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Abusi in Cile, Papa Francesco dimette Karadima dallo stato clericale

Papa Francesco e i vescovi del Cile | Papa Francesco con i vescovi del Cile nell'incontro dello scorso maggio | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco e i vescovi del Cile | Papa Francesco con i vescovi del Cile nell'incontro dello scorso maggio | Vatican Media / ACI Group

Non è più sacerdote Fernando Karadima, il carismatico sacerdote cileno che si macchiò di abusi e la cui storia ha funzionato da detonatore per una ampia crisi nell’episcopato cileno.

La Sala Stampa della Santa Sede ha comunicato che Karadima è stato dimesso dallo stato clericale da Papa Francesco, il quale – si legge – “ha preso questa decisione eccezionale in coscienza e per il bene della Chiesa”.

Il comunicato fa riferimento al canone 331 del Codice di Diritto Canonico, secondo cui il Papa può esercitare la sua “potestà ordinaria, che è suprema, piena, immediata e universale nella Chiesa”.

Il decreto è stato firmato da Papa Francesco il 27 settembre, è entrato subito in vigore ed è stato notificato a Fernando Karadima il 28 settembre 2018.

La crisi era originata con la nomina di Juan Barros Madrid a vescovo di Osorno. La nomina era stata oggetto anche di un pranzo del Papa con alcuni membri della Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori ad aprile 2015, che contestavano che il vescovo era stato parte della cerchia di Karadima e che ne aveva coperto gli abusi, avvenuti proprio nella diocesi di Osorno.

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Ma è stato durante il viaggio di Papa Francesco in Cile che la crisi era completamente scoppiata. Colpito dalle proteste e dalle rivelazioni che venivano pubblicate sui giornali, Papa Francesco ha prima spiegato la sua posizione sul vescovo Barros e poi inviato due volte in Cile l’arcivescovo Charles J. Scicluna, già promotore di giustizia della Congregazione della Dottrina della Fede, per chiarire la vicenda.

I vescovi del Cile erano stati ricevuti dal Papa dal 15 al 17 maggioErano 34 i vescovi che avevano partecipato all’incontro, 31 in servizio e 3 emeriti. Di quelli in servizio, alcuni avevano già presentato al Papa la rinuncia per aver raggiunto i 75 anni, data in cui i vescovi sono tenuti a rimettere il loro incarico per ingravescentem aetate. Tutti avevano poi rimesso il loro mandato nelle mani del Papa.

Il 17 maggio, la Santa Sede aveva diffuso una lettera del Papa ai vescovi del Cile, nella quale aveva invitato i vescovi “a costruire una Chiesa profetica”.

Prima dell’episcopato cileno, Papa Francesco aveva anche incontrato tre vittime di padre Luis Fernando Karadima, il controverso e carismatico sacerdote cileno che è stato scoperto essere abusatore seriale.

Dopo le dimissioni, Papa Francesco ha cominciato a valutare caso per caso, accettando le rinunce dei vescovi e nominando amministratori apostolici, lasciando di fatto le diocesi vacanti, in attesa di una nuova nomina episcopale. Tra la prima informata di rinunce accettate, c’era proprio quella del vescovo Barros Madrid, mentre le ultime due rinunce erano state accettate lo scorso 21 settembre, e altre due erano state accettate il 28 giugno.

Dopo la seconda missione dell’arcivescovo Scicluna in Cile, cinque laici, esperti del Consiglio di Prevenzione degli Abusi dei Vescovi, sono stati incaricati di ricevere le nuove denunce. La mini commissione è diventata parte integrante del Consiglio per la prevenzione degli Abusi. I cinque sono: Pilar Ramirez, Josefina Martinez, Marcela Saenz, Larry Yevenes e David Abornoz.

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Greg Burke, direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha commentato che "ci sono due chiavi di lettura" per comprendere il decreto, e cioè che "Papa Francesco lo ha fatto in coscienza" e "per il bene della Chiesa"

Secondo Greg Burke, "Papa Francesco si sta comportando come un pastore, come un padre, per il bene di tutto il popolo di Dio", e la dimissione di Karadima dallo stato clericale è "un passo in più nella linea ferrea di Papa Francesco contro gli abusi", perché ci si trova di fronte "a un caso molto serio di marciume" e si deve affrontare dalle radici. 

Il diretto della Sala Stampa ha aggiunto che si è trattato "senza dubbio di una decisione eccezionale, senza dubbio, ma i gravi delitti di Karadima hanno fatto un danno eccezionale in Cile". 

(articolo aggiornato alle 17.05 con le dichiarazioni di Greg Burke)