La notizia della non conferma di René Bruelhart come presidente dell’Autorità di Informazione Vaticana è arrivata quasi come un fulmine a ciel sereno. Il mandato di René Bruelhart come presidente dell’Autorità andava a scadere a novembre. Papa Francesco ha deciso però di non rinnovarglielo, e ha già scelto il successore.
La crisi istituzionale aperta con le perquisizioni in Segreteria di Stato e all’Autorità di Informazione Finanziaria (AIF) potrebbe avere ripercussioni sul prossimo “round” di valutazioni di Moneyval, il comitato del Consiglio d’Europa che valuta i sistemi antiriciclaggio degli Stati che vi aderiscono.
Le ultime vicende finanziarie vaticane, che hanno portato al sequestro di documenti, computer e altri dispositivi elettronici nella Segreteria di Stato vaticana e nell’Autorità di Informazione Finanziaria, nonché alla sospensione di cinque officiali della Santa Sede, possono avere anche conseguenze sul piano internazionale, nonché della struttura interna della Santa Sede.
Indagini su operazioni finanziarie in Vaticano. Un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede ha reso noto che "questa mattina sono state eseguite, presso alcuni Uffici della Prima Sezione della Segreteria di Stato e dell’Autorità di Informazione Finanziaria dello Stato, attività di acquisizione di documenti e apparati elettronici".
Sarà operativo dall’1 ottobre il servizio bonifici SEPA (l’area unica di pagamenti europea) erogato dall’Istituto delle Opere di religione (IOR), la cosiddetta “banca vaticana”. Lo annuncia l’istituto in un breve comunicato diffuso anche attraverso la Sala Stampa della Santa Sede.
C’è una particolare enfasi sulla finanza etica nel nuovo statuto dell’Istituto delle Opere di Religione che va a sostituire il chirografo di Giovanni Paolo II del 1990. E poi ci sono migliorie tecniche, dovute al tempo più che ai problemi dell’istituti e frutto della nuova cornice legale sulla finanza che la Santa Sede ha costruito a partire dal 2011.
La Santa Sede non è un Paese finanziariamente a rischio. I rischi sono connessi principalmente alle attività internazionali e transfrontaliere, non sono provocati dalla cornice legale, che è adeguata, anche se prima delle riforme fatte in tema di trasparenza finanziaria era più vulnerabile.
Lo scorso 1 marzo, la Santa Sede / Stato di Città del Vaticano è entrata ufficialmente a fare parte dell’area geografica SEPA, ovvero dell’Area Unica di Pagamenti Europea. L’ingresso della Santa Sede nella SEPA era stato approvato dal Consiglio dei Pagamenti Europeo lo scorso novembre.
Una maggiore armonizzazione con il Regolamento Generale di Curia, e quindi con gli organismi della Santa Sede; la definizione di “autorità anti-corruzione”; la disciplina degli appalti: queste le tre principali novità dei nuovi Statuti dell'ufficio del Revisore Generale vaticano, che mettono ulteriormente a punto la riforma generale delle finanze vaticane.
A un osservatore distratto, il rapporto sull’attività del 2017 dell’Autorità di Informazione Vaticana può apparire la fotografia di un sistema che è entrato a regime, senza ormai né scandali da cercare né grossi malfunzionamenti da mettere a punto. Ma è proprio in questa “normalità” che sta il senso di tutto il rapporto. Perché in questi anni la Santa Sede ha messo a punto un sistema che funziona, lavorando allo stesso tempo per un cambio di mentalità all’interno delle mura della Città Leonina che sta cominciando a dare ai suoi frutti.
Con un comunicato scarno, senza fare nomi, l’Istituto per le Opere di Religione ha comunicato il 6 febbraio che il Tribunale Civile dello Stato di Città del Vaticano “ha riconosciuto due ex dirigenti di lungo corso dello IOR responsabili di mala gestione”.
La Santa Sede passa ancora una volta l’esame di MONEYVAL, il comitato del Consiglio d’Europa che valuta il sistema di prevenzione al riciclaggio e al finanziamento al terrorismo dei Paesi che partecipano alle valutazioni. Il rapporto sui progressi in materia di prevenzione al riciclaggio e del finanziamento al terrorismo è stato approvato lo scorso 6 dicembre a Strasburgo.
Riguardo le finanze vaticane, c’è una leggenda, che fu riportata tra l’altro dal Guardian poco prima della rinuncia di Benedetto XVI: quello dell’oro di Mussolini. Il giornale inglese sosteneva come il Vaticano, con i soldi datigli da Mussolini, abbia potuto costruire un vero e proprio impero finanziario, tanto che ora possiede negozi di lusso nel cuore di Gucci. Ma davvero le cose stanno così?
Cosa sono le finanze del Papa? Come si sono strutturate? Come funzionano e perché esistono? Sono moltissimi i libri che affrontano il tema, e lo fanno quasi sempre da un punto di vista giornalistico o scandalistico. A volte non tengono in considerazione le peculiarità della Santa Sede e dello Stato di Città del Vaticano. Altre volte si traducono in un semplice attacco, mosso sull’onda degli scandali. Mancava, però, un lavoro realmente scientifico sull’argomento.
È con un decreto del Ministero dell’Economia dello scorso 23 marzo che la Santa Sede entra nella lunga lista di Paesi che l’Italia considera inclusa nella “white list” degli investimenti. Si tratta di un elenco di 137 Paesi.
Le agenzie di stampa hanno dato risalto al fatto che per la prima volta in Italia dirigenti dell’Istituto delle Opere di Religione (lo “IOR” erroneamente detto “banca vaticana”) sono stati condannati per una violazione delle norme antiriciclaggio. Ma questo è solo un lato della storia. In realtà, Paolo Cipriani e Massimo Tulli, direttore generale e suo vice ai tempi dei fatti, sono stati riconosciuti colpevoli di solo 3 dei 9 capi di imputazione. E sono 3 operazioni minori rispetto a quelle che costituivano l’impianto principale del processo e che avevano catturato l’attenzione dell’opinione pubblica.
La sfida ora è quella di migliore il livello rafforzare e garantire l’effettiva attuazione del sistema interno stabilito nel 2010 e consolidato dal 2012 ad oggi. Ma la strada tracciata, per le finanze della Santa Sede, è non solo buona, ma anche apprezzata. Nel “progress report” adottato dal MONEYVAL (il comitato anti-riciclaggio del Consiglio d’Europa) si trovano in generale giudizi positivi, perché “la maggior parte delle questioni tecniche riguardo gli emendamenti della legislazione e dei regolamenti sono stati propriamente affrontati”.
Un nuovo gruppo di lavoro sul futuro dell’economia della Santa Sede è stato istituito e ha già avuto la prima riunione. È stato annunciato durante il Consiglio dei Cardinali, che si è tenuto in Vaticano dal 10 al 12 dicembre. Durante il Consiglio, oltre alle finanze della Santa Sede, si è parlato anche di decentralizzazione, del nuovo dicastero “Laici, Famiglia e Vita”, ancora tutto da definire, e dei lavori della Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori.
Sarà la PricewaterhouseCooper “PwC” il revisore esterno del bilancio finanziario consolidato. Lo ha deciso il Consiglio per l’Economia, che si è riunito in questi giorni in Vaticano.
L’ultimo, in ordine di tempo, è stato un comunicato della Congregazione dell’Evangelizzazione dei Popoli, che ha voluto rispondere alle “inaccettabili” insinuazioni “fatte da parte di alcuni media che diffondono notizie non rispondenti al vero.” Ma è solo l’ultimo di una serie di comunicati che vanno a precisare le presunte rivelazioni dei due libri che hanno tenuto banco in questi giorni. Così, mentre i due autori sono chiamati per un interrogatorio in Vaticano questa settimana, è il momento di rimettere ordine.