È stato prima in Corea del Sud, per festeggiare i 60 anni di relazioni diplomatiche, e poi è andato direttamente a Vienna, ad una due giorni dove ha tenuto un discorso all’incontro dei segretari generali delle Conferenze Episcopali dell’Europa Centrale: settimana piena di impegni per l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati.
Il presidente di Cipro, eletto lo scorso febbraio, visiterà Papa Francesco il prossimo 24 novembre, in quello che si preannuncia un incontro molto importante per discutere la situazione nel Mediterraneo e per riportare sotto i riflettori la situazione di Cipro, unico Paese europeo attualmente diviso e visitato da Papa Francesco nel 2021.
Proseguono i contatti di alto livello tra Iran e Santa Sede. Il 5 novembre, su richiesta di Teheran, Papa Francesco ha avuto una conversazione telefonica con il presidente iraniano al Raisi. La Santa Sede punta ad evitare una escalation nella regione, mentre continua senza sosta la guerra di Israele contro Hamas.
Dopo le visite del Cardinale Pietro Parolin nell’ambasciata di Israele presso la Santa Sede il 13 ottobre e nell’ambasciata di Palestina presso la Santa Sede il 17 ottobre, Papa Francesco ha avuto una conversazione telefonica con il presidente palestinese Mahmoud Abbas, conosciuto anche con il nome di battaglia di Abu Mazen, che tra l’altro era stato alla preghiera per la pace nei giardini vaticani del giugno 2014 insieme a Shimon Peres. Papa Francesco ha chiesto al presidente di puntare ad un cessate il fuoco.
La Santa Sede continua a guardare con attenzione quanto succede in Terrasanta. Papa Francesco ha indetto una giornata di preghiera e digiuno per la pace il 27 ottobre, al termine della quale, dopo un Rosario nella Basilica Vaticana insieme a tutti i padri sinodali, ha affidato il mondo alla Vergine Maria. Nel frattempo, tornava a parlare il Cardinale Parolin, ribadendo la preoccupazione per la situazione in Terrasanta e mettendo in luce come la Santa Sede sia disposta a mettere in campo ogni tipo di sforzo per evitare una escalation militare nella regione.
In una recente intervista, Papa Francesco ha lasciato palesare l’idea di poter andare in Papua Nuova Guinea, un viaggio che era progettato per il 2020e che poi non si poté fare per via della pandemia. In un’altra occasione, il Papa aveva detto che pensava di andare in Kosovo a novembre, anche se niente era deciso. Ma il prossimo viaggio potrebbe anche essere negli Emirati Arabi Uniti. Un ritorno, per il Papa, che dopo la Laudate Deum potrebbe voler partecipare di persona alla COP28. L’invito c’è.
La diplomazia della Santa Sede si trova ad affrontare un momento difficile, alla ricerca di una posizione di equilibrio su quanto sta succedendo in Israele. L’intervista che il Cardinale Parolin ha concesso ai media vaticani il 13 ottobre va in questo senso. Gli attacchi di Hamas, la carneficina efferata che non ha risparmiato bambini, hanno fatto sembrare vani tutti gli sforzi della diplomazia vaticana, che in questi anni ha sempre sostenuto che la soluzione dei “due popoli, due Stati” avrebbe potuto assorbire le tensioni, e avrebbe permesso al popolo palestinese di trovare un modo di convivenza. Per questo, la Santa Sede ha sostenuto il riconoscimento dello Stato palestinese all’UNESCO, il primo passo che ha portato poi la Palestina ad essere riconosciuto come Stato osservatore alle Nazioni Unite nel 2012.
Quando c’è un Concistoro, c’è un mondo diplomatico che si muove. Gli Stati da cui provengono i nuovi cardinali inviano delegazioni ufficiali, anche perché un porporato è considerato un rappresentante diretto del Papa, un qualcosa ancora più importante del nunzio, che del Papa è l’ambasciatore, e anche un segno di prestigio per il Paese. Per questo, i Paesi da cui provengono i cardinali sono soliti inviare delle delegazioni ufficiali, al di là dei loro rappresentanti diplomatici, all concistoro per la creazione dei nuovi cardinali. Non è successo diversamente con il concistoro del 30 settembre, con varie delegazioni di alto livello sul sagrato di San Pietro.
La proposta della Santa Sede di istituire una Organizzazione Internazionale per l’Intelligenza Artificiale, lanciata alle Nazioni Unite in un densissimo discorso dell’arcivescovo Paul Richard Gallagher, testimonia come l’attenzione sul tema sia altissimo: la Santa Sede dedica all’intelligenza artificiale il prossimo messaggio per la Giornata Mondiale per la Pace e quello per la prossima Giornata delle Comunicazioni Sociali, mentre era da tempi non sospetti che dal Vaticano si lanciavano gridi di allarme per le armi automatiche, i droni che cancellavano la morale, e l’utilizzo della realtà aumentata a scopi transumanistici con chip impiantati nei soldati. È, insomma, un tema di lungo corso Oltretevere.
È la settimana delle Nazioni Unite, quella in cui si apre l’Assemblea Generale, e a cui la Santa Sede partecipa ai più alti livelli. In genere, si alterna la presenza del Segretario di Stato vaticano e quella del ministro vaticano per i Rapporti con gli Stati, e questo è l’anno in cui il secondo, l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, è a New York, partecipando agli incontri di Alto Livello, pronunciando discorsi e anche celebrando una Messa alla chiesa della Holy Family a New York, la “parrocchia” delle Nazioni Unite, in un evento che a volte ha visto anche la partecipazione del Segretario generale.
Cambia la geografia dei vertici della Segreteria di Stato. Dopo la nomina a nunzio di Mauricio Rueda Beltz, sottosegretario della sezione per le rappresentanze pontificie, il suo posto viene preso da monsignor Joseph Murphy, finora capo del Protocollo della Segreteria di Stato. Così, l’ufficio del protocollo diventa tutto a trazione sudamericana: oltre al vice, il brasiliano monsignor Nin, arriva il venezuelano Javier Domingo Fernandez Gonzales.
Il Cardinale Parolin sarà in Slovacchia dal 14 al 16 settembre, con un calendario che prevede degli incontri istituzionali a Bratislava, ma anche una visita nel santuario di Šaštín e in quello di Klokočov. È una visita nel cuore della nazione slovacca, che, dalla visita di Papa Francesco nel 2021, ha portato avanti sentimenti di vicinanza con il Santo Padre. Il Papa aveva incontrato, tra l’altro, la presidente Caputova l’ultima volta nel dicembre 2022.
Primo Papa a toccare il suolo della Mongolia, Francesco è arrivato in un Paese ricostruito dopo settanta anni di socialismo. C’è la libertà religiosa, ma la Chiesa è ancora parificata ad una ONG, con gli obblighi di assunzione di un tot numero di personale locale. C’è, però, una attività viva della Chiesa. E c’è un lavoro per raggiungere un accordo tra Santa Sede e Mongolia che permetta finalmente di dare status giuridico alla Chiesa.
La Mongolia è il più grande stato del mondo senza sbocco al mare, e si trova tra due giganti come la Russia e la Cina. È un Paese oggi cruciale a livello geopolitico, osservato speciale dalla Cina anche perché quello che vi si pratica maggioritariamente è il buddhismo tibetano, preoccupato dall’ingombrante vicino russo. È da lì che Papa Francesco potrebbe far partire la nuova offensiva di pace cui pensa, cercando di creare un ponte. Addirittura, si è parlato di un possibile scalo del Papa in Russia per un incontro con il Patriarca Kirill sulla via del ritorno dalla Mongolia.
Agenda piena, per il Cardinale Pietro Parolin, che è stato in Sud Sudan per portare avanti i colloqui di pace dopo aver visitato l’Angola ed aver ordinato lì il primo nunzio proveniente dal Paese. A settembre, dopo il viaggio di Papa Francesco in Mongolia, il Cardinale Parolin è anche atteso in Slovacchia. Dall’Iran, invece, arriva la richiesta al Papa perché lanci una alleanza per evitare la profanazione del Corano. Proseguono, in Nicaragua, gli attacchi contro la Chiesa cattolica: è stata confiscata anche la prestigiosa università dei gesuiti.
L’invasione russa dell’Ossezia, quindici anni fa, doveva essere un campanello di allarme. Di fatto, quello che succede nelle regioni della Georgia, che ha perso il 20 per cento del suo territorio a seguito dell’invasione russa, potrebbe essere un esempio di quello che può succedere in Ucraina, laddove la Russia ha invaso con la scusa di difendere una minoranza e ora si trova in una guerra da più di 500 giorni.
La Giornata Mondiale della Gioventù si celebra in Portogallo. Nel suo discorso alle autorità e al corpo diplomatico, Papa Francesco ha anche messo in luce la necessità di difendere la vita, e lo ha fatto di fronte ad un Paese cattolico dove da poco è passata una legge sull’eutanasia contestata dalle religioni. Ma il Papa parlava anche di fronte a un Paese che ha vissuto la secolarizzazione, in cui le apparizioni di Fatima sono arrivate nel periodo in cui la Massoneria stava estromettendo la Chiesa, e in cui la cultura cattolica fatica oggi a fare breccia. Il Papa parlava ad un Paese che comunque ha ottime relazioni diplomatiche con la Santa Sede, seppure si siano interrotte nel corso degli anni più volte. Ne raccontiamo la storia.
Lisbona come città dell’incontro, come capitale del mondo, dove c’è il quartiere Mouraria in cui vivono persone provenienti da più di sessanta Paese, e da dove si guarda all’Oceano, in quello che per secoli si pensava fossero i confini del mondo.
Mentre fonti dalla Cina confermano che finalmente è arrivato l’ok degli officiali cinesi alla visita del Cardinale Matteo Zuppi in Cina – ma sarà da definire programma e tema degli incontri – Papa Francesco si prepara ad una estate di intensa attività diplomatica. Il cardinale You non ha esitato a parlare dell’idea di una visita, anche lampo, in Corea del Nord, mentre l’amico russo del Papa, Leonid Sevastyanov, ha messo in luce la possibilità che il Papa incontri di nuovo Kirill in aeroporto, ma questa volta a Mosca.
Potrebbe esserci una ultima tappa della missione che il Cardinale Matteo Zuppi ha cominciato a Kyiv, proseguito a Mosca e definito a Washington. E la tappa potrebbe essere Pechino, almeno da varie indiscrezioni che filtrano da diversi ambienti. Sarebbe una notizia importante, considerando che mai le autorità cinesi hanno autorizzato un altissimo livello vaticano a visitare il Paese, almeno dai tempi del Cardinale Roger Etchegaray che fece la sua prima visita nel 1989.