Portare vicinanza alla minoranza cristiana, sostenerla e incoraggiarla, aiutarla a reagire pacatamente alle accuse sapendo illustrare con efficacia la loro scelta di vita. Ed essere “luminoso esempio di dialogo”, promuovendo e intensificando canali di conoscenza. Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, dà questo mandato a Christophe el Kassis, nominato da Papa Francesco nunzio in Pakistan.
Non è ancora ricominciata a pieno regime l’attività diplomatica nelle organizzazioni internazionali, e dunque non ci sono discorsi della Santa Sede nelle organizzazioni multilaterali, che pure sono state molto chiamate in causa da Papa Francesco durante il suo discorso di inizio anno al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede.
Dai venti di pace nella penisola coreana, al conflitto in Siria; dai nuovi accordi e relazioni diplomatiche, alle difficoltà che si incontrano nel dialogo tra Stati; dalla spinta dei nuovi populismi, alla necessità di una globalizzazione attenta alle dimensioni locali: nel tradizionale discorso di inizio anno agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, Papa Francesco fa come di consueto una panoramica di tutta la situazione internazionale, determinando le priorità della diplomazia pontificia nel corso dell’anno.
Una nuova nunziatura in Sud Sudan, un possibile accordo con l’Angola, le piene relazioni diplomatiche con il Vietnam: alla vigilia del tradizionale discorso di inizio anno di Papa Francesco ai diplomatici accreditati presso la Santa Sede, questi tre eventi sembrano essere le principali novità attese dalla diplomazia per il 2019.
Quattro giorni in Iraq per il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano. In attesa di Papa Francesco, invitato più volte e ancora impossibilitato ad andare per ragioni di sicurezza, l’Iraq accoglie il numero due vaticano, che trascorre il Natale tra Baghdad, Erbil e Qaraqosh, tra incontri istituzionali e visite nei campi rifugiati, lì dove ci sono ancora coloro che non hanno potuto fare ritorno nelle loro case dopo la guerra mossa dall’ISIS e dove ci sono quelli che ancora non hanno fiducia a tornare.
Dalla Siria all’Ucraina, dallo Yemen alla penisola coreana, dai cristiani perseguitati ai bambini e agli indifesi, il tradizionale messaggio urbi et orbi di Natale di Papa Francesco è, come tradizione, una panoramica delle zone del mondo considerate più in difficoltà. L’appello del Papa non è semplicemente per la pace. Il suo augurio di buon Natale è “un augurio di fraternità”, perché “quel Bambino nato dalla Vergine Maria” ci dice “che Dio è padre buono e che noi siamo tutti fratelli”, ed è “questa verità che sta alla base della visione cristiana dell’umanità”.
Nel giorno di Natale, il Papa come da tradizione si affaccia dalla loggia centrale della Basilica Vaticana per la benedizione urbi et orbi, alla città e al mondo. La benedizione è anche l’occasione per una panoramica mondiale, che mostra anche l’interesse della diplomazia pontificia. Di cosa parlerà Papa Francesco durante questo Natale? Quali saranno le aree su cui si concentrerà?
Il Vietnam è uno dei 13 Paesi al mondo che non ha piene relazioni diplomatiche con la Santa Sede, sebbene dal 2011 ci sia un rappresentante pontificio non residente. Ma nel prossimo futuro ci sarà un rappresentante permanente, un passaggio fondamentale per stabilire piene relazioni. Lo si legge nel comunicato arrivato al termine dell’incontro del tavolo di lavoro Vietnam – Santa Sede, che si è tenuto ad Hanoi lo scorso 19 dicembre.
Si tiene ad Hanoi, il prossimo 19 dicembre, il settimo incontro del Gruppo di Lavoro congiunto Vietnam – Santa Sede. Lo annuncia la Sala Stampa vaticana.
Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha guidato la delegazione della Santa Sede all’incontro intergovernativo di Marrakech del 10 – 11 dicembre, che ha definito il “global compact” per le migrazioni. Dagli interventi del Cardinale Parolin si può comprendere la posizione della Santa Sede, che ha sostenuto l’accordo, espresso alcune riserve e difeso prima di tutto il diritto di ciascuno a rimanere nella propria terra, un principio della Dottrina Sociale della Chiesa.
Comprendere i diritti umani, conoscerli a fondo, promuoverli nella loro interezza fino a proporne una riscrittura per rimettere al centro i valori, consultando tutto il popolo di Dio in un grande processo di rinnovata consapevolezza. Il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, delinea così la sfida futura in un intervento alla conferenza su “Diritti umani nel mondo contemporaneo: Conquiste, Omissioni, Negazioni”, organizzato dal Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale.
Quella che va dal 3 all’11 dicembre è una settimana particolarmente intensa per la diplomazia pontificia. Il 3 dicembre, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha parlato a Katowice, in Polonia, dove si teneva il COP24, il 24esimo incontro sul cambiamento climatico. L’11 dicembre, si concluderanno le consultazioni di Marrakech sul Global Compact sulle migrazioni, un tema cui la Santa Sede tiene molto. Sarà proprio il Segretario di Stato Vaticano a guidare la delegazione della Santa Sede a Marrakech.
“Sono contento di questa visita. Contiamo su di lei”. Così il presidente palestinese Mahmoud Abbas si è congedato da Papa Francesco, prima di scendere in Segreteria di Stato per un incontro con l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” della Santa Sede.
Con un messaggio indirizzato ai giovani coreani, Papa Francesco ha ancora una volta reiterato il suo appello per la pace nella penisola coreana. Il prossimo 3 dicembre, invece, Papa Francesco incontrerà i membri dell’associazione “Rondine, Città della Pace”, che hanno incontrato il Cardinale Pietro Parolin e il corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede lo scorso 28 novembre.
Ci sarà anche Papa Francesco, il prossimo 14 febbraio, alla cerimonia di apertura della 42esima sessione del Consiglio dei Governatori del Fondo Nazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD), una agenzia delle Nazioni Unite a Roma. Lo annuncia Greg Burke, direttore della Sala Stampa vaticana.
È stato un intervento a tutto campo, quello del Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, all’inaugurazione dell’Anno Accademico della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale lo scorso 21 novembre. Dalla Cina alle migrazioni, passando per il difficile dialogo con il Patriarcato di Mosca, le parole del Cardinale danno uno spaccato dell’impegno della diplomazia pontificia.
La prima visita del nuovo presidente dell’Iraq Barham Salih a Papa Francesco dura 23 minuti, molto cordiali, a testimoniare l’impegno comune per la ricostruzione del Paese dopo la guerra e sottolineare la presenza storica dei cristiani nel Paese.
La celebrazione dei 130 anni della Chiesa in Mali si colora di significati diplomatici, perché Papa Francesco ha deciso di inviare come suo legato il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano. Nella settimana, sono state diverse le celebrazioni dei 100 anni dalla fine della Grande Guerra, che per molti Stati di Europa ha rappresentato anche l’inizio dell’indipendenza. Se ne è parlato in un convegno organizzato dalla Ambasciata di Polonia presso la Santa Sede.
Il Cardinale Pietro Parolin lo sottolinea con forza: fu il concetto di equità ad ispirare la diplomazia pontificia subito dopo la Grande Guerra. Divisa tra le grandi sfide createsi con il dissolvimento dell’impero asburgico e la rivoluzione bolscevica.
Con un intervento ad un convegno promosso dall’Associazione Carità Politica, il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ha delineato ancora una volta gli scopi della diplomazia pontificia, dando così alcune delle linee guida che muovono l’attività diplomatica della Santa Sede.