C’è anche una parte dedicata ai delitti economici, nel programma del Diploma di Giurisprudenza Penale lanciato quest’anno dalla Pontificia Università Gregoriana di Roma. Un anno di studi, 140 ore di corsi (di 40 ore monografiche) e una vasta area di competenze, per comprendere il diritto penale nella Chiesa, ma anche per comprendere come istruire un processo, anche su temi spinosi come i delitti contro l’unità della Chiesa, gli abusi sui minori, la dimissione allo stato clericale.
Passeggiando per via dei Serpenti, a Roma, si incontra una lapide che ricorda il passaggio di un santo: Giuseppe Benedetto Labre.
Nel libro della Genesi, le querce di Mamre sono il luogo che Dio sceglie per incontrare Abramo e per annunciargli la notizia inattesa della discendenza. È sotto la quercia che la vita viene promessa, che rifiorisce la speranza.
Sant'Ignazio di Loyola, nel corso del proprio ministero sacerdotale, è stato un grande formatore di anime. Le ha aiutate e sorrette partendo dalla propria personale esperienza di Dio.
L'esempio trascina ed il carisma di un uomo vive nel suo tempo: questa è stata la forza di padre Giulio Arrighetti (1622-1705).
Il Tempio di San Francesco al Terminillo è uno scrigno di arte e di fede. A 1623 metri di altitudine una chiesetta davvero particolare, affidata alla Fraternita’ monastica della Trasfigurazione, accoglie una reliquia del poverello di Assisi, la prima pietra dalla tomba di San Francesco e opere di giovani artisti divenuti famosi. A raccontare ad ACI stampa la storia e la curiosità di questo "tempio ad alta quota" è il superiore e il custode del Tempio Padre Mariano Pappalardo.
Proseguiamo il viaggio nella storia del quartiere romano de Il Trionfale nato e sviluppato intorno alla parrocchia di San Giuseppe in questo anno dedicato proprio al Patrono della Chiesa.
“Io torno dall’Italia meridionale con un’immensa speranza in cuore, speranza appoggiata anzitutto sui nostri magnifici vescovi, sui nostri assistenti, sulle nostre sorelle: quante belle e care anime ho avvicinato, quanti occhi ho visto lampeggiare nell’esposizione del nostro programma massimo!”:
A chiudere il pellegrinaggio stazionale è sempre la chiesa di San Pancrazio al Gianicolo. Si chiude così l’ Ottava di Pasqua e si arriva alla domenica in albis.
Papa Pio XII, il 2 maggio 1940, nella gloria di piazza San Pietro, elevava all'onore degli altari Gemma Galgani.
Il brano di Vangelo di questa domenica ci racconta un’apparizione di Cristo risorto nel Cenacolo. L’aria che si respira all’interno della comunità dei discepoli è la paura, conseguenza della loro mancanza di fede. Si sentono dei falliti, degli sconfitti perché hanno dato credibilità ad una persona, Gesù di Nazareth, che è stato violentemente ucciso ed inoltre sanno che i capi del popolo li stanno cercando per metterli a morte. Si trovano, dunque, in una situazione spirituale e morale di ripiegamento in loro stessi, che ha portato la speranza a spegnersi nei loro cuori.
La liturgia stazionale del sabato della settimana di Pasqua torna a San Giovanni in Laterano, la cattedrale di Roma.
Suor Faustina Kowalska e Giovanni Paolo II, due vite che si intrecciano nel culto della Divina Misericordia.
San Giovanni Paolo II, nella prima domenica dopo Pasqua, istituì la solennità della Divina Misericordia. Il nome della preziosa devozione è legato alle rivelazioni mistiche dettate dal Cristo a Santa Faustina Kowalska (1905-1938).
Il giovedì dopo Pasqua la liturgia stazionale ritorna alla chiesa dei Santi Apostoli.
L'8 aprile del 1927 spirava, nella comunità trinitaria di Belmonte, in Spagna, padre Domenico Iturrate Zubero.
Nel mercoledi della settimana di Pasqua il cammino stazionale torna a San Lorenzo Fuori le Mura, al Verano.
“La qualità di una civiltà si misura dal rispetto che ha per il più debole dei suoi membri”. E’ una frase di Jérôme Lejeune il grande genetista, da gennaio servo di Dio che Scoprì la Sindrome di Down e fu il primo Presidente della Pontificia Accademia per la Vita.
Il Martedì della Settimana di Pasqua il percorso stazionale torna a San Paolo Fuori le Mura.
“Io e te faremo di tutto a metà” -si senti dire il piccolo Michele Rua- da un giovanissimo don Giovanni Bosco che gli tracciava con l'indice un segno sulla piccola manina, disegnandone la metà. Lui appena che un adolescente ed il santo già un grande educatore.