Advertisement

Finanze Vaticane, le ultime vicende non sono solo uno scandalo finanziario

La questione della compravendita di un immobile di pregio da parte della Segreteria di Stato. La segnalazione dello IOR. I possibili contraccolpi internazionali. Ecco lo scenario e gli attori in gioco

IOR | La sede dell'Istituto delle Opere di Religione | AG / ACI Group IOR | La sede dell'Istituto delle Opere di Religione | AG / ACI Group

Le ultime vicende finanziarie vaticane, che hanno portato al sequestro di documenti, computer e altri dispositivi elettronici nella Segreteria di Stato vaticana e nell’Autorità di Informazione Finanziaria, nonché alla sospensione di cinque officiali della Santa Sede, possono avere anche conseguenze sul piano internazionale, nonché sulla struttura interna della stessa Santa Sede.

Serpeggia, intanto, una certa preoccupazione da parte delle intelligence finanziarie di vari Paesi che hanno rapporti con la Santa Sede e di vari organismi internazionali. Tra questi, il Gruppo Egmont, che riunisce le Unità di Informazione Finanziaria (cosiddette “UIF”) di oltre 150 Stati, e del quale è membro l’AIF; del Comitato Moneyval del Consiglio d’Europa, del quale è membro la Santa Sede; e della stessa Commissione Europea, considerati gli obblighi assunti dalla Santa Sede con la Convenzione monetaria del 2009.

Le vicende riguarderebbero l’acquisto di un immobile di pregio a Londra da parte della Segreteria di Stato vaticana. Questa avrebbe chiesto per l’acquisto il sostegno finanziario dell’Istituto delle Opere di Religione, che lo avrebbe negato e avrebbe segnalato i contorni considerati poco chiari dell’operazione alla magistratura vaticana.

Ma se la questione è la necessità di un approfondimento sull’acquisto di un immobile a Londra da parte della Segreteria di Stato, allora sorgono alcune domande. È stata prima richiesta la collaborazione dell’Autorità di Informazione Finanziaria? E soprattutto, considerato che le attività di intelligence finanziaria sono coperte da segreto d’ufficio, gli inquirenti hanno prima accertato se la stessa Autorità di Informazione Finanziaria aveva svolto o stava svolgendo attività di intelligence?

Se così fosse, i recenti provvedimenti potrebbero avere serie conseguenze per la credibilità del sistema. In particolare, suscita perplessità la sospensione del direttore dell’Autorità di Informazione Finanziaria, Tommaso Di Ruzza, avvenuta, dicono fonti vaticane, senza un preavviso al Presidente dell’Autorità, René Bruelhart.

Advertisement

Gli osservatori internazionali, insomma, non nascondono stupore per l’azione decisa avviata proprio contro l’Autorità di Informazione Finanziaria. Operazione che arriva e alla vigilia della prossima valutazione sui progressi di Moneyval, prevista per la primavera del 2020.

Si tratta di uno scenario non confortante per la Santa Sede, che dimostra come la questione non riguardi meramente uno scandalo finanziario. Considerata la proiezione globale della Santa Sede e l’universalità della Chiesa, non può che trattarsi di una partita giocata a livello internazionale.

Il ruolo dell’Autorità di Informazione Finanziaria

L’Autorità di Informazione Finanziaria ha avuto un ruolo cruciale nel costruire la credibilità internazionale della Santa Sede sul piano del contrasto dei crimini finanziari. Sotto la direzione Di Ruzza, in particolare, è stato rafforzato il ruolo della Santa Sede nelle relazioni internazionale, ma sono stati anche normalizzati e rafforzati rapporti privilegiati che si erano molto deteriorati, come quello con l’Italia.

Il Protocollo d’intesa con la Banca d’Italia del 2016 fu sottoscritto, oltre che dal presidente Bruelhart e il direttore Di Ruzza, dal governatore di Bankitalia Ignazio Visco e dall’allora Capo del Dipartimento Vigilanza Carmelo Barbagallo. La firma del governatore in persona non è usuale e rappresenta il segnale di una intesa non solo operativa ma anche istituzionale nel comune interesse delle rispettive giurisdizioni.

Dall’ingresso nel Gruppo Egmont al lavoro fatto nel puntellare il sistema antiriciclaggio vaticano, l’Autorità di Informazione Finanziaria è riconosciuto come partner affidabile sia nella sua funzione di intelligence che di vigilanza. L’ultimo rapporto annuale sulle attività operative dell’Autorità, elencava ben 56 protocolli di intesa siglati dall’AIF con le sue controparti in materia di informazione e 8 protocolli di intesa nella sua funzione di vigilanza. Tra queste, non solo l’Unità di Informazione Finanziaria italiana e la Banca d’Italia, ma anche autorità di vigilanza degli Stati Uniti, la banca centrale tedesca, oltre alle principali Unità di Informazione Finanziaria estere.

More in Vaticano

Anche la massa di scambio di informazioni con le Unità di Informazione Finanziaria di tutto il mondo hanno fatto dell’AIF un interlocutore privilegiato. Sempre l’ultimo rapporto mostra che l’AIF ha scambiato informazioni con UIF estere 473 volte, mentre sono state trasmesse 158 comunicazioni spontanee ad Unità di Informazione Finanziaria estere e ne sono state ricevute 15.

Una mole di lavoro che si basa su rapporti di fiducia caratterizzati dalla necessaria riservatezza di intelligence, nonché su un sistema giuridico ben costruito.

Si può credere che l’AIF abbia potuto sottovalutare i profili di una operazione immobiliare, peraltro nell’interesse del governo, ossia della Segreteria di Stato? È questa una delle domande più frequenti da parte delle controparti estere, che sono tra l’altro preoccupate per un eventuale attacco all’autonomia e indipendenza dell’AIF.

Se la preoccupazione in ambito internazionale è palpabile, anche nell’AIF circola un certo nervosismo, perché gli atti di sequestro e i provvedimenti sono stati eseguiti senza aver avvisato il Consiglio direttivo, composto da personalità di indiscussa fama internazionale, tra i quali Juan Zarate, già consigliere su antiterrorismo della Presidenza degli Stati Uniti d’America, o l’italiana Maria Bianca Farina, Presidente Poste Italiane. Ha poi stupito la pubblicazione della nota del Corpo della Gendarmeria che notificava la sospensione dei cinque officiali vaticani, considerata assolutamente sproporzionata e offensiva della reputazione e della stessa dignità delle persone coinvolte.

Lo scoppio della crisi

Così, lo “scandalo finanziario” si è trasformato in una crisi istituzionale interna al Vaticano, che va a toccare anche la Segreteria di Stato.

Il Promotore di Giustizia avrebbe ricevuto due denunce dallo IOR e dall’Ufficio del revisore Generale, e acquisite le necessarie autorizzazioni, con la collaborazione della Gendarmeria avrebbe lanciato l’operazione che ha portato al “raid” in Segreteria di Stato e Autorità di Informazione Finanziaria e alla sospensione di un dirigente, un capo ufficio e tre dipendenti della Santa Sede, tra i quali spiccano monsignor Mauro Carlino, ex segretario particolare del Cardinale Angelo Becciu (Sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato dal 2011 al 2018) e dal settembre 2019 Capo dell’Ufficio Informazione e Documentazione della Segreteria di Stato.

Quali sono i capi di accusa? Con quanta cautela si è lanciata una indagine su quello che probabilmente era un vecchio sistema di gestione, coinvolgendo anche l’Autorità di Informazione Finanziaria, che proprio il vecchio sistema ha inteso superare, soprattutto sotto il pontificato di Francesco? Si tratta forse di vendette e di fuochi incrociati?

La crisi istituzionale e gli attori in gioco

Ci si trova di fronte, insomma, al rischio di una crisi istituzionale particolarmente grave, perché è un attacco all’istituzione dall’interno dell’istituzione.

Da una parte ci sarebbe la Segreteria di Stato, sotto attacco per una questione ancora tutta da chiarire. Proprio il nuovo Sostituto, l’arcivescovo Edgar Pena Parra, personalità decisa, con molta determinazione ha avviato un riordino e “internazionalizzazione” dell’Ufficio amministrativo.

Monsignor Alberto Perlasca, dal 2009 al 2019 capo dell’amministrazione della Segreteria di Stato, è stato nominato Promotore di Giustizia Sostituto al Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Al suo posto è stato chiamato monsignor Rolandas Makrickas, lituano, arrivato da poco in Segreteria di Stato dopo aver servito alla nunziatura di Washington. È la prima volta che un non italiano è alla guida dell’amministrazione della Segreteria di Stato.

Advertisement

Dall’altra parte c'è lo IOR, che si sarebbe rifiutato di offrire alla Segreteria di Stato il sostegno finanziario richiesto.

Poi, c’è l’Ufficio del Promotore di Giustizia che sta conducendo l’inchiesta. C’è da dire che il comitato MONEYVAL del Consiglio d’Europa ha segnalato nell’ultimo rapporto sui progressi del 2017 i risultati dell’attività giudiziaria fossero modesti. I magistrati vaticani hanno sempre rigettato le accuse al mittente.

Sta di fatto che, dalla nascita del sistema antiriciclaggio della Santa Sede, ci sono state solo due condanne di primo grado: una di Giuseppe Profiti connessa al suo abuso d’ufficio nell’Ospedale Pediatrico del Bambino Gesù; e l’altra dell’imprenditore Angelo Proietti per autoriciclaggio connesso ad alcuni appalti in Vaticano. è noto che è stata l’Autorità di Informazione Finanziaria a segnalare entrambi i casi. Va notato che la condanna di Proietti è arrivata nel 2018, a circa due anni dal suo patteggiamento in Italia.

Altri casi segnalati dall’Autorità di Informazione Finanziaria sono stati avviati in Stati esteri e non in Vaticano, come il procedimento avviato dalla Procura di Roma nei confronti del banchiere Gianpietro Nattino; il procedimento che ha condotto all’arresto di monsignor Patrizio Benvenuti a Bolzano; l’arresto del consigliere della Corte dei Conti federale del Brasile José Gomes Graciosa, caso segnalato in forma anonima in un box del rapporto AIF 2017.

Quali scenari futuri?

Gli scenari futuri sono quindi tutti da verificare.

Fatto sta che, il giorno dopo la notizia delle perquisizioni, è stata annunciata la nomina di Giuseppe Pignatone come presidente del Tribunale vaticano. Saranno i prossimi sviluppi a definire se si tratti di una coincidenza o di un nuovo corso nella magistratura vaticana. Si intende proseguire nella direzione di un marcato accreditamento internazionale della Santa Sede, che sembra in qualche modo a rischio con l’attacco all’Autorità di Informazione Finanziaria? Oppure si intende tornare sotto la sfera di influenza italiana? E a quale prezzo per la sovranità, l’autonomia e l’indipendenza della Santa Sede? Sono queste le domande che restano sospese. Gli eventi sono eclatanti, e tutti da decifrare.