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Abusi, la risposta della Chiesa in Irlanda

St. Patrick College | Il St. Patrick College di Maynooth, dove ha sede il National Board for Safeguarding Children of the Catholic Church of Ireland | Wikimedia Commons St. Patrick College | Il St. Patrick College di Maynooth, dove ha sede il National Board for Safeguarding Children of the Catholic Church of Ireland | Wikimedia Commons

Sono cinque gli impegni delle linee guida per la Salvaguardia dei Bambini della Conferenza Episcopale Irlandese, delineati nell’ultimo documento pubblicato che risale al 2017. Un documento continuamente aggiornato, che presenta una sorta di “cornice” che ogni diocesi poi è chiamata a riempire con le caratteristiche specifiche della situazione.

Si è inserita in questo contesto la richiesta di perdono di Papa Francesco durante la Messa conclusiva della Giornata Mondiale delle Famiglie è stato l’ultimo atto (ma non finale) di un percorso che la Santa Sede ha fatto a fianco della Chiesa di Irlanda per superare la piaga degli abusi sui minori.

I cinque impegni sono: la segnalazione obbligatoria alle autorità statali di sospetti, preoccupazioni, conoscenza e accuse che un bambino sia stato abusato o sia correntemente abusato; la cura per l’ambiente del bambino coinvolto nelle attività di Chiesa, e degli adulti che lavorano con lui; la risposta appropriata a sospetti, preoccupazioni, conoscenza o accuse di una mancata protezione per i bambini; la cura personale per quanti hanno sofferto l’abuso e altre persone colpite; la cura pastorale per quanti sono implicati nella perpetrazione degli abusi, o di altre persone coinvolte.

Gli standard sono il percorso finale di risposta ad uno scandalo che è cominciato ad emergere già negli Anni Ottanta del secolo scorso, è esploso in tutta la sua drammaticità durante gli Anni Novanta, è diventato vera e propria crisi nel primo decennio del 2000, fino alle continue rivelazioni su abusi che non sono solo sessuali, ma anche abusi di potere.

Ma tutto era prevedibile. Già nel biennio 1986 – 1987 le diocesi di tutta l’Irlanda si fanno assicurare contro eventuali reclami da abuso sessuale. È una linea di difesa comprensibile. La questione degli abusi non è portata avanti solo per un senso di giustizia. È anche una battaglia politica, portata avanti per liberalizzare l’aborto e i diritti gender. Cosa che succederà in Irlanda negli anni a venire, fino al referendum sulla famiglia del 2015.

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I movimenti dietro le quinte hanno una decisiva spinta nel 1995, quando Andrew Madden rivela di essere stato vittima di abusi da parte del sacerdote È l’inizio di una escalation: nel 1997, un sacerdote di Dublino viene incarcerato per 18 mesi per aver sessualmente abusato una ragazza, nel 1999 padre Sean Fortune si suicida mentre attende il processo su 66 accuse di abuso su 22 ragazzi, mentre nel 2002 arrivano le dimissioni dell’arcivescovo Brendan Comisky di Ferns, e comincia una inchiesta indipendente da parte del governo irlandese.

Ma cosa aveva fatto la Chiesa irlandese in quel periodo? Secondo le norme in vigore al tempo, e fino al 2001, sono i vescovi che devono occuparsi dei delitti commessi dai sacerdoti pedofili. Giovanni Paolo II ha promulgato la Pastor Bonus nel 1988, e questa allargava la competenza penale della Congregazione della Dottrina della Fede, non stabilendo però quali fossero i delitti che cadevano sotto la sua giurisdizione esclusiva, mentre nel 1989 la competenza in materia di dispensa sacerdotale passa dalla Congregazione della Dottrina della Fede alla Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti.

Nel 1994, la Santa Sede concede un indulto ai vescovi degli Stati Uniti: l’età per definire il delitto canonico di un minore per abuso sessuale viene elevata a 18 anni, il tempo per la prescrizione viene esteso ad un periodo di 10 anni calcolato a partire dal compimento del 18esimo anno di età della vittima, gli appelli sono riservati alla Rota romana, mentre i ricorsi amministrativi alla Congregazione per il Clero. Questo indulto viene esteso nel 1996 alla Chiesa di Irlanda.

Il tutto mentre cresce lo scandalo. Nel 2004, il Cardinale Desmond Connell si dimette da arcivescovo di Dublino per via del modo in cui ha trattato gli abusi sessuali nella Chiesa Cattolica.

Cominciano le inchieste indipendenti: la Ferns Inquiry riguarda lo diocesi di Ferns ed esce nel 2005, identificando più di 100 accuse di abusi tra il 1962 e il 2002; viene istituito il Murphy report, sugli abusi nella diocesi di Dublino che era esteso inizialmente anche alla diocesi di Cloyne, poi oggetto di un ulteriore rapporto; e viene istituita la commissione Ryan, che si occupa degli abusi su bambini nella istituzioni residenziali irlandesi.

Con uno scandalo montante, i vescovi irlandesi sono ricevuti per due volte da Benedetto XVI. Il quale, nel marzo 2010, scrive una lettera pastorale a fedeli, sacerdoti, vescovi di Irlanda. Non è solo una lettera di scuse. È anche una analisi profonda della crisi di tutta la Chiesa Cattolica.

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Il 31 maggio 2010, Benedetto XVI invia una visitazione apostolica, composta da nove membri: il Cardinale Sean Patrick O’Malley per l’acidiocesi di Dublino; il Cardinale Timothy Michael Dolan per la formazione dei sacerdoti e i seminari; due suore per gli istituti religiosi femmnili e la formazione; e poi i cardinali Cormac Murphy-O’Connor e Thomas Christopher Collins, e l’arcivescovo Terrence Thomas Prendergast.

Intanto, dopo le norme del 1996, e dopo gli scandali, la Chiesa di Irlanda ha messo su il suo National Board for Safeguarding Children, il Comitato Nazionale per la Salvaguardia dei Bambini.

Il comitato ha sede a Maynooth, ed è indipendente nonostante venga finanziato da vescovi, congregazioni religiose e società missionarie. Il suo primo direttore, Ian Elliot, veniva da una grande esperienza sulla protezione dei minori, maturata in Irlanda del Nord. Ed Elliot fu affiancato da padre Tim Bartlett, allora assistente del Cardinale Sean Brady. Nel 2011, Elliot e il suo team hanno ha valutare come veniva operata la salvaguardia dei bambini in tutte le 26 diocesi cattoliche di Irlanda e in tutte le congregazioni religiose.

Questo lavoro di valutazione è stato portato avanti e concluso anche da Teresa Devlin, dal 2013 successore di Elliot alla guida del board. Nel 2019, si prevede di ricominciarae il giro delle valutazioni.

Il board ha contato che dall’1 gennaio 1975 ad oggi, sono state mosse circa 1259 accuse di abusi contro 489 sacerdoti, e 36 sacerdoti sono stati processati.

Le accuse stanno ancora venendo fuori. A giugno 2018, nel suo rapporto del 2017, il board ha detto che, a partire da aprile, sono arrivate altre 135 accuse, sospetti e preoccupazioni, che hanno coinvolto 35 sacerdoti diocesani e 63 membri delle Congregazioni religiose, per un totale di 98 persone. I rapporti sono cresciuti del 29 per cento, ma Devlin ha voluto anche sottolineare che “al di là di una sola eccezione, la maggior parte del comportamento abusatore ha avuto luogo nel 2000, e questo è in linea con i rapporti precedenti”.