo, Bartolomeo ha sottolineato di essere pronto a partecipare al risveglio spirituale della Russia nel dopoguerra.

L’evento è stato presentato ad un convegno organizzato da “Carità politica” da Sigita Maslausakite, ambasciatore di Lituania presso la Santa Sede. Il convegno era dedicato alla storia e alla sopravvivenza delle comunità religiose negli Stati baltici, e vi ha partecipato anche il Cardinale Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani.

Nel suo intervento, il Cardinale Koch ha analizzato lo sviluppo del cristianesimo negli Stati Baltici, e messo in luce le conseguenze che l’aggressione russa su larga scala all’Ucraina sta avendo sul tessuto religioso nel Baltico.

Il viaggio di Gallagher in Albania

L’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati, ha terminato lo scorso 21 marzo un viaggio di quattro giorni in Albania, dove ha toccato varie città, abbracciando le diverse realtà politiche ed ecclesiali del Paese.

Il viaggio di Gallagher si è svolto su invito del ministro per l’Europa e gli Affari Esteri albanese, Olta Xhaçka, e dalla Conferenza episcopale albanese.

Il “ministro degli esteri vaticano” è arrivato il 18 marzo a Tirana, per poi spostarsi il 19 marzo a Scutari, dove ha celebrato Messa nella cattedrale e ha ricordato i martiri albanesi.

“In Albania – ha detto Gallagher - dopo “la forzata esclusione di Dio dalla vita personale e comunitaria”, sono arrivati “i tempi della libertà e della luce”. Una luce che è Gesù e che rischiara l’esistenza di ogni uomo e la riempie di significato.

Tema centrale del viaggio è stato la fraternità, al centro delle discussioni con Lindita Nikolla, presidente dell’Assemblea di Albania. La stampa locale riferisce che Nikolla ha lodato la collaborazione di Albania e Santa Sede negli ambiti di istruzione, patrimonio culturale, sanità, servizi sociali. Si è parlato anche di “cooperazione” per la pace nella regione, e si è discusso anche dell’attuale scenario di guerra in Ucraina, e del contributo alla convivenza interreligiosa e alla fratellanza.

Il 20, presso la sede della Comunità Musulmana, l’arcivescovo Gallagher ha incontrato il Consiglio Interreligioso di Albania, composto dalla Chiesa Cattolica, dalla Comunità musulmana, dalla Chiesa albanese ortodossa, dalla Comunità Bektashi e dall’Alleanza Evangelica di Albania.

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Il “ministro degli Esteri” vaticano ha ricordato che il dialogo interreligioso è una condizione imprescindibile per la pace e, per questo, un dovere per tutti i credenti ma, soprattutto, per i leader religiosi, che sono i primi custodi della pace, e ha sottolineato che “in tale senso, le vostre Comunità offrono un buon esempio per tutta l’Europa ma, in modo particolare, per la Regione dei Balcani occidentali, multietnica e multireligiosa”.

Oltre a Nikolla, Gallagher ha avuto anche un incontro con il capo dello Stato Bajram Begaj. Ha poi visitato l’Università Cattolica “Nostra Signore del Buon Consiglio” e, nel pomeriggio dello stesso giorno, la Cattedrale cattolica, la Moschea e la Cattedrale ortodossa, presenti a Tirana.

                                                FOCUS UCRAINA

Sua Beatitudine Shevchuk alla rivista croata Glas Koncila

In una intervista fiume concessa alla rivista cattolica croata “Glas Koncila”, in cui tocca diversi aspetti della situazione in Ucraina, l’arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica Ucraina Sviatoslav Shevchuk ha anche parlato di come la diplomazia della Santa Sede stia operando sulla situazione in Ucraina.

Alla domanda se vede una uscita dal conflitto, Sua Beatitudine ha risposto che “i miracoli accadono”, ma allo stesso modo “non c’è a livello umano alcuna sicurezza visibile o assicurazione che le cose saranno drammaticamente differenti”, sebbene ci siano aspettative sulla capacità delle truppe ucraine di liberare i nuovi territori.

Parlando invece della “neutralità” della Santa Sede, l’arcivescovo maggiore ha spiegato che il servizio diplomatico della Santa Sede è “un arbitro supremo tra le nazioni e le Chiese”, e che “questa diplomazia deve quasi sempre essere al di sopra dei conflitti, per poter essere risorsa di risoluzione di questi conflitti come mediatore supremo e supremo servitore della pace del mondo”.

Allo stesso tempo, “il Santo Padre deve essere egualmente distante da entrambe le parti e anche vicino ad entrambe, in modo da capire, mediare e servire”.

Sua Beatitudine ha ammesso che questa neutralità della Santa Sede “non è al momento molto accettata in Ucraina”, perché tutti “si aspettano che il Santo Padre condanni l’aggressore”. Ma ha anche spiegato che “come cattolici, siamo chiamati a spiegare costantemente ai nostri fratelli ortodossi, agli altri cristiani e ai cittadini in Ucraina di lasciare che il Papa faccia il suo dovere di arbitro, in modo che possiamo anche noi beneficiare della sua posizione di mediatore”. Questa posizione, ha aggiunto, ha permesso il rilascio di “migliaia di prigionieri di guerra”.

Il Papa poi, ha detto Shevchuk, è anche il Supremo Pastore della Chiesa di Cristo, e in quella veste ha scritto una lettera aperta alla nazione ucraina, un gesto “straordinario dal punto di vista storico, perché non ci sono così tante nazioni nel mondo che possono affermare che il Papa abbia scritto al loro Paese”. In più, il Papa è stato “molto empatico con la sofferenza di vari gruppi di ucraini”, mostrando “vicinanza all’Ucraina e a noi”, parlando “non solo agli ucraini e ai russi, ma a nome nostro a tutto il mondo”.

Ucraina, l’arcivescovo maggiore Shevchuk prende una posizione sull’ideologia del mondo russo

In un libro intervista con il giornalista polacco Krzystof Tomasik dal titolo “Dio non ha abbandonato l’Ucraina”, uscito di recente, l’arcivescovo maggiore Shevchuk ha sottolineato che l’ideologia politica e religiosa del Russkiy mir (Il mondo russo) è prodotto di “una fusione tra trono e altare”, ovvero tra il Cremlino e il Patriarcato di Mosca, e che quest’ultimo, benedicendo i soldati russi che partono per la guerra in Ucraina e giustificando l’aggressione su base religiosa, rappresenta una sfida per i cristiani di oggi.

“Siamo testimoni – ha detto Sua Beatitudine – di una mutuazione senza precedenti della cosiddetta teologia politica, che ha alcune fondamenta nella storia della ortodossia russa, laddove la Chiesa si è sviluppata in conformità con lo Stato per secoli. In questo caso, siamo assistendo alla mutazione di un antico principio incardinato dall’aquila a due teste, il simbolo della Russia”.

Si tratta, ha aggiunto, di una mutazione ideologica “completamente non cristiana”, che porta ad una giustificazione della guerra in Ucraina comparabile all’ideologia dello Stato Islamico”, perché come questo strumentalizza la fede islamica, lo stesso fa l’ideologia del mondo russo con il cristianesimo.

Oltre alla giustificazione della violenza, i punti in comune tra l’ideologia del mondo russo e lo Stato Islamico sono nella “presentazione dell’Occidente come nemico collettivo”; e infine nella promessa di una vita assoluta dopo la morte per quanti cadono sotto quella bandiera, che si combina ad “una visione assolutamente apocalittica del mondo, e cioè la pretesa che viviamo alla fine dei tempi”.

Per questo, l’ideologia del mondo russo è “una minaccia a tutto il mondo cristiano”, così come lo Stato Islamico era una minaccia per l’Islam, mentre Sua Beatitudine non sa se il cristianesimo moderno ha una qualche resistenza “immunologica” all’ideologia del mondo russo, considerando che ci sono cristiani che “simpatizzano con Putin” e lo considerano “l’ultimo difensore dei valori tradizionali”.

                                            FOCUS RAPPRESENTANZE PONIFICIE

Inizio della missione del nunzio in Grecia

L’arcivescovo Jan Romeo Pawlowski è arrivato ad Atene il 10 gennaio, e in quel giorno, nella nunziatura, ha incontrato i sei ordinari cattolici della Grecia accompagnati dai vescovi emeriti di Corfù e dell’esarcato bizantino, presentando loro la lettera commendatizia.

Il 24 gennaio, il nunzio ha consegnato copia delle lettere credenziali ad Aglaita Balta, capo di protocollo del ministero degli Affari Esteri, mentre il 24 febbraio ha consegnato le credenziali alla presidente Katerina Sakellaropoulou.

Nel colloquio privato con la presidente, questa ha espresso stima per l’impegno del Papa a favore dei migranti e dei rifugiati, e ha messo in risalto il ruolo della Chiesa in Grecia, in particolare nel campo dell’educazione.

La presidente ha anche espresso gratitudine per la decisione di Papa Francesco di donare all’Arcivescovo di Atene i tre frammenti del Partenone finora custoditi presso i Musei Vaticani.

Inizio missione del nunzio in Tanzania

Il 14 febbraio, l’arcivescovo Angelo Accattino è arrivato in Tanazania, e il 6 febbraio, presso la sub-sede del Ministero degli Affari Esteri di Dar Es Salaam ha consegnato la copia delle lettere credenziali al ministro per gli Affari Esteri e della Cooperazione dell’Africa Orientale Stergomena Lawrence Tax, la quale ha apprezzato il ruolo della Chiesa Cattolica in Tanzania specialmente nei campi della sanittà e dell’educazione.

Il 27 febbraio, l’arcivescovo Accattino ha presentato le lettere credenziali a Samia Sulhu Hassan, presidente della Tanzania, e anche in quel caso si è parlato del ruolo della Chiesa in Tanzania. La presidente ha anche richiamato l’enciclica Laudato Si e l’impegno della Chiesa nella salvaguardia dell’ambiente. Il nunzio ha invece esaltato il ruolo dei rapporti interreligiosi in Tanzania.

Il 3 marzo, l’arcivescovo Accattino ha consegnato la lettera commendatizia all’arcivescovo di Mbeya e presidente della Conferenza Episcopale di Tanzania Gervas Nyaisonga.

Inizio missione del nunzio alla Seychelles

L’arcivescovo Tomasz Grysa è arrivato alle Seychelles lo scorso 26 febbraio, e il 27 febbraio ha presentato copia delle lettere credenziali all’ambasciatore Gervais Moumou, capo del protocollo. Ha poi incontrato il vescovo di Port Victoria Alain Harel, cui ha consegnato la lettera commendatizia.

Il 28 febbraio, l’arcivescovo Grysa ha consegnato le lettere credenziali al presidente delle Seychelles Wavel Ramkalawan. L’arcivescovo ha portato il saluto del Papa al popolo delle Seychelles, mentre il presidente ha ringraziato la Chiesa cattolica per la sua presenza in società attraverso opere di carità e di assistenza, e ha messo in luce le conseguenze che l’innalzamento del livello del mare può avere sull’arcipelago.

Il nunzio ha anche incontrato il vicepresidente Ahmen Afif e al ministro degli Affari Esteri e del Turismo.

Nel corso della settimana, l’arcivescovo Grysa, già nunzio apostolico in Madagascar e nelle Seychelle, e delegato apostolico nelle Isole Comore, ha anche ricevuto l’incarico di nunzio apostolico nella Repubblica di Maurizio.

Trasferimenti nelle rappresentanze pontificie

Da segnalare diversi trasferimenti nelle rappresentanze pontificie. Monsignor Filippo Colnago si è spostato dalla nunziatura in Siria a quella in Italia, mentre approda nella Sezione per i Rapporti con gli Stati monsignor Jan Maria Chun Jean Choon, finora nella nunziatura della Repubblica Federale di Germania.

Il suo posto in Germania viene preso da monsignor John John Kallarackal, che viene trasferito dalla nunziatura apostolica di Minsk, in Bielorussia. Monsignor Daniele Liessi si sposta dalla Spagna in Argentina, a prendere il posto di monsignor Aliaksandr Rahinia, che si trasferisce dall’Argentina alla Georgia. A Tbilisi, prenderà il posto di monsignor Laterza, che ha ricevuto il primo incarico come nunzio nella Repubblica Centrafricana.

Monsignor Roman Walczak si sposta dalla nunziatura in Italia a quella in Spagna, mentre monsignor Andiy Yevchuk va dalla nunziatura in Slovacchia a quella in Repubblica Democratica del Congo. Per chiudere il cerchio, il reverendo Victor Hugo Villatorio Montenegro va a prendere il posto di Monsignor Colnago in Siria, trasferito dalla nunziatura in Sri Lanka.

Da segnalare anche diversi trasferimenti di nunzi: in Thailandia e Cambogia è arrivato l’arcivescovo Peter Bryan Wells, che è anche delegato apostolico del Laos, mentre a Cipro e Giordania arriva l’arcivescovo Giovanni Piero Dal Toso e in Danimarca e Finlandia l’arcivescovo Julio Murat.

Il nuovo nunzio negli Emirati Arabi Uniti è l’arcivescovo Christophe El Kassis, trasferito dal ruolo di nunzio in Pakistan, mentre il nuovo nunzio in Irlanda è l’arcivescovo Luis Mariano Montemayor, che era ambasciatore del Papa in Colombia.

È vacante la nunziatura in Polonia, da quando l’arcivescovo Salvatore Pennacchio è stato nominato presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica.

L’arcivescovo Accattino è stato trasferito dalla nunziatura in Bolivia in Tanzania, mentre l’arcivescovo Gallone è stato trasferito da Zambia e Malawi in Uruguay, a prendere il posto dell’arcivescovo Luciano Russo, nominato dal Papa segretario della terza sezione della Segreteria di Stato.                                    

                                              FOCUS MEDIO ORIENTE

Il patriarcato caldeo ricorda il ventennale della guerra in Iraq

Il 20 marzo è caduto il ventennale dello scoppio della Seconda Guerra del Golfo. In un messaggio del 17 marzo, il Cardinale Louis Raphael Sako, patriarca della Chiesa Caldea, ha sottolineato che, dopo venti anni, gli iracheni che “attendevano un cambiamento radicale per il Paese” debbano sopportare “grandi ingiustizie” perché le varie componenti del Paese non si integrano a causa delle “divisioni e delle lotte per il potere ed il denaro”.

È una situazione, aggiunge il Patriarca, che ha permesso lo svilupparsi di corruzione, estremismo, terrorismo, mancanza di servizi e istruzione, disoccupazione. A questo, si aggiunge un fenomeno migratorio costante, cominciato tra l’altro ben prima dell’invasione da parte del sedicente Stato Islamico.

Il ventennale della guerra, per il Cardinale Sako, rappresenta una occasione “per dialogare e confrontarsi con sincera buona volontà, con la mente aperta, libera e responsabile" in modo da “costruire un sistema democratico che rispetti i diritti umani e applichi le leggi internazionali”.

Sono quattro i grandi obiettivi: l’onestà, il patriottismo, l’amore e l’amicizia, la politica come servizio. Sono quattro obiettivi che “sono garanzia di pace e stabilità” e “promuovono la convivenza”.

Terrasanta, il Patriarcato Ortodosso di Gerusalemme chiede la protetzione dei luoghi Santi

Dopo che il 19 marzo due radicalisti israeliani hanno fatto irruzione nella chiesa del Getsemani a Gerusalemme Est, attaccando un vescovo e due sacerdoti, il Patriarcato ortodosso di Gerusalemme, ha inviato una notta “condannando l’orribile attacco terroristico che ha avuto luogo durante il servizio domenicale”, nonché il tentativo di “causare un danno fisico al vescovo Joachim”.

Il Patriarcato, rappresentato da Teofilo III, ha “deplorato questo crimine atroce”, e ha enfatizzato che “attacchi terroristici perpetuati da gruppi radicali israeliani con l’obiettivo di colpire chiese, cimiteri e proprietà cristiane”, che si aggiungono ad “abusi fisici e verbali contro il clero cristiano”, sono diventati “quasi un fatto quotidiano che cresce evidentemente in intensità durante le vacanze cristiane”.

Questa situazione, denuncia il patriarcato, “non ha ricevuto una appropriata reazione, né a livello locale né internazionale”, nonostante i molti appelli, cosa che “rende penosamente chiaro che la autentica presenza cristiana in Terrasanta è in grave pericolo”.

Il Patriarcato ha inoltre messo in luce che “Gerusalemme è una città estremamemnte importante per tutti i cristiani dai tempi di Gesù Cristo”, e che l’attacco alla chiesa del Getsemani, dove c’è la tomba della Vergine Maria, è “un atroce crimine terrorisa che non può essere giustificato da alcuna circostanza”.

La richiesta alle autorità è dunque di “intervenire immediatamente” per garantire la sicurezza e la protezione dei cristiani a Gerusalemme e di prendere le misure legali necessarie.

Libano, un ritiro spirituale per i deputati cristiani libanesi

Si terrà il prossimo 5 aprile una giornata di preghiera per i 64 deputati libanesi di varie denominazioni, su invito del Patriarcato Maronita. L’incontro si terrà ad Harissa, vicino al santuario di Nostra Signora del Libano.

Il Cardinale Bechara Rai, patriarca dei Maroniti, aveva dichiarato nell’omelia del 19 marzo che “in questi tempi di Quaresima, speriamo di poter riunire i deputati cristiani ei capi dei loro gruppi parlamentari per un ritiro spirituale”. Il patriarcato maronita ha recentemente stilato una lista di dieci potenziali candidati consensuali alla presidenza.

Il Libano, infatti, è senza presidente dalle dimissioni di Michel Aoun il 31 ottobre, considerato che undici votazioni non hanno finora portato ad un accordo politico.

Da parte, il Patriarcato Maronita, propone una terza via che verrebbe fuori da un testa a testa tra Sleiman Frangié-Michel Moawad. Il tandem sciita Amal-Hezbollah ha formalizzato il proprio sostegno a Frangié, leader della corrente Marada, pur lasciando la porta aperta al dialogo. Quanto a Michel Moawad, è sostenuto da una parte dell'opposizione che però non riesce a raccogliere una maggioranza di voti sufficiente ad assicurargli la vittoria.

Per la presidenza circola anche il nome del comandante in capo dell'esercito, il generale Joseph Aoun, carica tradizionalmente riservata ai maroniti. Il leader della Courant patriotique libre (CPL, aouniste), Gebran Bassil, si oppone a questi tre nomi.

                                              FOCUS AFRICA

Papa Francesco riceve una delegazione del Sud Sudan

In questi giorni si sono riuniti presso la Comunità di Sant'Egidio esponenti del governo del Sud Sudan e dell'opposizione non firmataria dell'accordo di pace.

L'incontro è una conseguenza del viaggio di Papa Francesco a Giuba lo scorso febbraio, e viene dopo alcuni mesi di interruzione dei colloqui. Le delegazioni, rappresentative di tutti i partiti di opposizione, hanno riaperto il dialogo nel quadro della "Rome Initiative for South Sudan" e hanno fissato il prossimo round negoziale a maggio, sempre a Roma.

Il 24 marzo, le delegazioni, sia del governo che dell'opposizione non-firmataria sud-sudanese, sono state ricevute in udienza da papa Francesco che le ha incoraggiate a proseguire nel negoziato. "Porto questa visita nel cuore e porto nel cuore la visita a Giuba, prego per il popolo sud sudanese. Non dimenticate di pregare per me", ha detto il Pontefice. Lo ha riferito l'ANSA. 

Burkina Faso, il nuovo ambasciatore presenta le credenziali

il 25 marzo, Régis Kévin Bakyono, Ambasciatore di Burkina Faso presso la Santa Sede, ha presentato le sue lettere credenziali a Papa Francesco. Classe 1977, master in Relazioni Internazionali e certificati di formazione sul disarmo e non-proliferazione nucleare (2014; 2017) nonché sul Protocollo e le Prassi diplomatiche (2018) nel carnet degli studi, ha cominciato la sua carriera al Ministero degli Esteri nel 2006 ed è stato: Consigliere degli Affari Esteri, Direzione degli Organismi Specifici, MAE, (2008 – 2009); Capo del servizio della Cooperazione Afro-araba, MAE (2009 – 2012); Secondo Consigliere e in seguito Primo Consigliere, Missione Permanente a Vienna (2012 – 2017); Consigliere, MAE (2017 – 2018); Incaricato di Comunicazione e Relazioni Pubbliche presso l’OTICE, Vienna (2018 – 2020); Consigliere Tecnico presso il Ministro Delegato incaricato dell’Integrazione Africana e dei Burkinabé (2021 – 2022); Consigliere Tecnico presso il Ministro Delegato incaricato della Cooperazione Regionale (2022 - 2023). 

                                              FOCUS MULTILATERALE

Santa Sede a New York, per l’eliminazione della discriminazione razziale

Il 21 marzo, si è tenuto presso l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York un incontro commemorativo in occasione della Giornata Internazionale per l’Eliminazione della Discriminazione Razziale.

L’arcivescovo Gabriele Caccia, Osservatore della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York, ha affermato in un intervento che il razzismo si basa sulla credenza distorta che una persona è superiore all’altra, cosa in contrasto con il principio fondamentale che gli esseri umani “nascono liberi e uguali in dignità e diritti”.

Il nunzio ha descritto il razzismo come “una crisi nelle relazioni umane”, e che questo si può manifestare sia in maniera esplicita sia a livello profondo come pregiudizio razziale. Il fenomeno, ha aggiunto, si può superare sviluppando una cultura dell’incontro, della solidarietà e di una autentica fraternità umana. In particolare, ha detto, la Santa Sede è preoccupata dal diffondersi di razzismo e pregiudizio razziale diretto a migranti e rifugiati.

La Santa Sede a New York, il diritto all’acqua

Il 23 marzo, l’arcivescovo Gabriele Caccia ha preso la parola alla Conferenza sulla Revisione Generale di Medio Termine dell’Implementazione degli obiettivi del Decennio Internazionale di Azione “Acqua per lo sviluppo Sostenibile 2018 – 2028”.

Nel suo intervento, l’arcivescovo Caccia ha sottolineato che l’acqua è fonte di vita e un bene primario che dovrebbe essere a disposizione di tutti.

Per questo, l’accesso universale all’acqua, e il suo uso e gestione responsabile e sostenibile, sono indispensabili per il raggiungimento del bene comune di tuttta la famiglia umana.

Il nunzio ha sottolineato che l’acqua è importante in ciascuna delle tre dimensioni economica, sociale e ambientale che costituiscono lo sviluppo sostenibile, e ha chiesto agli Stati di rinnovare il loro impegno condiviso ad assicurarsi che l’acqua sia accessibile a tutti, e che la sua gestione non danneggi l’ambiente.

La Santa Sede a Ginevra, al Consiglio dei Diritti Umani

Lo scorso 17 marzo, si è tenuto un dibattito generale durante la 52esima sessione del Consiglio dei Diritti Umani.

L’arcivescovo Fortunatus Nwachukwu, osservatore permanente della Santa Sede presso le organizzazioni internazionali a Ginevra, ha messo in luce la difficile situazioni di quanti soffrono persecuzione a causa del loro credo religioso, notando come “negli ultimi anni, siamo stati testimoni del restringersi di misure repressive e abusi, anche da parte di autorità nazionali, contro minoranze di molte nazioni nel mondo”.

Ai credenti viene impedito di esprimere e praticare la loro fede, ha detto, anche se “questo non danneggia la sicurezza pubblica o viola i diritti di altri gruppi o individui”, mentre crescono i numeri delle profanazioni e della distruzione dei luoghi di culto e “diventa sempre più comune”, mentre non preoccupa meno “la condizione dei credenti in alcune nazioni dove, dietro una facciata di tolleranza e inclusione, la discriminazione è perpetrata in maniera subdola e insidiosa”, e in diverse nazioni c’è una “imposizione di diverse forme di censura che riducono la possibilità di esprimere le proprie convinzioni sia in pubblico che in politica con il pretesto di evitare di offendere la sensibilità degli altri”.

La Santa Sede nota che così si perde “molto spazio per un dialogo sano e il discorso pubblico”, e questo fa sì che diminuisca anche “la nostra possibilità di esprimere il diritto fondamentale alla libertà religiosa, nonché quello di pensiero e di coscienza”, diritti che sono “prerequisiti indispensabili per raggiungere la pace e cosruire una società giusta”.

La Santa Sede ricorda, ricalcando le parole di Papa Francesco, che “i governi hanno il dovere di proteggere” il diritto alla libertà religiosa, e di assicurare che “ogni persona, compatibilmente con il bene comune, abbia l’opportunità di agire in accordo con la propria coscienza, sia nella sfera pubblica che nell’esercizio della propria professione”.

La Santa Sede all’Organizzazione degli Stati Americani, la lotta alla schiavitù

Il 25 marzo ricorre la Giornata Internazionale in Ricordo delle Vittime di Schiavitù e della Tratta Transatlantica degli schiavi. Il 23 marzo, l’Organizzazione degli Stati Americani ha onorato la giornata con una sessione straordinaria del Consiglio Permanente.

Nell’occasione, monsignor Juan Antonio Cruz Serrano, osservatore permanente della Santa Sede presso l’organizzazione,

Dopo aver ringraziato per l’iniziativa e ricordato le parole di Papa Francesco contro il razzismo, l’osservatore ha notato che “il traffico di schiavi e la schiavitù non è qualcosa che ha avuto luogo in passato”, ma piuttosto “qualcosa che continua a succedere in diversi Paesi”.

Certamente, ha concesso, “si è fatto molto nel riconoscimento della gravità di questa realtà”, ma senza dubbio “ci vuole ancora molto perché la nostra società ne prenda coscienza”, e così “per poter sradicare questo flagello è necessario creare processi per realizzare questa armonia pacifica che si richiede tra i popoli”.

Monsignor Cruz Serrano ha aggiunto che “la Santa Sede continuerà il suo lavoro a fianco delle istituzioni per garantire condizioni adeguate di educazione e formazione in modo da generare una società più giusta in cui nessuno si veda emarginato”.