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Diplomazia pontificia, il ruolo della mediazione

Arcivescovo Bernardito Auza | L'arcivescovo Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, durante un dibattito all'ONU | Holy See Mission Arcivescovo Bernardito Auza | L'arcivescovo Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, durante un dibattito all'ONU | Holy See Mission

Nel 2014, il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, lanciava l’idea di stabilire un ufficio per le mediazioni pontificie all’interno della Segreteria di Stato. Prima ancora, nel 2013, il professor Vincenzo Buonomo, attuale rettore della Pontificia Università Lateranense, presentando un volume del Cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato emerito, esaltò il ruolo delle mediazioni pontificie in situazioni difficili di conflitto. Lo scorso 29 agosto, il tema della mediazione è stato al centro di un dibattito del Consiglio di Sicurezza alle Nazioni Unite.

Riprendono così i lavori alle Nazioni Unite, in attesa dell’inaugurazione della 73esima Assemblea Generale a settembre cui quest’anno dovrebbe partecipare anche il Segretario di Stato vaticano. Intanto, il nunzio Ettore Balestrero è arrivato in Repubblica Democratica del Congo, come rappresentante pontificio in uno degli scenari più difficili del globo.

Il ruolo delle mediazioni pontificie

Il 29 agosto, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha parlato di “Mediazione e Soluzione delle Dispute”. L’arcivescovo Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a New York, ha tenuto un intervento in cui ha lodato il ruolo del “dialogo paziente e della negoziazione” come una via privilegiata per la risoluzioni delle dispute, non mancando di notare il ruolo che ha avuto la Santa Sede in dispute come quella tra Argentina e Cile per il Canale di Beagle nel 1978.

L’arcivescovo Auza ha anche sottolineato che è importante che i negoziatori lavorino a fianco delle comunità locali che più di tutte soffrono delle dispute, in modo che le soluzioni raggiunte possano raggiungere una pace duratura, dato che “i conflitti lasciano ferite molto profonde, e un processo partecipativo ed inclusivo di mediazione è necessario al processo di guarigione e riconciliazione che continua anche dopo che l’inchiostro degli accordi di pace è asciutto”.

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Anche l’arcivescovo Justin Welby, Primate Anglicano di Canterbury, ha preso parte al dibattito, sottolineando l’importanza delle Chiese nei processi mediazione, perché - ha detto - le Chiese “sono spesso le uniche istituzioni funzionanti in situazioni fragili o pre-conflitto”, e sono “intimamente presenti nei luoghi dove sono i conflitti”. L’arcivescovo Welby ha fatto l’esempio del coinvolgimento del Primate Anglicano Justin Badi Arama nel lavorare agli accordi di pace in Sud Sudan.

L’arcivescovo Welby si è recato personalmente in Sud Sudan, e Papa Francesco ha rivelato che il suo viaggio in Sud Sudan, molto desiderato, era stato pensato come un viaggio ecumenico, con la presenza del Primate anglicano.

Lo stesso arcivescovo Welby ha esperienza nella mediazione internazonale, ed è un membro del Consiglio di Alto Livello sulle Mediazioni stabilito dal segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres.

Una celebrazione per l’inizio dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite

Non si sa se ci sarà, ma – come di consueto – anche il Segretario Generale delle Nazioni Unite è stato invitato al Servizio di Preghiera che si in occasione dell’inaugurazione dell’Assemblea Generale.

Il “servizio di preghiera” si terrà il 17 settembre, e avrà una meditazione guidata dall’Arcivescovo colombiano Luis Castro Quiroga, presidente emerito della Conferenza Episcopale Colombiana e tra i leader del processo di pace in Colombia.

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Questa in programma è la 73esima assemblea generale delle Nazioni Unite. Tra i temi più importanti, i due global compact su migranti e rifugiati, ai cui negoziati la Santa Sede ha partecipato attivamente.

L’arcivescovo Balestrero arrivato in Congo

È per ora vacante il ruolo di nunzio in Colombia, dopo che l’arcivescovo Ettore Balestrero è stato chiamato a rinforzare la Nunziatura Apostolica della Repubblica Democratica del Congo. L’arcivescovo Balestrero è arrivato a Kinshasa il 14 agosto, e ha dato una lunga intervista agli organi di stampa della Conferenza Episcopale del Congo.

Nell’intervista, l’arcivescovo Balestrero ha sottolineato di aver bisogno dei vescovi perché “lo aiutino a conoscere un po’ la situazione”, ha detto che uno dei compiti della sua missione è anche quello di aiutare il Papa a nominare i vescovi nelle diocesi vacanti, ma anche di “gestire un po’ la nunziatura”, lavorando “con i vescovi come una famiglia” per rispondere alle necessità dell’evangelizzazione e ai bisogni spirituali, ma anche a quelli materiali delle persone.

La situazione in Repubblica Democratica del Congo è stata particolarmente complessa, e i vescovi si erano schierati con quanti chiedevano una svolta democratica e il rispetto degli accordi di San Silvestro che prevedevano libere elezioni e la non ricandidatura del presidente Kabila. Il nunzio Montemayor è a Roma dallo scorso febbraio.

L’arcivescovo Marcel Utembi, presidente della Conferenza Episcopale, ha sottolineato che la credibilità del voto previsto a dicembre dipenderà in larga parte dalla presenza “di osservatori nazionali e internazionali”, e che, se le elezioni saranno percepite come truccate, questo prolungherà la crisi nel Paese.

L’arcivescovo Utembi, insieme ai vescovi del Congo, ha stilato una serie di raccomandazioni alla Commissione Elettorale Indipendente per assicurare elezioni trasparenti, tra cui la richiesta di permettere la presenza di osservatori nazionali o internazionali ed evitare l’applicazione arbitraria di regole per alcuni candidati che intendono concorrere”, nonché la necessità di trovare un accordo sulle modalità del voto, essendoci un vasto dibattito sull’uso di macchine per il voto o meno. La lista definitiva dei candidati per le elezioni è attesa per il 19 settembre.

Camerun, rinviata la conferenza generale per risolvere la questione anglofona

Negli ultimi due anni, il Camerun è stato travolto dalla cosiddetta “crisi anglofona”: insegnanti e avvocati anglo parlanti hanno organizzato uno sciopero, che si è poi trasformato in una rivolta contro l’emarginazione delle regioni di lingua inglese del Paese, con un dibattito che ha assunto toni fortissimi e vere e proprie spinte secessioniste.

La Chiesa Cattolica ha lavorato come fonte di mediazione, e il Cardinale Christian Tumi è stato tra i principali promotori di una Conferenza generale sulla questione anglofona del Camerun, che si doveva tenere il 29 e 30 agosto. È stata invece rinviata al 21 – 22 novembre, in modo da concedere più tempo di arrivare ai partecipanti provenienti da tutto il Paese.

Il Consiglio delle Relazioni Arabe e Internazionali la prossima settimana in Vaticano

Una delegazione del Consiglio delle Relazioni Arabe e Internazionali sarà la prossima settimana in Vaticano, e avrà la possibilità di incontrare Papa Francesco e il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano. La notizia è stata data dall’agenzia Fides, legata alla Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

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Il Consiglio, fondato in Kuwait nel 2009, riunisce ex politici di diversi Paesi Arabi. Tra questi, Fouda Siniora, ex premier del Libano che nella scorsa settimana si è incontrato con il Cardinale Bechara Boutros Rai. Secondo Sinora, l’agenda degli incontri in Vaticano sarà centrata sulla necessità di favorire e sostenere in ogni modo la convivenza tra musulmani e cristiani, ma che si parlerà anche della questione palestinese e in particolare della questione Gerusalemme, seguendo un dibattito che è cominciato fortissimo da quando il presidente USA Donald Trump ha deciso di spostare l’ambasciata statunitense in Israele da Tel Aviv alla Città Santa.

Un nuovo ambasciatore delle Filippine presso la Santa Sede

Il nuovo ambasciatore delle Filippine presso la Santa Sede ha presentato a Papa Francesco le sue credenziali nella mattinata dall'1 settembre. Grace Relucio Princesa, classe 1956, vedova con 5 figli, è laureata in relazioni internazionali e ha un Master in studi delle migrazioni. Ha svolto vari incarichi nel ministero e poi in varie ambasciate, in particolare come consolo ad Abu Dhabi e primo segretario di ambasciata al Cairo, e incaricato di affari presso l'ambasciata delle Filipine in Iraq. 

È stata anche dal 2009 al 2015 ambasciatore negli Emirati Arabi Uniti, e prima ancora rappresentante permanente presso l'IRENA, Agenzia Internazionale per l'Energia Rinnovabile.