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Shevchuk, la Chiesa Greco Cattolica Ucraina come Chiesa globale

Da dieci anni, Sua Beatitudine Shevchuk è a capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, la più grande delle Chiese sui iuris. Quello che ha fatto, quello che intende fare

Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk | Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, durante una Divina Liturgia | UGCC Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk | Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, durante una Divina Liturgia | UGCC

Probabilmente il momento in cui la trasformazione della Chiesa Greco Cattolica Ucraina in una Chiesa globale è stato chiaro a tutti è avvenuto durante l’incontro interdicasteriale che Papa Francesco ha voluto in Vaticano con il Sinodo e i vescovi della più grande delle 23 Chiese sui iuris unite a Roma nel luglio 2019. Perché lì è diventato evidente che si parlava, sì, di una Chiesa di rito orientale radicata per storia e tradizione in Ucraina. Eppure, i vescovi venivano da quattro diversi continenti. Tutti convocati per parlare della loro nazione. Tutti, comunque, incaricati di rappresentare la loro Chiesa nel mondo.

Quell’incontro è nato dall’impulso dell’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk. Lo scorso 25 marzo, ha celebrato il suo decimo anniversario come capo e padre della Chiesa Greco Cattolica Ucraina. Ha cinquanta anni, è stato eletto quando ne aveva 40. La sua elezione risale a prima dell’elezione di Papa Francesco, ma, per un segno provvidenziale, quando fu eletto era eparca in Argentina, e amico del Cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires. Ma l’arcivescovo maggiore era stimato anche da Benedetto XVI, che ne confermò l’elezione nonostante la giovanissima età, dando un forte attestato di stima – gli arcivescovadi maggiori eleggono i loro capi in un Sinodo, ma il Papa deve poi confermare l’elezione.

L’incontro interdicasteriale segnava il culmine di un lavoro incessante portato avanti da Sua Beatitudine Shevchuk. Un lavoro prima di tutto istituzionale, volto a rafforzare i legami con la Santa Sede. La presenza della Chiesa Greco Cattolica Ucraina a Roma è stata sempre più sentita. Ogni occasione di incontro è stata sfruttata. L’arcivescovo maggiore ha partecipato ogni volta che ha potuto alle plenarie dei dicasteri di cui è membro, ha colto ogni occasione per riportare ai Papi la situazione dell’Ucraina, ha lavorato molto anche sul tema della particolare giurisdizione della Chiese sui iuris, non nascondendo il sogno che la sua Chiesa fosse inquadrata invece come patriarcato, una idea fortemente sostenuta dal Cardinale Josip Slipyi.

Non è un sogno dell’arcivescovo maggiore Shevchuk, ma un sogno della stessa Chiesa Greco Cattolica Ucraina, divenuta arcivescovado maggiore sotto Paolo VI, che pure ha avuto una particolare attenzione per questa Chiesa tanto da andare personalmente ad inaugurare la casa dei greco cattolici ucraini a Roma, la Basilica di Santa Sofia.

Con lo scoppiare nel 2013 del Maidan, la cosiddetta “Rivoluzione della Dignità”, l’arcivescovo maggiore Shevchuk moltiplica l’impegno internazionale. Sostiene la sua nazione, ma – soprattutto – sostiene le persone. Nel 2016, riporta al Papa di una sua visita nella zona Est dell’Ucraina, lì dove c’è una zona grigia ancora contesa. “Noi siamo vicini alla gente”, spiega. Si attiva con le altre religioni presenti in Ucraina, non mancando mai di denunciare “l’aggressione russa”, ma nemmeno di chiedere aiuti umanitari. Si deve anche alla sua voce l’iniziativa del Papa per l’Ucraina (la colletta straordinaria nel 2017), le continue visite dei rappresentanti della Santa Sede nel Paese (il Cardinale Pietro Parolin, il Cardinale Sandri). L’arcivescovo maggiore ha mantenuto, tra l’altro, una sollecitudine pastorale per le zone in conflitto, stabilendo un ordinariato militare per l’Ucraina orientale.

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Lo può fare, perché nel frattempo è diventato una voce autorevole ed ascoltata, non solo dal Papa. Stringendo sempre più i rapporti con la Santa Sede, Shevchuk ha certificato la globalità della sua Chiesa. In fondo, è stata una scelta tradizionale. Perché quando la Chiesa Greco Cattolica Ucraina, che considera Costantinopoli come sua Chiesa madre, decise di unirsi a Roma, lo fece proprio guardando all’universalità di Roma.

C’è, dunque, tutto un percorso da decifrare, che passa attraverso la Santa Sede, ma che diventa poi presenza globale, e non solo in ambito ecclesiastico.

In fondo, con l’arcivescovo maggiore Shevchuk si è completato, in qualche modo, il grande disegno del metropolita Andriy Sheptytsky, il primo ad avere l’intuizione che la Chiesa Greco Cattolica Ucraina potesse essere una Chiesa globale, e a lavorare perché questo avvenisse.

Poi, venne l’arcivescovo maggiore Husar, che ebbe il coraggio di spostare la sede dell’arcivescovado maggiore da Lviv a Kiev. Da Lviv, dove c’era stato lo pseudo sinodo che tentò di cancellare la Chiesa Greco Cattolica Ucraina, a Kiev, al cuore del Paese. Perché si deve andare al centro per essere globali. Dopo il Cardinale Husar, che rinunciò due anni prima di Benedetto XVI, mettendo in pratica una possibilità che il Papa emerito non ha poi mancato di usare, è arrivato l’arcivescovo maggiore Shevchuk, che dal cuore dell’Ucraina ha portato la Chiesa Greco Cattolica Ucraina sempre più verso Roma e verso un totale riconoscimento internazionale.

Il piano futuro è stato espresso, da Sua Beatitudine, nel programma “Andiamo avanti insieme”. In quel programma, c’è molto del lavoro di questi ultimi dieci anni. A partire, appunto, dal legame con la Santa Sede, e con il Papa, che Shevchuk chiede di seguire soprattutto sul tema della conversione pastorale, poiché “la Chiesa, come comunità missionaria, deve andare oltre le mura della Chiesa verso il mondo moderno, non per condannarlo, ma per salvarlo in Cristo”.

L’arcivescovo maggiore ha chiesto “di cambiare stile, il modo di comunicare e di agire insieme. Questo è il movimento più importante nella nostra conversione pastorale”.

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“Andare nel mondo moderno – ha detto – significa, senza cercare onori e privilegi, discendere dalle nostre altezze immaginare dell’essere principi per servire l’uomo moderno. E questo è valido per vescovi, preti, monaci, suore, membri dei movimenti ecclesiastici. Dobbiamo avvicinarci alle ferite dell’essere umano, spesso coperte di dolore e sangue. Dobbiamo pulire e guarire queste ferite”.

E per farlo, ha indicato la via dell’insegnamento, da portare avanti “persuadendo del potere della testimonianza personale”, ma anche il battesimo, perché è col Battesimo che “abbiamo qualcosa per lavare e guarire le ferite umane”.

Insomma, ha aggiunto, “dobbiamo ripensare l’idea di essere una compagnia finanziaria”, perché si tratta di un pensiero “completamente alieno alla Chiesa, che non ha interessi lobbystici. La Chiesa è una comunità in cui tutti i suoi membri sono chiamati a condividere doni. Le persone sono la più grande ricchezza della Chiesa.

Con il decimo anniversario da arcivescovo maggiore, finisce anche il piano decennale “Parrocchia vivente come luogo di incontro con Cristo vivente”, strategia pastorale adottata dal 2011 al 2020. In questi dieci anni, l’arcivescovo maggiore ha proclamato il Catechismo “Cristo nostra Pasqua”, il primo specifico di una Chiesa di rito orientale, e ha consacrato la cattedrale patriarcale della Resurrezione di Cristo a Kiev, costruita in 12 anni.

La Chiesa Greco Cattolica Ucraina è cresciuta, sono state proclamate tre nuove metropolie (Lviv, Ivano-Frankivsk e Ternopil-Zboriv), sono state istituite le eparchie di Kamyanets-Podilski, di Chernivits, di Olsztyn-Gdansk, gli esarcati di Francia e Gran Bretagna sono diventati eparchie, in Brasile è nata una metropolia della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, guidata dal vescovo Volodymir Kovbych. È stato istituito anche l’esarcato in Italia, una unità territoriale di 70 mila fedeli organizzati in 145 comunitàà.

Negli ultimi dieci anni, nella Chiesa greco-cattolica ucraina sono stati ordinati 14 nuovi vescovi e circa duecento sacerdoti, 52 dei quali sono stati ordinati personalmente da Sua Beatitudine Sviatoslav. Durante questo periodo, il Capo della Chiesa ha visitato tutte le eparchie in Ucraina e negli insediamenti.

Dieci anni di grandissima attività, insomma. Dieci anni che hanno proiettato la Chiesa Greco Cattolica Ucraina nel panorama internazionale.