“Purtroppo tutti i giorni stanno morendo le persone:
Prima di concludere la Messa per il Giubileo della spiritualità mariana, il Papa ha recitato in Piazza San Pietro la preghiera mariana dell’Angelus.
A Gaza “tanti non hanno dove andare e quindi è una preoccupazione, ho parlato anche con i nostri lì, con il parroco, loro per adesso vogliono restare, ancora resistono ma bisogna veramente cercare un’altra soluzione”. Lo ha detto Papa Leone XIV che stasera ha lasciato Castel Gandolfo per rientrare in Vaticano.
È significativo che il ministro degli Esteri palestinese Varsen Aghabekian sia stata in visita in Vaticano, per un bilaterale in Segreteria di Stato, l’1 settembre, appena due giorni prima la visita del presidente israeliano Herzog al Papa. È ancora più significativo che la Sala Stampa della Santa Sede abbia voluto chiarire che non era stato il Papa a invitare il presidente di Israele, come tra l’altro è prassi: c’è, da protocollo, una serie di personalità cui non viene mai rifiutata l’udienza, e tra queste ci sono i capi di Stato, ma la Santa Sede non invita mai nessun presidente a fare una visita. Semplicemente, la Santa Sede accoglie.
Sarà “La pace sia con voi. Una pace disarmata e disarmante” il tema del messaggio della Giornata Mondiale della Pace del 2026. Sarà il primo messaggio firmato da Leone XIV e prende ispirazione proprio dalle parole del Papa dalla Loggia delle Benedizioni nel primo contatto con il suo popolo. Questa pace “disarmata e disarmante”, però, appare sempre più una utopia. Ci sono due situazioni che, da mesi, impegnano non solo la diplomazia pontificia, ma anche la parte migliore dei suoi sforzi umanitari: la situazione a Gaza, la cui evacuazione da parte di Israele segna un punto di non ritorno denunciato anche dal Patriarca Latino e quello Ortodosso di Gerusalemme; e la situazione in Ucraina, con un aiuto umanitario che si protrae da più di dieci anni e una vicinanza mai sopita della Santa Sede all’Ucraina vittima di una aggressione su larga scala, che Leone XIV ha reso visibile con una lettera personale al presidente Zelenskyi in occasione dell’anniversario della fondazione della Nazione.
" Perché Gesù dice che la porta della salvezza è stretta?"
Comprendere la guerra in corso e portare sostegno morale e spirituale al popolo ucraino . Erano questi i due obiettivi della delegazione della Commissione delle Conferenze Episcopali dell'Unione Europea (COMECE), che ha visitato l'Ucraina tra il 15 e il 18 luglio.
“Papa Leone XIV stato informato delle vittime e dei danni causati dal tifone Danas a Taiwan, prega per coloro che sono stati colpiti e ha chiesto all’Elemosineria Apostolica di inviare un aiuto concreto alla popolazione”. Lo ha riferito Matteo Bruni, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede.
“La fede è un tesoro da condividere. Ogni tempo porta con sé difficoltà, fatiche e sfide, ma anche opportunità per crescere nella fiducia e nell’abbandono a Dio. La fede del vostro Popolo ora è messa a dura prova. Molti di voi, da quando è iniziata la guerra, sicuramente si sono chiesti: Signore, perché tutto questo? Dove sei? Che cosa dobbiamo fare per salvare le nostre famiglie, le nostre case e la nostra Patria? Credere non significa avere già tutte le risposte, ma confidare che Dio è con noi e ci dona la sua grazia, che Egli pronuncerà l’ultima parola e la vita vincerà contro la morte”. Lo ha detto stamane Papa Leone XIV incontrando nella Basilica di San Pietro i partecipanti al pellegrinaggio della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina.
Papa Leone XIV ha incontrato in Vaticano Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, Arcivescovo Maggiore di Kyiv-Halyč
Si susseguono gli appelli di pace a favore della popolazione di Gaza, in Cisgiordania, e in Ucraina.
Se non ci fosse stato Leone XIII, probabilmente non ci sarebbe stato il Collegio San Giosafat, l’attenzione per le Chiese orientali, un posto per la Chiesa greco-cattolica ucraina, persino il suo volto moderno. E ora, c’è Leone XIV, che potrebbe seguire le sue orme. Lo spiega con speranza Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, padre e capo della Chiesa greco-cattolico ucraina. Che confida anche di aver invitato il Papa a visitare il Paese, perché le parole del pontefice sono un balsamo per la popolazione ferita.
Lo rende noto una comunicazione del Dicastero per il servizio della carità-Elemosineria Apostolica
Il direttore Schwartz parla degli aiuti di Renovabis nell’Europa dell’Est
La Sala stampa della Santa Sede conferma la telefonata tra il Cardinale Pietro Parolin e il Presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelens'kyj. Le tematiche - sempre confermate dalla Sala Stampa della Santa Sede - sono state la salute del Papa, la situazione della guerra, la tregua e il ritorno del bambini in patria, continua quindi il lavoro della Santa Sede da quel punto di vista.
Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina, ha sottolineato in un recente intervento che, dall’inizio della guerra, il suo gregge è cresciuto del 4 per cento. E non è un caso che, di fronte alla crisi della guerra e all’esempio luminoso dei religiosi, di fronte alla paura costante della morte, cresca il fenomeno religioso.
È stato un incontro positivo, in cui si sono affrontati temi cruciali per la comprensione delle Chiese orientali e per il ruolo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, quello che si è svolto nell’interdicasteriale tra Santa Sede ed esperti della Chiesa Greco Cattolica Ucraina. Che la Santa Sede ci tenga a questi incontri è palese dalla qualità degli officiali vaticani coinvolti (tra i quali due officiali di alto livello della Segreteria di Stato vaticana e un segretario di dicastero). Che per la Chiesa Greco Cattolico Ucraina sia un impegno importante è dato sia dalla qualità della delegazione che dall’impegno culturale che si sta mettendo in campo.
Dopo aver incontrato nelle ultime ore il Primo Ministro britannico Starmer, il Presidente francese Macron e la Presidente del Consiglio Meloni, stamane il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky è stato ricevuto in udienza in Vaticano da Papa Francesco.
Era una visita programmata, su invito del presidente Volodymir Zelensky, quella della delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli a Kyiv. Tre membri (due sacerdoti, un diacono), tutti di origine ucraina, che hanno rappresentato Bartolomeo I alle celebrazioni per il 33esimo anniversario di indipendenza, ma che hanno anche provato a ricucire le relazioni religiose su un territorio in cui la religione è diventata uno strumento politico.
"Non è facile seguire il Signore, comprendere il suo modo di agire, fare nostri i suoi criteri e i suoi esempi" eppure