Dovrebbe essere l’arcivescovo Aldo Giordano il prossimo nunzio in Europa. L’agreament dell’Unione Europea è arrivato la scorsa settimana. L’arcivescovo Giordano prenderà il posto dell’arcivescovo Alain Lebeaupin, andato in pensione dopo 40 anni di servizio diplomatico.
Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, parteciperà ad un evento collegato alla 46esima sessione del Consiglio dei Diritti Umani a Ginevra. E così farà anche l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati. Che indirizzerà anche un intervento alla Conferenza per il Disarmo, il primo di un “ministro degli Esteri” vaticano all’assise.
Quello appena passato è un anno che è stato caratterizzato dalla paura e dalla pandemia, sottolinea Papa Francesco. E mette in luce le quattro crisi presenti nel mondo di oggi: la crisi sanitaria, la crisi ambientale, la crisi economica e la crisi della politica, insieme alla crisi dei rapporti umani. E annuncia: voglio riprendere i viaggi apostolici, a cominciare da quello in Iraq. “Fraternità e speranza – dice poi il Papa - sono come medicine di cui oggi il mondo ha bisogno, al pari dei vaccini
È terminato il viaggio in Camerun del Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano. In una lectio magistralis all’Università Cattolica a Yaoundé, il cardinale ha delineato gli obiettivi e le modalità della diplomazia pontificia nel continente africano. Nel corso della settimana, il Papa ha nominato un nunzio in Benin, mentre la Santa Sede è intervenuta alle sessioni dell’UNCTAD e alle Nazioni Unite a New York per la prima giornata della Fraternità Universale.
Con una lunga intervista alla tv cattolica francese KTO, il Cardinale Pietro Parolin è tornato a parlare a largo raggio della diplomazia del Papa, ma anche della Curia e degli scandali che hanno toccato anche la Segreteria di Stato da lui guidata. L’intervista è andata in onda il 29 gennaio, mentre il Cardinale cominciava un importante viaggio in Camerun.
È rimbalzata dalla stampa camerunense la notizia che il Cardinale Parolin, segretario di Stato vaticano, sarà in Camerun dal 30 al 31 gennaio. L’occasione è ufficiale (la consegna del pallio all’arcivescovo Andrew Nkea Fuanya), ma ci sarà anche l’opportunità di una serie di incontri bilaterali. Il Camerun è scosso dalla cosiddetta “crisi anglofona”, e la Chiesa cattolica è stata una straordinaria forza di mediazione nel Paese.
Piccola riforma alla Pontificia Accademia Ecclesiastica: l’arcivescovo Joseph Marino, che guida la scuola per gli ambasciatori del Papa, ha annunciato l’introduzione di un corso sulla Salvaguardia dei minori e delle persone vulnerabili. È un’altra piccola riforma nella scuola degli ambasciatori del Papa.
Il discorso di Papa Francesco al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, che di solito dà inizio all’anno, è stato spostato al 25 gennaio: un modo per permettere agli ambasciatori non residenti di rispettare le restrizioni anti-COVID e avere la massima partecipazione possibile. Così, la prima attività di Papa Francesco all’inizio di quest’anno è stata la ricezione delle lettere credenziali da parte dell’ambasciatore di Uruguay presso la Santa Sede, il suo amico Guzman Carriquiry, che ha preso l’incarico dopo essere andato in pensione dal suo lavoro in Vaticano.
La pandemia ha in qualche modo rallentato l’attività, ed è stato un anno forse meno produttivo di altri anni. Ma la diplomazia pontificia è stata attiva e viva, è intervenuta nel multilaterale, ha viaggiato quando è stato possibile, ha continuato a portare avanti il suo impegno nei grandi temi.
Sono diversi gli anniversari di relazioni diplomatiche con la Santa Sede che non si sono potuti festeggiare a causa della pandemia del coronavirus, che ha cancellato eventi e reso difficile qualunque tipo di incontro. Una panoramica di questi anniversari, però, aiuta a comprendere come la Santa Sede sia ramificata e in che modo si siano sviluppate le sue relazioni diplomatiche in questi anni.
Di cosa parlerà Papa Francesco all’urbi et orbi di Natale? Come a Pasqua, Papa Francesco non si affaccerà dalla Loggia delle Benedizioni della Basilica di San Pietro, ma pronuncerà il suo tradizionale messaggio alla città e al mondo dall’altare della Cattedra, nella Basilica di San Pietro. Per rispettare le restrizioni per il coronavirus, non ci sono ambasciatori accreditati presso la Santa Sede, come invece succede di solito. Ma i temi del messaggio saranno centrali.
Dal 5 all’8 marzo 2021, Covid permettendo, Papa Francesco sarà in Iraq per un viaggio a lungo sognato da San Giovanni Paolo II e programmato da più di un anno. Sarà il primo viaggio di Papa Francesco dall’inizio della crisi della pandemia, e ha già suscitato la reazione diplomatica del Primo Ministro del Kurdistan Barzani.
Quattro giorni in Armenia per il nunzio Bettencourt, per visitare le attività cristiane, parlare con il Catholicos della Chiesa Apostolica Armena, ma anche con il presidente e il ministro degli Esteri, e dare speranza ai profughi del Nagorno Karabakh. All’indomani del conflitto con l’Azerbaijan, concluso con un doloroso accordo che cede molti territori a Baku e mette a rischio lo storico patrimonio culturale cristiano nella regione che in armeno è chiamata Artsakh, l’arcivescovo José Bettencourt, nunzio in Georgia e Armenia, con sede a Tbilisi, ha portato il saluto e la solidarietà del Papa ad una popolazione ancora scioccata.
Come ogni anno, a inizio dicembre è tempo del ministeriale dell’Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa. E, come di consueto, la Santa Sede invia l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, che non solo interviene, ma approfitta dell’opportunità anche per una serie di incontri bilaterali. L’arcivescovo Gallagher ha dato anche una intervista all’agenzia russa TASS, in cui ha parlato della visione della Santa Sede sul conflitto in Ucraina.
Dall’Asia alla Scandinavia, dall’Africa al Medioriente, è un gruppo nutrito di ambasciatori non residenti presso la Santa Sede quello che oggi ha presentato le lettere credenziali a Papa Francesco. A loro, il Papa non ha nascosto che la loro missione “inizia in un periodo di grande sfida per l’intera famiglia umana”, ma anche che “oggi più che mai, il nostro mondo sempre più globalizzato richiede urgentemente un dialogo e una collaborazione sinceri e rispettosi, capaci di unirci nell’affrontare le gravi minacce che incombono sul nostro pianeta e ipotecano il futuro delle giovani generazioni”.
Settimana ricca di eventi, per la diplomazia pontificia: molto lavoro nel multilaterale, e in particolare ai negoziati per la revisione della Convenzione per le Munizioni a Grappolo, molto lavoro sul fronte della promozione della fraternità secondo i dettami della Fratelli Tutti, che il Cardinale Parolin ha definito uno “strumento diplomatico”.
Dopo il coronavirus, una Europa più solidale: è questo il senso dell’appello dei presidenti delle Conferenze Episcopali di Europa, riuniti su iniziativa della COMECE per un singolare appello al continente.
Due discorsi, quattro incontri bilaterali: anche se non è stato fisicamente a Strasburgo, a causa delle restrizioni per il coronavirus, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, ha comunque potuto prendere parte agli eventi programmati per i cinquanta anni di relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Consiglio d’Europa online. La modalità è stata quella che è già avvenuta per il suo viaggio a Bruxelles.
La seconda ondata di COVID 19 sta colpendo l’Europa, e le nuove restrizioni in alcuni Paesi mettono di nuovo in luce il rischio per la libertà religiosa, come era già successo durante la prima ondata. Ad oggi, sono già intervenuti i vescovi francesi e i giuristi cattolici portoghesi.
Il Cardinale Parolin non è potuto andare a Bruxelles come previsto, né a marzo, né in questa settimana, per celebrare i quaranta anni della COMECE e i cinquanta anni di relazioni UE – Santa Sede. Ha però tenuto vari incontri online, definendo le sue priorità per l’Europa. Vale la pena ricordare che l’arcivescovo Alain Lebeaupin, nunzio in Europa che sta per lasciare per raggiunti limiti di età, aveva avviato una serie di contatti con i commissari europei a luglio, per una risposta coordinata della Chiesa al dopo pandemia.