Fratel Peter Olarewaju ha recentemente raccontato l'orribile rapimento e le torture subite da lui e da altri due monaci di un monastero benedettino in Nigeria. Uno dei monaci è stato ucciso.
Papa Francesco sarà negli Emirati Arabi Uniti dall’1 al 3 dicembre, per parlare di cura della casa comune al COP28 di Dubai. Ma se oggi i cristiani nella regione sono pochi, e quasi tutti migranti, la realtà è che c’è una presenza cristiana nel Golfo che risale a millenni fa. Tanto che i Vicariati per l’Arabia del Nord e del Sud hanno aperto, a inizio novembre, una speciale Porta Santa per celebrare un Giubileo molto importante: il millecinquecentenario del martirio di Sant’Areta e compagni.
È stato prima in Corea del Sud, per festeggiare i 60 anni di relazioni diplomatiche, e poi è andato direttamente a Vienna, ad una due giorni dove ha tenuto un discorso all’incontro dei segretari generali delle Conferenze Episcopali dell’Europa Centrale: settimana piena di impegni per l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati.
Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) ha in queste ore stanziato un pacchetto di aiuti di 190.000 euro per sostenere i cristiani di Terra Santa durante l'attuale crisi.
Trenta anni fa, in una Russia che veniva fuori dalle ceneri dell’Unione Sovietica e con la gerarchia cattolica appena ricostituita, ritrovava alla luce a San Pietroburgo il Seminario Teologico Superiore Maria – Regina degli Apostoli. Era il momento della resurrezione per la Chiesa cattolica in Russia, e certo oggi è un segno che il trentesimo anniversario della fondazione del seminario abbia luogo mentre a San Pietroburgo, come vescovo ausiliare dell’arcidiocesi della Gran Madre di Dio che comprende anche Mosca, ci sia il primo vescovo russo da diversi secoli, Dubinin.
Potrebbe ricevere presto a Pechino una delegazione della Santa Sede, guidata dall’arcivescovo Claudio Maria Celli. Ma intanto l’arcivescovo di Pechino Joseph Li Shan, presidente dell’Associazione Patriottica cinese, è tornato nella capitale della Cina dopo tre giorni a Hong Kong, ricambiando la visita che il Cardinale Chow, vescovo di Hong Kong, aveva fatto ad aprile a Pechino.
Il presidente di Cipro, eletto lo scorso febbraio, visiterà Papa Francesco il prossimo 24 novembre, in quello che si preannuncia un incontro molto importante per discutere la situazione nel Mediterraneo e per riportare sotto i riflettori la situazione di Cipro, unico Paese europeo attualmente diviso e visitato da Papa Francesco nel 2021.
Dopo la visita del vescovo di Hong Kong Stephan Chow a Pechino lo scorso aprile, da oggi è l’arcivescovo di Pechino Giuseppe Li Shan a restituire la visita, in quello che si dimostra essere un ponte molto ben delineato tra la diocesi di Hong Kong e Pechino, tra la parte della Chiesa cinese storicamente più indipendente e la Chiesa più legata al governo. L’arcivescovo Giuseppe Li Shan di Pechino sarà ad Hong Kong cinque giorni, per un viaggio che sembra l’ennesimo ponte gettato alla Cina dalla Santa Sede, durante il quale vedrà, secondo l’annuncio, “il Cardinale Chow e diversi officiali della Chiesa di Hong Kong”.
“Vèstiti di rosso ed illumina di rosso” (wear red, light red).
Proseguono i contatti di alto livello tra Iran e Santa Sede. Il 5 novembre, su richiesta di Teheran, Papa Francesco ha avuto una conversazione telefonica con il presidente iraniano al Raisi. La Santa Sede punta ad evitare una escalation nella regione, mentre continua senza sosta la guerra di Israele contro Hamas.
Il Custode di Terra Santa, P. Francesco Patton, ha lanciato un appello per ottenere donazioni in favore delle comunità cristiane locali.
Era l’unico arcivescovo coadiutore tra i nuovi cardinali, ma da oggi l’arcivescovo Protase Rugambwa diventa arcivescovo titolare di Tabora, in Tanzania, prendendo così pieno possesso dell’arciodiocesi in cui è stato inviato ad aprile 2023.
La popolazione irachena è terrorizzata dal fatto che la guerra in Terra Santa possa diffondersi in tutta la regione, ha dichiarato ad ACN international l'arcivescovo cattolico caldeo Bashar Warda
Dopo le visite del Cardinale Pietro Parolin nell’ambasciata di Israele presso la Santa Sede il 13 ottobre e nell’ambasciata di Palestina presso la Santa Sede il 17 ottobre, Papa Francesco ha avuto una conversazione telefonica con il presidente palestinese Mahmoud Abbas, conosciuto anche con il nome di battaglia di Abu Mazen, che tra l’altro era stato alla preghiera per la pace nei giardini vaticani del giugno 2014 insieme a Shimon Peres. Papa Francesco ha chiesto al presidente di puntare ad un cessate il fuoco.
Vogliamo gridare al mondo che vogliamo la pace, che la violenza genera violenza e che la nostra fiducia in Dio è grande.
Quella che si vive al momento in Terrasanta è una “situazione diabolica”, di fronte alla quale l’unico antidoto è “l’amore”, perché ogni altra parola rischia di essere fraintesa. Il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca Latino di Terrasanta, spiega così l’ora buia che si vive in Israele, dove i leader religiosi sono chiamati a dire parole di conforto e anche a parare i colpi di una diplomazia che ora si trova in guerra, e che dunque non comprende, né può accettare, gli appelli al cessate il fuoco o quelli umanitari senza vedere un cedimento alla logica dei terroristi.
La Santa Sede continua a guardare con attenzione quanto succede in Terrasanta. Papa Francesco ha indetto una giornata di preghiera e digiuno per la pace il 27 ottobre, al termine della quale, dopo un Rosario nella Basilica Vaticana insieme a tutti i padri sinodali, ha affidato il mondo alla Vergine Maria. Nel frattempo, tornava a parlare il Cardinale Parolin, ribadendo la preoccupazione per la situazione in Terrasanta e mettendo in luce come la Santa Sede sia disposta a mettere in campo ogni tipo di sforzo per evitare una escalation militare nella regione.
Ci era voluto l’intervento di Papa Francesco per sanare l’irregolarità della nomina del vescovo Giuseppe Shen Bin alla diocesi di Shanghai. Le autorità cinesi, infatti, lo avevano “trasferito” alla diocesi da tempo vacante - e con un vescovo, Taddeo Ma Daqin, agli arresti domiciliari dal 2012 – senza consultare la Santa Sede, e dunque rompendo l’accordo sulla nomina dei vescovi. Secondo i cinesi, si trattava di un trasferimento, perché Shen Bin era già vescovo. Ma non esistono trasferimenti nella Chiesa, solo nomine papali. Così, Papa Francesco era intervenuto per sanare l’irregolarità.
Con una nomina arrivata inusualmente di domenica, Papa Francesco ha scelto, dopo due anni, un vescovo per la diocesi di Orano, in Algeria. Si tratta di padre Davide Carraro, missionario del PIME (Pontificio Istituto Missioni Estere), 46 anni, che finora era vicario generale di Algeri, e che dunque fa il percorso inverso del suo predecessore Jean Paul Vesco, che dopo nove anni come vescovo di Orano fu nominato nel 2021 arcivescovo di Algeri.
“Da ormai più di due settimane siamo stati inondati da immagini di orrore, che hanno risvegliato traumi antichi, aperto nuove ferite, e fatto esplodere dentro tutti noi dolore, frustrazione e rabbia. Molto sembra parlare di morte e di odio senza fine. Tutto il mondo guarda a questa nostra Terra Santa, come ad un luogo che è causa continua di guerre e divisioni. Il prossimo 27 ottobre il Papa ha indetto una seconda giornata di preghiera e di digiuno, perché la nostra intercessione continui. Sarà una giornata che celebreremo con convinzione. È forse la cosa principale che noi cristiani in questo momento possiamo fare: pregare, fare penitenza, intercedere”. Lo scrive in una lettera alla Diocesi il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini.