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Finanze vaticane, non violenza, nucleare: le parole di Papa Francesco in volo

Conferenza stampa a tutto campo di Papa Francesco, che ribadisce il suo desiderio di andare in Cina e chiarisce le sue posizioni sulle vicende vaticane

Papa Francesco in Giappone | Papa Francesco nel volo di ritorno dal Giappone | Hannah Brockhaus / ACI Group Papa Francesco in Giappone | Papa Francesco nel volo di ritorno dal Giappone | Hannah Brockhaus / ACI Group

C’è sempre la presunzione di innocenza, per le cinque persone sospese nell’ambito di una indagine del Promotore di Giustizia su un acquisto di un immobile di pregio a Londra a seguito di due perquisizioni in Segreteria di Stato e nell’Autorità di Informazione Finanziaria vaticana. Ma Papa Francesco ci tiene a sottolineare che “è la prima volta che in Vaticano la pentola viene scoperchiata da dentro e non da fuori”.

Nella consueta conferenza stampa di ritorno da un viaggio lungo e intenso come quello in Thailandia e Giappone, Papa Francesco affronta anche le ultime vicende finanziarie della Santa Sede che hanno causato una crisi istituzionale. Ma non solo. Parla del suo progetto per una enciclica sulla non violenza, ritorna sulla questione del nucleare, affronta la situazione latinoa americana.

La situazione finanziaria è il tema più discusso. In questa settimana verrà annunciato il successore di René Bruelhart alla presidenza dell’Autorità di Informazione Finanziaria, altri due membri hanno rassegnato le dimissioni dal board, mentre il gruppo Egmont, che riunisce le Unità di Informazioni Finanziaria di tutto il mondo, ha deciso di sospendere la Santa Sede dal sistema interno di comunicazioni sull’antiriciclaggio perché la giurisdizione non garantirebbe la riservatezza delle informazioni, visto che i promotori di giustizia non si sono fatti scrupolo di acquisire materiale di intelligence. D’altronde, l’ingresso nel Gruppo Egmont era stato caldeggiato dal Comitato del Consiglio d’Europa Moneyval proprio per garantire trasparenza e comunicazione, e questo si legava a degli obblighi internazionali e giuridici presi con Moneyval, prima che con Egmont stesso. E questo peserà sulla valutazione di Moneyval, prevista per il prossimo anno, basata sull’efficacia del sistema giuridico.

Papa Francesco, però, non ha apprezzato l’intervento di Egmont, sottolinea che “è una cosa non ufficiale internazionale”, è “un gruppo privato, che ha il suo peso”, accusa il presidente dell’Autorità di Informazione Finanziaria di “far forza con il Gruppo Egmont per riprendere la documentazione” e “questo la giustizia non può farlo”.

Il Papa dice che un “magistrato italiano di livello” gli ha detto che “la giustizia davanti ad una accusa di corruzione è sovrana in un Paese”, e per questo “devono essere studiate le carte”. Papa Francesco sottolinea che sembra che sia stato “l’AIF a non controllare” e “il suo dovere era controllare”, ma “io spero che si provi che non è così”, perché ancora c’è la presunzione di innocenza”. Di fatto, l’Autorità di Informazione Finanziaria ha già fatto sapere di aver agito secondo procedure, ribadendo fiducia al direttore. Ma il Papa vuole che si vaglino ulteriormente le carte.

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E Papa Francesco lega il non rinnovo di Bruelhart proprio alla questione della pressione del Gruppo Egmont, che “ha un po’ disturbato”. Conferma, però, che Moneyval farà la sua ispezione e “studierà in numeri, le procedure, come ha agito il promotore di giustizia, studierà come il giudice e giudici hanno determinato la cosa”.

Papa Francesco ha spiegato anche un po’ come si è arrivati la denuncia ha parlato della buona amministrazione, in particolare riferito all’Obolo di San Pietro, ha detto che “non va se si un investimento per anni senza toccare il capitale”, perché “l’Obolo si deve spendere in un anno, un anno e mezzo”, e si possono fare investimenti “sul sicuro, si può anche comprare una proprietà, affittarla e poi venderla, ma sul sicuro, con tutte le sicurezze per il bene della gente dell’Obolo”.

Quindi, ha detto che la denuncia è arrivata dal Revisore dei conti, che il Papa ha autorizzato ad andare al Promotore di Giustizia, che questi ha poi chiesto il permesso al Papa di fare le perquisizioni per “presunzione di corruzione”, e il Papa ha firmato l’autorizzazione in cinque uffici.

Il Papa ribadisce la presunzione di innocenza, sottolinea che “è una cosa brutta e non è bello che succedano queste cose in Vaticano, ma è stato chiarito dai meccanismi interni che cominciano a funzionare”.

Più volte, Papa Francesco menziona la riforma che Benedetto XVI aveva cominciato, e che è grazie a questa riforma che ci sono state le perquisizioni e le indagini. Tutto, comunque, sarà valutato internazionalmente. Il Papa loda che “lo IOR oggi ha accettazione di tutte le banche e può agire come le banche italiane, normale, cosa che un anno fa non c’era”. Il Papa si riferisce all’ingresso della Santa Sede nell’Area geografica SEPA, l’Area Unica di Pagamenti Europei, ingresso dovuto dalla cornice giuridica dello Stato e che ha visto lo IOR adeguarsi con ritardo rispetto all’ingresso dello Stato.

Parlando del suo viaggio in Giappone, Papa Francesco ha parlato di Nagasaki e Hiroshima, che si assomigliano perché hanno entrambe sofferto la bomba, ma Nagasaki è diversa perché ha radici cristiane. Per Papa Francesco, Hiroshima è stata una “vera catechesi umana sulla crudeltà”.

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In particolare, Papa Francesco si è soffermato sul disarmo, durante il viaggio ha detto che è immorale il solo possesso delle armi nucleari. Rispondendo ai giornalisti, ammette la possibilità della legittima difesa, ma ha detto che “il nucleare il limite”, perché “un disastro nucleare sarà un disastro grande”, e il Papa addirittura sottolinea che lui non userebbe “l’energia nucleare fino a che non ci sia totale sicurezza dell’uso”, anche sull’ambiente, perché “siamo andati oltre il limite”. Per questo, il no al possesso di armi nucleari deve, per Papa Francesco, entrare nel catechismo.

Ancora sul disarmo, Papa Francesco ha ammesso il progetto di una enciclica sulla non violenza, ma ha detto che “la farà il prossimo Papa”, perché lui non la sente “ancora matura”.

Invece, per quanto riguarda il disarmo e la pace, Papa Francesco sottolinea che la comunità internazionale “non è stata matura, le organizzazioni internazionali non riescono, le Nazioni Unite non riescono”, si fanno le mediazioni “meritevoli”, ma si deve fare di più, e andare a mediare si deve fare “sempre, sempre.

Papa Francesco denuncia “l’ipocrisia armamentista”, quella di Paesi cristiani, o almeno di cultura cristiana, Paesi europei che parlano di pace e vivono delle armi. Ipocrisia si chiama questa”.

Papa Francesco si sofferma poi sulla pena di morte in Giappone – pena di morte non più contemplata nel Catechismo della Chiesa cattolica – e sul fatto che era presenta alla Messa a Tokyo un condannato a morte in attesa di revisione di processo. Papa Francesco dice di aver parlato con il Primo Ministro Shinzo Abe di tanti processi che “non finiscono mai, sia con la morte che senza la morte”, e ha detto che il problema della condanna “deve sempre essere il reinserimento, perché la condanna senza finestre di orizzonte è inumana”.

Ha colpito il telegramma mandato da Papa Francesco a Hong Kong, che vive una situazione difficile e che in realtà non è una nazione, è sotto amministrazione cinese. Il Papa sminuisce la portata del messaggio, sottolinea che “i telegrammi si mandano a tutti i capi di Stato, è una cosa automatica, sono fatti di saluto”, e quindi “ha un valore di cortesia”, e la Santa Sede chiama sempre “al dialogo, alla pace”, ma non è “solo Hong Kong. Sono varie cose che hanno dei problemi e io in questo momento non sono capace di valutarle”. Papa Francesco poi ammette: “Mi piacerebbe andare a Pechino, io amo la Cina”.

Quindi, la situazione in Sudamerica, e in particolare quella in Bolivia, con Evo Morales, che più volte è stato in visita da Papa Francesco, ora in esilio, che ha chiesto una mediazione internazionale, e quella del Cile, dove le sommosse popolari hanno persino portato all'attaccare le chiese e appiccarvi fiamme.

Papa Francesco parla di una situazione “simile a quella del 1974 – 1980”.  dice di essere spaventato dal Cile, che “esce da un problema di abusi che ci ha fatto soffrire tanto”, e adesso "torna con un problema del genere che non capiamo bene". La Bolivia ha chiesto mediazione, anche alla Santa Sede oltre che alle organizzazioni internazionali, il Brasile “certamente no, ma anche lì ci sono dei problemi”.

Infine, la Thailandia, “un’altra cosa, diversa dal Giappone, un’altra cultura, con “tanta povertà e tante ricchezze spirituali”, con i problemi dello sfruttamento