La nomina del nuovo ambasciatore dell’Unione Europea presso la Santa Sede è arrivata nella stessa settimana in cui la Commissione Europea ha deciso di chiudere l’ufficio dell’Inviato Speciale per la Libertà Religiosa fuori dall’Unione, raccogliendo le proteste di molti.
La Santa Sede e Cuba hanno celebrato lo scorso 7 giugno 85 anni di relazioni diplomatiche ininterrotte. La Santa Sede non ha mai lasciato Cuba, nemmeno quando il regime si accaniva contro i cristiani, e questa presenza ha portato poi a una straordinaria presenza dei Papi en la isla (Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, due volte Papa Francesco) e anche alla mediazione per il ripristino delle relazioni diplomatiche tra Stati Uniti e Cuba.
Papa Francesco ha ricevuto, ancora una volta, l’invito a visitare l’Ucraina da parte del presidente Zelensky, durante un colloquio telefonico intercorso tra i due. In questo tempo di pandemia, sono stati molti gli scambi telefonici del Papa, per quella che può essere considerata una vera e propria diplomazia al telefono.
Nei consessi internazionali si parla già del mondo dopo il coronavirus, e in particolare la Santa Sede è intervenuta con il peso del suo segretario di Stato in un incontro sul tema alle Nazioni Unite. La Santa Sede ha anche diffuso quattro interventi all’OSCE, mentre proseguono i problemi sulla libertà di culto dovuta alle restrizioni di coronavirus. Papa Francesco continua la sua “diplomazia al telefono”. Il 29 maggio, ha avuto una conversazione telefonica con il presidente della Macedonia del Nord.
Sono i segni di una ripresa dell’attività diplomatica dopo il coronavirus. In questa settimana: l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro degli Esteri vaticano, ha avuto una telefonata con il capo negoziatore palestinese. La Santa Sede è intervenuta all’Organizzazione Mondiale della Sanità a Ginevra. Il Papa ha nominato un nuovo nunzio in Bielorussia.
C’è molta Polonia e molta Chiesa, nel pensiero diplomatico di San Giovanni Paolo II. Molta Polonia, perché la nazione da cui proveniva il Papa non era una nazione che poteva lasciare un giovane indifferente, con la sua storia e quel periodo storico travagliato. E c’è molta Chiesa perché, al di là di tutto, Giovanni Paolo II non fu mai un Papa solamente polacco. Fu il Papa della Chiesa universale. Fu il Papa che non voleva vedere in nessun altro posto la religione calpestata perché lo aveva visto in Polonia e in generale negli Stati sotto la dominazione sovietica.
Ancora non si sa quando Papa Francesco riprenderà a ricevere visite che non siano le consuete visite di tabella degli officiali vaticani. Ci sono alcuni incontri previsti per il prossimo giugno, ma ancora non confermati, né smentiti. Intanto, Papa Francesco continua la sua “diplomazia al telefono”, e dopo aver sentito il Cancelliere di Germania Angela Merkel, il presidente francese Emmanuel Macron, il presidente cipriota Nikos Anasiades e il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan, la scorsa settimana ha ricevuto una telefonata dalla presidente di Georgia Salome Zourabchivili.
Una telefonata con la Cancelliera tedesca Angela Merkel e una con il presidente di Cipro Nicos Anastiades, ma anche una conversazione telefonica con il premier armeno Pashinyan: in attesa di riprendere gli incontri ufficiali, Papa Francesco porta avanti la sua rete diplomatica al telefono, con una particolare enfasi sulla solidarietà internazionale in tempo di coronavirus.
La telefonata del presidente polacco Duda a Papa Francesco arriva durante una settimana in cui si continua a discutere delle misure sul coronavirus. Il tema della libertà di culto è stata sollevata più volte quando si è discusso delle misure governative contro il coronavirus, e la COMECE ha sollevato il punto ancora una volta. Prosegue, invece, la campagna di aiuti di Taiwan.
Mentre ci si avvicina alla “fase 2” della risposta alla pandemia del COVID 19 in molte nazioni, due casi in Italia e Francia rischiano di diventare casi diplomatici. In entrambi i casi, la polizia ha interrotto una Messa. Nel primo caso, la Conferenza Episcopale italiana ha rimproverato il sacerdote, ma nel secondo la Conferenza Episcopale Francese ha sottolineato l’illiceità dell’irruzione della polizia. Sia in Italia che in Francia, c’è un concordato che regola i rapporti con la Chiesa cattolica e che stabilisce la libertà di culto. Si tratta di precedenti da non sottovalutare?
Le misure prese per contrastare la diffusione della pandemia del COVID-19 hanno portato anche ad una limitazione dell’accesso ai luoghi di culto per i fedeli, nonché all’impossibilità di partecipare alle Messe, visto il divieto di assembramenti anche per funzioni religiose. Per ora, l’urgenza della risposta della pandemia ha messo da parte il problema, che si riproporrà. Vale a dire: fino a che punto misure straordinarie dello Stato possono limitare la libertà di culto? In molti casi, la questione può diventare diplomatica, perché andrà richiesto che nelle misure sia inserita, almeno formalmente, la libertà di culto. Per ora, la Santa Sede non ha preso una posizione in merito, lasciando l’iniziativa ai vescovi locali. Il tema sarà di nuovo discusso in futuro.
Per la prima volta, Papa Francesco non pronuncerà il messaggio di Pasqua Urbi et Orbi dalla Loggia delle benedizioni, con affaccio sulla Basilica di San Pietro decorata con fiori olandesi. Resterà un messaggio primato, dai cancelli dell’altare della confessione, come sarà ristrettissima la Messa di Pasqua, come lo sono state le celebrazioni di Pasqua.
Non solo la diplomazia. In tempi di coronavirus, con le attività necessariamente rallentate, le ambasciate continuano a promuovere iniziative. L’ambasciata di Taiwan presso la Santa Sede, per esempio, ha messo in campo una serie di donazioni ad opere caritative per far fronte all’emergenza.
Nel tempo del Coronavirus, tutte le attività diplomatiche sono sospese. Chiuse le Nazioni Unite a New York, chiuse le Nazioni Unite a Ginevra, i diplomatici vaticani impegnati nel multilaterale impiegano questo tempo per nuove sfide.
C’è persino la possibilità che non ci sia nemmeno un viaggio internazionale di Papa Francesco durante quest’anno. L’unico annunciato è quello a Malta per Pentecoste, ma appare essere troppo vicino nel tempo perché possa essere confermato. Mentre nessun altro viaggio era annunciato ufficialmente, e anche i preparativi si sono fermati.
Benedetto XV aveva anche l’idea di scrivere una enciclica sulla pace, con un particolare focus sui nuovi armamenti. E l’idea fu discussa in una delle sedute della Congregazione per gli Affari Ecclesiastici Straordinari, l’organismo che ai tempi di Papa Dalla Chiesa fungeva da “ministero degli Esteri” vaticano.
Questo mese, Papa Francesco avrebbe dovuto vedere due presidenti. Gli appuntamenti sono stati rinviati a data da destinarsi. Come non ci sarà l’incontro coordinato dalla Sezione Migranti e Rifugiati e dedicato ai migranti ecologici, che avrebbe dovuto portare a un tavolo di confronto. E però, il lavoro continua, nonostante il Coronavirus.
La Santa Sede non ci sta: di fronte a un rapporto sulla libertà religiosa che addirittura arriva a proporre che le autorità internazionali spingano per un cambio di dottrina della fedi in favore dei diritti LGBT, risponde con una nota dura, pesata parola per parola, in cui si fa notare che più che una difesa della libertà religiosa, il rapporto si configura come “un attacco alla libertà religiosa”.
La Georgia non è un luogo facile per i cattolici, schiacciati da un mondo ortodosso iper-conservatore. Ma in Georgia c’è una agenzia di Stato per gli Affari religiosi che si occupa proprio dei temi religiosi, e che stila un rapporto annuale. Alla presentazione di questo rapporto, è stato presente anche l’arcivescovo José Bettencourt, nunzio apostolico in Georgia e Armenia. Il rapporto certifica una situazione non facile.
Il premier del Kurdistan ha visitato il Vaticano, e ha incontrato Papa Francesco e il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano. Si sta tenendo a Bari l’incontro “Mediterraneo, frontiera di pace”, che vedrà la partecipazione di Papa Francesco il 23 febbraio. Nel frattempo, sta partecipando agli incontri l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati. Dal Nicaragua arriva un codice etico per i politici, mentre all’ONU si parla dell’accordo di pace in Colombia.