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Diplomazia pontificia, un nuovo ufficio della Santa Sede a Washington

La Santa Sede avrà un ufficio di rappresentanza presso l’Organizzazione degli Stati Americani. Sarà guidata da monsignor Mark Miles

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Ci sarà un ufficio della Santa Sede completamente dedicato all’Organizzazione degli Stati Americani. Il nuovo ufficio ha un grande significato, perché dimostra l’impegno della Santa Sede nel multilaterale. Un approccio certificato da Papa Francesco nel discorso di inizio anno al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede e che troverà una applicazione concreta con la nomina in Segreteria di Stato di un sottosegretario per i rapporti con gli Stati dedicato solo alle relazioni multilaterali, previsto dalla riforma della Curia.

Nella settimana che precede il viaggio di Papa Francesco in Africa, sono stati anche nominati i nunzi in Portogallo e Costa Rica, che lasciano aperte le caselle – cruciali – del nunzio in Egitto e del nunzio in Cile. La Santa Sede ha anche partecipato all’annuale Forum Mondiale dell’Acqua con un officiale del Dicastero per lo Sviluppo Umano Integrale.

Un osservatore presso l’Organizzazione degli Stati Americani

Nell’ambito di una serie di spostamenti nella segreteria di Stato vaticana, colpisce il trasferimento a Washington di monsignor Mark Miles, conosciuto per essere il traduttore di Papa Francesco. Ma monsignor Miles non andrà nella nunziatura di Washington, bensì andrà a guidare un nuovo ufficio della Santa Sede dedicato all’Organizzazione degli Stati Americani, la OAS. La nomina è stata ufficializzata il 31 agosto. 

Nata nel 1948, l’OAS è la più antica delle organizzazioni regionali, ed ha un peso tale che viene spesso descritta come “una piccola ONU”. L’OAS comprende i 35 Stati indipendenti delle Americhe (la Guyana francese non vi partecipa perché, appunto, dipartimento d’Oltremare francese) e funziona come forum politico multilaterale per la soluzione di problemi politici.

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La sede principale dell’Organizzazione è appunto a Washington, e vi partecipano, in qualità di osservatori, oltre 70 tra Stati e organizzazioni. La Santa Sede è uno di questi.

Fino al 2012, il ruolo di Osservatore Permanente presso l’Organizzazione degli Stati Americani era stato ricoperto dal nunzio negli Stati Uniti. Nell’agosto 2012, invece, fu deciso che il posto sarebbe stato ricoperto dall’Osservatore Permanente presso le Nazioni Unite, che al tempo era l’arcivescovo Francis Chullikat.

Era stato l’arcivescovo Pietro Sambi, nunzio a Washington deceduto nel luglio del 2011, ad avviare una serie di riflessioni sull’opportunità della nomina del nunzio presso gli Stati Uniti come Osservatore permanente, perché in generale tutti i rappresentanti dei Paesi membri dell’OAS con qualità di ambasciatore erano diversi da quelli in servizio presso il governo degli Stati Uniti, e il “doppio incarico” di nunzio a Washingtonn e osservatore presso l’OAS non sempre facilita le relazioni diplomatiche.

La scelta di aprire un ufficio totalmente dedicato all’OAS rappresenta, quindi, un ulteriore passo avanti della Santa Sede nello sviluppo delle relazioni multilaterali. Monsignor Mark Miles lascerà dunque Roma e prenderà la responsabilità di un ufficio che avrà un suo peso nell’ambito diplomatico.

La partenza di monsignor Miles si inserisce in una serie di spostamenti interni che interessano la Segreteria di Stato vaticana. Cambia profondamente il team del Cardinale Pietro Parolin: il suo primo segretario, monsignor Robert Murphy, è stato promosso consigliere di nunziatura e presterà servizio in India, mentre monsignor Giancarlo Dellagiovanna, considerato uno dei ‘ghostwriter’ del cardinale, è destinato alla nunziatura in Olanda.

Sono cambiati anche i direttori dell’Ufficio Informazioni della Segreteria di Stato e dell’ufficio amministrativo: il nuovo direttore dell’ufficio informazioni è monsignor Mauro Carlino, 41 anni, che è stato anche segretario del Cardinale Giovanni Angelo Becciu quando questi era sostituto, mentre il nuovo direttore dell’amministrazione dovrebbe essere monsignor Rolandas Makrickas, lituano, 47 anni, che ha servito nella nunziatura di Washington dal 2013 al 2017 e che è stato richiamato a Roma dopo due anni come incaricato di affari alla nunziatura del Gabon e consigliere della nunziatura in Congo.

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I nuovi nunzi apostolici in Portogallo e Costa Rica

Il 29 agosto, Papa Francesco ha nominato l’arcivescovo Bruno Musarò nunzio in Costa Rica e l’arcivescovo Ivo Scapolo nunzio in Portogallo. Lasciano rispettivamente le nunziature di Egitto e Cile, posizioni particolarmente importanti. Dopo il viaggio di Papa Francesco in Egitto, infatti, sono proseguiti i colloqui con al Azhar, che hanno portato alla dichiarazione di Abu Dhabi, della quale recentemente è stato stabilito un comitato di implementazione. In Cile, invece, la questione degli abusi e il necessario ricambio dell’episcopato (Papa Francesco sta nominando, per ora, amministratori apostolici) rende il lavoro del nunzio molto importante.

L’arcivescovo Musarò viene quindi destinato in Costa Rica, dove i vescovi hanno preso diverse posizioni recentemente sulla difficile situazione sociale.

Nato nel 1948, entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede nel 1977, l’arcivescovo Musarò ha prestato servizio nelle nunziature di Corea, Italia, Repubblica Centrafricana, Panama, Bangladesh e Spagna. È stato poi nunzio a Panama dal 1994 al 1999, quindi nunzio in Madagascar, Seychelles e Mauritius e delegato apostolico alle isole Comore e Reunion dal 1999 al 2004, nunzio in Guatemala dal 2004 al 2009, nunzio a Cuba dal 2011 al 2015. Era nunzio in Egitto e delegato presso la Lega Araba dal febbraio 2015.

L’arcivescovo Ivo Scapolo va dal Cile al Portogallo, dove prende il posto dell’arcivescovo Rino Passigato, andato in pensione.

Nato nel 1953, l’arcivescovo Scapolo è al servizio diplomatico della Santa Sede dal 1984, e ha prestato servizio nelle nunziature di Angola, Portogallo e Stati Uniti, prima di essere chiamato a Roma a lavorare nella sezione per le Relazioni con gli Stati della Segreteria di Stato vaticana.

Nel 2002, è stato nominato nunzio apostolico in Bolivia, e vi è rimasto fino al 2008, quando Benedetto XVI lo ha inviato come nunzio in Rwanda. Nel luglio 2015, è stato nominato nunzio apostolico in Cile. È stato anche lui sommerso dalle polemiche per la gestione dei casi di abuso in Cile, e in particolare per aver difeso la nomina del vescovo Juan Barros Madrid a Osorno, lì dove si era perpetrati gli abusi di Fernando Karadima.

La Santa Sede alla Settimana Mondiale dell’Acqua

Si è svolta dal 25 al 30 agosto la Settimana Mondiale dell’Acqua a Stoccolma, con il tema “Acqua per la società: l’inclusione di tutti”. Il dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale era rappresentato da un membro del suo staff, l’officiale Tebaldo Vinciguerra.

La Settimana Mondiale dell’Acqua (World Water Week) si svolge ogni anno, ed è organizzata dallo Stockholm International Water Institute, un centro di eccellenza svedese dedicato all’acqua. Alla Settimana partecipano diplomatici, esperti di cooperazione allo sviluppo, inventori e scienziati, imprenditori, investitori, rappresentanti di associazioni, di organismi internazionali e – dal 2016 – anche di organizzazioni religiose.

Va segnalato che la Santa Sede segue da tempo le questioni collegate all’acqua. Il Dicastero – e precedentemente il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace – ha partecipato anche ad alcune edizioni passate del Forum Mondiale dell’Acqua, forum triennale organizzato dal Consiglio Mondiale dell’Acqua ogni volta in una sede diversa.

Il tema dell’accesso all’acqua potabile e sicura era presente nell’enciclica Laudato Si, ed è stato rimarcato da Papa Francesco nel Messaggio per la giornata di preghiera per la salvaguardia del creato (1 settembre 2019).

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A Stoccolma, il 29 agosto, Vinciguerra ha partecipato al panel intitolato “Acqua e Fede: mobilizzare gli attori locali di fede per il raggiungere il sesto obiettivo dello sviluppo sostenibile” (Water and Faith: Mobilizing local faith actors to achieve SDG 6).

“Ci sarà qualcosa che caratterizza il lavoro delle organizzazioni mosse dalla fede in merito all’accesso all’acqua e ai servizi igienici”, ha spiegato, alludendo a una speciale “visione dell’acqua, cioè un dono ricevuto da Dio e che va trattato con rispetto e responsabilità dall’umanità alla quale venne affidato il giardino all’inizio della Genesi” e anche a una speciale «visione degli altri, fratelli e sorelle, con la loro inalienabile dignità dalla quale germogliano diritti e doveri. Dopo l’omicidio, Caino chiese ‘sono mica il custode di mio fratello?’, beninteso la risposta era sì, siamo tutti custodi”.

Vinciguerra ha poi ricordato che la fede può essere fonte di motivazione, e sottolineato l’abitudine ancestrale della Chiesa che da sempre è al servizio e in mezzo ai più poveri, migranti, marittimi, marginalizzati, ammalati e prigionieri, e che può fare molto con i suoi ospedali, cliniche, scuole e centri sportivi.

“Tante organizzazioni internazionali e agenzie di sviluppo – ha detto - si chiedono come fare per raggiungere i più poveri, le comunità locali. La Chiesa, con i religiosi e con i laici, è lì da sempre. Oramai i Governi e le Nazioni Unite si accorgono sempre di più che le organizzazioni religiose possono essere un partner valido per l’accesso all’acqua e ai servizi igienici. È indubbio. A patto che ci siano dialoghi tempestivi e rispettosi” quando si tratta di avviare tale o tale attività.

Tra l’altro, molte sono le iniziative che sono state avviate da organizzazioni cattoliche proprio in questa direzione, come ha anche evidenziato un’esperta statunitense in un articolo del mese scorso. I numerosi attori – rete Caritas, religiose e religiosi impegnati nell’educazione e nella salute, associazioni di medici cattolici, … – possono dare un grande contributo sul campo e nelle attività di advocacy. Per quanto concerne la Santa Sede, negli anni il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il Pontificio Consiglio per la Cultura e la Pontificia Accademia delle Scienze hanno organizzato vari incontri di studio sul tema dell’acqua.

Nicaragua, le parole del nunzio

Lo scorso 24 agosto, l’arcivescovo Waldemar Sommertag, nunzio apostolico in Nicaragua, ha invitato tutti i nicaraguensi a lavorare per l’unità e chiesto ai mezzi di comunicazione di trasmettere messaggi di speranza, mentre continua la crisi che colpisce il Paese dall’aprile 2018.

L’arcivescovo Sommertag ha partecipato come testimone, insieme all’ex ministro della difesa uruguayano Luis Angel Rosadilla, al negoziato tra il governo del presidente Daniel Ortega e l’Alleanza Civica per la Giustizia e la Democrazia. Inizialmente, i vescovi avevano lavorato come facilitatori nel dialogo nazionale, ma ne erano dovuti uscire anche a seguito delle accuse governative di fiancheggiare le proteste.

Il nunzio ha ricordato la partecipazione della Conferenza Episcopale Nicaraguense al processo di pace, e affermato che l’episcopato sempre appoggerà un dialogo civile perché “nessuno desidera la guerra e noi sappiamo, per nostra esperienza, che la violenza porta più violenza e apre maggiormente le differenze nei cuori degli uomini”.

Il negoziato con Alleanza Civica è stato chiuso dal governo Ortega lo scorso 30 luglio. Durante la crisi del Nicaragua, iniziata ad aprile 2018, sono morte 328 persone secondo i dati della Commissione Interamericana dei Diritti Umani. Ma il bilancio delle vittime sale a 595 se si considerano le fonti locali. Il governo riconosce solo 200 vittime.

I legislatori cristiani si incontrano a Lisbona

La scorsa settimana, c’è stato a Fatima l’incontro annuale dell’International Catholic Legislators Network, l’organizzazione fondata nel 2010 su ispirazione del Cardinale Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna, per promuovere i valori cristiani in politica.

Due anni fa, l’incontro fu dedicato ai cristiani perseguitati. Al termine dell’incontro, il premier ungherese Viktor Orban decise di stabilire all’interno del suo governo un segretariato speciale dedicato proprio ai cristiani perseguitati.

Orban era ospite anche alla edizione di quest’anno, come c’era Mick Mulvanev, capo dello staff del presidente USA Donald Trump. C’era anche il Cardinale cinese Joseph Zen, arcivescovo emerito di Hong Kong, che si è distinto negli ultimi tempi per la sua posizione critica riguardo l’avvicinamento tra Cina e Vaticano e in particolare per l’accordo provvisorio sulla nomina dei vescovi.

Erano anche presenti i patriarchi della Chiesa siro ortodossa e siro cattolica, Ephrem II and Yousef III Younan.

I vescovi argentini si sono incontrati con il presidente Macrì

Lo scorso 27 agosto, la Commissione Esecutiva della Conferenza Episcopale Argentina si è incontrata con il presidente Mauriciò Macrì. L’incontro è servito per scambiare punti di vista sulla crisi politica e sulla situazione sociale. In un clima considerato “cordiale” da entrambe le parti, l’incontro è durato circa una ora e si è concentrato su temi generali, senza entrare in particolare. Il presidente Macrì ha chiesto ai vescovi di collaborare al mantenimento del dialogo e della pace sociale e si è impegnato a rafforzare l’assistenza alimentare per coloro che ne hanno più bisogno, ha spiegato Alfredo Abriani, segretario del Culto.