Era quasi scontato che non sarebbe finita. Così, dopo la decisione della Corte Europea dei Diritti Umani del 12 ottobre scorso, un gruppo di 24 vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti cattolici ha fatto ricorso alla Grane Chambre per chiedere di ribaltare la sentenza, e dunque stabilire che la Santa Sede può essere ritenuta responsabile degli abusi dei sacerdoti e dunque incriminata.
Ad un anno dal colpo di stato in Myanmar il prossimo 1° febbraio l’uica strada per la pacificazione sembra la preghiera.
La sfida della diplomazia pontificia in Europa sarà quella di contrastare la pressione sempre più alta perché l’aborto diventi un diritto umano riconosciuto dalla Carta Europea dei Diritti dell’Uomo. La proposta è venuta da Emmanuel Macron, presidente di Francia, all’inaugurazione della presidenza di turno francese del Consiglio Europeo, mentre Roberta Metsola, nuova presiidente del Parlamento Europeo, nonostante sia sempre stata anti-aborto si è comunque impegnata a firmare una dichiarazione che lo sostiene. La prima risposta è arrivata da una lettera aperta della Federazione delle Associazioni Famigliari in Europa, a testimonianza di come i gruppi alla base siano importanti per portare avanti le buone battaglie ideologiche.
Il 17 gennaio 1947 - 75 anni fa - moriva il Cardinale canadese Jean-Marie-Rodrigue Villeneuve, Arcivescovo di Quebec e Primate del Canada.
Myanmar e Sud Sudan sono due situazioni critiche, che Papa Francesco ha citato sia nell’Urbi et Orbi di Natale che nel discorso al Corpo Diplomatico accreditato presso la Santa Sede lo scorso 10 gennaio. In Myanmar il Papa è stato nel 2017, in una situazione che sembrava migliorare; in Sud Sudan, il Papa sogna di andare in un viaggio ecumenico, e intanto ha mandato prima di Natale il suo “ministro degli Esteri”, per un viaggio di tre giorni di cui vale la pena dare conto, anche a due settimane di distanza, per comprendere cosa si sta muovendo.
Il 15 gennaio 1987 - 35 anni fa - moriva il Cardinale colombiano Aníbal Muñoz Duque, Arcivescovo emerito di Bogotà
L’Arcivescovo Tomasz Peta è intervenuto con un messaggio diffuso dalla televisione nazionale in occasione della giornata nazionale di lutto proclamata in Kazakistan lunedì 10 gennaio, invitando i suoi concittadini a fare tutto il possibile per risolvere pacificamente l'attuale crisi del Paese.
I lavori di revisione della Carta Costituzionale dell’Ordine di Malta sono “in fase avanzata”, ci saranno “nuovi incontri” nelle prossime settimane per “analizzare e vagliare le situazioni in sospeso”, in attesa di un Capitolo Straordinario per approvare la riforma quando ci sarà il massimo consenso possibile. È al termine del suo discorso al Corpo Diplomatico che Fra’ Marco Luzzago, Luogotenente del Sovrano Militare Ordine di Malta, dà notizia dello stato dei lavori della nuova Costituzione, necessaria anche per dare finalmente una stabilità all’Ordine.
Forse ci sarà anche un riferimento alla crisi scoppiata in Kazakhstan, nel discorso che Papa Francesco terrà di fronte al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, se non altro perché del Kazakhstan come meta possibile di un viaggio papale si parla da tempo. Ma il discorso sullo “stato del mondo” che il Papa fa ogni inizio anno non è importante solo per mostrare il punto di vista della Santa Sede su tante situazione, ma soprattutto per quello che c’è dietro. Vale a dire, la rete diplomatica più grande del mondo, seconda solo agli Stati Uniti per numero di relazioni.
Il 2021 non è stato un anno di particolare ricambio generazionale nelle nunziature. In totale, ci sono stati 4 nuovi nunzi, 4 si sono ritirati per anzianità, 14 sono stati trasferiti e 4 sono deceduti di cui uno in carica. Alla fine dell’anno, restano vacanti 15 nunziature. Una, quella presso l’Unione Europea, in maniera inaspettata, per la morte improvvisa per COVID del nunzio Aldo Giordano, nominato da Papa Francesco a rappresentare la Santa Sede a Bruxelles ad aprile. Le altre nunziature sono finite nel mezzo di rotazioni e di ritiri per anzianità, e non resteranno vacanti a lungo.
Secondo quanto riportato dall’Agenzia Fides – l’Agenzia delle Pontificie Opere Missionarie – nel 2021 sono stati uccisi 22 missionari sparsi nel mondo: sacerdoti, 1 religioso, 2 religiose, 6 laici. La maggioranza – la metà esatta - ha perso la vita in Africa, seguono le Americhe, l’Asia e l’Europa.
Ancora una volta Vigilia di Natale insanguinata in Africa. La sera del 24 dicembre scorso Don Luke Adeleke, 38 anni, presbitero della diocesi di Abeokuta, capitale dello Stato sud-occidentale di Ogun in Nigeria, è stato ucciso mentre tornava a casa dopo aver celebrato la Messa.
Era arrivato in Algeria la prima volta affascinato e influenzato dalla figura di Charles de Foucauld, e ora si troverà ad assistere alla canonizzazione di de Foucauld, il prossimo 15 maggio, da arcivescovo di Algeri. Jean-Paul Vesco, finora vescovo di Orano, è stato nominato da Papa Francesco arcivescovo di Algeri, al posto dell’ormai 77enne arcivescovo gesuita Paul Desfarges, che ha guidato l’unica metropolia dello Stato nordafricano dal 2016.
I conflitti dimenticati. Quelli che invece sono visibili. Ma anche gli accenni a situazioni non esplicitate, ma ben presenti alla diplomazia della Santa Sede. Nel suo consueto messaggio urbi et orbi, che torna dalla loggia centrale della Basilica Vaticana, Papa Francesco fa un discorso sullo “Stato del mondo”, indicando quali sono i temi che prioritari per la diplomazia del Papa.
"I cristiani hanno subito 305 episodi di violenza negli ultimi nove mesi di quest'anno", ha affermato un rapporto pubblicato il 21 ottobre a Nuova Delhi. Il rapporto, che è stato compilato da gruppi per i diritti civili—United Against Hate, the Association for Protection of Civil Rights e United Christian Forum—ha confermato che in 21 su 28 stati del Paese i cristiani hanno subito persecuzioni.
Alla fine, c’è stata la telefonata tra Papa Francesco e Putin. Ma non è stato il Papa a chiamare per parlare della crisi ucraina, come si era ventilato, quanto piuttosto Putin a prendere l’iniziativa e a fare una telefonata di auguri di compleanno il 17 dicembre.
Si entrerà dalla porta centrale, si faciliterà l’accesso dei pellegrini, cambierà qualcosa nelle nicchie delle statue. C’è la luce verde della Commissione dell’Eredità Nazionale e Architettura della Francia al progetto di rinnovamento dell’interno della cattedrale di Notre-Dame, che ha comunque ricevuto anche aspre critiche ed è stato definito da un gruppo di intellettuali francesi “un tentativo di rendere Notre-Dame” una sorta di Disneyland cattolico.
Le guerre africane nella contemporaneità, l’epoca della globalizzazione del XXI secolo, sono definite ‘guerre nere’ a causa della loro enigmaticità: conflitti le cui radici sono difficili da capire. In Europa e sui media occidentali in genere sono rappresentate come brutali e selvagge, dal sapore esclusivamente etnico e perciò stesso arcaiche, quasi incomprensibili.
C’erano circa 2 mila fedeli a riempire lo scorso 10 dicembre la chiesa di St. Sulpice, la seconda più grande di Parigi dopo la cattedrale di Notre-Dame. Tanti fedeli per una occasione speciale, che si è trasformato nel grande abbraccio del popolo dell’arcidiocesi al suo arcivescovo, Michel Aupetit, travolto da varie accuse a mezzo stampa, le cui dimissioni sono state accettate da Papa Francesco “sull’altare dell’ipocrisia”, come lo stesso pontefice ha detto in aereo di ritorno dalla Grecia.
È stato il cardinale Pietro Parolin, tra l’altro suo amico personale, a celebrare i funerali del nunzio Aldo Giordano, da poco nominato “ambasciatore del Papa” presso l’UE e stroncato dal COVID. La sua scomparsa ha suscitato un ampio cordoglio e ricordo da parte di tutti. Il funerale cade anche nel giorno del primo incontro della nuova presidenza CCEE con Papa Francesco. Una circostanza ironica, perché l’arcivescovo Giordano era stato per anni segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee.