Per la prima volta in 12 anni, un ministro degli Esteri di Israele fa visita presso la Santa Sede. Lo fa in occasione dei 30 anni di relazioni diplomatiche tra i due Paesi, ma anche in una situazione che vede in Israele attacchi crescenti contro le comunità cristiane da parte di estremisti – attacchi sempre condannati da Israele.
Tra il 9 e il 13 luglio, il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, sarà in viaggio, toccando due nazioni in conflitto tra loro: sarà prima in Azerbaijan e dopo in Armenia. I programmi sono ancora da definire, e quella che aspetta il cardinale Parolin sarà una quattro giorni complessa dal punto di vista diplomatico, ma anche umano.
I nunzi apostolici, gli ambasciatori del Papa, raramente danno interviste. Fanno un lavoro oscuro, diplomatico, di raccordo, e parlano solo in situazioni difficili. L’arcivescovo Vito Rallo, dal 2015 ad oggi nunzio apostolico in Marocco, ha accettato di farlo all’indomani dell’annuncio della sua messa a riposo a 70 anni, un privilegio che solo i diplomatici vaticani possono avere (per tutti, l’età della pensione è di 75 anni).
La diplomazia pontificia è una diplomazia del dialogo, che non usa il normale linguaggio diplomatico, che si basa su altri criteri e come tale deve essere compresa. La lezione su quello che è la diplomazia del Papa è stata data da Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, in una lunga intervista ad un portale ucraino. Sebbene non abbia nascosto alcune criticità dell’operato della Santa Sede e del Papa sulla guerra in Ucraina, Beatitudine ha mostrato comprensione delle attività della Santa Sede, aprendo così uno spiraglio nell’opinione pubblica ucraina che sembra essersi indirizzata ad una sfiducia riguardo il Vaticano.
Mentre arriva la notizia che ci sarà un nuovo osservatore permanente a Ginevra, filtrano dettagli sulla missione che il Cardinale Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, farà in Russia. Avverrà la prossima settimana, non prevedrà un incontro con il presidente russo Vladimir Putin, e sarà soprattutto una missione di tipo umanitario, per favorire uno scambio di prigionieri e la liberazione dei bambini ucraini. Sembra che Zuppi non incontrerà nemmeno il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov (andrà un ufficiale di livello inferiore), mentre ci dovrebbe essere un incontro con il Patriarca di Mosca Kirill o al limite con il metropolita Antonij, capo delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca. Un piccolo passo avanti, perlomeno.
Dopo la missione di pace del Cardinale Matteo Zuppi in Ucraina, ora lo sguardo è tutto verso la possibile missione a Mosca. Probabilmente, la presenza del metropolita Antonij a Roma, per un viaggio programmato (ma tornerà a inizio luglio) servirà anche a stabilire i contatti con il Patriarcato di Mosca per un incontro del Cardinale con il Patriarca Kirill.
I riflettori diplomatici della settimana sono stati puntati sulla missione di pace del Cardinale Matteo Zuppi in Ucraina. Non è escluso che il presidente della Conferenza Episcopale Italiana possa andare anche a Mosca. Ad ogni modo, continua l’impegno della Santa Sede per la pace in Ucraina.
Il 31 maggio, è stata presentata a Lviv l’edizione in lingua ucraina del libro di Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk “Dimmi la verità”, scritto con il professor Paolo Asolan. La prefazione del libro è stata siglata dal Cardinale Pietro Parolin, che ha affrontato tutti temi di stringente attualità: non solo la realtà della guerra, ma, con uno sguardo più ampio, anche il tema del contributo che le Chiese orientali possono dare oggi alla teologia e alla religione, con delle note che sembrano anche rivolgersi al dibattito del Sinodo.
Per la prima volta, la Santa Sede ha un nunzio in Oman. La nomina del nunzio, che lega la nunziatura di Muscat a quella in Egitto, concretizza l’apertura delle relazioni diplomatiche con il sultanato, allargando così la rete diplomatica della Santa Sede. Ci si aspetta che il Vietnam si unisca presto almeno a quei Paesi che ospitano un rappresentante residente della Santa Sede, allargando ulteriormente la rete diplomatica pontificia, che ad oggi è seconda solo a quella degli Stati Uniti.
È considerato vicino al Patriarca Kirill, ma anche un diplomatico fedele alla linea del Cremlino. Ivan Soltanovky, nuovo ambasciatore russo presso la Santa Sede, viene dalla carriera diplomatica, e questo è un segno di come Mosca voglia avere un rapporto ben fondato con la Santa Sede.
La visita che il presidente ucraino Volodomyr Zelensky fa a Papa Francesco nel pomeriggio del 13 maggio non può essere priva di significato. Zelensky ha preso una finestra libera dal suo viaggio a Berlino per essere a Roma per una serie di incontri istituzionali, e ha colto l’occasione per un incontro con il Santo Padre, il primo da quando c’è la guerra in Ucraina.
Quello che Papa Francesco descrive è un mondo in sofferenza, colpito da crisi continue, forse incapace di reagire e questo nonostante i grandi progressi tecnici e tecnologici che si sono succeduti negli anni. Ma il Papa, allo stesso tempo, è fiducioso che la famiglia umana sarà in grado di superare le sfide del tempo. E, allo stesso tempo, tratteggia la figura dell’ambasciatore come “figura di speranza” in questi tempi difficili.
La visita dello Speaker della Camera dei Rappresentanti USA McCarthy a Papa Francesco è stata ampiamente messa sotto i riflettori. Il Papa e McCarthy hanno avuto un colloquio privato, senza comunicazioni da parte di nessuno dei due, e McCarthy aveva due dossier da discutere: quello del Mediterraneo e quello della Cina. Chissà se è stato affrontato anche il tema dell’accordo tra Cina e Santa Sede sulla nomina dei vescovi con il governo cinese, già criticato dall’amministrazione Trump. Si è parlato probabilmente anche del ruolo della Cina a livello internazionale.
C’è stato anche un bilaterale Ungheria – Santa Sede, a margine dell’incontro del Papa con la presidente Novak, che ha visto impegnati il Segretario di Stato, il Cardinale Pietro Parolin, e il Primo Ministro ungherese Viktor Orban. Non ci sono stati comunicati su questo bilaterale, ma i rapporti tra Ungheria e Santa Sede sembrano piuttosto rafforzati dopo la visita in cui il Papa ha lanciato la necessità di riumanizzare l’Europa proprio dal Paese centro europeo.
L’arcivescovo Paul Richard Gallagher sarà in Liechtenstein questo fine settimana, mentre il Cardinale Pietro Parolin ha svolto una breve visita di lavoro in Lussemburgo all’inizio del mese di aprile. I due saranno con Papa Francesco in Ungheria, dove saranno affrontati diversi temi di interesse e ci sarà anche un bilaterale a livello di primi ministri.
Non hanno avuto un bollettino della Sala Stampa della Santa Sede, perché si trattava di due incontri privati, ma le udienze concesse dal Papa al presidente della Regione del Kurdistan Barzani e quella con i reali emeriti del Belgio Alberto II e Paola hanno il loro peso diplomatico.
Nella Via Crucis del Venerdì Santo, Papa Francesco ha voluto raccogliere voci di pace, mettendo insieme varie testimonianze raccolte durante i suoi viaggi. E, tra queste, alla decima stazione c’è la testimonianza di un russo e di un ucraino, uno schema che ripete quello controverso dello scorso anno, quando due amiche, una russa e una ucraina, furono chiamate a portare la croce, creando non pochi malumori di fronte alla difficoltà di un percorso di perdono da parte ucraina quando la guerra era ancora in corso.
A un mese dal viaggio del Papa in Ungheria, il Primo Ministro ungherese Viktor Orban è stato brevemente in Vaticano. Il motivo non era un bilaterale o un incontro di preparazione al viaggio, ma piuttosto personale: voleva rendere omaggio al Cardinale Karl-Joseph Rauber, scomparso lo scorso 26 marzo a Rottenburg am Neckar, che è stato però sepolto nel Campo Santo Teutonico, l’antica istituzione tedesca nelle mura vaticane.
Anche l’ultimo diplomatico della Santa Sede ha lasciato Managua, chiudendo la nunziatura e andando a gestire il Nicaragua dal vicino Costa Rica. È il momento più basso dei rapporti diplomatici con il Nicaragua dall’espulsione del nunzio Sommertag, dopo il quale la Santa Sede non ha più inviato nessun “ambasciatore del Papa” anche per non doverlo formalmente accreditare presso un governo che sta attuando durissime campagne anticattoliche.
Non è ancora stato in Montenegro, ma non è detto che il viaggio non si programmi a breve. L’arcivescovo Paul Richard Gallagher, ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati, continua le sue visite nei Balcani e accetta l’invio dell’Albania, dove si trova a partire da oggi per una serie di incontri diplomatici ed ecclesiastici. Si conferma, con la visita, la particolare attenzione della Santa Sede nei confronti della regione dei Balcani occidentali.