“In cielo le stelle/son come persone belle”. La citazione non è esatta, è a memoria, non ce ne voglia l’autrice, ma è una delle immagini che ci sono rimaste impresse dopo aver letto le poesie raccolte sotto il titolo più che mai appropriato di "Leggerezza", poesie di Simona Mancini, pubblicate recentemente dalla casa editrice Il Leggio.
Fede e ragione: il binomio spesso trasformato in antinomia. La contrapposizione o la sovrapposizione, dell’una o dell’altra. Tutto questo rappresenta un filo rosso che ha attraversato i secoli, i dibattiti, lo sviluppo del pensiero e della teologia.
"Il Signor nostro in quelli che l’amano di ben servirlo permette che vi siano alcuni difetti". Lo affermava san Giuseppe da Copertino.
"Il Diavolo…quello spirito orgoglioso…non può tollerare di venire canzonato". Lo afferma Tommaso Moro, tra gli altri, e non a caso troviamo questa citazione in apertura di un libro che vuole prendere in giro il Diavolo e, in seconda battuta, gli esseri umani che, come gonzi arroganti, gli si buttato in braccio e finiscono per diventare il suo banchetto preferito.
Il canto è la musica degli angeli e dei monaci.
Venezia, settembre 2022. Una fila senza fine e ondivaga stazionano davanti all’imbarco dei vaporetti, proprio all’uscita della stazione. Uomini con la pancia prominente e bermuda sformati, sandali e calzini; donne, giovani e meno giovani, nessuna esclusa, con la pancia scoperta, micro-shorts, trucco traslucido. Tutti uniti (uomini, donne, meno giovani) da alcuni elementi in comune; tatuaggi e cellulare incollato alle mani, cascassero nel canale, mai lo lascerebbero.
Un giorno il diavolo ebbe fame, prese un sacco e decise di andare a cacciare le anime. Voleva mangiarsi un bocconcino prelibato. Si nascose fra gli alberi vicino alla casa di un santo uomo, e aspettò. Il santo uomo trascorreva la giornata a pregare e a compiere gesti di bontà. Anche il diavolo ne fu ammirato. Ma un giorno il diavolo osservò che sull’anima bianchissima di quel santo vecchio c’era una piccolissima macchia: al tramonto il vecchio si affacciava alla finestra a guardare il sole tramontare e provava un attimo di melanconia e di tristezza. Al diavolo bastò questo. Concentrò tutti i suoi sforzi verso quell’attimo di tempo e vi mise dentro angoscia, amarezza, disperazione. Così riuscì a far cadere l’uomo e a mangiarselo.
"In genere, i santi veri, non sono consapevoli di essere santi durante il loro pellegrinaggio su questa terra. Anzi, fino all’ultimo momento della loro esistenza si sentono sempre peccatori, i più peccatori dei peccatori più indegni, seppur oggetti dell’amore misericordioso di Dio.
Sale sempre sulla torre, quando si convince che stia per arrivare il momento del suo ritorno. Lei lo aspetta, ogni volta con un’ansia crescente
"Dalla santa pendice, ove i tuoi piedi/O vergine, posasti e di salute/Larga fontana a’ tribolati apristi,/Coll’amoroso tuo guardo materno/La città sottoposta e le convalli/Ampie dall’alpi alla marina esplori/Tutte quante
Inghilterra, prima metà del XII secolo. Nella calma atmosfera di un monastero antico e rinomato, un monaco si sta occupando del suo 'giardino dei semplici', l'orto in cui coltiva le piante medicinali.
"All’alba del 30 luglio, quando si alzò alle 5 del mattino si portò nella cappellina vicina alla sua stanza con il desiderio di celebrare la messa.
Un cane “sospettato” di avere avuto l’intuizione precisa di un omicidio e di averne anche individuato il colpevole; un delitto compiuto nella classica modalità della camera chiusa, ossia in un luogo inaccessibile e da cui nessuno sarebbe potuto entrare o uscire. E un piccolo prete, dall’aspetto “insignificante”, che scioglie ogni enigma e rimette le cose nel loro ordine naturale, cane compreso. E’ la trama del racconto “L’oracolo del cane”, di G. K.Chesterton e fa parte della raccolta di racconti dal titolo “L’incredulità di padre Brown”. Stiamo quindi parlando della straordinaria creazione dello scrittore, quel padre Brown infatti prototipo di tanti altri indimenticabili protagonisti di romanzi e di film.
"Eran le sei del pomeriggio, un giorno/ chiaro festivo.
Un albero dalle fronde verdi e ombrose, il frinire delle cicale, il soffio del vento trai rami, sull’erba e sul volto di chi si è dolcemente addormentato, cullato e trasportato in un universo di freschezza e gioia infinita. Non è questa, in fondo, l’immagine della felicità ideale in giornate torride e stremanti come quelle che stiamo vivendo proprio adesso?
In principio c’è l’Anticristo, la cui presenza sulla terra è strettament intrecciata alla storia della salvezza. L’Anticristo agisce costantemente per instaurare il suo dominio e a volte sembra perfino trionfare, ma, è scritto, "le porte degli inferi non prevarranno". Un topos anche per moltissima letteratura, in ogni tempo e in ogni cultura. Poi, agli inizi del Novecento, un capolavoro assoluto spalanca alla narrativa altri territori: quelli della distopia, a volte confusi o paralleli a quelli del fantasy e della fantascienza.
Tra pochi giorni si festeggeranno i santi Pietro e Paolo. Tutto è pronto per una festa viva, vissuta, soprattutto a Roma, e dopo due anni di forzata pausa a causa della pandemia.
"Io sono polvere". E Dio spesso, con il suo "vecchio metodo", decide di scrivere sulla polvere, ossia di utilizzare vite e persone umili, modeste per definire i suoi progetti. Ne era profondamente convinto Albino Luciani, futuro papa Giovanni Paolo I.
Il tramonto è passato, la notte cala, tra il 12 e il 13 giugno, anno del Signore 1231. Un mesto corteo si muove da Camposampiero, un piccolo borgo alle porte di Padova, la città ricca e potente. Un carro trainato da buoi trasporta un piccolo, grande uomo, ormai moribondo, logorato dai patimenti e da una vita di sacrificio. Si tratta di Antonio, un frate francescano già venerato come santo, che possiede doni straordinari e tra tutti quello di predicare in un modo tale che pure i pesci sono usciti dalle onde del mare per ascoltarlo…
Si scende piano, verso il centro della grotta. Non passano che pochi minuti e già si avverte, distintamente, di essere in un luogo diverso, in cui si percepisce la presenza del sacro. Questa è veramente la “casa dell’arcangelo”, a Monte Sant’angelo, in Puglia. Qui arrivano pellegrini da ogni parte del mondo fin dal 490 d.C., anno in cui secondo la tradizione avvenne la prima apparizione dell’arcangelo Michele sul Gargano a san Lorenzo Maiorano.