Il 22 novembre, alla vigilia del viaggio di Leone XIV in Turchia e Libano, il Papa ha nominato anche un nunzio in Algeria nella persona dell’arcivescovo Javier Herrera Corona, trasferito dall’incarico di nunzio in Repubblica del Congo e Gabon.
L’11 dicembre, invece, è stato nominato l’arcivescovo Andrés Carrascosa Coso come nunzio in Portogallo, trasferito dall’incarico di nunzio in Ecuador.
FOCUS AMBASCIATORI
Tutti gli ambasciatori accreditati nel 2025
Il 7 febbraio, Papa Francesco ha ricevuto le credenziali di Timur Primbetov, ambasciatore del Kazakhstan presso la Santa Sede. È il primo ambasciatore residente della nazione ex sovietica, toccata da Papa Francesco nel 2022 e impegnata con forza nel dialogo interreligioso. È stato l’ultimo ambasciatore ad aver presentato le credenziali a Papa Francesco, prima della morte del pontefice.
Il giro di credenziali è ripreso il 27 maggio, due settimane dopo l’elezione di Leone XIV. Il primo ambasciatore a presentare le credenziali al nuovo Papa è stato Hussein El Saharty, ambasciatore di Egitto presso la Santa Sede.
Il 3 giugno, Leone XIV ha ricevuto le credenziali dell’ambasciatore di Australia presso la Santa Sede Keith John Pitt, e nello stesso giorno anche Valdemar Suárez Diaz, ambasciatore della Repubblica Dominicana, ha presentato le sue credenziali.
Il 17 giugno, è stata la volta di David Medvabishvili, ambasciatore di Georgia presso la Santa Sede. Yury Ambrazevich, primo ambasciatore residente di Belarus presso la Santa Sede, ha presentato le credenziali al Papa il 21 giugno. Il 3 luglio, è stato da Papa Francesco Anthony Chung-Yi Ho, ambasciatore di Taiwan presso la Santa Sede. Chung prende il posto di Matthew Lee, che è stato per più di un decennio a Roma.
Il 28 agosto, Marcel Sene, ambasciatore del Senegal presso la Santa Sede, ha presentato le sue lettere credenziali, e il 5 settembre è stata la volta di Iván Velásquez Gómez, ambasciatore della Colombia.
Nominato dall’amministrazione Trump poco dopo l’inizio dell’amministrazione presidenziale, la conferma di Brian Burch come ambasciatore degli Stati Uniti da parte del Congresso ha impiegato molto tempo, anche a causa di un blocco democratico su alcuni voti. Finalmente, il 13 settembre, l’ambasciatore degli Stati Uniti ha potuto portare le sue lettere credenziali al primo Papa statunitense della storia.
Il 20 settembre, l’ambasciatore del Portogallo presso la Santa Sede, Maria Amélia Maio de Paiva, ha presentato le credenziali a Leone XIV, e il 9 ottobre è stata la volta dell’ambasciatore dell’Honduras, Gilliam Noemi Gómez Guifarro.
L’11 ottobre, Bruno Kahl, ambasciatore di Germania presso la Santa Sede, ha presentato le sue lettere credenziali. Prende il posto dell’ambasciatore Kotsch, chiamato ad un incarico nel governo.
Fadi Assaf, ambasciatore del Libano, ha presentato le credenziali a Leone XIV il 3 novembre, appena un mese prima del viaggio del Papa nel suo Paese.
Il 13 novembre, Ben Batabe Assorow, ambasciatore del Ghana, ha potuto presentare le credenziali al Papa, e il 15 novembre c’è stato il nuovo ambasciatore di Grecia, Despina Poulou.
Il 6 dicembre, Leone XIV ha ricevuto le credenziali di una serie di ambasciatori non residenti, e nell’occasione ha anche tenuto un discorso, in cui ha riaffermato “che la Santa Sede non resterà in silenzio di fronte alle gravi disparità, ingiustizie e violazioni dei diritti umani fondamentali nella nostra comunità umana e globale, sempre più divisa e prona ai conflitti”.
I nuovi ambasciatori erano: Farrukh Tursonov, dall’Uzbekistan; Gabriela Moraru, dalla Moldova; Essam Abdulaziz al-Jassim, dal Bahrein; Himalee Subhashini Arunatilaka, dallo Sri Lanka; Marghoob Saleem Butt dal Pakistan; Genevieve Kennedy dalla Liberia; Pannabha Chandraramya dalla Thailandia; Mafelile Molala dal Lesotho; Phaswana Cleopus Sello Moloto dal Sud Africa; Jovilisi Suveinakama dalle Fiji; Akillino Susaia dalla Micronesia; Māris Selga dalla Lettonia; Sirpa Oksanen dalla Finlandia.
Il 19 dicembre, ha presentato le credenziali a Leone XIV Hyung Sik Shin, ambasciatore di Corea presso la Santa Sede, mentre il 20 dicembre è stata la volta di Leyde Ernesto Rodríguez Hernández, Ambasciatore di Cuba presso la Santa Sede. Cuba e Santa Sede festeggiano quest’anno i 90 anni di relazioni diplomatiche.
Nello stesso giorno, Koji Abe, ambasciatore del Giappone presso la Santa Sede, ha presentato le sue credenziali.
FOCUS MULTILATERALE
La Santa Sede alle Nazioni Unite di New York
.La Santa Sede ha lo status di Osservatore Permanente presso le Nazioni Unite dal 1964. Non ha mai voluto lo status di Stato membro, nonostante questo fosse stato offerto più volte, per mantenere la propria libertà, evitare di votare (o non votare, che sarebbe comunque una presa di posizione) nelle risoluzioni sotto il Capo 7 della Carta ONU, che riguarda le dichiarazioni di guerra, e rimanere libera da qualunque politicizzazione.
Quest’anno, la Missione dell’Osservatore Permanente delle Nazioni Unite ha tenuto circa 53 interventi. Di questi, tre sono stati del Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, in occasione del premio Path to Peace che è stato conferito alla Segreteria di Stato vaticana, che ha coinciso anche con le celebrazioni per l’elezione di Leone XIV. Uno dalla professoressa Gabriella Gambino, sottosegretario del Dicastero Laici, Famiglia e Vita, che è stato capo delegazione della Santa Sede alla 69esima commissione sullo status delle donne che celebrava il trentesimo anniversario della Dichiarazione di Pechino. Sette dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, che ha partecipato all’assemblea generale delle Nazioni Unite che celebrava l’80esimo anniversario dell’organizzazione. Uno dall’arcivescovo Nugent, nunzio in Qatar, in occasione del secondo Summit mondiale lo sviluppo sociale organizzato dalle Nazioni Unite a Doha.
La Santa Sede alle Nazioni Unite di Ginevra
La missione di Ginevra è una missione di importanza centrale, perché non dedicata solo alle Nazioni Unite, ma anche all’UNCTAD, l’agenzia ONU per il Commercio; all’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, tema cruciale per Papa Francesco; e al WIPO, l’Organizzazione Internazionale per la Proprietà Intellettuale dove si gioca la partita difficilissima dei brevetti dei vaccini.
Quest'anno, la missione ha distribuito 41 interventi. Da segnalare anche l’organizzazione di una conferenza per la cancellazione del debito estero, e diversi altri eventi di grande interesse portati avanti dalla missione.
La missione della Santa Sede a Vienna
La missione della Santa Sede a Vienna è casa del Rappresentante Permanente della Santa Sede presso l’Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa (OSCE), che la Santa Sede contribuì a fondare partecipando attivamente ai negoziati per il trattato di Helsinki nel 1975 e facendo includere in questo trattato il tema della libertà religiosa.
Questi è anche il rappresentante della Santa Sede verso l’AIEA, l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, di cui la Santa Sede è Paese fondatore.
Nel corso di quest’anno, la missione ha distribuito quindici interventi.
La Missione della Santa Sede alla FAO
Osservatore Permanente alla FAO e alle altre agenzie delle Nazioni Unite per l’Agricoltura e l’Alimentazione è monsignor Fernando Chica Arellano, che non manca di sottolineare il problema della fame del mondo in diversi articoli per l’Osservatore Romano.
La rappresentanza della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa
La Santa Sede coopera con il Consiglio d’Europa dal 1962, e dal 7 marzo 1970 diventato Stato Osservatore. Al 2014, la Santa Sede aveva ratificato 6 convenzioni del Consiglio d’Europa e partecipato a diversi accordi parziali, sia come Stato membro che come Stato Osservatore.
La missione della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa a Strasburgo ha lo scopo di intrattenere un dialogo costruttivo con i 47 Paesi membri del Consiglio e i 5 Paesi osservatori, allo scopo di appoggiare tutte le iniziative che puntino a costruire una società democratica fondata sul rispetto della dignità dell’essere umano.
Tra le attività della missione della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, quello di fare da trait d’union con MONEYVAL, il Comitato che valuta la trasparenza finanziaria dei Paesi che decidono di sottoporsi alla sua valutazioni. La Santa Sede è entrata nel processo MONEYVAL dal 2011, facendo una serie di progressi nell’attività finanziaria che sono stati certificati anche nell’ultimo rapporto sui progressi del dicembre 2017. L’ultimo rapporto MONEYVAL è stato pubblicato ad aprile 2021. Recentemente MONEYVAL ha accolto positivamente alcune riforme legislative della Santa Sede.
La missione della Santa Sede all’UNESCO
Sembra essere più silenziosa, la missione della Santa Sede all’UNESCO, l’agenzia ONU per la cultura. E durante quest’anno non sono stati diffusi interventi presso le assemblee dell’organizzazione, che vengono distribuiti con parsimonia.
L’Osservatore della Santa Sede all’Organizzazione Mondiale del Turismo
In pochi sanno che la Santa Sede ha un Osservatore anche all’organizzazione mondiale del Turismo. Dal 1988, si sono succeduti sette osservatori, e il penultimo è stato monsignor Maurizio Bravi, nominato nel 2016 e dall’inizio del 2025 inviato nunzio a Papua Nuova Guinea. Attualmente, la posizione è ricoperta da monsignor Jain Mendez, nominato il 1 settembre.
FOCUS TRATTATI
Per quanto riguarda accordi e concordati, si contano 261 accordi bilaterali della Santa Sede. Tra questi, alcuni sono modifiche di accordi, mentre altri sono accordi ancora in vigore. In tutto, secondo una relazione, ci sono 215 concordati e accordi tra la Santa Sede e 74 nazioni, e di questi 154 accordi sono stipulati con 24 nazioni europee. L’ultimo accordo è stato quello tra Santa Sede e Repubblica Ceca.
Va segnalato, tra i trattati, quello che ha definito lo status di un rappresentante residente della Santa Sede in Vietnam. È un passo verso i pieni rapporti diplomatici.
Santa Sede e Repubblica Italiana hanno stipulato quest’anno un accordo per un impianto agrivoltaico a Santa Maria di Ponte Galeria.
FOCUS NEWS
Terrasanta, il Cardinale Pizzaballa parla delle possibilità di pace
Nella Messa della note di Natale nella Basilica della Natività di Betlemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, ha ricordato la situazione a Gaza, che ha visitato personalmente in occasione del Natale.
Il cardinale ha notato che “la sofferenza è ancora presente a Gaza”, e “le famiglie vivono in mezzo alle macerie”, in un futuro “fragile e incerto” causato da “scelte politiche, responsabilità umane, decisioni che spesso mettono gli interessi di pochi davanti a quelli di tutti”.
Il cardinale Pizzaballa ha detto che “il Natale ci invita a guardare oltre le logiche della dominazione, per riscoprire la forza dell’amore, della solidarietà e della giustizia”.
Dopo il viaggio in Mozambico: le impressioni del Cardinale Parolin
Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha concesso una intervista ai media vaticani a seguito del suo viaggio in Mozambico, dove è stato fino a Cabo Delgado, in una zona che ora è preda degli attacchi dell’ISIS.
“Ho dedicato due giorni – ha detto il cardinale - alla visita in Cabo Delgado per esprimere la vicinanza e la solidarietà della Chiesa universale e del Santo Padre alla popolazione che soffre per la violenza terroristica jihadista. Gli attacchi dei gruppi armati, che a partire dalla seconda metà del 2023 si sono estesi all’intera provincia di Cabo Delgado, hanno raggiunto pure le province di Nampula e Niassa”.
Parolin ha ricordato che il 6 settembre è stata uccisa la missionaria comboniana italiana Suor Maria De Coppi nella missione di Chipene, nella diocesi di Nacala e Provincia di Nampula, e che il conflitto a Cabo Delgado ha provocato 765 mila sfollati, secondo stime della fine del 2023.
Il 9 dicembre, Parolin ha visitato il campo di Naminawe, dove si trovano 9200 sfollati, e di questi circa 3700 bambini.
Il cardinale ha notato che questi “vivono in condizioni veramente disagiate. Nonostante l’appoggio di alcune organizzazioni caritative, accusano mancanza di cibo, di medicine e perfino di acqua potabile. E come se non bastasse, il ciclone Chido che ha colpito la zona a dicembre dell’anno scorso, ha severamente danneggiato le abitazioni costruite con materiali fragili”.
Il Segretario di Stato vaticano ha poi sottolineato che “i bambini di quel campo, come le centinaia di migliaia negli altri campi disseminati in tutta la regione, rischiano di perdere il futuro perché non hanno sufficienti possibilità di istruzione. I giovani si sentono prigionieri come in un carcere a cielo aperto, perché mancando i mezzi di trasporto, non possono uscire per trovare dei piccoli lavori nelle città più vicine. È stata un’esperienza molto dolorosa. Tanta sofferenza, tanta tristezza, tante domande non risposte emergevano da quei volti!”
Parolin ha raccontato inoltre che “segnali di radicalizzazione cominciarono ad emergere in alcune zone della provincia di Cabo Delgado prima del 2017, a causa dell’azione di alcuni islamisti provenienti dalla Tanzania o transitati attraverso tale Paese. La violenza, che iniziò in quell’anno, si è poi aggravata a partire dal 2020. I gruppi armati, composti prevalentemente da adolescenti e giovani e raggruppati nell’Ahlu Sunna Wa Jama (ASWJ), associato allo Stato islamico, si ispirano all’ideologia della jihad e sognano di instaurare il Califfato. Ci sono stati e continuano ad esserci episodi di decapitazione di cristiani. Sebbene le cause profonde del conflitto siano numerose e complesse, non possiamo dimenticare che la religione, purtroppo, viene oggi usata da alcuni in maniera abusiva”.
Il cardinale ha notato che “per secoli le diverse religioni, in particolare il Cristianesimo e l’Islam, hanno convissuto in Mozambico in pace, armonia e rispetto reciproco. Oggi in Cabo Delgado, i terroristi sfruttano la povertà, la disoccupazione, il diffuso risentimento contro lo sfruttamento delle ingenti risorse locali che non apporta benefici visibili alla popolazione locale, le tensioni etniche e politiche, ecc. per attrarre i giovani”.
Anzi – ha aggiunto – “la popolazione musulmana locale, che costituisce la maggioranza della provincia di Cabo Delgado, si è opposta alla strumentalizzazione della religione, ma non mancano al suo interno crescenti simpatie per il movimento jihadista. Le moschee stanno progressivamente subendo un processo di radicalizzazione. La popolazione, soprattutto i cristiani e anche i musulmani moderati, vivono con paura e dolore. Alcuni dei nostri fedeli cattolici hanno affrontato la morte senza rinnegare la fede in Gesù crocifisso e risorto”.
Il cardinale ha poi parlato con commozione del lavoro della Chiesa sul campo, che non ha abbandonato le persone e ha avviato una grande azione umanitaria. Il cardinale ha fatto in particolare riferimento al servizio “concreto ed efficiente” della Caritas diocesana di Pemba.
Terrasanta, il nunzio nota che i cristiani non si arrendono
In una intervista ai media vaticani a seguito dell’incendio doloso dell’albero di Natale di Jenin, in Giordania, il nunzio in Israele, l’arcivescovo Adolfo Tito Yllana, ha ribadito la condanna di un atto “che non aiuta la convivenza”, laddove cristiani (ortodossi e cattolici) vivono assieme.
Il nunzio ha affermato che i cristiani sono chiamati ad accogliere Gesù, cosicché “tutti, coloro che sono vicini e anche chi è più lontano, possano vedere come noi cristiani siamo riempiti della gloria, della gioia, che ci porta il dono dell’amore del Padre”.
Nigeria, liberi gli alunni rapiti nell’assalto ad una scuola cattolica
I 130 alunni rapiti nell’assalto alla scuola cattolica St. Mary di Papiri, in Nigeria, sono stati liberati il 21 dicembre. L’attacco alla chiesa, che si trova nello stato nigeriano di Niger, nella Nigeria centro-settentrionale, era avvenuto il 21 novembre.
In u comunicato diffuso dall’agenzia del Dicastero dell’Evangelizzazione Fides, la diocesi di Kontagora si è detta “profondamente grati al governo federale della Nigeria, al governo dello Stato del Niger, alle agenzie di sicurezza e a tutti gli altri partner i cui sforzi e interventi hanno contribuito al ritorno sane e salve delle vittime”, e ha espresso “il nostro sincero apprezzamento ai genitori, agli insegnanti, al clero, alle comunità religiose, alle organizzazioni umanitarie e al pubblico in generale per le loro preghiere, il loro sostegno e la loro solidarietà durante questo periodo difficile” continua il comunicato firmato da don Jatau Luka Joseph, Segretario diocesano.
Le autorità non hanno rivelato come sia avvenuto il rilascio né se siano stati pagati riscatti e nemmeno chi siano gli autori del rapimento di massa.
Nel suo comunicato, la diocesi di Kontagora sottolinea che “ulteriori aggiornamenti e informazioni, se necessario, saranno comunicati tempestivamente al pubblico attraverso canali appropriati e autorizzati, per garantire che tutte le dichiarazioni ufficiali siano accurate, trasparenti e chiare”. “La Diocesi si impegna a tenere completamente informate tutte le parti interessate mentre la situazione è ancora in evoluzione”.
Un primo gruppo di 100 ragazzi era stato liberato il 7 dicembre mentre una cinquantina di ragazzi si erano liberati da soli al momento del sequestro