Non ci sono stati preamboli, all’incontro preparatorio dei negoziati sul global compact per Migrazioni Ordinate, Regolari e Sicure. Quando i leader delle nazioni si sono riunite a Puerto Vallarta, in Mexico, per discutere il grande documento intergovernativo, nessuno ha dato il via al dibattito. C’è stato solo un video di Papa Francesco, che riprendeva un suo intervento sulle migrazioni e che ha dato il tono all’incontro.
Non ci sono stati interventi della Santa Sede nel multilaterale, in quest’ultima settimana, sebbene il lavoro continui costantemente nelle missioni presso le Nazioni Unite e altri organismi internazionali. Ci sono stati, però, eventi significativi per la diplomazia pontificia, soprattutto dal punto di vista bilaterale. E c’è un anniversario da celebrare: quello dei 54 anni della Missione della Santa Sede alle Nazioni Unite come Osservatore Permanente.
Alla vigilia di Pasqua, c’è molta attesa per quello che dirà Papa Francesco nel tradizionale urbi et orbi. Migrazioni, traffico di esseri umani e attenzione agli emarginati furono i temi dello scorso anno, con speciali focus sulle situazioni in Ucraina, Repubblica Centrafricana, Terra Santa. Alcuni dei temi che saranno affrontati dal Papa domani si possono cominciare a intravedere dalle attività della diplomazia pontificia in quest’ultima settimana.
Un intervento dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” vaticano ad un convegno sulla Cina ha dato il tono al dibattito sui dialoghi in corso tra Cina e Santa Sede, sebbene un possibile accordo sulle nomine episcopali non sia stato nemmeno nominato. In generale, la diplomazia pontificia questa settimana ha guardato ai continenti meno conosciuti: è stato annunciato il viaggio del Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano in Oceania, mentre un rappresentante della Conferenza Episcopale del Congo ha parlato al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. E prosegue, all’ONU, l’impegno della Santa Sede alla Conferenza sullo status della donna.
È cominciato un periodo impegnativo alle Nazioni Unite per la Missione della Santa Sede: dal 12 al 23 marzo si riunisce la 62esima sessione della Commissione sullo status delle donne, un incontro annuale che si focalizza su come far progredire la situazione delle donne nel mondo. È quel tipo di incontri dalla cui finestra sono stati fatti entrare il diritto all’aborto o l’obbligatorietà a fornire contraccezione, e per questo la Santa Sede è molto impegnata sul tema: questa settimana, ci sono già stati tre interventi e due eventi organizzati dalla Missione.
La dignità dei bambini è “a rischio” e il migliore interesse del bambino “dovrebbe essere una priorità in ogni situazione umanitaria”. La Santa Sede parla a Ginevra di Diritti del Bambino, ed espone la sua denuncia della situazione internazionale. Sempre a Ginevra, in questa settimana, c’è stato un evento sulla persecuzione dei cristiani, tema forse un po’ dimenticato, eppure sempre attuale.
Settimana di celebrazioni a Ginevra, dove si è festeggiato per i settanta anni della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Anche la Santa Sede ha partecipato alle celebrazioni, con un denso intervento in cui si sottolineava che la libertà di religione o di fede è la cartina di tornasole dei diritti umani: se manca questo, rischiano di mancare tutti.
È cominciato un periodo intenso per la diplomazia pontificia, impegnata in prima linea nei negoziati per il Global Compact. All’attenta osservazione dei negoziati, la Santa Sede aggiunge anche, da tradizione, dei cosiddetti “Side events”, eventi collaterali, che servono a mettere in luce con il mondo diplomatico alcuni dei temi che le stanno particolarmente a cuore. È successo questo, lo scorso 21 febbraio, con l’evento “Porre fine alla detenzione di minori migranti e rifugiati: determinazione del superiore interesse e alternative alla detenzione”.
È chiaro che il tema delle migrazioni sarà cruciale per la diplomazia pontificia durante l’anno. E questo non è dato solo dal fatto che Papa Francesco ha dedicato a “Migranti e rifugiati, uomini e donne in cerca di pace” il suo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace. Ci sono due Global Compacts da discutere, e il draft 0 sull’accordo per i rifugiati è stato oggetto di discussion a Ginevra. È stato il principale impegno della diplomazia pontificia nella settimana.
È stato prima a colloquio con il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, e poi con l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” della Santa Sede. Ryadh al Maliki, ministro degli Esteri dello Stato di Palestina, è arrivato appositamente a Roma per parlare della questione palestinese. Con una richiesta specifica: che la Santa Sede organizzi una conferenza, riunisca varie confessioni religiose, per riaffermare che Gerusalemme deve essere prima di tutto una città aperta per tutte le religioni. ACI Stampa lo incontra con pochi altri giornalisti nella sede dell’Ambasciata di Palestina presso la Santa Sede, aperta lo scorso giugno.
Dopo che è stato emesso il “draft 0” del “Global Compact” per Migrazioni “Sicure, Ordinate e Regolari”, la Santa Sede ha partecipato ad una discussione informale presso l’ufficio ONU di New York che ha dato di fatto il via ai negoziati. È il primo passo di un impegno che sarà costante nel corso dell’anno. Intanto, l’arcivescovo Gallagher, “ministro degli Esteri” vaticano, è in Azerbaijan per presiedere la messa di ordinazione episcopale del vicario apostolico, Vladimir Fekete, e approfitta per una serie di incontri con le autorità che rafforzano le relazioni tra Santa Sede e Azerbaijan dopo il viaggio di Papa Francesco nel 2016.
Ci sono voluti 59 anni perché un presidente turco tornasse a visitare un Papa in Vaticano. Allora era stato il presidente Celal Bayar, oggi è Recep Tayip Erdogan. Allora, si cominciavano ad aprire le relazioni diplomatiche. Oggi, le relazioni diplomatiche servono ad un obiettivo concreto, e hanno una agenda precisa.
È passata quasi inosservata la visita del ministro degli Esteri coreano Kang Kyu-wha in Vaticano. Eppure, erano molti i temi importanti che si sono discussi nel bilaterale con la Santa Sede. In questa settimana, il Palazzo Apostolico vaticano ha ospitato anche Ivica Pacic, ministro degli Esteri serbo. Intanto, proseguono gli interventi della Missione ONU a New York, mentre si lavora agli accordi globali sulle migrazione, vero cuore della diplomazia pontificia quest’anno.
Ancora una volta, la Santa Sede chiede dialogo in Medio Oriente, e in particolare una soluzione negoziata del conflitto israelo palestinese che porti alla soluzione di due Stati. Ma non è il solo scenario difficile su cui è focalizzato lo sguardo della diplomazia pontificia: più volte, Papa Francesco ha in questi ultimi giorni rinnovato l’appello per una soluzione pacifica nella Repubblica Democratica del Congo.
Non si ferma la diplomazia pontificia. Mentre Papa Francesco è in viaggio all’estero, con al seguito il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, e l’arcivescovo Angelo Becciu, sostituto, la seconda sezione della Segreteria di Stato continua il suo lavoro. L’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri vaticano”, è stato in Lituania; e monsignor Antoine Camilleri, “vice ministro degli Esteri”, è stato invece in Vietnam per continuare un dialogo che – si spera in breve – dovrebbe portare allo stabilimento delle piene relazioni diplomatiche. Non è da sottovalutare nemmeno l’incontro che i vescovi dello Stato del Kachin, in Myanmar, hanno avuto con il generale Hlaing, con il quale hanno parlato dei problemi della regione.
Quale è la situazione dei cristiani perseguitati del mondo? Uno dei compiti della diplomazia pontificia è, appunto, quella di occuparsi dei cristiani sul territorio. E così diventano fondamentali i rapporti e i numeri, che aiutano a dare le dimensioni del rapporto sul campo. Questa settimana è stato pubblicato il rapporto di Open Doors. La sua classifica delle nazioni più a rischio è uno strumento di riflessione.
Pace, famiglia e migrazioni: Papa Francesco centra il suo discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede su questi tre pilastri, dopo una panoramica su alcune delle situazioni nel mondo che destano più preoccupazione.
Cosa ha fatto la Santa Sede nell'anno passato? Mentre gli occhi di tutti sono puntati sul discorso che Papa Francesco farà davanti al Corpo Diplomatico Accreditato presso la Santa Sede il prossimo 8 gennaio, è il momento di guardare in retrospettiva all’impegno multilaterale della Santa Sede.
Durante il tempo di Natale, la diplomazia pontificia impegnata nel multilaterale si ferma. Non ci sono sessioni, né discorsi ufficiali. Ma non si ferma la diplomazia bilaterale. I nunzi sono prima di tutto vescovi, le loro omelie della notte di Natale rappresentano anche messaggi. Così come si moltiplicano, da parte dei vescovi, i messaggi per la pace nel periodo natalizio. Tutto prepara alla Giornata Mondiale della Pace, dedicata quest’anno ai migranti, e ai temi del primo incontro ufficiale di Papa Francesco nell’anno che viene, quello con il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.
Gerusalemme e Medio Oriente, Siria, Ucraina, Venezuela e Myanmar, ma anche i bambini costretti all'emigrazione forzata e quelli in famiglie senza lavoro: gli scenari della preghiera "Urbi et Orbi" di Papa Francesco nel giorno di Natale.