La Chiesa celebra oggi la solennità di tutti i Santi. Con questa festa noi ricordiamo tutti i nostri fratelli defunti che partecipano già della pienezza della vita eterna e i cui nomi, pur non presenti nel calendario della Chiesa, sono però scritti nel Libro della Vita che solo Dio conosce. Santo, dunque, è un figlio di Dio - divenuto tale nel Battesimo - che essendo stato fedele alla chiamata alla fede, vive ora nella casa del Padre celeste. Con questa festa noi abbiamo la gioia di contemplare “la Chiesa del cielo”.
Il primo parroco statunitense ad essere beatificato nella storia è un sacerdote che, con il suo impegno, ha dato vita ad una organizzazione che oggi conta 2 milioni di membri, e che potrebbe essere considerato un martire del coronavirus, essendo morto a 38 anni per una polmonite nata da una complicazione di una influenza del tipo “corona”, la cosiddetta influenza russa.
Fra Tommaso Bellacci da Scarlino, nel corso della sua vita ebbe molte doti. Fu maestro dei novizi, missionario in Africa e compì diverse missioni diplomatiche. Queste poche notizie sulla sua esistenza, dicono già molto di questo religioso dell'Ordine francescano.
"Era un uomo del popolo. Aveva a cuore il benessere degli esseri umani e tutta l’amorevolezza della sua anima sacerdotale si manifestava con maggior energia negli sforzi incessanti volti a migliorare le loro condizioni".
Sarà ad aprile 2021 che José Gregorio Hernandez Cisneros (1864 – 1919) sarà beatificato, diventando così il primo “santo venezuelano”. L’annuncio è stato fatto dal Cardinale Baltazar Porras, amministratore apostolico di Caracas, alla cerimonia di esumazione del corpo del “medico dei poveri” venezuelano, investito da un auto fuori da una farmacia e morto in odore di santità. Un “Giuseppe Moscati” sudamericano, si potrebbe dire.
In un piccolo ospedale della Provincia di Roma, un frate scende dal calesse e si dirige, con passo sicuro, verso il piccolo nosocomio. Lo chiamano “il professore” in quanto, se visitati da lui, tutto si risolve bene. Lo sanno bene le donne e gli uomini del posto, che sono stati beneficati dalla sua opera. Il suo nome è padre Antonio Ludovico Sala.
Il 25 ottobre del 1980 si chiudeva in Vaticano la Assemblea Sinodale dedicata alla famiglia cristiana.
“Nelle pagine di don Peppe si rende presente una Chiesa che – come il suo Signore – sa commuoversi, piangere e coinvolgersi ‘nella trepidazione, nella paura, nel dolore, nella tristezza e nell’angoscia’ di quanti sono provati dal lutto; una Chiesa che non rinuncia a credere e ad annunciare che chi muore ‘esce dal tempo ed entra nel presente dell’ultimo giorno’; una Chiesa che, con la Tradizione, rinnova la sola fede che sottrae l’uomo alla polvere: Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà”.
Qual è il più grande comandamento? La domanda viene posta dai farisei per tentare di mettere ancora una volta, ma inutilmente, in difficoltà Gesù. Egli, infatti, risponde alla questione con grande lucidità e semplicità: Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente. Per ben tre volte Gesù ripete l’appello alla totalità. Noi amiamo, ma solo Dio ama con tutto il cuore cioè con tutto se stesso. Il secondo comandamento insegna: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Il prossimo è simile a Dio. Questa è la grande rivoluzione portata dal Vangelo. La totalità dell’amore per Dio permette di amare anche il marito, la moglie, i figli, l’amico e per i cristiani anche il nemico. Dio, infatti, non ruba il cuore, lo moltiplica.
Il 7 novembre Joan Roig Diggle sarà beatificato nella Basilica della Sagrada Familia. Martire appena diciannovenne nella Guerra Civile Spagnola, nel 2006 è stata consegnata alla Santa Sede la Positio che testimonia la sua uccisione in odio alla fede. Infatti il giovane ragazzo fu ucciso da quattro pallottole in petto e una in testa da alcuni sicari nel cimitero di Santa Coloma, nel 1936.
La vita di molti testimoni del Vangelo si conosce solamente con la loro morte. Questo è ciò che è avvenuto a padre Ilario Costa di Gesù, degli Agostiniani scalzi.
Come il diritto canonico delle Chiese Orientali ha un valore temporale, perché guarda già a quando la Chiesa sarà di nuovo unita, così la teologia “adempie alla sua responsabilità e missione ecclesiastica solo quando si comprende al servizio della restaurazione dell’unità della Chiesa e dà il suo inconfondibile contributo”. È questo il cuore del discorso di ringraziamento del Cardinale Kurt Koch all’Università di Lublino, dove lo scorso 16 ottobre è stato insignito della laurea honoris causa dalla Facoltà di Teologia Cattolica dell’università dedicata a San Giovanni Paolo II, che lì studiò.
Una vita centrata sull’Eucarestia, quella del Beato Carlo d’Austria, l’ultimo imperatore cattolico, di cui si celebra la memoria il 21 ottobre. Una scelta insolita, quella del 21 ottobre, perché nel beatificarlo Giovanni Paolo II scelse come giorno della memoria la data del giorno del matrimonio con Zita di Borbone-Parma, e non quello della morte come di consueto. Tradendo così, di fatto, il suo grande progetto: quello, un giorno, di avere i due ultimi imperatori cattolici beati insieme, festeggiati nello stesso giorno e proclamati patroni della famiglia di Europa.
A Roma, esiste uno spazio della memoria dedicato a Karol Wojtyła: è il “Centro di Documentazione e Studio del Pontificato di Giovanni Paolo II”. L’istituzione appartiene alla “Fondazione Vaticana Giovanni Paolo II”, istituita il 16 ottobre 1981. Raccogliere e custodire documenti, oggetti, memorie del suo lungo pontificato per farne materia di ricerca, studio, approfondimento: questo, l’obiettivo del Centro Studi.
Una capitale di Stato di second’ordine(…)un governo che si regge collo sperpero dei beni usurpati alla Chiesa (…) Roma per tutto il mondo civile è pur sempre la città del Papa”.
Non esiste società giusta senza un riferimento assoluto, ed è fallita l’idea che la religione sia l’oppio dei popoli. Al contrario, “ignoranza, intolleranza e violenza sono il fallimento e non l’essenza della religione”. Ricevendo la laurea honoris causa della Pontificia Università Antonianum, il Patriarca Bartolomeo di Costantinopoli tratteggia nella sua lectio magistralis i temi che sono stati al centro del suo magistero del patriarcato: dal ministero ecologico al dialogo, dalla giustizia sociale fino alla necessità di combattere un mondo che si dimentica di Dio.
Ricordare la testimonianza di padre Vittorio Traini è tenere viva la sua memoria. Sembra rivederlo, nel convento delle SS.Stimmate di Roma, in quella sua stanza nella quale preparava il testo su San Serafino da Montegranaro, santo cappuccino a cui il padre era molto legato.
“Devo ammettere che io stesso attendo i tempi e le scansioni di un eventuale processo di beatificazione. Si tratta di riconoscere una delle meraviglie che Dio ha operato in mezzo a noi!”.
Quando si pensa ai manoscritti della Biblioteca Vaticana magari si dimenticano quelli musicali come le opere di Lorenzo Perosi (1872-1956), che amava definirsi “un povero prete piemontese”, e che fu “uno dei più significativi protagonisti della creatività musicale tra XIX e XX secolo”.
Nella seconda lettura della Santa Messa di questa domenica ci viene descritta la vita della comunità cristiana. Essa cresce e diventa sempre più famiglia di Dio se si lascia guidare dalla presenza dello Spirito Santo. Con quest’anima divina i cristiani sono in grado di crescere nella fede, di vivere nella carità, di essere fortificati nella speranza. Soprattutto, l’uomo è in grado di conoscere il destino che Dio gli ha riservato e che ci è pienamente rivelato da Cristo.