La diplomazia di Papa Francesco può essere definita realpolitik o è qualcosa che completamente fuori dagli schemi? O, meglio, Papa Francesco impronta la sua azione diplomatica su un realismo finalizzato ad obiettivi, oppure è semplicemente pragmatico nelle scelte? Il libro “Il Santo realismo. Il Vaticano come potenza politica internazionale da Giovanni Paolo II a Francesco” di Matteo Matzuzzi, caporedattore e vaticanista del Foglio, prova a rispondere a queste due domande di fondo. Risposte che, alla fine, rappresentano anche una summa del modus operandi del Papa.
È arrivato il sì della commissione Esteri della Camera allo stabilimento in Italia, come già successo in altri Paesi, di un inviato speciale per la libertà religiosa. È un passo accolto con favore anche da Aiuto alla Chiesa che Soffre, che da tempo si batte perché venga istituita una figura simile.
L’inaugurazione della nunziatura in Armenia segna un nuovo capitolo nelle relazioni tra la Santa Sede e il più antico Paese cristiano, e mostra una attenzione della Santa Sede verso le aree più periferiche o problematiche. C’è, tra l’altro, anche un dialogo aperto con la Russia, dove l’arcivescovo Gallagher sarà dall’8 al 10 novembre.
Quando il presidente USA Donald Trump fece la sua prima visita in Vaticano, arrivò pochi giorni prima una piccola delegazione dalla Corea del Sud guidata dal presidente della Conferenza Episcopale, con l’obiettivo di parlare con la Segreteria di Stato vaticana e convincere il Papa a mediare tra gli Stati Uniti e la Corea del Nord. Un dialogo, sostenevano, avrebbe disteso la situazione nella regione. Qualche mese dopo, il presidente coreano Moon arrivava in Vaticano per la sua prima visita ufficiale con in tasca un invito per il Papa, informale e significativo, ad andare in Corea del Nord.
Potrebbe anche presto esserci un inviato speciale per la libertà religiosa in Italia. La richiesta, avanzata da tempo da Aiuto alla Chiesa che Soffre, è stata sostenuta da tre parlamentari italiani, ed è ora in discussione alla Farnesina.
La visita del presidente armeno Sarkissian si è conclusa con la firma di un protocollo di intesa tra Armenia e Santa Sede che coinvolgerà una serie di aspetti culturali. Parlando con un gruppo di giornalisti, il presidente ha sottolineato i buoni rapporti con la Santa Sede, dicendo però che i rapporti sarebbero ulteriormente migliorabili.
Il lavoro della Santa Sede a favore dei migranti non può essere messo in discussione, e l’attenzione che Papa Francesco ha posto al tema delle migrazioni è indubbio. Non solo il Papa ha voluto una sezione, sotto la sua temporanea guida, che si occupasse di migranti e rifugiati, ma il lavoro della Santa Sede al global compact per i rifugiati e le migrazioni è stato fortissimo. Ed è proprio per questa attenzione per i migranti che la Santa Sede ha accettato, ma con riserve, una risoluzione dell’Alto Commissariato ONU per i Rifugiati che è stato approvato l’8 ottobre e sarà adottato l’11. La Santa Sede ha fortemente contestato l’approccio ideologico che forza – come spesso succede nei documenti ONU – l’adozione di formule come “salute sessuale riproduttiva” ponendo in pratica l’aut aut: o c’è consenso sul testo, o si va al voto, e il testo dunque non passa.
Ottobre sarà un mese denso di appuntamenti diplomatici, per Papa Francesco, che vedrà tre primi ministri e tre presidenti. Da Angela Merkel a Joe Biden, passando per i primi ministri di Malta e Francia, Papa Francesco riceverà diversi leader in Vaticano, che converranno a Roma anche in occasione del G20.
Settimana dal profumo di Europa, per la diplomazia pontificia. I Cardinali Parolin e Hollerich e l’arcivescovo Gallagher sono intervenuti, lo scorso 22 settembre, alla tre giorni organizzata a Roma dal Partito Popolare Europeo. Il 23 settembre è iniziata invece la plenaria del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee, e il Cardinale Parolin ha tenuto una relazione seguito da domande e risposte.
Due bilaterali, su temi comuni, scelti con cura per evitare controversie e guardare avanti nella collaborazione tra gli Stati. Ungheria e Slovacchia hanno parlato a lungo con la Santa Sede, nel corso di due incontri bilaterali che si sono svolti durante la visita di Papa Francesco nei due Paesi. In Ungheria, c’era anche il Papa, in una interlocuzione costante con il presidente Ader, da pari a pari, e con a fianco il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, e l’arcivescovo Paul Richard Ggallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati. In Slovacchia, dopo l’incontro del Papa con la presidente Caputova e il discorso alle autorità, c’è stato anche un successivo bilaterale nel pomeriggio del 13 settembre, che ha coinvolto il Cardinale Parolin, l’arcivescovo Gallagher il primo ministro slovacco Heger.
Un incontro privato con presidente e primo ministro di Ungheria, vari incontri nella nunziatura con i vertici politici in Slovacchia. Il viaggio di Papa Francesco a Budapest e in Slovacchia ha anche un aspetto diplomatico da non sottovalutare. Tutto, in maniera forse eccessiva, si è concentrato sul fatto che Papa Francesco non volesse incontrare il Primo Ministro ungherese Viktor Orban, in dissenso con le sue politiche. Alla fine, però, l’incontro ci sarà, ed avrà comunque un peso diplomatico. Mentre in Slovacchia Papa Francesco avrà il consueto incontro con le autorità, ma riceverà anche in nunziatura la visita del presidente della Camera e del presidente del Senato slovacchi.
Agenda fitta per Papa Francesco in questo mese di settembre, con due presidenti e un primo ministro in arrivo, e un viaggio apostolico a Budapest e in Slovacchia che potrebbe portare in dote anche alcun conversazioni bilaterali. Il Papa ha ricevuto nella settimana le credenziali del nuovo ambasciatore di Germania presso la Santa Sede, e del nuovo ambasciatore del Regno Unito presso la Santa Sede.
Sarà una agenda pienissima, quella del Cardinale Pietro Parolin, che nei prossimi giorni sarà prima in Slovenia al Bled Strategic Forum, poi a Madrid per il II incontro dei leader cattolici latino americani, e quindi in viaggio con Papa Francesco in Ungheria e Slovacchia. Ma questa agenda è iniziata con un appuntamento quasi improvviso: la visita in Ucraina, dove ha risposto ad un invito della presidenza per partecipare ai 30 anni di indipendenza.
Sarà una ripresa delle attività intensa, per il Cardinale Pietro Parolin, che è chiamato a visitare prima la Slovenia e poi la Spagna nella stessa settimana, per partecipare a due incontri particolarmente importanti: il Bled Strategic Forum e il II Incontro dei Leader Cattolici dell’America Latina.
Il cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, è in Lituania per una visita ufficiale che si unisce alla ordinazione episcopale di Visvaldas Kulbokas. Lituano, monsignor Kulbokas è stato nominato lo scorso 15 giugno nunzio in Ucraina, anche per la sua conoscenza del Paese, di cui si era occupato quando era in servizio presso la Seconda Sezione della Segreteria di Stato. In Ucraina, il neo arcivescovo Kulbokas sostituisce l’arcivescovo Claudio Gugerotti, che è stato nominato nunzio nel Regno Unito, e arriverà in un momento particolarmente importante per la nazione: la visita del Patriarca Bartolomeo I, per i trenta anni dell’indipendenza dell’Ucraina, è anche un viaggio dai forti contorni diplomatici, osservato con attenzione dalla Russia, interessata anche per via dell’autocefalia della Chiesa Ortodossa Ucraina concessa dal Patriarca di Costantinopoli ma fortemente contestata dal Patriarcato di Mosca.
C’è anche l’incaricato di affari ad interim per la nunziatura apostolica del Sud Sudan tra le variazioni dell’annuario pontificio che danno conto delle rotazioni tra Segreteria di Stato e nunziature. Sono nomine “oscure”, non vanno in bollettino come quelle dei nunzi, eppure fondamentali per comprendere in che modo si delinea la geografia della diplomazia del Papa. Ci sono anche i primi incarichi dell’ultima classe diplomata alla Pontificia Accademia Ecclesiastica, la “scuola” degli ambasciatori vaticani.
L’UNESCO ha preso una posizione sulla decisione del governo turco di utilizzare la chiesa di Santa Sofia ad Istanbul e quella di San Salvatore in Chora come moschee. Già moschee, e poi tramutate in musei dopo la rivoluzione di Kemal Ataturk che stabilì lo Stato moderno in Turchia, le due antiche chiese si trovano ora ad essere al centro di un contenzioso con la storia. Possono, ancora, essere patrimoni dell’umanità se parte della loro identità è stata cancellata?
Una lettera del Cardinale Parolin alla Federazione delle Camere di Commercio Venezuelana ha suscitato la durissima reazione del presidente venezuelano Nicolas Maduro, che ha definito la missiva un “compendio di odio”. I rapporti tra Santa Sede e Venezuela sono così tornati tesissimi, dopo che una distensione sembrava esserci stata quando era prevista la presenza del Segretario di Stato vaticano alla beatificazione di José Hernandez Cisneros – viaggio poi annullato a causa della pandemia.
Il Cardinale Pietro Parolin sarà questo fine settimana nel Principato di Monaco, per celebrare i 40 anni della Convenzione tra Santa Sede e Principato che mise fine al privilegio del principe di Monaco di nominare il vescovo locale. È il terzo viaggio del Cardinale nelle ultime due settimane, il quarto nell’ultimo mese e mezzo, considerando anche il viaggio in Messico. Nel corso della settimana, il Cardinale Parolin ha incontrato Vincenzo Bassi, presidente della FAFCE; da cui è stato aggiornato sulle iniziative per la famiglia in Europa.
Un viaggio del Papa in Corea del Nord? Se ne parla da tempo, anche grazie alla mediazione del presidente sudcoreano Moon, che, quando andò in udienza dal Papa, portò informalmente un invito. Ma ora la possibilità è suffragata anche da un articolo dell’agenzia di Propaganda Fide Fides, che riferisce di un alto ufficiale che starebbe organizzando il viaggio.