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Papa Francesco, le reliquie di San Clemente e San Potito per il patriarca Neofit

Prosegue l’impegno della diplomazia delle reliquie di Papa Francesco, che ha inviato al patriarca Neofit di Bulgaria le reliquie di San Clemente e San Potito

reliquie San Clemente e San Potito | L'arcivescovo Pecorari, il patriarca Neofit, il vescovo Proykov e le reliquie di San Clemente e San Potito, Sofia, 27 febbraio 2020 | Nunziatura Apostolica di Bulgaria reliquie San Clemente e San Potito | L'arcivescovo Pecorari, il patriarca Neofit, il vescovo Proykov e le reliquie di San Clemente e San Potito, Sofia, 27 febbraio 2020 | Nunziatura Apostolica di Bulgaria

Le reliquie di San Clemente arrivarono a Roma portate da Cirillo e Metodio, raccolte in Crimea dove si dice che il quarto Papa sia morto martire e in esilio; quelle di San Potito si trovavano invece a Tricarico, in Puglia, sebbene il santo fosse originario di Serdica, che altro non è che l’antico nome della capitale della Bulgaria Sofia. Con un gesto altamente simbolico, Papa Francesco ha voluto donare le reliquie di questi due santi al Patriarca Neofit di Bulgaria.

Un modo per ricordare il viaggio di Papa Francesco in Bulgaria il 5 e il 6 maggio, il dialogo forte stabilito con una delle Chiese ortodosse più “chiuse” (tanto che non ha mai partecipato alla commissione teologica internazionale congiunta cattolica ortodossa) e soprattutto portare avanti quella che sembra essere un vero e proprio “ecumenismo delle reliquie”.

L’episodio forse più famoso riguarda, infatti, la traslazione delle reliquie di San Nicola da Bari a Mosca e San Pietroburgo nel 2017. Sempre nel 2017, furono le reliquie di San Filippo ad essere inviate a Smirne, al Patriarcato ecumenico di Costantinopoli. Al Patriarcato Ecumenico, Papa Francesco ha anche donato quelle che si ritengono essere le reliquie di San Pietro nel settembre 2019. Mentre la tunica insanguinata, di Thomas Beckett, il vescovo inglese ucciso a fil di spada nella Cattedrale di Canterbury, è stata prestata alla Chiesa anglicana e da Santa Maria Maggiore è tornata a Canterbury, dove resterà per tutto il 2020, anno in cui si ricorda l’850esimo anniversario del martirio.

A questi gesti di “ecumenismo delle reliquie”, si aggiunge dunque il dono fatto al patriarca Neofit di Bulgaria. Le reliquie sono state consegnate da una delegazione guidata dall’arcivescovo Anselmo Guido Pecorari, nunzio in Bulgaria, e dal vescovo Hristo Proykov, eparca dell’Eparchia di San Giovanni XXIII a Sofia e presidente della Conferenza Episcopale Bulgara.

Le reliquie di San Clemente donate al patriarca Neofit provengono dall’Inghilterra. Papa Clemente fu il terzo successore di San Pietro dopo Lino e Anacleto, e si pensa anche fosse in gioventù collaboratore di Paolo. Vive i tempi delle grandi persecuzioni, invia una lettera a Corinto che viene considerata come la prima lettera che afferma il primato della Chiesa di Roma sulle altre, tanto che viene definita “epifania del primato romano”.

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Si sa poco dei suoi ultimi anni di vita, ma secondo una tradizione sarebbe stato affogato con un’ancora al collo in Crimea, suo luogo d’esilio, per ordine di Nerva. Gli atti relativi a questa morte sono giudicati leggendari. Fatto sta che nell’867, al culmine del crescente scontro tra Chiesa d’Oriente e d’Occidente, i santi Cirillo e Metodio partono alla volta di Roma, per discutere con Papa Nicolò I la possibilità di usare la lingua slava per il culto, e portarono le reliquie di Papa Clemente I. La missione, tra l’altro, andò a buon fine, e Nicolo I consacrò anche Metodio come sacerdote, mentre Cirillo prese l’abito monastico, lasciando il suo nome secolare di Costantino.

Il fatto che sia la Chiesa cattolica che la Chiesa ortodossa venerino Clemente come santo, così come il legame con i santi Cirillo e Metodio, rendono il dono delle reliquia simbolicamente importante.

Come simbolicamente importante è il dono delle reliquie di San Potito, santo poco conosciuto che però ha dato il nome ad almeno quattro comuni italiani, ed è patrono della città e diocesi di Tricarico e di Ascoli Satriano.

La storia di San Potito si trova in antiche recensioni della Passio San Potiti, dove viene presentato come un tredicenne nato a Serdica, l’antica Sofia, nel 107. Abbracciò giovanissimo il cristianesimo, e rifiuto di tornare al paganesimo. Tra i suoi prodigi, nessuno dei quali verificati, c’è anche l’esorcismo praticato alla figlia dell’imperatore Antonino Pio. Fu martirizzato giovane.

Curioso a dirsi, ma il riferimento a Serdica aveva fatto pensare alla Sardegna, che tuttora rivendica le origini del giovane martire.

Il dono delle reliquie ha l’intenzione di rafforzare ulteriormente i rapporti con la Chiesa ortodossa bulgara. Durante il suo viaggio dello scorso 5-6 maggio, Papa Francesco ha potuto dialogare con il Patriarca Neofit e con il sinodo della Chiesa Ortodossa Bulgara, in un clima cordiale nonostante alcuni membri del Sinodo ortodosso avessero mostrato contrarietà e posizioni estreme.

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La donazioen delle reliquie – si legge in un comunicato della Nunziatura Apostolica di Bulgaria – è un “seguito della Visita Apostolica di Papa Francesco in Bulgaria lo scorso mese di maggio”.

L’incontro è stato caloroso, la “delegazione cattolica è stata accolta a suon di campane nel cortile dell’arcidiocesi di Sofia”, e il patriarca Neofit ha espresso – si legge nel comunicato – “gioia spirituale” per il dono delle reliquie “quale gesto fraterno alla Chiesa ortodossa di Bulgaria”.

Il patriarca Neofit ha continuato: "È una grande benedizione per la nostra Chiesa Ortodossa Bulgara, come custode e continuatrice dell’opera dei Santi Fratelli Cirillo e Metodio e dei loro Santi discepoli, ricevere un pezzo delle sante reliquie del venerabile Papa Clemente, fondatore della Chiesa di Serdica e suo primo Vescovo, come un ponte spirituale tra la Chiesa di Bulgaria e la Chiesa di Roma"

Il patriarca ha poi fatto riferimento al pellegrinaggio dei membri della Chiesa ortodossa bulgara a Roma nella Basilica di San Clemente ogni 24 maggio, festa di San Cirillo e Metodio, e ha ricordato che già la Chiesa cattolica ha donato altre due reliquie alla Chiesa Ortodossa di Bulgaria: San Giovanni Paolo II inviò una reliquia di San Dacio di Dorostol nel 2002, e Benedetto XVI donò una reliquia di San Giorgio martire nel 2006.

"La testimonianza della fede dei santi e dei martiri di Cristo – ha detto il patriarca Neofit - è una chiara prova delle nostre buone relazioni, che rimangono e continueranno ad esistere nella pace, nella comprensione e nel rispetto reciproco".

Nel consegnare le reliquie, l’arcivescovo Anselmo Pecorari, nunzio apostolico, ha sottolineato che “oggi la reliquia di San Clemente Papa ritorna, con quella di San Potito, in queste Terre, in cui hanno vissuto i due Santi martiri, e che sono state testimoni dell’opera missionaria dei Santi Cirillo e Metodio.". Ha poi aggiunto: “ricordando la visita del Papa in Bulgaria lo scorso maggio, lui ha citato le parole del Santo Padre sottolineando ciò che unisce la Chiesa ortodossa di Bulgaria alla Chiesa di Roma pur nella non piena comunione e nella diversità delle Tradizioni. Il dono prezioso delle reliquie è segno della volontà del Papa a cercare e a pregare per l'unità dei cristiani e del rispetto reciproco che caratterizza i rapporti tra la Santa Sede e il Patriarcato Ortodosso di Bulgaria”.

Il comunicato della nunziatura sottolinea che “le reliquie dei Santi Clemente, Papa e Martire e Potito martire, saranno conservate e venerate nell’antica basilica di Santa Sofia, la cui costruzione risale all’epoca in cui la Chiesa non era ancora divisa”.

Il comunicato spiega poi che “le celebrazioni legate alle reliquie continueranno il 24-25 marzo, quando dalla Metropolia di Sofia verranno ufficialmente spostate nella basilica di Santa Sofia, nel programma ancora provvisorio è prevista la celebrazione solenne dei vespri con la partecipazione del vescovo Policarpo, Vicario del Patriarca per la città di Sofia mentre la venerazione delle reliquie continuerà il 25 marzo in una liturgia divina presieduta dal Patriarca Neofit”.