Le immagini diffuse da Asia News colpiscono perché raccontano una realtà che sembra non esistere. Perché mentre la Cina continua a nominare vescovi (tre nell’ultimo mese) sulla base dell’accordo provvisorio con la Santa Sede, e mentre la Santa Sede accetta di discutere con la Cina una nuova suddivisione delle diocesi più rispondenti ai criteri cinesi (una nuova diocesi eretta dall’inizio dell’anno), ancora ci sono vescovi agli arresti domiciliari perché non hanno aderito all’Associazione Patriottica, e da lì, tendendo una mano fuori dalla porta, sono costretti a celebrare anniversari importanti, come il loro quarantesimo di ordinazione.
Il 1° febbraio scorso, durante la celebrazione dei Primi Vespri della Festa della Presentazione di Gesù al Tempio presieduti dal Cardinale Pizzaballa nella chiesa di Santa Caterina a Betlemme, è stata portata la croce giubilare, simbolo dell’Anno Santo 2025. Un’altra croce si trova nella Basilica dell’Annunciazione a Nazareth e una terza sarà esposta nella Basilica del Santo Sepolcro, a Gerusalemme entrambi luoghi giubilari oltre alla Basilica della Natività a Betlemme.
Non è una sorpresa che, tra i primi ordini esecutivi del governo Trump, ce ne sia uno che blocchi i sovvenzionamenti dell’agenzia umanitaria statale USAid, per almeno 90 giorni. È il tempo necessario per valutare i finanziamenti, e decidere quali continuare e quali no. Tuttavia, è un provvedimento che blocca anche i finanziamenti a diverse ONG che praticano aiuto umanitario sul territorio, mettendo a rischio anche alcuni interventi salva-vita, tra i quali quelli della ONG cattolica italiana AVSI, che ha messo in luce la questione anche con una lettera inviata al ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani.
Uno speciale “Anno di grazia” per la cattedrale dell’Immacolata Concezione di Pechino, nel 420esimo anno della fondazione ad opera di Matteo Ricci, ma anche, significativamente, nell’Anno del Giubileo dedicato alla speranza.
Il 20 gennaio, l’amministrazione del nuovo presidente Donald Trump ha cominciato il suo lavoro. Il Cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, è stato invitato a tenere la preghiera iniziale.
Laddove ci sono regimi autoritari, la Santa Sede è sempre qualcosa di positivo. E per questo ha un suo ruolo importante anche in Asia, dove, tra il Dragone Rosso Cinese che minaccia Taiwan, il regime chiuso della Corea del Nord, la dittatura militare in Myanmar, c’è bisogno di una diplomazia terza, senza interessi territoriali, che possa aiutare a creare un equilibrio. Ma, soprattutto, c’è bisogno di fede, perché per quanti vivono in queste situazioni, la fede è l’unico appiglio.
La liberazione di più di 500 prigionieri politici a Cuba, avvenuta con la mediazione della Santa Sede, è un segnale politico particolarmente importante. Così come lo è il fatto che gli Stati Uniti abbiano escluso Cuba dalla lista degli Stati che patrocinano il terrorismo. In entrambi i casi, la mediazione della Santa Sede è stata importante. E così, Joe Biden, alla vigilia della fine del mandato, lancia segnali alla Chiesa cattolica, ma soprattutto pone una discontinuità con il suo successore Donald Trump, cercando di accreditarsi il più possibile vicino al pensiero di Papa Francesco. Una scelta politica che lo ha portato a conferire al Papa la medaglia d’onore del Congresso.
Alla fine dello scorso anno, c’erano solo venticinque sacerdoti in Cina ordinati prima della nascita della Repubblica Popolare Cinese del 1949. Dal 30 dicembre, sono solo 24. In quel giorno è morto, infatti, il padre verbita Giuseppe Guo Fude, a quasi 105 anni. È stato in carcere tre volte per un totale di 25 anni complessivi, ma ha sempre rifiutato di collaborare con il regime comunista.
Non solo l’inaugurazione della nuova chiesa del Battesimo di Gesù, non solo l’incontro con il re Abdullah e con il ministro degli Esteri di Giordania. Prima di partire da Amman, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, ha concluso la visita incontrando i rappresentanti pontifici dell’area mediorientale, per discutere delle grandi sfide della zona, e chiedere la “pace in Medioriente”. Una aspettativa di pace che il Cardinale ha anche delineato con il presidente del Libano Joseph Aoun, eletto la scorsa settimana, con il quale c’è stata una telefonata prima del ritorno a Roma.
Non solo un luogo da dove tornare al proprio Battesimo, e dunque riscoprire la propria vocazione cristiana. Ma anche un luogo da cui uscire rinnovati, e da cui lanciare un appello per la pace in Terrasanta. Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, lo ha detto parlando del luogo del Battesimo di Gesù, dove è andato lo scorso 10 gennaio per consacrare una nuova chiesa.
È stato un discorso particolarmente denso, quello che Papa Francesco ha pronunciato di fronte al Corpo Diplomatico presso la Santa Sede lo scorso 9 gennaio. Come di consueto, il discorso del Papa ha fornito una panoramica della crisi mondiali e dei temi che stanno a cuore alla Santa Sede. Ma quali sono ora le iniziative che prenderà la Santa Sede? E quali quelle che ha già preso?
Lo scorso anno, la priorità era quella di dare enfasi ad una riforma che aveva messo in luce le caratteristiche religiose dell’Ordine di Malta. Quest’anno, invece, c’è la necessità di riaffermare la peculiare sovranità dell’Ordine, con l’obiettivo di allargare il campo delle relazioni diplomatiche che oggi sono con 113 Stati, anche se non si parla, come si era fatto nella Conferenza degli ambasciatori del 25 – 27 gennaio dello scorso anno, della possibilità dell’Ordine di Malta di accreditarsi come “Stato Osservatore Non Membro” alle Nazioni Unite. Piuttosto, si enfatizza il valore della neutralità dell’Ordine di Malta, ribadendo l’impegno umanitario in particolare in favore della popolazione civile colpita nei conflitti.
L'intervista a Monsignor Antoine Audo, Vescovo caldeo di Aleppo, sulla nuova situazione del territorio siriano
Dopo aver deposto il pastorale sull’altare della cappella di Lambeth Palace, lo scorso 6 gennaio, Justin Welby non è più Arcivescovo di Canterbury e dunque massima autorità spirituale della Comunione Anglicana, il cui capo formale è Re Carlo III.
Oggi che la storia è andata avanti, non ci si ricorda più che Germania e Spagna si contendevano anche il diritto territoriale su alcune località in Micronesia. E che proprio una delle dispute più dure, che aveva portato sull’orlo di un conflitto, era stata risolta da una mediazione della Santa Sede.
La storia che porta all’enciclica Pacem in Terris ha un inizio preciso: il 14 ottobre 1962. È in quel giorno che un aereo spia statunitense nota che a Cuba stanno installando delle piattaforme missilistiche. A soli 150 chilometri della Florida, lo Stato socialista guidato da Fidel Castro che nemmeno tre anni prima ha rovesciato il generale Fulgencio Batista rappresenta per gli Stati Uniti una minaccia, anche perché ci sono varie tensioni tra Stati Uniti e Cuba. Gli Stati Uniti hanno imposto l’embargo dopo che il governo cubano ha deciso di nazionalizzare le società a capitale estero. Hanno anche provato ad invadere Cuba dalla Baia dei Porci. Non ci sono riusciti.
Dal 10 al 13 gennaio, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, sarà in Giordania, per una visita lunga che ha come centro la consacrazione della Chiesa del Battesimo di Gesù, e che però lo vedrà anche in vari incontri a livello locale.
C’è un discorso di Giovanni Paolo II che è una sorta di sintesi degli obiettivi della diplomazia vaticana. Giovanni Paolo II incontra, il 23 aprile 1982, i responsabili della mediazione tra Argentina e Cile sulla controversia sulla zona australe. Era da tre anni che la Santa Sede si era impegnata ad aiutare a risolvere la controversia. Ma il conflitto sembrava esacerbarsi in quel momento.
Mentre si discuteva della riforma della Curia, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, arrivò a proporre di stabilire un “ufficio per le mediazioni pontificie” nei ranghi della Segreteria di Stato. Perché l’arte della mediazione è vocazione della diplomazia del Papa. Perché la Santa Sede, Paese terzo, senza interessi economici e senza alcun altro interesse che il bene comune, nasce proprio con il compito di assicurare la pace e la libertà religiosa.
Arriva ogni anno e ogni anno il dramma si ripete: ancora nel 2024 vengon uccisi nel mondo molti missionar e operatori pastorali.