Da quando la nuova basilica di San Pietro e la piazza diventano una realtà sembra che tutti tentino di abbattere la “Spina”, anzi di “cavare la spina a San Pietro”.
C’è un quadro, famosissimo, che ritrae il Cardinale Eugenio Pacelli, a Budapest, per il 38esimo Congresso Eucaristico Internazionale, inginocchiato a pregare davanti la corona. Un Congresso la cui preparazione era cominciata otto anni prima, arrivato in tempi in cui si sentiva già il profumo della guerra che sarebbe arrivata, in una Ungheria che stava ancora subendo il trauma della perdita dei suoi territori dopo il Trattato di Trianon. Una Ungheria cui Pio XI diede una attenzione particolare, inviando al Congresso Eucaristico il suo segretario di Stato, che sarebbe poi diventato Papa, alla guida di una delegazione di 14 dignitari vaticani. E quel quadro in preghiera di fronte alla corona avrebbe rappresentato, in fondo, una preghiera di fronte a un mondo che stava per essere distrutto.
Don Luigi Maria Epicoco è uno dei sacerdoti più ricercati del web, anche se non è un influencer che utilizza i social media per la promozione; insegna filosofia alla Pontificia Università Lateranense e all’Issr ‘Fides et Ratio’ dell’Aquila. Il suo nuovo libro si intitola ‘La pietra scartata. Quando i dimenticati si salvano’, dove l’essenzialità dei ‘non protagonisti’ per realizzare la storia della salvezza invita, per trovare Dio, a guardare nelle pieghe della storia e nei dettagli del quotidiano:“Cristo non è figlio di persone conosciute ma di povera gente, e tutta la sua vita è un prendere dalla periferia, partendo dai margini e ponendoli al centro. Questo metodo, con cui Gesù procede nella vita e nell’annuncio del Vangelo, è vero anche nella vita spirituale. Per cui è indispensabile avere la capacità di mettere al centro dell’esistenza ciò che normalmente lasciamo ai margini”.
Per il Giubileo del 1500 il Papa aveva fatto creare una nuovo via al centro del Borgo. Alessandro VI e la sua via Alessandrina aprivano l’era classica dell’area del Vaticano.
Venticinque anni fa, per il 375esimo anniversario dell’Unione di Uzghorod, Giovanni Paolo II inviò persino una lettera apostolica, a testimonianza dell’importanza dell’evento. E lì spiegò che quella “unione” era la diretta conseguenza del Concilio di Firenze, e che andava messa in collegamento con le altre unioni di tradizioni bizantine a Roma, come l’Unione di Brest, con cui la Chiesa Greco Cattolica Ucraina divenne una cosa sola con Roma. Da quella unione nacque la Chiesa Greco Cattolica Rutena, la cui storia si è intrecciata per secoli con la Chiesa Greco Cattolica Slovacca. Papa Francesco si incrocerà con questa storia durante il suo viaggio in Slovacchia, nel suo passaggio a Kosice e Presov. E di certo ci saranno celebrazioni per questo anniversario.
La cittadella di Borgo a ridosso del Vaticano era stato impostato da Totila nel 547 su quelli che venivano chiamati i prati di Nerone.
Se Pio XI proclamò nel 1927 la Madonna dei Sette Dolori patrona della Slovacchia, lo si deve a un santuario mariano in quella che è la più giovane città di Slovacchia, Sastin, dove c’è una immagine della Vergine che ha attirato pellegrini illustri, come Madre Teresa di Calcutta, santi come Giovanni Paolo II e che ospiterà nel prossimo settembre anche Papa Francesco. Un segno, quello della Vergine, che ha un peso particolare nella storia slovacca, tanto che anche durante il comunismo, quando i pellegrinaggi erano scoraggiati con ogni mezzo, gli slovacchi arrivavano al santuario immancabilmente per il 15 settembre, festa della Madonna Addolorata, per rendere omaggio alla loro patrona.
Gabriele d’Annunzio diceva che a Roma l’urbanistica si era fermata al 1870, perché quella successiva gli diceva poco. Non si sa a quando risale questa affermazione ma certo il “vate” non ebbe tempo di vedere la demolizione della Spina di Borgo.
Niente sarebbe stato più come prima, dopo quella rivolta di Budapest del 1956. Non sarebbe stato lo stesso per il Cardinale Jozef Mindszenty, tornato in libertà e costretto poi a rifugiarsi all’ambasciata degli Stati Uniti a Budapest per non essere stato di nuovo arrestato. Non sarebbe stato lo stesso per l’Ungheria, che sarebbe tornata sotto dominio sovietico e vi sarebbe rimasta fino a l989. Non sarebbe stato lo stesso per quanti avevano sperato che qualcosa si potesse muovere dopo la Cortina di Ferro.
Quando nel 1936 iniziarono i lavori di demolizione della “Spina di Borghi” la gente di Roma non fu felice. Basta citare una frase di un romano famoso Alberto Sordi che ricorda “Avevo quattro anni quando vidi per la prima volta San Pietro e fu proprio per il Giubileo del 1925.
Il brano di Vangelo di oggi, soprattutto le parole che Gesù pronuncia dopo il rifiuto dei suoi concittadini - Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria - richiama un’affermazione del prologo del Vangelo di San Giovanni: E’ venuto nella sua casa e i suoi non lo hanno accolto. Gesù, dunque, viene respinto dalle poche persone che abitavano Nazareth, ma nel loro atteggiamento è possibile vedere le resistenze, le opposizioni e il rifiuto che la persona di Cristo ha incontrato nel corso dei secoli e continua ad incontrare da parte delle persone e delle istituzioni.
Il 30 giugno si celebra la memoria dei protomartiri romani. La celebrazione eucaristica viene sempre organizzata dalla della Pontificia Accademia Cultorum Martyrum. Anche quest’anno la cerimonia, se pur ridotta a causa del covid, si è tenuta nella Chiesa di Santa Maria in Campo Santo nella Città del Vaticano a pochi passi dalla piazza dedicata proprio ai Protomartiri. Ed è stata presieduta dal cardinale Gianfranco Ravasi.
Ogni anno, circa 100 mila pellegrini, soprattutto bavaresi e austriaci, ma anche da altre parti del mondo, visitano il santuario mariano di Altötting, una cittadina nell’estremo sud della Germania, a pochi chilometri dal confine con l’Austria. Vengono a rendere omaggio alla Madonna, patrona della Bavaria. Il suo rettore, il prelato Klaus Metzl, in carica dal 2020, spiega ai lettori di Aci Stampa l’importanza e il carisma del santuario mariano più visitato della Germania.
Trecentocinquanta anni fa, l’icona della Madonna Klokocv lacrimava. Si era nel mezzo delle guerre di religione tra calvinisti e cattolici. E i soldati calvinisti irruppero nella chiesa dove c’era questa icona, e uno di loro la danneggiò con un colpo di sciabola. L’icona pianse in maniera ancor più visibile e impressionante.
La liturgia di questa domenica ci porta a riflettere sulla vita e la morte. La prima lettura ci rivela che la morte non rientrava nel piano iniziale del Creatore. Quando Dio ha creato l’uomo, lo ha voluto libero ed incorruttibile, ma il diavolo, invidioso della felicità dell’uomo, lo ha ingannato e lo ha portato a scegliere il peccato, e così la morte è entrata nel mondo. La morte, dunque, è la conseguenza del peccato.
“L’Infermiere è un cavaliere Professo, al cui zelo è raccomandata la cura degli Infermi”. E’ una delle prime frasi del “ Regolamento della Sacra Infermeria di Malta” del 1725.
Tutto comincia il pomeriggio del 24 giugno del 1981, due ragazze sono a passeggio nelle colline di Podbrdo, una di loro esclama: Guarda la Gospa ( la Madonna). L’altra si stranisce un po’ perché pensa ad uno scherzo.
La città di Firenze e il suo santo, Giovanni Battista. Connubio che si tramanda da secoli e che da secoli non si spezza. Anzi - sembra proprio il caso di dirlo - si rinforza addirittura.
“La sera dell’ elezione (di Giovanni Paolo II) quando ero segretario del Sostituto, ricordo la esclamazione stupita e gioiosa ripetuta dall’allora arcivescovo Agostino Casaroli: ‘ hanno eletto Wojtyła che coraggio hanno avuto, che coraggio!’”.
Sono la “meglio gioventù” della Germania credente. Uno dei movimenti in cui confluiscono i giovani cattolici tedeschi, desiderosi di vivere una relazione autentica con Cristo. Sono gli Jugend 2000 (Gioventù 2000).