Chi fa parte della Cappella Papale? E cosa è la Famiglia Pontificia? La composizione della cappella papale è fondamentale per comprendere il modo in cui il Papa percepisce se stesso e come si vuole rappresentare al mondo. Ma è importante anche la Famiglia Pontificia, la seconda articolazione di cui si serve il Papa nella sua vita quotidiana.
Venerdì 9 aprile, nel calendario liturgico si ricorda il beato Tommaso da Tolentino, il francescano morto martire nel 1321 in India mentre stava compiendo un viaggio per raggiungere come missionario la Cina.
Il nome di Marcello Bedeschi è da sempre legato alle Giornate Mondiali della Gioventù. Quest’italiano ottantenne - oggi presidente emerito della Fondazione Giovanni Paolo II per la Gioventù parte all’epoca del Pontificio Consiglio per i Laici e oggi del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita - da 40 anni è impegnato nell’organizzazione delle GMG.
Agostino Patrizi Piccolomini, grande maestro di cerimonie del XV secolo e nipote acquisito di Papa Pio II, al secolo Enea Silvio Piccolomini, ha lasciato testi particolarmente importanti sul cerimoniale di Curia romana, nonché testi che sono all’origine di alcuni elementi del ricevimento di sovrani o capi di Stato E in particolare, in un testo sul ricevimento di Federico III, si legge che “la cerimonia non è niente altro che l’onore dovuto a Dio e agli uomini in ragione di Dio”. È una chiave di lettura fondamentale per il linguaggio pontificio.
Quando il Papa riceve un capo di Stato, di governo, o più raramente un ministro degli Esteri, spetta alla Prefettura della Casa Pontificia predisporre l’incontro in accordo con i competenti uffici della Segreteria di Stata. Ciò accade anche quando invece il Papa riceve le credenziali degli ambasciatori presso la Santa Sede, individualmente (quando residenti) o in gruppo (quando non residenti). Quali sono le competenza della Prefettura e dell’ufficio del Protocollo della Segreteria di Stato? E cosa fanno i due organismi?
Per celebrare il 1950º anniversario della Risurrezione di Gesù, tra l’anno 1983 e 1984, si tenne a Roma l'Anno Santo della Redenzione. Nel programma fu inserito, in prossimità della Domenica delle Palme, il Giubileo internazionale della Gioventù. In quell'occasione giunsero a Roma da tutto il mondo 300 mila giovani. Durante quell’evento Giovanni Paolo II consegnò ai giovani una croce di legno: doveva essere il simbolo “dell'amore del Signore Gesù per l'umanità e come annuncio che solo in Cristo morto e risorto c'è salvezza e redenzione”.
Proseguendo la passeggiata virtuale per la zona che circondava la Spina di Borgo, abbattuta per fa spazio a Via della Conciliazione, strada scenografica che porta alla Basilica Vaticana, arriviamo a Palazzo della Rovere.
Uno dei modi in cui una istituzione racconta se stessa è il cerimoniale. Perché i gesti, le precedenze accordate, i movimenti del cerimoniale sono un linguaggio strutturato, preciso, simbolico e per questo completo. Dietro il cerimoniale c’è una storia, che è ineludibile, e una ratio, che va compresa. Se questo ragionamento vale per tutte le istituzioni, vale ancora di più per la Santa Sede. Perché la Santa Sede esprime una realtà peculiare dotata di sovranità, personalità giuridica internazionale, ma caratterizzata da una missione universale morale e religiosa. E allora tutto, ogni dettaglio, deve essere al servizio della dimensione religiosa, e deve risaltare l’immagine del Sommo Pontefice, che è il vicario di Cristo in Terra.
In ogni uomo che viene al mondo è presente una fame ed una sete che nessun cibo e nessuna bevanda materiali possono estinguere.
Ha compiuto sette anni lo scorso 20 luglio l’iniziativa del Comitato Nazarat per i cristiani perseguitati. Nazarat, come nazaren. Perché questo stava a significare la lettera “Nun” che i miliziani del Daesh imponevano ai cristiani mentre invadevano la piana di Ninive, marchiando la popolazione cristiana che era protagonista di un nuovo esodo, ma questa volta con effetti disastrosi. Nata a Rimini, l’iniziativa si sta diffondendo in tutta Italia.
Uno dei gioielli architettonici che incorniciavano la Spina di Borghi e che in parte hanno subito le conseguenze del nuovo impianto urbanistico è Palazzo Cesi.
Un anno di vita per l’Associazione Bambino Gesù del Cairo ONLUS, inaugurata il 21 luglio 2020 e frutto del Documento sulla Fratellanza Umana firmato dal Santo Padre e dal Grande Iman di Al-Azhar Ahmed Al Tayeb, ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019.
“Poiché doveva avvenire che la Vergine Madre di Dio nascesse da Anna, la natura non osò precedere il germe della grazia. O felice coppia, Gioacchino ed Anna! A voi è debitrice ogni creatura”. Così scriveva san Giovanni Damasceno - Padre e Dottore della Chiesa (Damasco, 650 ca. - San Saba, presso Gerusalemme, 749) - nei suoi “Dialoghi”, sulle sante figure di Gioacchino e Anna, famosi per essere stati i genitori della Vergine Maria, famosi per essere stati i nonni di Gesù.
È una Chiesa che deve parlare “con il cuore e lo spirio” e che deve “demondanizzarsi”, perché “finché nei testi ufficiali della Chiesa parleranno le funzioni, ma non il cuore e lo Spirito, il mondo continuerà ad allontanarsi dalla fede”. Benedetto XVI torna a parlare, e lo fa rispondendo per iscritto ad una serie di domande inviate dalla rivista Herder Korrespondenz.
L'Istituzione MIVA Polska che opera presso l'Episcopato Polacco ha organizzato la Settimana Nazionale di S. Cristoforo dal 18 al 25 luglio.
Il Vangelo ci rivela che il cuore umano-divino di Gesù nei confronti dell’uomo è un cuore compassionevole. E’ così attento all’uomo da prestare attenzione anche alle sue necessità materiali e da soccorrerlo nei suoi bisogni primari. Gesù, dunque, vive in un profondo dialogo d’amore con il Padre suo celeste ed insieme presta grande attenzione a ciò che succede intorno a Lui, si rende presente alle vicende degli uomini ed entra nei dettagli della loro vita umana.
Santa Brigida di Svezia (1303-1373) fu una mistica di eccezionale valore. Donna, madre di otto figli, vedova e nobile visse il suo amore a Dio ed alla contemplazione, guardando agli ultimi ed a quel carisma di immedesimazione alla Passione di Cristo che tuttora la rende cara al Popolo di Dio.
San Vincenzo Pallotti è stato chiamato l'Apostolo di Roma. Attivissimo, solerte ed innamorato del Cristo lo ha portato con coraggio ed intraprendenza sulle strade del quotidiano.
Non è stato silente, Pio XII, perché durante la guerra ha fatto sentire la sua voce, le sue proteste, le sue preoccupazioni anche attraverso i radiomessaggi, lo strumento più potente dell’epoca con cui indicava una strada. Ma non è stato nemmeno inattivo. E un campo di ricerca forse finora poco esplorato è quello degli interventi che Pio XII ha fatto in favore degli ebrei arrestati a Roma, prima e dopo la razzia del ghetto.
La leggenda nera sul presunto silenzio di Pio XII fa risalire le sue radici a prima del pontificato. A quando, cioè, Eugenio Pacelli era nunzio apostolico in Germania, proprio negli anni dell’ascesa del nazionalsocialismo. E, invece che protestare contro quella che si stava dimostrando come una dittatura in tutta la sua violenza anche antisemita, Pacelli sarebbe rimasto inerte. Anzi, avrebbe persino, quando era divenuto Segretario di Stato vaticano, avallato un Concordato con la Germania, siglato nel 1938, quasi un “lasciapassare” per il nazismo. Ma è davvero così?