Al Meeting dell’Amicizia tra i popoli continua il dialogo ‘politico-religioso’ tra intellettuali sulla convivenza tra i cristiani ed i mussulmani. Aziz Hasanović, è il Gran Muftì di Croazia, autorità riconosciuta dallo Stato e dai Governi del mondo, portatore di un modello di convivenza tra musulmani e cristiani, trasferitosi da Srebrenica dove ha avuto 38 membri della famiglia sterminati.
Venire alla Porziuncola in segno di pace come Francesco. E’ stato l’intento dell’Imam di Perugia Abdel Qader Moh’d che ha partecipato alla solenne celebrazione eucaristica delle Messa di ieri nella Basilica papale di Santa Maria degli Angeli in Porziuncola, presieduta dal Custode della Porziuncola p. Rosario Gugliotta e concelebrata da p. Raniero Cantalamessa. L’iniziativa rientrava nell’appello della comunità islamica francese e italiana, dopo l’uccisione di Padre Jacques Hamel, della preghiera condivisa di cattolici e musulmani nelle chiese italiane.
mam e fedeli musulmani pregano insieme ai cattolici nelle chiese di tutta Italia per la pace e contro il terrorismo. Per dimostrare che i cattolici e musulmani possono ancora dialogare e vivere in pace, soprattutto dopo l’uccisione di Padre Jacques, il sacerdote ucciso a Rouen in Francia. Anche a Santa Maria in Trastevere, alla messa domenicale delle 10, hanno partecipato gli imam di Roma e i rappresentanti della comunità islamica per prendere le distanze dal terrorismo.
Il Segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, l'arcivescovo Miguel Ángel Ayuso Guixot, si è recato in visita all’Università di Al-Azhar.
Parla a nome di cristianesimo, buddismo, induismo, islam e ebraismo. E chiede di “non abusare della religione per giustificare la violenza”. Il KAICIID, ovvero il Centro Internazionale per il dialogo interreligioso e culturale intitolato a re Abdullah Bin Abdulaziz, ha rilasciato una dichiarazione a seguito degli attentati di Istanbul, Dacca, Baghdad e Medina.
Che Dio sia morto “è stata una notizia piuttosto prematura”, perché i media secolari sono pieni di notizie che riguardano eventi legati alla religione. Ma questi eventi “non riguardano quello che le persone di vera fede avrebbero voluto sentire”. Le cose fatte “in nome della religione”, compresa la violenza in nome di Dio, sono infatti parte delle notizie di ogni giorno. L’analisi, amara, è fatta dall’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite. Il quale indica anche una “road map” per uscire fuori dall’impasse.
Un percorso di riflessione sul tema del dialogo con l’Islam, a partire dalla sempre più consistente presenza di migranti di religione musulmana nel nostro Paese.
Prima dell’udienza generale appuntamento all’insegna del dialogo interreligioso stamane per Papa Francesco che ha ricevuto i partecipanti al quarto Colloquio con il Royal Institute for Interfaith Studies di Amman, promosso dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso dedicato al tema dei valori condivisi da credenti e cittadini nella vita sociale e politica.
C’è bisogno “ora più che mai” di dialogo interreligioso. Ne è convinto il Cardinal Jean Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, che è intervenuto a Doha alla XII conferenza sul dialogo tra le fedi intitolata “Sicurezza spirituale e intellettuale alla luce delle dottrine religiose”.
Come portare avanti il dialogo tra le religioni? Il Cardinal Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, non ha dubbi: è la Dottrina Sociale la base. E – riprendendoli direttamente dalla Pacem in Terris di San Giovanni XXIII – indica cinque pilastri per il dialogo e la vita comune di tutte le religioni: la dignità umana, la giustizia, l’unità della famiglia umana, il bene comune, la destinazione universale dei beni.
Papa Francesco ha ricevuto stamane, prima dell’udienza generale, una delegazione di musulmani italiani che lo hanno ufficialmente invitato a visitare la Moschea di Roma, il luogo di culto islamico più grande d’Europa. Lo riferisce la Sala Stampa Vaticana.
Oggi scriviamo ancora una volta la storia. Il presidente della comunità ebraica di Roma Ruth Dureghello si dice emozionata nel ricevere il terzo pontefice nel Tempio Maggiore di Roma. Il Papa aveva appena sostato in preghiera davanti alle due lapidi del dolore della Comunità di Roma quella che ricorda la deportazione dei nazisti e quella che ricorda l'odio terrorista e la morte del piccolo Stefano Gay Tache. Rose bianche e commozione.
Dopo Giovanni Paolo II e Benedetto XVI è la volta di Papa Francesco. E’ il terzo Vescovo di Roma a visitare la Sinagoga della Capitale. “Nella mia prima visita a questa Sinagoga come Vescovo di Roma – ha esordito Francesco – desidero esprimere a voi, estendendolo a tutte le comunità ebraiche, il saluto fraterno di pace di questa Chiesa e dell’intera Chiesa cattolica”.
Segnali positivi per il dialogo interreligioso in Pakistan. Si rafforza l’opera del Peace Center di Lahore, il centro dei frati domenicani nato nel novembre 2010 per la promozione del dialogo interreligioso e da sempre sostenuto da Aiuto alla Chiesa che Soffre. Del consiglio del centro fa parte anche il Grande Imam della seconda maggiore moschea del Pakistan, la Moschea Badshahi di Lahore, l’Imam Syed Muhammad Abdul Khabir Azad. L’Imam Azad collabora a stretto contatto con il direttore del Peace Center, il religioso domenicano padre James Channan, per migliorare i rapporti tra la piccola minoranza cristiana e la maggioranza musulmana. In particolare, il chierico islamico è fortemente impegnato nel controllare gli imam delle moschee rurali che nei loro sermoni incitano spesso all’odio interreligioso fino a lanciare delle vere e proprie campagne anticristiane attraverso gli altoparlanti delle moschee, ad esempio in occasione di accuse di blasfemia ai danni di cristiani.
“La mia visita pastorale nella Repubblica Centrafricana non sarebbe completa se non comprendesse anche questo incontro con la comunità musulmana. Tra cristiani e musulmani siamo fratelli. Dobbiamo dunque considerarci come tali, comportarci come tali”. Lo ha detto questa mattina Papa Francesco, visitando la Moschea centrale di Bangui.
“Penso qui all’importanza della nostra comune convinzione secondo la quale il Dio che noi cerchiamo di servire è un Dio di pace. Il suo santo Nome non deve mai essere usato per giustificare l’odio e la violenza. So che è vivo in voi il ricordo lasciato dai barbari attacchi al Westgate Mall, al Garissa University College e a Mandera. Troppo spesso dei giovani vengono resi estremisti in nome della religione per seminare discordia e paura e per lacerare il tessuto stesso delle nostre società. Quant’è importante che siamo riconosciuti come profeti di pace, operatori di pace che invitano gli altri a vivere in pace, armonia e rispetto reciproco! Possa l’Onnipotente toccare i cuori di coloro che perpetrano questa violenza e concedere la sua pace alle nostre famiglie e alle nostre comunità”. Lo ha detto Papa Francesco, stamane, presiedendo l’Incontro Ecumenico ed Interreligioso nel salone della Nunziatura Apostolica di Nairobi in cui si trovano riuniti i leader delle diverse confessioni cristiane e di altre tradizioni religiose presenti in Kenya.
“Il Concilio Vaticano II, nel porsi all’ascolto di un mondo in rapido cambiamento e che esigeva delle risposte adeguate, si adoperò perché la testimonianza del Vangelo di Gesù giungesse laddove le frontiere sembravano insormontabili e più complicate: nel cuore degli uomini e delle donne che praticano altre religioni e volle che ciò avvenisse in maniera amichevole e rispettosa.”
Sviluppare la democrazia, per evitare che la stessa democrazia possa legittimare ideologie estremiste e fondamentaliste. È la ricetta della Santa Sede per il Medio Oriente, delineato dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri vaticano” lo scorso 19 ottobre ad Atene, parlando ad un incontro sul tema “Il pluralismo religioso e culturale e la coesistenza pacifica in Medio Oriente.”
Un cattolico, un musulmano e un ebreo, insieme a testimoniare che le religioni sono per l’edificazione dell’umano e non per la sua distruzione. Il Meeting 2015 inaugura con un dialogo tra il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, Azzedine Gaci, rettore della Moschea Othmane a Villeurbanne (Lione) e Haïm Korsia, gran rabbino di Francia. Tema dell’incontro: “Le religioni sono parte della soluzione, non il problema”. “Religione vuol dire relazione. Relazione dell’essere umano, dell’uomo, con Dio”, ha sottolineato il cardinale Tauran in una recente intervista per presentare l’incontro. “Tutto questo esige una giusta relazione con il Creato e i veri adoratori di Dio sanno di essere custodi gli uni degli altri. Per questo le religioni sono parte della soluzione e non il problema: perché facciamo parte di un’unica famiglia umana ed è questo che dobbiamo ricordare”.
“Cristiani ed ebrei devono ritrovarsi.” Lo aveva scritto Giovanni Paolo II, correggendo il giornalista Gianfranco Svidercoschi, che stava dando alle stampe la “Lettera ad un amico ebreo,” e che aveva invece scritto “Cristiani ed ebrei devono riabbracciarsi.” Il libro racconta la storia dell’amicizia tra Karol Wojtyla e Jerzy Kluger, un cattolico e un ebreo, che si volevano bene da bambini, furono separati dalla guerra, si reincontrarono in Italia negli Anni del Concilio. Solo che questo cattolico sarebbe diventato Papa. Ed è la storia di questa amicizia che fa da filo rosso ad “Una Benedizione Reciproca,” una mostra tutta dedicata al rapporto tra Giovanni Paolo II e gli Ebrei, allestita in Vaticano, al Braccio di Carlo Magno, fino al 17 settembre.