Ultime Notizie: Diplomazia Pontificia

L'arcivescovo Gallagher durante il suo intervento all'AIEA, Vienna, 16 settembre 2019 / Missione Permanente della Santa Sede a Vienna

Diplomazia pontificia, la settimana tra OSCE, Nazioni Unite ed AIEA

Riprende la stagione del multilaterale. Settembre è, per tradizione, il mese dove si apre l’assemblea generale delle Nazioni Unite, e quest’anno vi parteciperà il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano. Ma è anche la settimana in cui c’è la conferenza generale dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica e in cui si discute l’implementazione della Dimensione Umana all’Organizzazione per la Cooperazione e la Sicurezza in Europa.  

La Basilica di San Pietro e la bandiera del Vaticano / Bohumil Petrik / CNA

Diplomazia Pontificia, l’attenzione per i cristiani perseguitati, la protezione della vita

Veniva da un incontro di legislatori cattolici il sottosegretariato di Stato sui cristiani perseguitati lanciato dall’Ungheria nel 2016. E un incontro di comunicatori cristiani sponsorizzati dal ministero degli Esteri ungherese, cui partecipava anche l’ambasciatore di Ungheria presso la Santa Sede Eduard Habsburg, è stato l’occasione per fare il bilancio del programma Hungary Helps, che tocca anche tanti temi di interesse della diplomazia pontificia.  

La bandiera della Santa Sede  / pd

Diplomazia pontificia, il nuovo volto della Segreteria di Stato, il viaggio in Africa

La nomina di tre nuovi nunzi apostolici rappresenta anche un cambio di volto importante per la Segreteria di Stato vaticana, che perde due protagonisti degli ultimi anni. Ci sono, al momento, 13 nunziature vacanti, ma ancora i nuovi incarichi non sono stati assegnati. Di certo, quando tutte le nomine saranno completate, ci si troverà di fronte ad una Segreteria di Stato dal volto nuovo.  

La Segreteria di Stato vaticana / AG / ACI Group

Diplomazia pontificia, un nuovo ufficio della Santa Sede a Washington

Ci sarà un ufficio della Santa Sede completamente dedicato all’Organizzazione degli Stati Americani. Il nuovo ufficio ha un grande significato, perché dimostra l’impegno della Santa Sede nel multilaterale. Un approccio certificato da Papa Francesco nel discorso di inizio anno al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede e che troverà una applicazione concreta con la nomina in Segreteria di Stato di un sottosegretario per i rapporti con gli Stati dedicato solo alle relazioni multilaterali, previsto dalla riforma della Curia.  

L'arcivescovo Gallagher durante il suo intervento dello scorso 21 agosto al Meeting di Rimini / da Twitter

Diplomazia pontificia, da Abu Dhabi al Vietnam passando per Cuba e l’Europa

Oltre il progetto europeo, sono molti i poli di attenzione della Santa Sede questa settimana: proseguono gli incontri tra Vietnam e Santa Sede, che porteranno ad una prossima visita del Cardinale Parolin nel Paese ma anche allo stabilimento di un rappresentante permanente della Santa Sede ad Hanoi, sebbene non ancora un nunzio; il nuovo nunzio di Cuba è l’attuale presidente della Pontificia Accademia Ecclesiastica, che viene inviato in uno scenario cruciale per la Chiesa; gli Emirati Arabi Uniti stabiliscono un comitato per implementare la dichiarazione di Abu Dhabi.    

La bandiera della Santa Sede / Archivio ACI

Diplomazia pontificia, in Mozambico si conclude l’accordo di pace

Alla vigilia del viaggio di Papa Francesco in Mozambico, sono stati conclusi gli accordi di pace che chiudono tensioni che si sono protratte per oltre 40 anni. Nel frattempo, le Chiese cristiane di Damasco si incontrano per parlare della situazione in Medio Oriente, i vescovi del Costa Rica affrontano i problemi sociali del Paese, in Spagna si discute una revisione del Concordato con la Chiesa cattolica e il Cardinale Turkson è inviato da Papa Francesco in Nord Kivu, per affrontare l’emergenza Ebola.  

Papa Francesco mentre celebra la beatificazione di sette vescovi greco cattolici a Blaj, in Romania, il 2 giugno 2019. In primo piano, l'icona che raffigura i martiri / Vatican Media / ACI Group

Romania, dove nessun dialogo fu possibile

La beatificazione di sette vescovi greco-cattolici celebrata in Romania da Papa Francesco lo scorso 2 giugno era molto più di una Messa. Era il riscatto di un popolo, di una Chiesa che era rimasta ai margini e che doveva essere annientata. E proprio la Chiesa Greco-Cattolica era la prima vittima designata. Piccola, legata a Roma, simile alla Chiesa ortodossa per il rito, ma non legata allo Stato totalitario.  

L'ambasciatore della Repubblica Ceca presso la Santa Sede, Vaclav Kolaja, alla presentazione delle lettere credenziali a Papa Francesco  / Vatican Media / ACI Group

Repubblica Ceca, a trenta anni dalla Rivoluzione di Velluto. Il ruolo della Chiesa

Trenta anni fa, il regime comunista nell’allora Cecoslovacchia viene smantellato da una settimana di crescenti proteste che porteranno all’emendamento della Costituzione e al primo leader non comunista del Paese dal 1948. È la rivoluzione di Velluto, ed è un evento che può essere paragonato, per la Repubblica Ceca, alla caduta del Muro di Berlino.  

Gli arcivescovi luterano Vanags e cattolico Stankevics, insieme al pastore battista di Lettonia, incontranto il presidente Levits lo scorso 1 agosto / Facebook Janis Vanags

Diplomazia pontificia, le notizie dal Baltico, una chiesa in Turchia

Vengono dal Baltico e dalla Turchia le principali notizie della diplomazia pontificia della settimana. I vescovi delle confessioni cristiane di Lettonia si sono incontrati con il nuovo presidente, mentre arriva finalmente la nomina del nunzio in Lettonia ed Estonia. In Turchia, da segnalare la costruzione di una chiesa assira, la prima chiesa cristiana costruita nella Turchia moderna.  

Papa Francesco saluta alcuni soldati ucraini al termine di una udienza generale del 2018 / Ambasciata di Ucraina presso la Santa Sede

Ucraina, la lotta per l’indipendenza che la accomunava alla Bielorussia

Non si può comprendere l’Ucraina di oggi senza comprendere la lotta per l’indipendenza della nazione che si è tenuta dal 1917 al 1921. Si è trattato – ha detto Tetiana Izehvska, per più di dieci anni ambasciatore di Ucraina presso la Santa Sede – di “uno dei più complessi e drammatici periodi della moderna storia ucraina”, che ha “messo insieme diversi processi, incluso il consolidamento della nazione ucraina, del senso di uno Stato ucrain e della dichiarazione di indipendenza ucraina”.  

Veduta aerea delle tre croci che sovrastano la città di Vilnius, in Lituania, simbolo della cristianità della nazione 
 / PD

Dalla Terra delle Croci alla Terra di Maria: l’indipendenza degli Stati baltici

Dalla “terra delle croci” alla “terra di Maria”, dalle vie commerciali che arrivavano fino a San Pietroburgo al commonwealth polacco, le tre repubbliche baltiche di Lituania, Lettonia ed Estonia vivono insieme i grandi mutamenti che fanno seguito alla Prima Guerra Mondiale, trovano insieme l’indipendenza, sono più o meno gemelle. Eppure sono differenti, e differente è stato l’approccio della Santa Sede sul loro territorio, sebbene da sempre ci sia stato un solo rappresentante che le univa. E tuttora, c’è un nunzio, con sede a Vilnius, che rappresenta la Santa Sede in Lituania, Lettonia ed Estonia.  

Il vicepremier Piotr Gliński in Vaticano, davanti la tomba di San Giovanni Paolo II, durante la sua visita dello scorso 7 giugno  / Foto: Ambasciata di Polonia presso la Santa Sede

Polonia e Santa Sede, cento anni dopo

Per i cento anni della restaurazione delle relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Polonia, una statua di Pio XI è stata svelata nel cortile della nunziatura di Varsavia. Prima di essere eletto Papa, Pio XI fu infatti il primo inviato papale nella ricostituita Polonia. Dovette avere a che fare con una difficile situazione, nuovi nazionalismi e conflitti e una nazione che faceva del cattolicesimo vanto nazionale. Una nazione che era riuscita appena a riconquistare una indipendenza dopo anni che era stata cancellata dalla mappa geografica.  

Papa Francesco durante un incontro con i rappresentanti pontifici / Vatican Media / ACI Group

La Santa Sede e la Cortina di Ferro. Nascita e morte delle diplomazie di là del Muro

La diplomazia pontificia al di là della Cortina di Ferro non nasce dopo la Seconda Guerra Mondiale. È, piuttosto, il frutto di un lavoro costante che la Santa Sede ha cominciato a fare dopo la Prima Guerra Mondiale, con la formazione dei nuovi Stati scaturiti dal disfacimento degli Imperi.  

Il Muro di Berlino, la "frontiera" della Cortina di Ferro / Pd

La Santa Sede, dalla Cortina di Ferro ad oggi. Come si è sviluppata la sua Ostopolitik?

Da settembre 2018 a maggio 2019, Papa Francesco ha visitato sei Paesi che erano dall’altra parte della Cortina di Ferro: prima Lituania, Lettonia ed Estonia, quindi, Bulgaria, Macedonia del Nord e Romania. Ognuna di queste nazioni aveva vissuto il giogo comunista. Ognuna di queste nazioni aveva sperimentato l’ateismo di Stato. In ognuna di queste nazioni la Santa Sede aveva operato per salvare ed aiutare il gregge cattolico.  

Il Cardinale Pietro Parolin durante la Summer School di Frascati  / RomaSette

Diplomazia pontificia, cattolici impegnati per l’Europa

In occasione della festa del Trono del Marocco, Papa Francesco ha inviato un breve messaggio di auguri al Re Mohammad VI, che incontrato durante il suo viaggio nel Paese africano. Il Cardinale Parolin ha invece lanciato la necessità di formare una nuova classe dirigente cattolica durante la “summer school” di formazione socio-politica organizzata dal vicariato di Roma.  

Un ritratto di Papa Leone XIII  / PD

Centoventi anni fa, la Conferenza di Pace dell’Aja. Ma la Santa Sede non vi partecipò

Non un fallimento diplomatico, ma l’inizio di una nuova era diplomatica, con la creazione della Corte Internazionale di Arbitrato. La Santa Sede, alla fine, non ricevette l’invito a partecipare alla Conferenza per la Pace dell’Aja nel 1899. Ma tutte le trattative che precedettero la conferenza mostrarono piuttosto la vera importanza del Vaticano e l’autorità morale del Papa. Perché, al di là delle questioni politiche, tutti guardavano alla sua autorità morale.  

La bandiera vaticana / Andreas Dueren / CNA

Diplomazia pontificia, dalla Siria all’Iraq, occhi sul Medio Oriente

La lettera inviata da Papa Francesco al presidente siriano Assad per tramite del Cardinale Peter Turkson ha causato reazioni miste. Da una parte c’è l’apprezzamento per l’apertura di un canale politico-diplomatico, dall’altra c’è la necessità di meglio definire la magmatica situazione siriana, e in particolare quello che sta succedendo ad Idlib. Il Cardinale Parolin, segretario di Stato vaticano, ha chiarito alcuni aspetti della posizione della Santa Sede.  

L'incontro tra il Segretario di Stato USA Mike Pompeo e l'arcivescovo Gallagher durante il ministeriale sulla libertà religiosa / Twitter @SecPompeo

Diplomazia Pontificia, la Santa Sede al ministeriale USA sulla libertà religiosa

Si è tenuto dal 16 al 18 luglio a Wasghinton il secondo ministeriale degli Stati Uniti sulla libertà religiosa. Ha partecipato l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, “ministro degli Esteri” vaticano, con l’arcivescovo Christophe Pierre, nunzio apostolico negli Stati Uniti.  

Il Palazzo Apostolico Vaticano. In terza loggia ci sono gli uffici della Segreteria di Stato vaticana / Wikimedia Commons

Come è, come è stata e come sarà la Segreteria di Stato vaticana

Nel suo discorso di inizio anno al corpo diplomatico, Papa Francesco ha enfatizzato l’importanza della diplomazia multilaterale. E, nella bozza della riforma della Curia Praedicate Evangelium, la Segreteria di Stato è arricchita con un sottosegretario ad hoc proprio per le relazioni multilaterali, che si affianca all’attuale sottosegretario per le relazioni con gli Stati. Ma quella verso l’approccio multilaterale è davvero un qualcosa di nuovo?  

Paolo VI durante il suo discorso alle Nazioni Unite, New York , 4 ottobre 1965 / VitaTrentina

Diplomazia pontificia, il ruolo del diplomatico vaticano

C’era stata persino l’idea di abolire i nunzi e di trasferirne le attività alle Conferenze Episcopali nazionali. Si trattava di un dibattito che nasceva con il Concilio Vaticano II, e con l’idea di valorizzare il ministero episcopale, equilibrando il Concilio Vaticano I che aveva esaltato il primato petrino e creare un nuovo bilanciamento di poteri. Paolo VI, però, non la vedeva così. Non si trattava di un mero incarico amministrativo. E lo spiegò nel motu proprio Sollicitudo Omnium Ecclesiarum, che quest’anno fa cinquanta anni.