Il Vescovo di Rieti Monsignor Vito Piccinonna ha indetto, ad un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina per domani 24 febbraio, una adorazione eucaristica continuata da svolgersi nella Cattedrale di Santa Maria Assunta.
Nei saluti in lingua italiana il Papa lancia un altro appello per la pace in Ucraina. L'occasione è un "triste anniversario", un anno fa infatti iniziava la guerra Ucraina-Russia.
Sarà il Cardinale Angelo De Donatis, Vicario Generale di Sua Santità per la Diocesi di Roma, a presiedere nella Basilica di San Giovanni in Laterano la veglia di preghiera ad un anno esatto dallo scoppio della guerra in Ucraina. L'appuntamento è per il 24 febbraio alle 18.
Papa Francesco non ha mancato di mostrare il suo sostegno, parlando a braccio e consegnando il discorso. Il Cardinale Pietro Parolin, che è stato due volte in craina da quando è Segretario di Stato, ha mostrato vicinanza e comprensione. Hanno partecipato ai Vespri di chiusura della Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani a San Paolo Fuori le Mura, rendendosi visibili. Il Consiglio Pan-Ucraino delle Chiese e delle Organizzazioni Religiose aveva però anche un obiettivo più grande per il suo viaggio a Roma: dimostrare che le organizzazioni religiose possono davvero essere il futuro dell’Ucraina.
Per il primo incontro con Papa Francesco, la nuova presidenza della Conferenza Episcopale Slovacca ha messo sul tavolo un progetto per i rifugiati ucraini e una iniziativa per Cuba.
Si chiama “Unwounded world”, mondo senza ferite, ed è il titolo di una conferenza che si è tenuta a Roma lo scorso ottobre. Ma è anche un progetto, l’indicazione di una strada, perché, come spiega Lenart Skof, l’ideatore di questo progetto, è proprio guardando all’idea mariana che si può superare l’idea di una Europa in guerra.
“Se vuoi la pace, prepara istituzioni di pace”. È già nel titolo il senso dell’ultimo lavoro del vescovo Mario Toso di Faenza-Modigliana, già segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace ed esperto della dottrina sociale della Chiesa. La guerra in Ucraina, infatti, ha suscitato nuovi interrogativi, tra cui spicca quello di trovare un modo cristiano di approcciare non solo la guerra, ma soprattutto, la costruzione di una pace che sia duratura e giusta. Con una nota: che la legittima difesa non porta escalation nel conflitto, semmai contiene, e dunque non solo questa legittima difesa è necessaria, ma è anche parte di quella che sarà la costruzione di pace.
Una visita per ribadire vicinanza e sostegno alla Chiesa e alla popolazione ucraine, ma anche per monitorare la situazione attuale e organizzare al meglio la rete di solidarietà. Con questi obiettivi l'arcivescovo Giuseppe Baturi di Cagliari, Segretario Generale della CEI, si recherà il 3 gennaio (all’indomani della Giornata Mondiale della Pace) a Leopoli, accompagnato dal direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello.
Il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo metropolita di Bologna e Presidente della CEI, ha presieduto questa sera a Bari nella Basilica di san Nicola una veglia di preghiera per la pace in Ucraina. La veglia è stata promossa in collaborazione con l'Arcidiocesi di Bari-Bitonto.
C’era un cartone in tempo sovietico, definito con un termine che può essere tradotto in italiano con la parola “Cosacchetto”, piccolo cosacco. Rappresentava, in realtà, una sorta di “Braccio di Ferro” in salsa ucraina, un cosacco con i baffi e i muscoli a testimoniare la grandezza del popolo ucraino. C’era un murales che lo rappresentava sulla casa del sindacato, nella piazza centrale di Izium. La casa è stata distrutta, i russi, che sono rimasti in città per 40 giorni, sono stati cacciati, e ora la prima preoccupazione, prima ancora di ricostruire dalle macerie, è quella di restaurare il murales. Perché la decisione è di costruire una identità, prima che gli edifici.
Il treno che da Przemysl porta Kyiv viaggia per 10 ore di notte, ed è incredibilmente pieno di persone. Przemysl è una cittadina polacca, molto piccola, a 15 chilometri dal confine, che si è trovata negli scorsi mesi di guerra ad affrontare l’emergenza rifugiati. Si calcola che in 7 milioni hanno passato il confine con la Polonia dall’inizio dell’aggressione russa, e per molti Przemysl era il primo approdo.
Non si sente più l’emergenza, al confine polacco ucraino, nella regione polacca della Podkarpackie che da subito ha dovuto affrontare l’arrivo massiccio di profughi dall’Ucraina. Ma c’è la sensazione che una emergenza tornerà, perché sta arrivando l’inverno. Non che non faccio freddo ora, ma farà ancora più freddo, le temperature crolleranno, e dall’altra parte del confine i bombardamenti hanno messo a rischio le infrastrutture, privato interi isolati dell’energia elettrica, reso difficile non solo l’approvvigionamento alimentare, ma anche quello di un bene ancora più prezioso: il riscaldamento.
"Domani ricorre la Solennità dell’Immacolata Concezione: a Lei, Madre dolcissima, chiediamo di essere conforto per quanti sono provati dalla brutalità della guerra, specialmente per la martoriata Ucraina, preghiamo per questo popolo martire, che sta soffrendo tanto". Così Papa Francesco, al termine dell'udienza generale di stamane nell'Aula Paolo VI.
Domani, seconda domenica di Avvento, la Chiesa cattolica in Polonia celebrerà la Giornata di preghiera e di aiuto materiale per la Chiesa dell'Est, quest'anno dedicata in modo speciale all'Ucraina
"Celebriamo oggi la Festa dell’apostolo Sant’Andrea, fratello di Simon Pietro, Patrono della Chiesa che è in Costantinopoli, dove si è recata, come di consueto, una Delegazione della Santa Sede". Lo ha ricordato il Papa al termine dell'udienza generale.
La dottrina che c’è dietro l’aggressione russa all’Ucraina si chiama Russky Mir, mondo russo, ed è una dottrina nata in seno al Patriarcato di Mosca e promosso anche attraverso varie omelie. Ma, con l’aggressione russa dell’Ucraina, molto è cambiato. Non solo ci sono realtà ortodosse legate al Patriarcato di Mosca che hanno deciso di staccarsi dalla dipendenza canonica, ma c’è anche un modo di teologi che vuole studiare quell’ideologia, comprenderla e combatterla.
Ancora un appello per l’Ucraina da Papa Francesco. Nel giorno in cui si comincia ad indagare sul lancio di due missili in territorio polacco, mentre continuano gli attacchi della Russia sul territorio ucraino, il Papa per due volte, nei saluti in lingua italiana al termine della catechesi del mercoledì, ritorna sulla situazione in Ucraina.
La domanda aperta resta quella della ricostruzione. Perché dopo la guerra in Ucraina, la pace porterà con sé tante questioni da risolvere: il rapporto con il vicino russo, la ricostruzione della fiducia, l’eventuale riconciliazione che però non può avvenire incondizionatamente. Ma l’arcivescovo maggiore Sviatoslav Shevchuk, padre e capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, ha speranza. Una speranza che viene da Cristo, anche perché “il mondo senza Dio è destinato alla morte”.
Incontrando Papa Francesco dopo otto mesi passati a fianco della popolazione sotto attacco, Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, ha portato un dono simbolico e sostanziale: il frammento di una mina russa che ha distrutto la facciata dell’edificio della chiesa greco cattolica nella città di Irpin’, vicino Kyiv, nel mese di marzo.
Come la pace in Europa dipese dalla riconciliazione franco-tedesca dopo la Seconda Guerra Mondiale, così la pace in Europa oggi dipenderà dalla riconciliazione russo-ucraina. Ma è una riconciliazione lontana da venire, che ha bisogno di essere costruita, che ha bisogno anche dell’umiltà di riconoscere verità scomode e della fiducia nella forza dell’amore misericordioso di Dio che ci permette di costruire il futuro degno e armonioso della famiglia europea. L’esarca Bohdan Dzyurakh, che sovrintende ai fedeli greco-cattolici ucraini di Germania e Scandinavia, è stato appena eletto presidente della Commissione Pastorale Sociale del CCEE. In questa intervista con ACI Stampa affronta le radici della guerra in Ucraina, ragiona sulla eredità della storia, mette in luce come la Russia abbia abdicato alle sue radici cristiane. Ma guarda al futuro, con fiducia, indicando nella Chiesa (e in particolare, per l’Ucraina, nella Chiesa Greco Cattolica Ucraina) e negli intellettuali le forze costruttrici di una nuova società, più libera perché fondata sulla verità.