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Papa Francesco e il presidente Zelensky, il conflitto in Ucraina al centro dei colloqui

Mezzora di incontro con il presidente, che poi in Segreteria di Stato parla anche della situazione nel suo Paese

Papa Francesco e il presidente Zelensky | Papa Francesco incontra il presidente Zelensky, Palazzo Apostolico Vaticano, 8 febbraio 2020 | AIGAV Pool Papa Francesco e il presidente Zelensky | Papa Francesco incontra il presidente Zelensky, Palazzo Apostolico Vaticano, 8 febbraio 2020 | AIGAV Pool

Papa Francesco parla di “guerra” in Ucraina, affidandola alla protezione di San Martino di Tours. E parlando al Sinodo Greco Cattolico Ucraino lo scorso luglio, il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, non aveva esitato ad utilizzare il termine “guerra” per descrivere la situazione. Ma nel comunicato finale della visita del presidente ucraino Zelensky da Papa Francesco e in Segreteria di Stato si parla più prudentemente di “conflitto”.

“I colloqui in Segreteria di Stato – si legge nel bollettino della Sala Stampa della Santa Sede - sono stati dedicati principalmente alla situazione umanitaria e alla ricerca della pace nel contesto del conflitto che, dal 2014, sta ancora affliggendo l’Ucraina”.

Prosegue il comunicato che “al riguardo, si è condiviso l’auspicio che tutte le Parti implicate dimostrino la massima sensibilità nei riguardi delle necessità della popolazione, prima vittima delle violenze, nonché impegno e coerenza nel dialogo”.

Infine, “sono state esaminate anche tematiche attinenti alla cooperazione bilaterale e al contributo della Chiesa cattolica, presente nel Paese in diversi riti”.

In Segreteria di Stato, Zelensky ci è arrivato dopo l’incontro con Papa Francesco, molto cordiale, durato mezzora, con l’aiuto di un interprete. Toni molto cordiali. “È un piacere riceverla”, ha detto Papa Francesco accogliendo il presidente Zelensky, e al termine dell’incontro gli ha regalato un medaglione di San Martino di Tours, che “aiutava le persone bisognose e in difficoltà”. Allora – ha aggiunto il Papa – “in una situazione difficile come la guerra, mi auguro che San Martino protegga il suo popolo”.

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Il Papa ha regalato poi le quattro esortazioni Evangelii Gaudium, Amoris Laetitia, Christus Vivit e Gaudete et Exsultate, l’enciclica Laudato Si, il messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2020 e il documento della Fraternità umana, spiegando al presidente che ora si è fatto un comitato mondiale per implementarlo, composto “da cattolici, musulmani ed ebrei”.

Il presidente da parte sua ha regalato una zuppiera, artigianato locale, e un libro d’arte ucraina.

Dopo l’incontro in Segreteria di Stato, il presidente Zelensky è sceso in Basilica Vaticana, dove ha reso omaggio alla tomba di San Giosafat e ha visitato i mosaici ucraini di San Vladimiro e Santa Olga, coloro che battezzarono la ‘Rus. L’idea è quella di rendere omaggio alle radici della nazione ucraina. La presenza di San Giosafat nella Basilica vaticana ha un valore fortemente simbolico. Avvenne durante il Concilio Vaticano II, quando - su disposizione di Paolo VI - il corpo di San Giosafat Kucenwycz, arcivescovo di Polock e protettore dell’Ucraina, martire, venne così sistemato nella Basilica di San Pietro, sotto l’altare di San Basilio Magno, alla cui regola San Giosafat aveva dedicato tutta la vita. Fu lui, in un mondo ucraino fortemente frammentato, a ristabilire l’unione con Roma, promuovendo anche la riforma dei monasteri di rito bizantino e il celibato del clero.

Tra i temi che il presidente Zelensky voleva discutere con Papa Francesco: l’impegno della Santa Sede come mediatore per gli accordi di pace nella guerra in Ucraina; la possibilità di una visita del Papa nel Paese; l’interesse per la beatificazione del metropolita Sheptysky.

Zelensky vorrebbe quindi che la Santa Sede intervenisse come mediatore per la risoluzione della guerra nella zona Est del Paese, che vede continue violazioni di cessate il fuoco nelle due repubbliche autoproclamate di Donbass e Donetsk, mentre la Crimea è stata annessa dalla Russia. Dopo il fallimento degli Accordi di Minsk, il vertice di Parigi nel dicembre 2019 ha mostrato segnali di distensione tra Ucraina e Russia, con sei punti approvati e una intesa per il cessate il fuoco nel Donbass.

Tuttavia, la situazione necessita ancora una ulteriore mediazione, e il presidente Zelensky spera di poter coinvolgere la Santa Sede come facilitatore. 

More in Vaticano

Zelensky aveva anche intenzione di invitare Papa Francesco in Ucraina. L’invito era stato avanzato anche da Poroshenko, e più volte un possibile viaggio nel Paese è stato allo studio.

L’Ucraina è stata visitata dai Cardinali Pietro Parolin, segretario di Stato della Santa Sede, e Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione delle Chiese Orientali, che è arrivato fino alle zone del conflitto. Se il Papa non è ancora andato, è perché si stanno valutando pro e contro di una visita che potrebbe indispettire la Russia, destinazione – sogno di Papa Francesco. Di certo, Papa Francesco ha mostrato un particolare interesse per l’Ucraina, convocando anche un incontro interdicasteriale in Vaticano con il sinodo e i metropoliti della Chiesa Greco Cattolica Ucraina lo scorso luglio. In quell’occasione, Papa Francesco non si fece scrupoli a riferisi al conflitto come ad una “guerra ibrida”.

Infine, il presidente Zelensky intendeva in luce con il Papa la figura del metropolita Andrej Sheptytsky, colui che rese la Chiesa Greco Cattolica Ucraina un soggetto globale. La beatificazione di Sheptytsky è uno dei grandi sogni della Chiesa Greco Cattolica Ucraina. Zelensky si è probabilmente limitato a far notare che il popolo ucraino attende con ansia la beatificazione del suo beniamino, senza però fare pressioni di tipo religioso per una pronta beatificazione.

Mettendo in luce l’importanza della Chiese, e in particolare della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, il presidente Zelenzky, il primo capo di Stato ucraino di origini ebraiche, guarda anche alle radici culturali della nazione.

Per canto suo, l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, ha sottolineato in una dichiarazione alla vigilia della visita che la presenza di Zelensky in Vaticano è “un segnale positivo” e “porterà sicuramente alcuni nuovi sviluppi nel campo diplomatico”.

Parlando alla trasmissione televisiva “Chiesa aperta”, l’arcivescovo maggiore Shevchhuk ha sottolineato l’importanza delle relazioni tra Santa Sede e Ucraina, in particolare, “nel contesto della guerra che la Russia sta conducendo contro il nostro paese”

Sua Beatitudine ha sottolineato che la Santa Sede “non è solo un importante centro religioso ma è anche il cuore della diplomazia mondiale”, ed è anche grazie alla Santa Sede che si possono trovare soluzioni diverse al conflitto in Donbass, lì dove – ha detto – “non esiste una soluzione militare, e l’alternativa è sempre costituito dalla diplomazia, dal dialogo e dalle relazioni internazionali”.

Secondo l’arcivescovo maggiore, la visita del presidente porterà sicuramente alcuni nuovi sviluppi nel campo diplomatico, e l’auspicio è che “questi sviluppi siano utili per l'Ucraina. Abbiamo ripetutamente affermato che l'Ucraina ha un profondo bisogno di sviluppare la propria politica e la propria strategia nelle relazioni con la Sede Apostolica”.

Sua Beatitudine ha anche osservato che ancora non è stato nominato un nuovo ambasciatore dell'Ucraina presso la Santa Sede e di aspettarsi che durante la conversazione di Papa Francesco con il presidente si parlerà delle condizioni della Chiesa greco-cattolica ucraina e di quella Cattolica romana in Ucraina, perché “i cattolici di rito bizantino e di quello latino sono una minoranza in Ucraina. Ed è ovvio che in uno stato democratico i diritti delle minoranze dovrebbero essere garantiti”.

Sebbene minoranza, la Chiesa Greco Cattolica Ucraina è stata molto presente a fianco della popolazione, e ha favorito l’istituzione del Consiglio delle Chiese in Ucraina, una onlus composta da tutte le confessioni religiose sul territorio, che fa sì che ci sia una vera collaborazione sul campo tra le varie confessioni religiose.

Sono passati ormai sei anni dalla cosiddetta “Rivoluzione della Dignità”. L’auspicio, per le Chiese sul territorio, è che si trovi una terza via nei rapporti Stato-Chiesa, oltre il modello russo, secondo cui lo Stato è l’ultimo garante dei valori cristiani, e oltre il modello liberale dell’Europa Secolare”. Più volte, la Chiesa Greco Cattolica Ucraina aveva invece proposto il modello di Santa Sofia a Kiev, vale a dire un modello di Chiesa mai assoggettata al potere.

La Chiesa Ortodossa Ucraina ha intanto festeggiato il primo anniversario di vita con una celebrazione solenne cui hanno partecipato il metropolita Emmanuel di Francia in rappresentanza del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, il vescovo Teodoro di Babilonia in rappresentanza del Patriarcato di Alessandria, mentre la Chiesa Ortodossa Greca ha mandato un messaggio dell’arcivescovo Ieronymos.

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Lo scorso 31 gennaio, il metropolita Epifaniy, a capo della Chiesa Ortodossa Ucraina, ha avuto un incontro con il Segretario di Stato USA Mike Pompeo, con il quale ha discusso dell’autocefalia, dell’interazione tra Chiesa e società e di relazioni internazionali.