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Diplomazia Pontificia, Papa Francesco incontra la presidente dell’assemblea ONU

Papa Francesco e la presidente dell'Assemblea ONU | Papa Francesco incontra la presidente dell'assemblea ONU Espinosa, Palazzo Apostolico Vaticano, 29 ottobre 2018 | Vatican Media / ACI Group Papa Francesco e la presidente dell'Assemblea ONU | Papa Francesco incontra la presidente dell'assemblea ONU Espinosa, Palazzo Apostolico Vaticano, 29 ottobre 2018 | Vatican Media / ACI Group

L’incontro tra Papa Francesco e la presidente della 73esima assemblea generale dell’ONU è arrivato al centro di una settimana che, dal punto di vista multilaterale, ha visto la Santa Sede intervenire tre volte alle Nazioni Unite e, dal punto di vista dei rapporti bilaterali, ha registrato alcuni interventi di vescovi degni di nota.

Durante la settimana, il nuovo ambasciatore di Iran presso la Santa Sede ha presentato le lettere credenziali. Mentre la prossima settimana dovrebbe essere la volta della presentazione delle lettere credenziali per Farid al Khazen, nuovo ambasciatore del Libano presso la Santa Sede arrivato dopo un piccolo contenzioso diplomatico.

Papa Francesco incontra la presidente dell’Assemblea Generale dell’ONU

Migrazioni: è stato questo il tema principale di discussione tra Papa Francesco e Maria Fernanda Espinosa, presidente della 73esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che è avvenuta lo scorso 29 ottobre.

In particolare, secondo una nota diffusa dalle stesse Nazioni Unite, i temi di discussione sarebbero stati “migrazioni e rifugiati, cambiamento climatico, la grande importanza dei giovani, i temi del lavoro così come il ruolo delle donne in società”.

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Secondo il portavoce di Espinosa, “riconoscendo la leadership morale e spirituale di Papa Francesco in una varietà di temi globali, incluso il cambio climatico e la preservazione dell’ambiente”, Espinosa ha condiviso con il Papa il suo pensiero che “la difesa del multilateralismo è l’unica via efficace di affrontare i problemi e i bisogni dell’umanità”.

Un modo, nemmeno troppo nascosto, di difendere l’istituzione delle Nazioni Unite, sempre più contestate mentre ritornano i nazionalismi. Durante l’incontro, la presidente Espinosa ha anche parlato al Papa del suo impegno nel dare priorità ai diritti dei popoli indigeni (sarà, tra l’altro, uno dei temi al prossimo Sinodo speciale per la Regione Pan-Amazzonica) e ha detto che nel suo mandato renderà prioritario l’impegno per promuovere lavoro a condizioni onorevoli, con attenzione alle persone con disabilità. La presidente Espinosa ha anche chiesto a Papa Francesco supporto per la prossima campagna contro l’inquinamento da plastica.

Quindi, la presidente Espinosa ha avuto anche un incontro con il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, con il quale ha discusso dell’importanza di assicurarsi che la Conferenza che adotterà il Global Compact sulle Migrazioni a Marrakech a dicembre abbia successo e dimostri un vero impegno globale sul tema. Con molta probabilità, la Santa Sede approverà il documento, ma opponendo delle riserve, in particolare sul linguaggio utilizzato, che in molti casi riprende la terminologia dell’ideologia gender.

La Santa Sede all’ONU di New York: responsabilità comune delle religioni contro il razzismo

Il 30 ottobre, intanto, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite discuteva sulla “Eliminazione del razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l’intolleranza correlata”. Al dibattito è intervenuto anche l’arcivescovo Bernardito Auza, Osservatore Permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di New York.

Nel suo intervento, l’arcivescovo Auza ha detto che razzismo, discriminazione razziale e xenofobia sono “contrari alla dignità umana”, e sottolineato che per rispondere alla crescita di “sospetto, paura e odio nei confronti degli altri basati su identità etnica, nazionale o religiosa”, c’è bisogno di lavorare verso una cultura dell’incontro, la solidarietà, la fraternità e la compassione basato sul mutuo rispetto.

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L’arcivescovo Auza ha poi sottolineato che i leaders religiosi hanno una particolare responsabilità sia nel costruire questa cultura che nel condannare ogni volta che le religioni sono utilizzate come pretesto di intolleranza.

L’arcivescovo Auza ha quindi concluso mettendo in luce come la critica ai cosiddetti “hate speech” e “hate crime” (crimini e discorsi di odio) non deve essere manipolata come basi per creare censura, discriminazione e misure repressive basate su criteri ideologici.

La Santa Sede all’ONU di New York: gli Stati proteggano la loro popolazione

Nello stesso giorno, l’arcivescovo Auza ha parlato anche al dibattito sul “Rapporto della Commissione di Legge Internazionale”. L’arcivescovo ha detto che il fatto che “una maggioranza di nazioni nel mondo non abbiano promulgato clausole su apartheid, aggressione, sottomissione, riduzione in schiavitù, esilio forzato, traffico di esseri umani, pulizia etnica e altri crimini contro l’umanità” non sta a significare che non ci sia “un dovere consuetudinario a perseguire questi crimini che offendono la coscienza dell’essere umano”.

Tuttavia, per la Santa Sede la mancanza di una legislazione in questo senso è oggetto di “grande preoccupazione”, e per questo c’è bisogno di “prevenire questi atti, di perseguire quanti li compiono e di proteggere le vittime”.

Nel suo intervento, l’arcivescovo Auza ha sottolineato anche che “la responsabilità d proteggere” impegna gli Stati a “proteggere la loro popolazione da crimini atroci” nonché la comunità internazionale ad assistere gli Stati che hanno istituzioni troppo fragili per farlo. Ed è poi “dovere della comunità internazionale” di proteggere le popolazioni quando uno Stato fallisce nel farlo.

Per questo, tutti gli Stati sono chiamati ad accogliere “quanti fuggono da tali crimini e non rimandare questi rifugiati in posti dove sarebbero soggetti a questi crimini” – è questo il principio legale del non refoulement

La Santa Sede all’ONU di New York: il pericolo delle piccole armi

Altro tema di discussione è stata sulle Armi Convenzionali e l’Implementazione del Programma di Azione sul Commercio Illecito di Piccole Armi e Armi Leggere. Non è un tema nuovo, per la Santa Sede, che da tempo insegue l’utopia del disarmo integrale, e che non ha mai parlato solo della necessità di un disarmo nucleare, ma anche di un disarmo integrale, mettendo in guardia anche dai pericoli delle armi robot.

Il tema era in discussone durante una sessione del 30 ottobre, in cui si è parlato anche della terza conferenza di Revisione del Programma di Azione per Prevenire, Combattere e Sradicare il commercio illecito di piccole armi.

La conferenza ha avuto voto unanime, e questo è un dato per la positivo per la Santa Sede, che ritiene che bloccare il commercio delle piccole armi significa “rispettare la vita e la dignità di ogni persona attraverso la promozione di una cultura di pace”. Per questo, la Santa Sede chiede anche una più grande cooperazione internazionale e assistenza da parte di tutti, così che il mondo “sia più vicino a raggiungere la pace e la sicurezza che è essenziale per lo sviluppo e la lotta contro l’estrema povertà”.

Santa Sede, proteggere gli oceani

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Dal 29 al 30 ottobre si è tenuta a Bali, in Indonesia, la conferenza “Our Ocean, Our Legacy”, che ha visto la partecipazione di diversi Stati anche della Santa Sede, rappresentata dall’arcivescovo Piero Pioppo, nunzio apostolico in Indonesia.

Nel suo intervento, l’arcivescovo Pioppo ha notato che la questione degli oceani necessita cooperazione internazionale per l’implementazione “da una parte di un serio approccio interdisciplinare” e dall’altra dello sviluppo del “principio di sussidiarietà”, in modo da dare “protezione reale di quello che la Convenzione delle Nazioni Unite sulla legge del mare descrive come ‘eredità comune della specie umana’.”

La Santa Sede ha partecipato attivamente alle discussioni affinché la Legge del Mare si dotasse di strumenti legalmente vincolanti per la protezione delle biodiversità marine.

Per la Santa Sede, un approccio interdisciplinare e integrale è fondamentale se si vuole conservare la “sostenibilità di oceani, mari e risorse marine”, come stabilità negli obiettivi di sviluppo sostenibile”. Ci vuole un approccio inclusivo da parte di tutti, perché questo “potrebbe dare benefici alla cura della nostra casa comune”.

L’arcivescovo Pioppo nota che la Santa Sede ha a cuore gli oceani, ed è dimostrato da varie iniziative, come i vari tipi di assistenza ai navigatori e anche ai pescatori (una Conferenza Internazionale sul traffico di esseri umani nella pesca è stata tenuta lo scorso anno a Taiwan), e il lavoro incessante fatto in favore dei migranti, con le attività con le comunità che sono minacciate dalla crescita del livello del mare.

L’interesse per il mare – sottolinea la Santa Sede – è cresciuto, perché tocca la realtà dei flussi migratori, così come l’esplorazione e sfruttamento di risorse marine e di quei temi correlati con il commercio marittimo e il trasporto.

Ma “perché queste attività siano davvero al servizio del bene comune, dell’intera famiglia umana e dello sviluppo integrale e armonioso di ciascuna persona e comunità”, è importante che siano guidati da “giusti principi etici”, e in particolare da una “antropologia sana”.

Gli oceani, in fondo – sottolinea l’arcivescovo Pioppo – non riguardano solo tecnologia, preoccupazioni di sicurezza o profitto, e tra l’altro non sarebbe “abbastanza concentrarsi esclusivamente sulla biodiversità e gli ecosistemi se il ruolo delle persone umane viene messo da parte”.

La Santa Sede chiede di affrontare le minacce degli oceani “in maniera coraggiosa e adeguata”, individuandole, sviluppando anche “comportamenti responsabili per facilitare la necessaria assistenza e cooperazione per lo sviluppo delle comunità più vulnerabili”, mentre si chiede uno sforzo per “educare i giovani a curarsi degli oceani”.

I vescovi cubani si esprimono sul progetto di una Costituzione repubblicana a Cuba

Il prossimo febbraio, i cubani saranno chiamati ad approvare una nuova carta costituzionale. Ed i vescovi di Cuba, in una lettera pastorale pubblicata in questa settimana sul sito web della Conferenza Episcopale Cubana, hanno chiesto che, nel processo di riforma della Costituzione, sia incluso “un tribunale costituzionale”, perché “la Costituzione il riferimento ultimo della legalità della nazione”, e quindi c’ bisogno di un Tribunale di Garanzie Costituzionali con la finalità di salvaguardare i diritti che si rifanno ad essa.

Il Tribunale Costituzionale non è previsto nell’attuale progetto di Costituzione, approvato a luglio dal Parlamento. La nuova carta andrà a sostituire quella del 1976. Dopo l’approvazione parlamentare, la Carta è passata alla discussione pubblica, cui la Chiesa ha invitato a partecipare in maniera “cosciente e responsabile”,

Tra i temi in discussione, anche il “matrimonio egualitario”, incluso nella Costituzione in studio e considerato “erroneo dai vescovi”, mentre i presuli hanno anche lamentato, in materia di diritti umani, “l’assenza del riconoscimento della diversità di opinione politica”.

I temi della consultazione popolare saranno esaminati dal Parlamento a dicembre, mentre il referendum costituzionale avverrà il 24 febbraio del prossimo anno.

L’incontro del vicepremier spagnolo con il cardinale Parolin

Il 29 ottobre, il vicepremier spagnolo Carmen Calvo ha incontrato il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano. Tra i temi dell’incontro, anche la traslazione delle spoglie di Francisco Franco, dittatore spagnolo dal 1939 al 1975, anno della sua morte. Fu sepolto a Los Caidos, monumento nazionale dedicato a vincitori e vinti della guerra civile spagnola (1936-1939) costruito proprio sotto il regime del generale Franco, ma lo scorso agosto il governo socialista spagnolo ha approvato un decreto che apre la strada alla riesumazione dei resti di Francisco Franco. La famiglia del dittatore, che ha guidato la Spagna per 36 anni, ha quindi espresso la volontà di portare le spoglie in uno spazio di loro proprietà nella cripta della cattedrale dell’Almudena di Madrid.

L’opinione pubblica spagnola è divisa sul tema. In molti temono anche un rinnovato culto della personalità di Franco se questi fosse sepolto nel centro di Madrid.

Dopo l’incontro, la Sala Stampa della Santa ha diffuso una dichiarazione del direttore Greg Burke in cui si sottolineava che "Il cardinale Pietro Parolin non si oppone alla riesumazione di Francisco Franco, se così deciso dalle autorità competenti; ma in nessun momento si è pronunciato sul luogo di sepoltura. È vero che la signora Carmen Calvo ha espresso la sua preoccupazione per la possibile sepoltura dei resti nella cattedrale dell'Almudena, così come il suo desiderio di esplorare altre alternative, anche attraverso il dialogo con la famiglia. Il Cardinale Segretario di Stato ha ritenuto opportuna questa soluzione”.

Un comunicato della Moncloa (il governo spagnolo) ha voluto sottolineare che si è trattato del primo incontro tra rappresentanti dello Stato spagnolo e la Santa Sede da quando si è insediato il governo di Pedro Sanchez, e che si è trattato di un “incontro estremamente cordiale, con l’obiettivo di scambiare punti di vista e informazioni su differenti questioni di interesse su Spagna e Santa Sede, tra cui il regime fiscale della Chiesa in Spagna, il processo di revisione dei beni immatricolati della Santa Sede, e appunto della questione Franco. Si è parlato anche di vittime di abuso: Santa Sede e Spagna hanno mostrato un approccio condiviso sul tema, e il governo spagnolo ha informato la Santa Sede di un progetto di revisione del codice penale spagnolo che rende imprescrivibili i reati di abuso.

Il presidente israeliano Rivlin sarà in Vaticano il 15 novembre

Il presidente israeliano Reuven Rivlin visiterà Papa Francesco il prossimo 15 novembre. È la seconda volta in tre anni che il presidente di Israele incontra il Papa. L’altro incontro aveva avuto luogo nel settembre 2015. Prima di lui, il presidente Shimon Peres era stato in Vaticano diverse volte. Un mese prima del termine del suo mandato come presidente, a giugno 2014, Shimon Peres era stato in Vaticano insieme al presidente palestinese Mahmoud Abbas, per pregare per la pace in Vaticano. Poi, dopo il suo mandato, Shimon Peres era stato un’altra volta da Papa Francesco, per promuovere una sorta di “ONU delle religioni”.

La visita del presidente Rivlin arriva anche in concomitanza con quella che sembra essere la fase finale delle conversazioni sull’Accordo Fondamentale tra Santa Sede e Israele.

Il “Fundamental Agreement” era stato firmato il 30 dicembre 1993 dall’allora monsignore sottosegretario per i Rapporti con gli Stati Claudio Maria Celli e dall’allora vice-ministro degli Esteri israeliano Yossi Beilin e divenuto effettivo il 10 maggio 1994.

L’accordo lasciava in sospeso la questione del riconoscimento della personalità giuridica cattolica in Israele, sciolta con la firma di un accordo giuridico nel 1997 (a firmare, l’allora nunzio apostolico, Andrea Cordero Lanza di Montezemolo, e il ministro degli Esteri israeliano David Levy), e la questione delle proprietà e di questioni economiche e fiscali.

Quest’ultima parte – definita nell’articolo 10 dell’Accordo – è quella per cui è stato più difficile raggiungere un punto di incontro. Ora tutto sembra in via di definizione. Lo ha sottolineato già lo scorso 15 giugno  da Tzachi Hanegbi, ministro israeliano alla cooperazione regionale, dopo l'incontro della commissione Bilaterale del 14 giugno al termine della quale Santa Sede e Israele avevano diramato un comunicato congiunto in cui si diceva che gli esiti dell’ultimo incontro della commissione bilaterale tra Israele e Palestina “offrono speranze per una rapida conclusione delle negoziazioni in corso”.

Se i rapporti sono generalmente buoni, anche grazie al dialogo interreligioso portato avanti in prima persona dal Rabbino David Rosen, ci sono ancora delle frizioni, in particolare sulla questione di Gerusalemme. La Santa Sede appoggia lo status quo della Città Santa, e lo ha fatto in più occasioni, specialmente dopo la decisione del presidente USA Donald Trump di spostare l’ambasciata statunitense da Tel Aviv a Gerusalemme. Ovviamente, Israele appoggia la decisione. E lo fa in particolare Rivlin, gerosolimitano di settima generazione, che ha sottolineato più volte che Re Davide stabilì Gerusalemme come capitale di Israele 3 mila anni fa.

Oltre all’incontro con Papa Francesco, il presidente Rivlin si incontrerà durante il viaggio in Italia con il premier Giuseppe Conte e con il presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Nicaragua: il Cardinale Brenes chiede elezioni anticipate

Il Cardinale Leopoldo Brenes Solorzano ha sottolineato lo scorso 31 ottobre che la Conferenza Episcopale di Nicaragua continua a credere alla possibilità di una soluzione pacifica alla grave crisi sociopolitica che colpisce il Paese, e ha affermato di aver chiesto elezioni anticipate.

In giorni di “relativa calma per il Paese,” il porporato ha denunciato che ci sono repressione di diverso tipo, perché si tratta di calma apparente.

Coinvolti nel processo di dialogo nazionale come mediatori, i vescovi hanno anche subito aggressioni da parte di paramilitari – e una aggressione è stata consumata proprio ai danni del Cardinale Brenes.

La richiesta di elezioni anticipate è stata consegnata al presidente Daniel Ortega il 7 giugno dalla Conferenza Episcopale di Nicaragua. La lettera chiedeva di indire per il marzo 2019 elezioni presidenziali, legislative e comunali. Ortega aveva accusato i vescovi come golpisti.

Un nuovo ambasciatore di Iran presso la Santa Sede

Lo scorso 29 ottobre, Papa Francesco ha ricevuto le lettere credenziali di Seved Taha Hashemi, nuovo ambasciatore di Iran presso la Santa Sede.

Classe 1958, sposato con cinque figli, con un Dottorato in Medicina e uno in Diritto Islamico e due specializzazioni in psicologia in tasca, Hashemi ha ricoperto vari incarichi: Vice Direttore del Consiglio di Coordinamento della Propaganda Islamica e Direttore del Corpo Dahe-ye Fajr della Rivoluzione Islamica (1980-1992); Direttore del Centro di Ricerche Informatiche sulle Scienze Islamiche (1992-2018); Membro del Consiglio Direttivo e del Consiglio dei Garanti dell’Ufficio per la Propaganda Islamica dello Studio Teologico di Qom (1994-2004); Rappresentante Parlamentare di Qom e Membro della Direzione dell’Assemblea Legislativa Islamica (1996-2000); Direttore del Consiglio di Vigilanza sull’Organizzazione della Radiotelevisione della Repubblica Islamica dell’Iran (1997-2000); Direttore Responsabile del giornale a diffusione nazionale Entekhab (1998-2004); Vice Direttore giuridico e internazionale dell’Organizzazione per il Patrimonio Culturale, l’Artigianato e il Turismo (2004-2005); Direttore del Comitato Patrimonio Culturale e Naturale – Commissione Nazionale UNESCO (2004-2007); Membro del Comitato Cultura e Civiltà del Supremo Consiglio della Rivoluzione Culturale (2004-2017); Direttore dell’Istituto di Ricerche sul Patrimonio Culturale e il Turismo (2005-2007); Vice Rettore culturale e sociale della Libera Università Islamica (2013-2016); Membro del Consiglio per la Cultura Generale (2013-2017); Consigliere medico del Rettore della Libera Università Islamica (2016-2017); Membro del Consiglio Scientifico dell’Istituto di Ricerche sul Patrimonio Culturale e il Turismo e Consigliere del Direttore Esecutivo dell’Istituto per la Previdenza Sociale.

Spicca, in particolare, l’incarico a Qom, che indica una certa sensibilità: è stato lì, nell’università delle Religioni ed elle Denominazioni Religiose, che è nata l’idea di un catechismo in lingua farsi, presentato poi nel gennaio 2015 dal Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso.

Un evento dell’Ambasciata di Nigeria presso la Santa Sede

Il 31 ottobre, l’ambasciata di Nigeria presso la Santa Sede ha organizzato una conferenza sullo Sviluppo Umano delle Nazioni Africane. L’occasione era il 155esimo anniversario della missione cattolica di Nigeria, il 42esimo anniversario delle relazioni diplomatiche di Nigeria con la Santa Sede e il 58esimo anniversario dell’indipendenza della Nigeria. Era presente anche il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano.