L’11 febbraio, Papa Francesco aveva promulgato la Commissio De Donationibus pro Sancta Sede. Con un chirografo, Leone XIV abroga la commissione, ordina che tutti i beni finora alla Commissione siano donati alla Santa Sede, e dispone che la Segreteria per l’Economia definisca un gruppo di lavoro che definisca come portare avanti il fundraising della Santa Sede.
Prima di tutto, le curiosità: è sensibilmente aumentata la spesa per lo staff delle nunziature apostoliche, resta intatto e ampio il grande impegno per le Chiese in difficoltà, e c’è persino un contributo di una ventina di milioni che viene direttamente dal Governatorato dello Stato di Città del Vaticano. Sembrano dettagli marginali, ma fanno parte di alcuni temi da sviluppare sul bilancio della Santa Sede, pubblicato il 26 novembre e relativo al 2024.
L’Istituto delle Opere di Religione, la cosiddetta “banca vaticana”, si avvia ad un cambio generazionale nei prossimi mesi. Nel frattempo, il Consiglio di Sovrintendenza, ovvero il board di laici dell’Istituto, ha nominato Elizabeth McCaul come nuovo membro, che sostituisce Lord Michale Hintze, il quale ha terminato il suo mandato.
Finanze vaticane, si torna alla gestione collegiale degli investimenti. Con il motu proprio Coniuncta Cura, Leone XIV abroga il rescriptum di Papa Francesco del 22 agosto 2022, che stabiliva che l’Istituto per le Opere di Religione era l’unico ed esclusivo ente intitolato ad attività di gestione patrimoniale e depositario del patrimonio mobiliare della Santa Sede e delle istituzioni collegate con la Santa Sede. Si ritorna, dunque, ad una gestione collegiale degli investimenti, ovviamente da valutare dal Comitato degli Investimenti.
Non è un bilancio che deve mirare al profitto, e lo sottolinea con chiarezza il presidente, l’arcivescovo Giordano Piccinotti. Allo stesso tempo, però, il profitto è necessario, e aiuta la Santa Sede. E i dati del bilancio dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, l’APSA, che è oggi qualcosa di simile a una via di mezzo tra una “banca centrale” e un fondo sovrano, sono confortanti, con utili in crescita, e un maggiore contributo dato alla Santa Sede.
Nel 2023, l’Obolo di San Pietro aveva contribuito alla missione apostolica del Santo Padre per 90 milioni. Quest’anno, invece, il contributo è di soli 61,2 milioni, mentre sono stati 13,3 milioni destinati alle opere di carità – dato stabile con i 13 milioni dello scorso anno. Le entrate sono aumentate leggermente (una raccolta di 58 milioni, a fronte dei 52 milioni dello scorso anno), le uscite sono diminuite notevolmente: nel 2023 ammontavano a 103,4 milioni, quest’anno a soli 74,5 milioni. Nel 2024, la carità del Papa ha finanziato 239 progetti, tre in più di quelli finanziati nel 2023, e la maggior parte dei contributi sono in Europa, con 118 progetti, in realtà in gran parte borse di studio per i sacerdoti.
Il primo Rapporto Annuale dell’Istituto per le Opere Religione pubblicato sotto Leone XIV sembra voler ribadire e rimarcare il lavoro fatto dall’Istituto in questi ultimi dieci anni. Non c’è più Papa Francesco, che aveva seguito e approvato il processo di riforma, si potrebbero anche rivalutare i processi (oltre a quelli che riguardano lo IOR, ma c’è anche il processo per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato, che nasce da una denuncia dello IOR contro la Segreteria di Stato), e ci si trova di fronte ad un mondo nuovo.
Il patrimonio ammonta a 4 miliardi e 191 milioni di euro. Il disavanzo, però, è stimato in circa 70 milioni di euro. Le finanze del Vaticano non vivono una situazione rosea. A mettere in luce alcuni numeri aggiornati è stato Milano Finanza, che ha pubblicato lo scorso sabato le cifre bilancio consolidato della Santa sede al 31 dicembre 2023, l’ultimo approvato dalla Segreteria per l’Economia.
Lo scorso anno, parlando al Forum Omnes, il presidente dell’Istituto per le Opere di Religione Jean Baptiste de Franssu, aveva segnalato che i criteri di inversione etica più conosciuti, ovvero gli ESG (ambientali, sociali e governance) “si erano convertiti in mezzo politico per la trasformazione della società in questioni come il gender e altre relazioni. Da questo punto di vista non sono coerenti con i principi cristiani e lo IOR si distanzia da loro”. Tuttavia, il rapporto ASIF 2024 segnala che, nello IOR, si è affinato il “Processo di Revisione e Valutazione Prudenziale” (SREP) e si è introdotto "l’obbligo per l’Istituto di pubblicare informazioni sui rischi ambientali, sociali e di governo societario", considerando "l’importanza crescente" di questi fattori.
In lieve anticipo con la scadenza del suo mandato quinquennale, Giuseppe Schlitzer viene sostituito alla direzione dell’Autorità di Informazione e Supervisione Finanziaria da Federico Antellini Russo, che è in forza all’autorità da prima del “nuovo corso” e che finora ha svolto le funzioni di vice-direttore. Ma, ed è questo il dato interessante, Antellini Russo svolge anche le funzioni di vicepresidente, rendendo ancora più sfumata la differenza tra presidenza e direzione che si era già persa con i nuovi statuti del dicembre 2020, che avevano tra l’altro cambiato il nome dell’Autorità da Autorità di Informazione Finanziaria ad Autorità di Informazione e Supervisione Finanziaria.
Non è un bilancio che deve dare profitto, ma piuttosto deve mantenere e conservare il patrimonio ricevuto con gli “investimenti delle vedove”, come li chiama Papa Francesco. Eppure, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica (APSA), che funge un po’ da “banca centrale vaticana” ma anche da fondo sovrano degli investimenti da quando si occupa di tutta la gestione patrimoniale vaticana, ci tiene a sottolineare nel bilancio che l’utile è di 45,9 milioni di euro, che alla fine è ottenuto grazie alla migliore gestione degli investimenti, e che, insomma, si sta cercando di mettere a profitto (vendendole o ristrutturandole) anche quelle proprietà immobiliari che, alla fine, per struttura, tipicità, locazione e contratti che non rendevano il giusto.
Da una parte, c’è un broker che è stato imputato in Vaticano (e condannato su alcuni capi di accusa) e che è deciso a difendere la sua reputazione. Dall’altra, la Santa Sede, che aveva dato a quello stesso broker in gestione delle quote immobiliari, e che poi ha deciso di darla ad un altro broker che però considera oggi in una combutta fraudolente per prendere dal Vaticano il massimo profitto possibile. Uno scenario a volte surreale, quello che ha portato l’arcivescovo Edgar Pena Parra, sostituto della Segreteria di Stato, sul banco dei testimoni presso l’Alta Corte di Giustizia del Regno Unito.
Nella annual disclosure dell’Obolo di San Pietro presentata lo scorso 29 giugno, il dato che salta agli occhi è che l’Obolo di San Pietro ha contribuito per il 24 per cento alla missione apostolica del Santo Padre, ovvero per i lavori dei dicasteri. A fronte di 52 milioni di entrate, le uscite sono di 103,4 milioni, di cui addirittura 90 per la missione apostolica del Santo Padre, che include anche le spese di Curia, che ammontano a 370,4 milioni. Solo 13 milioni sono stati destinati in opere caritative, cui però si aggiungono le donazioni di Papa Francesco attraverso altri dicasteri della Santa Sede per un totale di 32 milioni, 8 milioni dei quali finanziati direttamente dall’Obolo.
Più utili netti (30,6 milioni), una donazione alla Santa Sede di poco più di 13 milioni di euro, 3,2 milioni di euro destinati a opere di beneficenza. L’Istituto delle Opere di Religione, la cosiddetta “banca vaticana”, continua la sua opera di assestamento, e presenta un rapporto annuale che vuole mostrare come l’Istituto sia all’avanguardia sul fronte della finanza cattolica e solido finanziariamente.
Si attendeva la luce verde del Comitato del Consiglio d’Europa MONEYVAL alle modifiche normative, che è arrivata il 28 maggio, perché l’Autorità antiriciclaggio vaticana definisse e delineasse il suo rapporto annuale. Che è uscito poi il 17 giugno, direttamente sul sito dell’Istituto, senza una comunicazione istituzionale, senza una conferenza stampa di presentazione – non se ne fanno più dal 2019 – come se le questioni finanziarie fossero diventate improvvisamente qualcosa non da tenere nascosto, ma di certo da non enfatizzare.
Il Consiglio di Sovrintendenza dello IOR cambierà presto composizione, allo scadere dei cinque anni dei suoi membri, ma di certo sarà di nuovo una composizione internazionale, rappresentativa anche dei luoghi dove la Chiesa ha una realtà finanziaria più sviluppata. Perché l’Istituto delle Opere di Religione, la cosiddetta “banca vaticana”, vuole portare avanti la sua missione al servizio della Chiesa, mantenendo il principio della “totale trasparenza finanziaria” che ha caratterizzato gli ultimi anni.
La Santa Sede ha ritoccato qualche punto della legge anti-riciclaggio, venendo incontro ad alcune delle raccomandazioni richieste dal comitato del Consiglio di Europa MONEYVAL, sotto la cui valutazione la Santa Sede si è sottoposta dall’inizio del percorso della legge antiriciclaggio. La notizia arriva in un comunicato del Consiglio d’Europa, diramata nella mattinata del 28 maggio.
Nessun risarcimento per l’ex revisore generale della Santa Sede Libero Milone e la famiglia del suo vice Ferruccio Panicco, deceduto nel corso del processo. Anzi, lo stesso Milone e la famiglia di Panicco sono stati condannati a pagare 110 mila euro come risarcimento alla Segreteria di Stato e all’ufficio del Revisore Generale.
Cosa succede se un dipendente della Santa Sede vede un illecito in materia finanziaria e vuole segnalarlo in maniera sicura e autonoma? Fino ad oggi, non c’era un procedura specifica per questo tipo di segnalazione, che va sotto il termine inglese di whistleblowing. L’ufficio del Revisore Generale vaticano ha però istituito ora una pratica, secondo le richieste della Convenzione di Merida, pubblicando una procedura specifica per tutte le possibili segnalazioni. La procedura entra in vigore dall’1 febbraio.
Dopo la stretta, l’aggiustamento. Dopo quattro anni, Papa Francesco modifica con due motu proprio la legge sugli appalti vaticana, dando in qualche modo maggiore autonomia agli enti e cercando di liberare dalle strette delle approvazioni e contro approvazioni burocratiche che rendevano difficile anche l’ordinaria amministrazione. Ancora una volta, dunque, il Papa riaggiusta una legge sul controllo finanziario, come già era successo quando dovette ridefinire le prerogative della Segreteria per l’Economia ridando alcune competenze all’APSA. Il Papa include anche l’impossibilità di operare per società o persone che hanno indagini, condanne anche non definitiva, ipotesi di riciclaggio. Sono dettagli tecnici, aggiunte di questioni che potevano essere già previste, e che puntano ad armonizzare la legge, più che a modificarla del tutto.