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Diplomazia pontificia, cattolici impegnati per l’Europa

Il Cardinale Parolin chiede ai cattolici di compattarsi per costruire una Unione Europea più fedele alle sue radici. La lettera del Papa al re del Marocco

Cardinale Pietro Parolin | Il Cardinale Pietro Parolin durante la Summer School di Frascati  | RomaSette Cardinale Pietro Parolin | Il Cardinale Pietro Parolin durante la Summer School di Frascati | RomaSette

In occasione della festa del Trono del Marocco, Papa Francesco ha inviato un breve messaggio di auguri al Re Mohammad VI, che incontrato durante il suo viaggio nel Paese africano. Il Cardinale Parolin ha invece lanciato la necessità di formare una nuova classe dirigente cattolica durante la “summer school” di formazione socio-politica organizzata dal vicariato di Roma.

Sono le due novità di maggiore rilievo della settimana diplomatica della Santa Sede, considerando che agosto è un periodo di minore attività.

Papa Francesco al re del Marocco

Come ogni anno, il 30 luglio, in Marocco si celebra la festa del Trono, ovvero l’ascesa al potere di Re Mohammed VI. La festa di quest’anno celebrava il ventesimo anniversario di regno.

Papa Francesco ha inviato un messaggio di auguri, diffuso dalla stampa marocchina. Nel messaggio, Papa Francesco esprime al sovrano e al popolo marocchino i suoi auguri, ricorda la visita in Marocca e auspica che la festa sia “per tutti i marocchini fonte di nuova ispirazione”.

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Papa Francesco e Re Mohammed VI si sono incontrati lo scorso 30 marzo, nel primo giorno del viaggio di Papa Francesco in Marocco. Al termine dell’incontro, hanno firmato una dichiarazione congiunta su Gerusalemme, ribadendo il loro appoggio per lo status quo. Santa Sede e Marocco hanno relazioni diplomatiche del 1976, e l’avvicinamento tra i due Stati fu dato proprio dalla questione Gerusalemme, considerando che il Marocco ebbe la prima presidenza del Comitato al Quds dell’Organizzazione della Conferenza Islamica.

Il Cardinale Parolin a Frascati: identità cristiana e unificazione europea

Si è tenuta dal 25 al 27 luglio la “summer school” di formazione socio-politica organizzata dal Vicariato di Roma. Tra gli interventi, quello del Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, che si tenuto il 26 luglio, con una lectio magistralis su “L’Europa e i valori delle persone”. Il capo della diplomazia vaticana ha sottolineato che “l’identità cristiana ha avuto un ruolo fondamentale nel processo di unificazione europeo, e questi valori sono ancora presenti”.

Tuttavia, ha aggiunto, questi valori si stanno diluendo, principalmente per quattro cause: la perdita di propulsione del progetto europeo originario; il primato dell’economia sulla politica; il cambiamento del senso dei diritti e la formazione di nuovi diritti (i cosiddetti diritti di terza e quarta generazione); la rescissione del legame con il pensiero greco-romano.

Per rispondere a questa diluzione di valori, il Cardinale Parolin ha chiesto ai giovani cattolici impegnati in politica una “testimonianza coerente”, ricordando che “come cristiani dobbiamo dimostrare che la nostra proposta è vincente. Ma non basta la riflessione teoretica, è necessaria una presenza incisiva e trasformante nella società per dimostrare come la fede risponda davvero agli interrogativi più profondi dell’animo umano”.

Il Cardinale ha sottolineato che “è importante ricompattare il mondo cattolico per riuscire ad aprire delle prospettive di presenza politica, attribuendo “un contributo fatto di quei valori imprescindibili per i padri fondatori dell’Europa e che, per noi cristiani, alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa, sono la base del bene comune”.

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Il Segretario di Stato vaticano ha affermato che vanno difesi i concetti quali “libertà, dignità umana, pace e uguaglianza”, dei quali si fa “un uso generico nel dibattito pubblico”, e questo non per ragioni confessionali, ma piuttosto per “diffondere quella morale comune che esalta la persona umana”.

È necessario, per il Cardinale, “cambiare prospettiva, riconoscendo davvero che l’Europa è una famiglia di popoli, non una somma di individui” guardando al «progetto di ampio respiro promosso dai padri fondatori Adenauer, Shuman e De Gasperi” per i quali “le ragioni economiche erano secondarie”.

Vanno recuperate – continua il Cardinale – “le radici della cultura classica greca e romana” nonché l’ispirazione di grandi personalità come San Benedetto, e di questo hanno responsabilità le istituzioni educativa.

La Chiesa, ha poi sottolineato il Cardinale, “non può essere marginalizzata da chi non accetta i nostri valori e propugna una laicità sconfitta dalla storia”.

Crisi in Nicaragua: la preoccupazione del Cardinale Brenes

Lo scorso 28 luglio, il Cardinale Leopoldo Brenes, arcivscovo di Managua, ha descritto come “triste” la stagnazione dei negoziati tra il governo del presidente Daniel Ortega e la piattaforma di opposizione Alleanza Civica per la Giustizia e la Democrazia.

Lo scorso 19 luglio, durante le celebrazioni per il 40esimo anniversario della rivoluzione sandinista, il presidente Ortega ha chiuso le trattative con l’opposizione, sottolineando che da allora avrebbe mantenuto un dialogo con direttamente con i contadini, gli artigiani, i piccoli produttori, gli operai e quanti sono disposti a lavorare per la pace e lo sviluppo economico.

L’Alleanza Civica si è sollevata per il modo in cui sono state condotte le negoziazioni, nonché per la “assente volontà politica, da parte dl governo, di portare a compimento gli accordi sottoscritti in materia di liberazione degli oppositori e del rispetto dei diritti e delle garanzie dei cittadini.

La Alleanza Civica aveva proposto di riiniziare i colloqui a partire dal 31 luglio, come stabilito dall’Assemblea Generale dell’Organizzazione degli Stati Americani, la quale aveva deciso lo scorso giugno che governo e opposizione potessero incarnare alcune negoziazioni in buona fede per arrivare ad una uscita dalla crisi.

Cominciata ad aprile 2018 a seguito di una riforma delle pensioni, la crisi ha portato a centinaia di morti in 15 mesi. L’organizzazione degli Stati americani ha dato 75 giorni per analizzare la situazione.

Secondo il Cardinale Brenes, questi punti morti “creano tensioni”, e quindi ha chiesto di pregare perché si arrivi alla pacificazione del Nicaragua, poiché “con la violenza e la guerra, non si guadagna niente.

La Commissione Interamericana dei Diritti Umani ha contato che ci sono stati 326 morti negli ultimi 15 mesi, mentre gli organismi umanitari locali elevano il conto dei morti a 594, mentre l’esecutivo considera solo 200 morti e denuncia un supposto colpo di Stato.

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La Chiesa è stata impegnata in una mediazione all’inizio della crisi, ma poi è stata accusata dal governo di essere golpista. I vescovi sono stati attaccati, e l’ausiliare di Managua, José Silvio Baez, è stato richiamato a Roma per ragioni di sicurezza. Alle ultime trattative ha preso parte come osservatore agli ultimi incontri tramite il nunzio, l’arcivescovo Waldemar Sommertag.

Il Cardinale Ranjith rifiuta di incontrare candidati presidenziali

Il Cardinale Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo, ha rifiutato di incontrare candidati presidenziali finché le indagini sugli attacchi di Pasqua in Sri Lanka non siano terminate. Il Cardinale aveva già denunciato che gli attacchi che hanno messo lo Sri Lanka sotto shock nel giorno di Pasqua avevano una matrice politica, e attaccato il governo di aver sottovalutato i segnali della preparazione. Secondo l’arcivescovo di Colombo, c’è un chiaro tentativo di nascondere la verità. “Non vogliamo che il governo o i politici tentino di usare questa situazione per avere vantaggi. Vogliamo piuttosto che si uniscano e facciano azioni appropriate. Questo è ciò che ci aspettiamo”, ha detto in una conferenza stampa.

L’arcivescovo ha sottolineato che non solo il governo, ma anche l’opposizione ha mostrato un interesse, e che ancora non sono state rese note le conclusioni delle indagini sugli attacchi.

Il Cardinale Ranjith ha detto che le elezioni stanno per essere usate per distogliere l’attenzione dagli attacchi di Pasqua, e che la gente vuole giustizia e non le elezioni.

Santa Sede alle Nazioni Unite di New York: per i bambini in conflitto armato

Lo scorso due agosto, si è tenuto un dibattito al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite su bambini e conflitti armati.

Nel suo intervento, la Santa Sede ha sottolineato che bambini e conflitti armati non dovrebbero mai essere menzionati nella stessa frase, ma purtroppo questa è una triste realtà per molti ragazzi e ragazze nel mondo che porta loro danni fisici, emozionali, psicologici e sociali.

La Santa Sede ha rimarcato la necessità di esaminare "le cause alla radice della situazione", incluso il tentativo di estremisti di radicalizzare realtà socio economiche, mettendo in luce com, anche quando non sono reclutati come soldati, i bambini "soffrono gli effetti della guerra" anche a causa della distruzione di scuole, centri medici e case e la perdita delle famiglie.

Per questo, la Santa Sede appoggia il protocollo opzionale della Convenzione dei diritti del fanciullo riguardo i bambini in conflitto armato, perché "il supporto ai bambini deve includere i bambini nella situazione molto vulnerabile di essere concepiti e nascere come un risultato di una violenza sessuale derivante dal conflitto". 

La Santa Sede all’Autorità Internazionale sui Fondali Marini

Lo scorso 26 luglio, si è tenuta a Kingston, in Giamaica, la 25esima sessione dell’Assemblea della Autorità Internazionale sui Fondali Marini. La Santa Sede è rappresentata dalla Missione ONU di New York. In assenza dell’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente, è stato monsignor Tomasz Grysa a leggere la posizione della Santa Sede.

La Convenzione ONU sulla Legge del Mare ha stabilito in 25 anni una cornice legale per la gestione dei fondali marini. La Santa Sede apprezza il lavoro, ma ha anche sottolineato che, nonostante gli sforzi, “lo stato degli oceani ha continuato a peggiorare” e che si spera che “l’Accordo di Parigi, l’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e le negoziazioni in corso per la conservazione e l’uso sostenibile delle risorse minerali aiuteranno a risolvere la situazione”.

La Santa Sede ha sviluppato il suo ragionamento in tre punti. Il primo: gli oceani sono un dono che dobbiamo custodire e gli dobbiamo gestire con cura e responsabilità, non usare per sfruttamento; il secondo: i benefici economici devono essere bilanciati con conservazione e sostenibilità. Il terzo: dobbiamo essere consapevoli dei conflitti di interessi nella cosiddetta “Economia Azzurra”, ora emergente, per meglio armonizzare sostenibilità, profitto economico e rispetto dei regolamenti.

Una mostra alle Nazioni Unite contro il traffico di esseri umani

Sarà alle Nazioni Unite di New York fino al 2 agosto la mostra Nuns Healing Hearts della fotografa Lisa Kristine. La mostra è organizzata in collaborazione con la Missione della Santa Sede all’Onu, la Pontificia Accademia per le Scienze Sociali, di cui è presidente e membro del Consiglio Stefano Zamagni, e la Galileo Foundation, visitabile nel Palazzo di Vetro di New York fino al 2 agosto. Lo scorso maggio, Papa Francesco stesso aveva visitato la mostra allestita nell'Aula Paolo VI.

La mostra è stata inaugurata la scorsa settimana, e vi ha partecipato anche l’arcivescovo Marcelo Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali. A lui, Papa Francesco aveva affidato il compito di dirigere i lavori dell’Accademia verso il focus particolare della tratta delle persone. .

L’arcivescovo Sanchez Sorondo ha ripercorso il magistero papale sul tema, ha notato come ilfenomeno, infatti, rimane profondamente radicato in alcuni Paesi, come India, Sudan e Mauritania, ma sottolineato anche come sia un errore considerare la tratta come un risvolto delle nazioni in via di sviluppo, perché anche nei Paesi più sviluppati, la schiavitù “riappare sotto nuove forme come lavoro forzato, prostituzione, traffico d’organi e sfruttamento minorile”.

Secondo l’arcivescovo Sanchez-Sorondo, l'impegno anti- tratta del Papa Papa coincide con gli obiettivi di sviluppo sostenibile inseriti dalle Nazioni Unite nell'Agenda 2030, che mirano a porre fine alla povertà, alle disuguaglianze e a incentivare lo sviluppo sociale ed economico. Anche le moderne forme di schiavitù sono al centro dell'interesse dell'Agenda, come esemplificato dall'Obiettivo 16: "Ridurre crimini violenti, sfruttamento della prostituzione, lavoro forzato e violenza sui minori sono chiari obiettivi globali". Come sottolinea il cancelliere, dunque, sradicare queste forme di schiavitù non solo coincide con la dottrina sociale della Chiesa, ma è "un imperativo morale per tutte le donne e gli uomini della nostra generazione che seguono un mandato proveniente sia dei capi religiosi che dalle istituzioni politiche". 

La presentazione delle credenziali del nunzio in Lituania

Il nuovo nunzio in Lituania, l'arcivescovo Petar Rajic, era arrivato in Lituania lo scorso 9 luglio, accolto dalla Conferenza Episcopale Lituana. Il 10 luglio, ha presentato le lettere credenziali al presidente Dalia Grybauskaitė, che officiava uno dei suo ultimi atti nel più alto ufficio di Lituania.

Grybauskaite ha sottolineato che le relazioni bilaterali tra Lituania e Santa Sede sono particolarmente vicine e buone, e che c'è stato un continuo supporto della Santa Sede per la Lituania nella sua strada verso l'indipendenza e il consolidamento della democrazia. 

Santa Sede e Lituania, spiega un comunicato della presidenza, sono "unite nell'aiutare nazioni come l'Ucraina e la Georgia, che sono forzate a combattere le aggressioni e le sue conseguenze". 

Secondo la presidenza, la discussione è stata sui valori comuni dell'Unione Europea e della Santa Sede, e nella fattispecie pace, democrazia, diritti umani e dignità. La Lituania ha espresso apprezzamento per l'impegno della Santa Sede per i poveri e i rifugiati e per la promozione dei diritti umani e dell'inclusione delle donne. Si è parlato anche della lotta contro la propaganda. 

Altro tema di discussione, la visita di Papa Francesco in Lituaniam considerato un dono perché "l'incontro con il Papa ha rafforzato la fede del popolo lituano".