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Diplomazia pontificia, la pace in Armenia, Gallagher in Algeria

Per i 30 anni di relazioni diplomatiche, il Cardinale Parolin celebra una messa per la pace in Armenia. L’arcivescovo Gallagher in Algeria per i 50 anni di relazioni diplomatiche

Parolin, Mirzoyan | Il cardinale Pietro Parolin con il ministro degli Esteri armeno Ararat Mirzoyan | Vatican Media Parolin, Mirzoyan | Il cardinale Pietro Parolin con il ministro degli Esteri armeno Ararat Mirzoyan | Vatican Media

Mentre c’è una statua della Madonna di Fatima nel Caucaso che ha toccato anche l’Azerbaijan, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, celebra una Messa per l’Armenia. L’occasione, significativa, sono i 30 anni di relazioni diplomatiche, ma in realtà è una Messa importante perché dimostra ancora una volta la vicinanza della Santa Sede all’Armenia, specialmente riguardo la questione del Nagorno Karabakh. Dopo una pace dolorosa, una risoluzione europea che chiede di proteggere i luoghi cristiani nella regione e una dell’UNESCO che chiede di preservarli, l’Armenia si trova ancora una volta sotto attacco.

Altre informazioni: l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i rapporti con gli Stati, è stato in Algeria per i cinquanta anni di relazioni diplomatiche. Viene dalla Segreteria di Stato il nuovo nunzio a El Salvador.

                                                FOCUS PAROLIN

Il Cardinale Parolin dice una Messa per la pace in Armenia

Il 26 ottobre, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha presieduto una celebrazione eucaristica nella Basilica di Santa Maria Maggiore in occasione del 30esimo anniversario delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Armenia.

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La Messa era intesa anche come una speciale preghiera per la pace nella regione del Caucaso, perché l’Armenia continua a subire attacchi dall’Azerbaijan nonostante abbia siglato una pace “dolorosa” nel 2021. La regione contesa dall’Azerbaijan non è più solo il Nagorno Karabakh, Artsakh nella tradizione armena, ma anche un corridoio per raggiungere la regione che taglierebbe in due il territorio armeno.

Nella sua omelia, il Cardinale Parolin ha delineato come “segno importante” la decisione di aprire una nunziatura a Yerevan, ha ricordato le ottime relazioni di dialogo ecumenico tra Chiesa Cattolica e Chiesa Apostolica Armena, cementato dai diversi incontri tra Papa Francesco e il Catholicos Karekin II, ha messo in luce il legame con la Chiesa cattolica armena delineato nella comunione ecclesiastica concessa dal Papa al nuovo Catholicos di Cilicia Raphael Bedros Minassian.

Il Cardinale ha affidato la pace al “dottore della pace” San Gregorio di Narek, ma anche alla Vergine Maria, ricordando che proprio in questi giorni la statua della Madonna di Fatima sta viaggiando nel Caucaso, e ha toccato sia territorio armeno che territorio azerbaijano.

Il Segretario di Stato vaticano ha notato che gli “armeni sono un popolo di profonda fede”, la cui spiritualità è “fondata su una solida base di pietra, sul khatchkar”.

“Questo grande Paese - ha detto il cardinale Parolin - si è sempre distinto come la prima nazione ad abbracciare la fede cristiana. Nel corso dei secoli, la fede cristiana ha sostenuto questo grande popolo, soprattutto nei momenti difficili della sua storia”.

Alla celebrazione era presente anche Ararat Mirzoyan, ministro degli Affari Esteri armeno.

More in Mondo

Mirzoyan e l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i rapporti con gli Stai, ebbero una scambio di lettere lo scorso 23 maggio, in occasione del 30esimo anniversario dell’instaurazione delle relazioni diplomatiche tra la Repubblica di Armenia e la Santat Sede.

Il Cardinale Parolin a Parigi sulla questione della Leadership femminile

Caritas Internationalis ha organizzato il 27 e 28 ottobre una conferenza dedicata al tema della leadership femminile che si è tenuta nel quartiere generale dell’UNESCO a Parigi.

L’evento è stato aperto da un intervento del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, che ha chiesto più coraggio di smuovere le acque quando si tratta di condizione delle donne.

Il Cardinale non lesina comunque critiche. Sottolinea che l’ultimo rapporto UNESCO sul gender mostra – dice il Segretario di Stato vaticano – con chiarezza l’intenzione di imporre “con forza una posizione uniforme e inflessibile, in definitiva intollerante verso qualsiasi altro paradigma antropologico, compreso quello proposto nelle scuole cattoliche”. E dunque per la Santa Sede è “inquietante” constatare che “certe derive ideologiche, con il pretesto di ‘rispondere a certe aspirazioni talvolta comprensibili’, finiscano in realtà per svilire la stessa comprensione della donna e dei suoi diritti”.

Il Cardinale Parolin chiede agli Stati di avere “il coraggio di investire”, ma anche “il coraggio di considerare appieno le situazioni complesse e dolorose vissute da milioni di ragazzi e donne”.

Tra le richieste del segretario di Stato, quella di investire sull’educazione di qualità per le donne, sviluppando una inclusione che sia “disposta a interconnettere tutte le componenti della società per offrire percorsi di maturazione umana creativi e responsabili, adeguati alla dignità della donna”, permettendo alle ragazze di “studiare senza ostacoli” secondo un principio di educazione “inclusiva” che deve essere abbinato ad una “educazione di qualità”.

Infine, il Cardinale Parolin ha sottolineato che le donne “sono in grado di comprendere la realtà in modo unico: sapendo resistere alle avversità, rendendo la vita ancora possibile "anche in situazioni estreme" e aggrappandosi "tenacemente al futuro".

Anche la Chiesa, ha concluso il Cardinale, oggi vede donne “progressivamente coinvolte negli organi collegiali e decisionali della Curia Romana e della Chiesa Universale, fino a ricoprire posizioni di responsabilità un tempo riservate ai chierici”.

Il Cardinale Parolin ai 50 anni dell’AVSI

Il 26 aprile, il Cardinale Pietro Parolin ha aperto l’evento “Oltre lo sviluppo, il futuro che vogliamo”. L’evento, che si è tenuto al MAXXI di Roma, era organizzato dalla Ong cattolica AVSI che festeggia i suoi cinquanta anni.

Nel suo intervento, il Cardinale ha ricordato l’invasione russa in Ucraina, che si è unita “a molteplici crisi tra loro interconnesse, esacerbate dalla pandemia da covid-19, con l’invasione russa in Ucraina.

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Alla minaccia nucleare, il Cardinale Parolin contrappone la dottrina sociale della Chiesa che propone “di portare alla pace attraverso uno sviluppo umano che possieda un carattere morale e presupponga il pieno rispetto della persona umana ma anche presti attenzione al mondo naturale, al grido della Terra e a quello dei poveri”.

Il Segretario di Stato vaticano ha denunciato anche “la dannosità del modello economico fondato sul profitto che non esita a sfruttare e a scartare, perfino ad uccidere l’uomo e genera numerose ingiustizie all’interno delle nazioni e fra di esse”.

Il cardinale ha poi elogiato il lavoro di AVSI, la cui “testimonianza e azione creativa, concreta e professionale” è “una ricchezza della nostra società, un segno tangibile di quell’amore che rompe le catene che ci isolano e ci separano, gettando ponti”.

Il cardinale ha lodato, in particolare, il progetto “Ospedali Aperti”, in Siria, che “ha dato la possibilità di aprire le porte di tre strutture mediche cattoliche già presenti nel territorio a pazienti indigenti e anche di aprire nuovi dispensari allo scopo di assicurare il diritto di accesso alla salute a migliaia di persone prive dei mezzi necessari per accedere alle cure mediche. E ciò, mi preme sottolinearlo, indipendentemente dalla fede da loro professata”.

Il cardinale ha infine rinnovato il sostegno della Santa Sede alla missione dell’AVSI.

                                                FOCUS SANTA SEDE

Papa Francesco incontra lo sceicco Al-Azhari

Il 28 ottobre, Papa Francesco ha ricevuto lo Sceicco Osama Al-Azhari, Consigliere del Presidente della Repubblica d’Egitto per gli Affari Religiosi, professore di Al-Azhar e membro del Consiglio della Fondazione della Fratellanza Umana.

All'incontro ha partecipato Monsignor Yoannis Lahzi Gaid, già segretario personale di Sua Santità Papa Francesco e Presidente della Fondazione della Fratellanza Umana in Egitto.

Lo sceicco Osama Al-Azhari ha portato i saluti del presidente di Egitto Abdel-Fattah El Sisi al Papa, e ha presentato progetti che la Fondazione per la Fratellanza Umana sta attuando nel territorio  egiziano per servire i bisognosi e i poveri e per tradurre il Documento sulla Fraternità Umana in azioni concrete.

Da parte sua, Papa Francesco ha espresso affetto e amicizia per l’Egitto, e ha incoraggiato la Fondazione a continuare ad operare per servire i poveri, gli orfani e i bisognosi e a diffondere la cultura della fratellanza e della convivenza tra tutti gli esseri umani.

Monsignor Gaid ha illustrato i progetti della fondazione, e in particolare

il progetto dell'Ospedale Bambno Gesù Women’s and Children’s Hospital del Cairo, che fornirà cure mediche e allevierà le sofferenze di molte famiglie egiziane, rendendo l'Egitto la meta per le cure pediatriche di tutti i fratelli del Medio Oriente, dell'Africa e di tutti i Paesi del Mondo. 

Il Cardinale Parolin su una mediazione vaticana in Ucraina

Commentando le parole del portavoce del Cremlino Peskov, che sembravano aprire ad una mediazione della Santa Sede nel conflitto in Ucraina, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha sottolineato che è “positivo che ci sia una apertura generico di questo tipo e si può concretizzare tenendo conto di tutti gli aspetti. Significa che c’è disponibilità a parlare. Mi pare un passaggio avanti rispetto a qualche giorno fa”.

Parlando con i giornalisti, Peskov aveva ribadito che il presidente russo Vladimir Putin non era contrario al coinvolgimento degli Stati Uniti e di Papa Francesco nella ricerca di una mediazione. Allo stesso tempo, Peskov ha detto che in Ucraina c’è un quadro normativo che ostacola i negoziati con la Russia, riferendosi al decreto del presidente ucraino Volodymir Zelensky sull’impossibilità di tenere colloqui con Putin. Un decreto che attuava una decisione del Consiglio Nazionale di Sicurezza Ucraino.

Il Cardinale Parolin ha detto che, durante il colloquio in Vaticano, il presidente francese Emmanuel Macron si è mostrato preoccupato “per i pochi segni di apertura” da parte di Mosca e Kyiv, e ha aggiunto di non essere stati in grado finora a parlare con il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, cui è stato mandato l’appello per la pace fatto da Papa Francesco all’Angelus del 2 ottobre.

Il Segretario di Stato vaticano ha anche detto di non sapere se qualcuno potrebbe davvero sganciare la bomba atomica. “C’è chi dice che sia un bluff, per impressionare – racconta - Altri dicono che al contrario sono minacce reali ma noi speriamo che non siano tali, tuttavia quando si avvia la guerra sappiamo che si può allargare e non si sa mai dove possa finire. Questa è la mia preoccupazione. Senza volerlo ci si potrebbe trovare in certe situazioni incontrollabili”.

Il Cardinale Parolin incontra il ministro degli Esteri armeno

Il 25 ottobre, il Cardinale Parolin ha avuto un incontro con il ministro degli Esteri armeno Ararat Mirzoyan, venuto in visita ufficiale in occasione dei 30 anni di relazioni diplomatiche.

Secondo informazioni del ministero, “mettendo in luce che questa visita sta avendo luogo nell’anno in cui si ricorda il 30esimo anniversario dello stabilimento di relazioni diplomatiche tra Armenia e Santa Sede, gli interlocutori hanno lodato le nostre relazioni bilaterali basate sui valori cristiani, mentre i nostri legami storici e culturali stanno sviluppandosi in maniera dinamica”.

Sempre secondo il ministero, Parolin e Mirzoyan hanno “sottolineato le continue visite di alto livello e incontri tra Armenia e Santa Sede” e hanno discusso come rafforzare ed espandere la cooperazione sulle piattaforme internazionali, considerando “gli approcci comuni su temi di interesse urgente dall’agenda internazionale”.

Ovviamente, la questione del Sud Caucaso è stata al centro. In particolare, Mirzoyan ha posto l’attenzione sulle conseguenze dell’ultima aggressione portata avanti dalle forze armate di Azerbaijan sul territorio di Armenia, e ha sottolineato che l’ostacolo principale alle conseguenze della più recente aggressione portata avanti dalle forze azerbaijane contro il territorio sovrano di Armenia.

L’imperativo è quello del “ritiro delle forze armate azerbaijane,” facendo liberare i prigionieri e una osservanza non condizionale di un regime di cessate il fuoco.

I due hanno parlato anche della protezione dei monumenti storico culturale e spirituali armeni, salvati dalla distruzione della loro identità nei territori caduti sotto il controllo dell’Azerbaijan. A questo proposito, il ministro degli Affari Esteri Armeno ha messo in luce come fino ad oggi l’Azerbaijan abbia ostacolato la visita della missione dell’UNESCO in Nagorno Karabakh e nelle aree adiacenti.

                                    FOCUS SEGRETERIA DI STATO

L’arcivescovo Gallagher in Algeria

Il 25 e 26 ottobre, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i rapporti con gli Stati, è stato in Algeria per festeggiare i 50 anni di relazioni diplomatiche.

La Santa Sede aveva infatti stabilito la posizione di delegato dell’Africa del Nord nel 1965, e le responsabilità del delegato cambiarono mentre la Santa Sede sviluppava relazioni con le nazioni nell’area di responsabilità del delegato. Il 6 marzo 1972, fu nominato il primo pro-nunzio in Algeria, Sante Portalupi.

Il primo appuntamento dell’arcivescovo Gallagher su suolo algerino è stata la visita al

Monument des Martyrs ad Algeri, ovvero il memoriale in ricordo delle vittime durante la guerra di liberazione.

Diversi gli incontri. Prima, l’arcivescovo Gallagher ha incontrato il ministro dell’Interno, Brahim Merad, e il ministro per gli Affari religiosi, Youcef Belmehdi. Quindi, ha incontrato il rettore della Grande Mosquée d’Algeri, Mohamed Mamoune El Kacimi El Hassini. Infine, ha fatto visita al presidente della Repubblica algerino, Abdelmajid Tebboune.

Il 26 ottobre, l’arcivescovo è stato al monastero di Tibhirine, luogo di martirio dei monaci trappisti tra il 1994 e il 1996, e poi ha incontrato corpo diplomatico e civile.

Cambi in Segreteria di Stato: l’assessore Cona inviato nunzio in El Salvador

Il 26 ottobre, monsignor Luigi Cona è stato trasferito dal suo incarico di assessore della Segreteria di Stato a quello di nunzio in El Salvador. Prenderà il posto dell’arcivescovo Gangemi, destinato alla nunziatura in Serbia.

Dopo tre anni, dunque, il monsignore siciliano lascia la segreteria di Stato. Nato nel 1965, sacerdote dal 1990, nel servizio diplomatico della Santa Sede dal 2003, ha lavorato nelle nunziature di Panama, Portogallo, Camerun, Marocco, Giordania, Turchia, nella sezione per gli Affari generali della Segreteria di Stato e nella rappresentanza pontificia in Italia. Dal 24 ottobre 2019 era assessore per gli affari generali della Segreteria di Stato, dove era stato chiamato a sostituire l’allora monsignor Paolo Borgia, che era stato nominato nunzio in Costa d’Avorio e che recentemente è stato destinato alla nunziatura del Libano.

Nuovo assessore della Segreteria di Stato è stato nominato monsignor Roberto Campisi, dal 2010 nel servizio diplomatico vaticano, che era già nei ranghi della Prima Sezione della Segreteria di Stato.

                                                FOCUS AMBASCIATORI

Le credenziali dell’ambasciatore del Bahrein presso la Santa Sede

Alla vigilia del viaggio in Bahrein (che si terrà dal 3 al 6 novembre), il Papa riceve le lettere credenziali di Muhammad Abdul Ghaffar, ambasciatore di Manama presso la Santa Sede.

Abdul Ghaffar, classe 1949, musulmano, sposato con cinque figli, ha studiato in India e negli Stati Uniti e ha cominciato la carriera diplomatica nel 1975. È stato: diplomatico presso l’Ambasciata in Giordania (1977-1979); Membro della Delegazione Permanente presso le Nazioni Unite a New York (1979-1984); Rappresentante Permanente presso le Nazioni Unite a New York (1990-1993); Ambasciatore negli Stati Uniti, Ambasciatore non residente in Canada e in Argentina (1995-2001); Ministro di Stato presso il Ministero degli Affari Esteri (2001-2005); Ministro dell’Informazione (2005-2007); Ambasciatore in Belgio (2008-2009); Consigliere di Sua Maestà il Re per gli Affari Diplomatici (2009-2014); Ambasciatore in Francia e presso la Santa Sede.

Ha presentato le credenziali singolarmente, e non in gruppo come generalmente avviene per gli ambasciatori non residenti. Abdul Ghaffar, infatti, ha la sua residenza a Parigi.

                                                FOCUS MULTILATERALE

La Santa Sede a New York, sul disarmo e la sicurezza internazionale

Il 24 ottobre si è riunito a New York il Primo Comitato dell’Assemblea Generale delle nazioni Unite per una discussione tematica sulle armi convenzionali.

L’arcivescovo Gabriele Giordano Caccia, osservatore della Santa Sede presso le Nazioni Unite, ha ribadito il supporto della Santa Sede agli sforzi multilaterali per rafforzare ed implementare pienamente il programma di Azione per Prevenire, Combattere e Sradicare il Commercio Illecito in Piccole Armi e Armi Leggere (SALW), nonché lo strumento di tracciamento internazionale (ITI).

La Santa Sede non ha mancato di rimarcare la connessione tra il traffico illecito di armi e la violenza, e lamentato che il commercio illegale di armi supporta e dà adito a terrorismo, crimine organizzato, tratta di esseri umani, traffico di droga.

La riduzione del commercio illegale di armi – ha detto l’arcivescovo Caccia – è profondamente connesso con lo sviluppo integrale e la pace.

La Santa Sede a New York, altre misure di disarmo

Ancora il 24 ottobre, la discussione dell’Assemblea Generale ONU ha riguardato “Altre misure di disarmo e la sicurezza internazionale”.

L’arcivescovo Caccia ha espresso il supporto della Santa Sede al Gruppo di Lavoro sulla sicurezza e nell’uso di tecnologia, e ha affermato che c’è bisogno di un cambio “da un paradigma di competizione ad uno di cooperazione”.

Gli Stati, ha aggiunto, sono responsabili in tre aree particolari: nell’assicurare rispetto per la dignità inerente della persona umana; nell’assicurare la sicurezza dei più vulnerabili, specialmente attraverso la protezione di infrastrutture critiche; e nel fare in modo che la guida delle loro azioni sia la giustizia, anche nel cyberspazio.

La Santa Sede a New York, la questione delle armi spaziali

In una settima delle Nazioni Unite dedicata ai temi del disarmo, c’è da segnalare anche una discussione sugli aspetti del disarmo nello spazi del 27 ottobre. È un tema che ha visto la Santa Sede tra i pionieri.

Tuttavia, la comunità internazionale “non ha ancora avuto successo nel negoziare un accordo sulla proibizione di tutti i tipi di armi nello spazio”, ed è un obiettivo “più urgente che mai”, considerando che molti Stati hanno speso risorse sulla ricerca, lo sviluppo e il test di armi orbitanti e basate sullo spazio.

Si tratta di sviluppi che rischiano di portare “ad una corsa agli armamenti spaziali e mettere a rischio il crescente uso dello spazio per scopi pacifici”.

La Santa Sede a New York, la questione del diritto internazionale

Ancora il 27 ottobre, la Santa Sede ha partecipato ad una discussione sul Rapporto della Commissione di Legge Internazionale. Il lavoro della commissione, giunto alla 73esima edizione, è stato lodato dall’arcivescovo Caccia, il quale ha anche detot che la Santa Sede ha sempre supportato il concetto di ius cogens, sebbene abbia anche espresso supporto agli sforzi recenti della commissione di sviluppare guida sulla metodologia propria per la identificazione delle norme perentorie della Legge Internazionale e per determinare le loro conseguenze”.

Riguardo la protezione dell’ambiente in relazione ai conflitti armati, l’arcivescovo Caccia ha supportato la presenza di una maggiore enfasi nei principi della bozza sull’aspetto umanitario e umanistico delle leggi di guerra, perché se è vero che i rifugiati possono, ad esempio, creare stress ambientale lì dove sono dislocati, non è che questa considerazione debba “prevenire, scoraggiare, e ritardare la fornitura di aiuti”.

La Santa Sede a New York, l’uso dello spazio per scopi pacifici

Il 28 ottobre, si è parlato di “Cooperazione internazionale nell’uso pacifico dello spazio”. L’arcivescovo Caccia ha detto che la Santa Sede sostiene da sempre che l’enorme progresso della tecnologia spaziale debba essere usato per migliorare le relazioni pacifiche tra gli Stati, e ha espresso preoccupazione riguardo i satelliti che sempre più affollano lo spazio più vicino alla terra.

Per la Santa Sede. Ci vuole un sistema di governance spaziale e allo scopo fa tre considerazioni: che la sostenibilità della attività spaziale richiede a tutti gli Stati di cooperare per limitare la creazione di nuovi detriti spaziali e nel rimuovere i detriti esistenti; che gli interessi commerciali devono essere bilanciati con ricerca scientifica, e magari anche con un sistema internazionale di regolamentazione; e terzo, che l’uso dello spazio sia di beneficio per tutti gli Stati e considerato bene comune.

La Santa Sede all’OSCE, la questione della sicurezza del Mediterraneo

Il 24 e 25 ottobre si è tenuta sul Mar Morto la Conferenza del Mediterraneo dell’OSCE, dal tema: “Sviluppare la sicurezza e la cooperazione nel Mediterraneo: rafforzare il dialogo con i partner mediterranei dell’OSCE per la cooperazione”.

Monsignor Mauro Lalli, della nunziatura di Giordania, ha rappresentato la Santa Sede nella seconda sessione, dedicato a “Fare perno sulla partnership mediterranea dell’OSCE per combattere il traffico di esseri umani”.

La Santa Sede ha notato che “tristemente, il traffico di esseri umani colpisce gli Stati intorno il Mediterraneo”, specialmente sulle rotte migratorie, e perciò è “necessario rafforzare tutte le misure dirette a prevenire lo sfruttamento delle persone”, così come “fornire rimedio per le vittime della tratta in queste nazioni di origine”.

Per questo, “la collaborazione tra le Nazioni del Mediterraneo è decisiva nel combattere con efficacia il traffico di esseri umani”, e c’è bisogno dunque di maggiore cooperazione. La Santa Sede mette in luce anche il lavoro di “un significativo numero di organizzazioni religiose” impegnate nel dare sostegno a quanti hanno bisogno”; ma nota anche come la legislazione debba “essere continuamente adattata per mantenersi al passo con l’evoluzione di questo orrendo fenomeno”, e per questo “è essenziale che istituzioni pubbliche, private e religiose lavorino insieme per aiutare a proteggere i nostri esseri umani dall’essere o rimanere vittime di tratta in violazione della loro dignità diritti fondamentali”.

La Santa Sede a Ginevra, il Dialogo sulle Migrazioni

Il 24 ottobre, si è tenuto a Ginevra il Dialogo sulle Migrazioni organizzato dalla Organizzazione Internazionale delle Migrazioni, di cui la Santa Sede è membro. L’arcivescovo Fortunatus Nwachukwu, osservatore permanente della Santa Sede a Ginevra, ha parlato nel corso del panel “Compredere il ruolo delle donne e dei giovani nel mitigare gli impatti della insicurezza alimentare create dal cambiamento climatico su migrazioni e sfollamento”.

Nel suo intervento, il nunzio ha volute sottolineare che i protagonist delle migrazioni “non sono numeri o mere statistiche”, ma sono piuttosto “persone umane spesso forzate a prendere decisioni salva vita”.

La Santa Sede ricorda che “nessuno Stato può gestire le conseguenze del cambiamento climatico da solo”, ma “tutti gli Stati devono riconoscere che il povero e vulnerabile sono nel più grande e più immediate rischio”.

La Santa Sede nota che “la nostra casa commune non può essere considerata come qualcosa di separato dal posto in cui viviamo”, e che è fondamentale oggi, mentre ci si comincia a riprendere dalla pandemia, “promuovere una cultura della cura in risposta alla tendenza individualistica e aggressive della cultura dello scarto”.

La Santa Sede sottolinea anche che la discussione “non può prescindere dall’essenzialità dell’agricoltura”, e dunque si chiede di trovare “modi creative di investire in agricoltura sostenibile, anche attraverso la cooperazione internazionale”.

La Santa Sede reitera che il dibattito sulle migrazioni non riguarda solo i migranti, e che “costruire il futuro con i migrant significa anche riconoscere e valorizzare il loro contributo”.

L’arcivescovo Nwachukwu nota che è sempre più evidente il nesso tra “crisi climatica e crisi migratoria”, e ribadisce l’importanza di riconoscere e comprendere il ruolo delle donne e dei giovani.

La Santa Sede a Ginevra, l’insicurezza alimentare e il ruolo degli oceani

In un altro panel, l’arcivescovo Nwachukwu si è concentrato sul ruolo di oceani, acqua e terreni. “Il cambiamento climatico può accadere ovunque, la capacità di rispondere e adattarsi varia”, ma è sempre più evidente che poveri e vulnerabili sono sproporzionatamente colpiti dalla crisi ecologica e climatica.

Tutto, afferma il nunzio, è connesso, dalla povertà alla migrazione, dall’insicurezza alimentare al cambiamento climatico. Inoltre, aggiunge, il cambiamento climatico ha effetti a lungo termine sulla produttività agricola, e per questo ribadisce la necessità di una agricoltura sostenibile e ricorda che per le comunità rurali l’impatto è molto più forte.

Affrontare il tema è “un obbligo morale per le future generazioni”, dice l’arcivescovo. La Santa Sede ci tiene comunque a sottolineare che “mentre si rispettano pienamente i diritti umani e le libertà fondamentali delle persone in movimento, è anche importante creare condizioni che permettano alle comunità di individui di vivere in sicurezza e dignità nelle loro nazioni di origine”.

Le conclusioni del seminario di studio “Non lasciare nessuno indietro”

Monsignor Fernando Chica Arellano, osservatore della Santa Sede presso le organizzazioni alimentari dell’ONU, ha tenuto il 27 ottobre scorso le riflessioni conclusive al seminario di studio “Non lasciare nessuno indietro: una migliore produzione, una migliore alimentazione, un ambiente migliore e una vita migliore per tutti”.

Nel suo intervento, monsignor Chica Arellano ha sottolineato che per “non lasciare nessuno indietro” occorre “adottare una visione sistemica, olistica perché la povertà e la fame sono purtroppo il risultato di una concatenazione di cause, che richiedono di essere affrontate sinergicamente e risolte con molteplici soluzioni concertate”.

Monsignor Chica sottolinea che “se la solidarietà internazionale viene solamente dichiarata ma non attuata, i poveri rimarranno nella loro valle di lacrime, senza ricevere però l’aiuto del quale hanno bisogno per vivere l’oggi con serenità e guardare al futuro con speranza”.

L’Osservatore, poi, mette in luce che “la drammatica situazione di crisi alimentare che stiamo vivendo oggi a livello globale, a causa dei conflitti, del cambiamento climatico e delle conseguenze provocate dalla pandemia di Covid-19, rischia di divenire ancora più triste di fronte all’ondata speculativa sui generi di prima necessità e sugli alimenti”.

Il monsignore chiede di riconoscere “l’unicità dell’alimentazione quale bene e diritto fondamentale per tutti, da cui dipende l’esistenza stessa delle persone e non come un bene tra i tanti”.

Monsignor Chica sottolinea poi che il cibo è sacro perché “è la persona ad essere sacra”, e per questo “ogni persona, nella sua integralità dev’essere al centro delle nostre strategie”. Non solo: viene ribadito che “ogni vita umana è sacra, perché tutti siamo immagine e somiglianza di Dio”. Solo così si potrà davvero non lasciare nessuno indietro.

Il monsignore riflette che “il multilateralismo è la miglior rappresentazione della famiglia umana, perché la individua nella sua dimensione universale”, ma deve essere attuato in modo “efficace e coerente”.

Monsignor Chica chiede anche di puntare al bene comune, “quale bene di tutti e ciascuno, che deve includere ognuno di noi, a cominciare dagli esclusi, dai più fragili e dai poveri, ci consentirà realmente di non lasciare nessuno indietro”.

                                                FOCUS ASIA

Il commento cinese all’accordo sino-vaticano sulla nomina dei vescovi

Il 24 ottobre, due giorni dopo l’annuncio del rinnovo dell’accordo tra Cina e Santa Sede per la nomina dei vescovi, Wang Wenbin, portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, ha presentato come frutto di “negoziati amichevoli”, e ricordato che le due parti continueranno a mantenere stretat comunicazione e consultazione

Accordo sino-Vaticano, il governo di Taiwan

L’accordo sino-vaticano è comunque considerato pastorale, e sembra esserci la volontà a breve della Santa Sede di aprire una nunziatura a Pechino e chiudere quella di Taipei. Per Taiwan, sarebbe un colpo, dato che la Santa Sede è uno dei soli 14 Stati che mantengono piene relazioni diplomatiche con Taipei.

Per ora, il governo di Taiwan si è limitato a sottolineare il 23 ottobre di rispettare le rassicurazioni della Santa Sede che l’accordo “non tocca temi politici o diplomatici”.

Il ministero degli Esteri taiwanese ha fatto notare che “Taiwan dà molto valore a questo impegno solenne” di rimanere sui temi pastorali, e che ha mantenuto costanti contatti con la Santa Sede “non mancando di esprimere la nostra preoccupazione e posizione”.

In particolare, Taiwan ha detto di aver sperato che l’accordo avrebbe migliorato la situazione dei cristiani in Cina, e invece sfortunatamente “il governo del partito comunista ha aumentato le misure per perseguitare le comunità cattoliche”. Anzi, la cosiddetta “sinicizzazione della religione” è diventata “nazionalizzazione della religione”.