L’incontro tra Papa Francesco e la presidente della 73esima assemblea generale dell’ONU è arrivato al centro di una settimana che, dal punto di vista multilaterale, ha visto la Santa Sede intervenire tre volte alle Nazioni Unite e, dal punto di vista dei rapporti bilaterali, ha registrato alcuni interventi di vescovi degni di nota.
È arrivato fino al confine dei territori occupati, ha tenuto una conferenza sulla diplomazia pontificia, ha incontrato le autorità: due anni dopo la visita di Papa Francesco, nel centenario della dichiarazione di indipendenza della nazione, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati, è stato in Georgia per una serie di incontri di alto livello.
Per Papa Francesco, il classico regalo del medaglione con la roccia e l’ulivo i cui due rami si uniscono non è scontato. Nel darlo al presidente colombiano Ivan Duque, dopo 30 minuti di colloquio, Papa Francesco gli spiega: “Regalo questo medaglione con l’albero dell’univo che ha due rami che uniscono quello che era separato. Desidero che le sue mani siano come questi due rami: che uniscano la Colombia”.
Cosa fa la Santa Sede per i migranti? La risposta alla domanda è stata data agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede in un briefing in Vaticano, nell’Aula Vecchia del Sinodo, guidato dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro per i rapporti con gli Stati, e concluso dal Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano.
La nomina di monsignor Gianfranco Rota Graziosi a consultore della seconda sezione della Segreteria di Stato vaticana è il premio che Papa Francesco dà al sacerdote che con continuità ha lavorato sulla questione della Cina per anni.
La visita alle Nazioni Unite dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i Rapporti degli Stati, si è conclusa l’1 ottobre con un discorso in Assemblea Generale in cui ha chiesto all’ONU di dare importanza a tutte le nazioni. Ma il dibattito non è finito lì: nei giorni successivi, la Santa Sede ha pronunciato altri discorsi alle Nazioni Unite di New York, e ha preso la parola anche a Ginevra, di fronte all’Alto Commissario ONU per i Rifugiati.
Sono stati nove gli interventi dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, alla 73esima Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Dalla pena di morte alla persecuzione dei cristiani, dall’accordo sulle migrazioni alla difficile situazione nella Repubblica Centrafricana, il “ministro degli Esteri” vaticano ha spiegato il punto di vista della Santa Sede in varie occasioni, in attesa del suo intervento all’Assemblea Generale, previsto per lunedì 1 ottobre.
Un intervento del Cardinale Pietro Parolin al XII Congresso Mondiale della Famiglia lo scorso 15 settembre ha ribadito l’impegno della Santa Sede per la promozione della famiglia naturale. Nella stessa settimana, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher è intervenuto all’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, ribadendo la posizione della Santa Sede per il disarmo nucleare.
Per i 70 anni della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, la Santa Sede ha organizzato lo scorso 10 settembre un incontro a Strasburgo, sul tema “La sfida dei diritti universali dell’uomo”, con le presentazioni del professor Emmanuel Decaux, di Guido Raimondi, presidente della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, e dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro degli Esteri vaticano.
Tre interventi alle Nazioni Unite di New York, in attesa dell’apertura della 73esima sessione generale in programma la prossima settimana; e l’arrivo di due nuovi ambasciatori presso la Santa Sede, mentre si congeda Imma Madigan, ambasciatore di Irlanda presso la Santa Sede sin dai tempi della riapertura dell’ambasciata residenziale a Roma. Con questa settimana, riprende in un certo senso l’attività diplomatica, dopo un rallentamento dovuto anche al periodo di vacanze.
Nel 2014, il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, lanciava l’idea di stabilire un ufficio per le mediazioni pontificie all’interno della Segreteria di Stato. Prima ancora, nel 2013, il professor Vincenzo Buonomo, attuale rettore della Pontificia Università Lateranense, presentando un volume del Cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato emerito, esaltò il ruolo delle mediazioni pontificie in situazioni difficili di conflitto. Lo scorso 29 agosto, il tema della mediazione è stato al centro di un dibattito del Consiglio di Sicurezza alle Nazioni Unite.
Prima il gelo diplomatico, con la chiusura dell’ambasciata presso la Santa Sede e la scelta di un ambasciatore non residente. Poi, il ritorno dell’ambasciatore residente nel 2014, l’invito a visitare l’Irlanda, l’annuncio che la Giornata Mondiale delle Famiglie 2018 avrebbe avuto luogo proprio a Dublino.
In una situazione di calma diplomatica, una foto di Papa Francesco che benedice dei bambini in un incontro privato l’8 agosto prima dell’Udienza generale. si è prestata ad una strumentalizzazione da parte del fronte algerino sulla questione del Sahara. Tanto che la nunziatura della Santa Sede in Marocco ha dovuto chiarire con un comunicato.
Il viaggio in Irlanda, per annunciare il “Vangelo della famiglia”. Il problema del Nicaragua, che si può risolvere solo con un “serio dialogo nazionale”. E la questione cinese, tutta ancora aperta. Al termine della celebrazione per la consacrazione della Chiesa Madre di Cassino a Concattedrale della diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato di Sua Santità, si è soffermato brevemente con ACI Stampa su tre temi di interesse internazionale, parte del grande sforzo della diplomazia pontificia.
La Santa Sede sta con i vescovi del Nicaragua. La posizione è stata ribadita dal Cardinale Pietro Parolin in un colloquio con il vicepresidente USA Pence il 10 agosto. La stessa posizione era stata sottolineata dall’arcivescovo Paul Richard Gallagher lo scorso 31 luglio, in un incontro del ministro degli Esteri nicaraguense Denis Moncada. Nel frattempo, alla convention annuale dei Cavalieri di Colombo, l’arcivescovo maggiore della Chiesa Greco Cattolica Ucraina Sviatoslav Shevchuk ha spiegato cosa succede nel Paese, quali sono le sfide del conflitto dimenticato, e cosa ha fatto la Chiesa.
Non ci sono stati questa interventi nel multilaterale da parte della Santa Sede. Ma l’impegno delle diplomazia pontificia va in generale molto oltre l’impegno nelle grandi organizzazioni internazionali. La più antica diplomazia del mondo lavora molto a livello bilaterale, attraverso i nunzi, ma prende posizioni diplomatiche anche attraverso i vescovi locali. Perché sono loro, prima di tutto, a conoscere la situazione sul campo, e a poterla gestire, al di là dell’impegno diplomatico.
Non si tratta solo della fotografia dello stato della diplomazia pontificia nel 1914, quando Pio X muore e viene eletto Benedetto XV. Il rapporto sull’attività svolta nel pontificato di Pio X, coordinato dall’allora monsignor Eugenio Pacelli e consegnato al nuovo Papa, racconta anche di un cambio di passo, dando tutti gli indizi di quello che sarà la diplomazia del Papa nel secolo successivo.
La libertà religiosa è la cartina di tornasole di tutti i diritti, e gli Stati la devono proteggere evitando la colonizzazione ideologica, sviluppando un concetto di cittadinanza inclusivo, non limitando il tema della libertà religiosa alla libertà di espressione o a quella di culto.
Due incontri in Segreteria di Stato, questa settimana, per parlare della prossima Giornata Mondiale della Gioventù e per discutere del processo di pace in Colombia. Non si ferma l’attività della diplomazia pontificia, che comunque subirà un rallentamento nel periodo di agosto. In questa settimana, anche un intervento alle Nazioni Unite di New York.
Stare sul posto, nonostante tutto. Mantenere relazioni aperte e di dialogo nonostante le difficoltà. E curare le persone, a partire dai fedeli. Questo è il lavoro della diplomazia pontificia. E così è stato delineato nel difficile scenario di Cuba, dai tempi della post-rivoluzione di Fidel Castro fino alla mediazione per il ripristino delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba.