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Diplomazia pontificia, cosa ha fatto il Cardinale Parolin in Messico

Alcuni dettagli del viaggio del Cardinale Parolin in Messico. L’interesse di Papa Francesco per il lavoro dell’OSCE. Il prossimo ambasciatore di Israele presso la Santa Sede

Cardinale Pietro Parolin | Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, in Messico | Ana Paula Morales / ACI Prensa Cardinale Pietro Parolin | Il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, in Messico | Ana Paula Morales / ACI Prensa

Cinque giorni in Messico per il Cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano. Tra Città del Messico, Guadalupe e Regione dello Yucatan, il Cardinale Parolin ha invitato alla fine delle divisioni sociali, ha guardato ai popoli latino americani come una barca sballottata nel vento e nelle onde delle diseguaglianze sociali, ha chiesto un rinascimento nelle relazioni tra Chiesa e Stato in Messico.

Nel corso della settimana, Papa Francesco ha incontrato il rappresentante permanente della Santa Sede all’OSCE, monsignor Janusz Urbanczyk. Si è saputo anche il nome del prossimo ambasciatore di Israele presso la Santa Sede. Continuano i preparativi per l’incontro di preghiera sul Libano in Vaticano.

                                       FOCUS SEGRETERIA DI STATO

Il Cardinale Parolin in Messico. “Mettere fine alle divisioni”

Si è concluso con un incontro con il presidente messicano Andrés Manuel Lopez Obrador il viaggio del Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, in Messico. Il Cardinale è stato cinque giorni nel Paese centro americano, ha visitato la regione dello Yucatan dove ha ordinato vescovo Fermin Sosa Rodriguez, nuovo nunzio in Papua Nuova Guinea, ed è stato nel santuario di Guadalupe per una partecipata Messa con il popolo messicano.

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L’incontro con il presidente Lopez Obrador è avvenuto lo scorso 21 giugno, e subito dopo, durante un ricevimento nella nunziatura che ha salutato il porporato, ha commentato con i giornalisti la visita, sottolineando anche la sua visita a Guadalupe dove “ho potuto pregare specialmente per la pace e la riconciliazione nel mondo e in particolare qui in Messico, in modo che con l’aiuto di Dio e la protezione della Morenita si possa superare una cultura di divisione e violenza e instaurare una vera cultura di fraternità e solidarietà”.

I dettagli dell’incontro con il presidente Lopez Obrador non sono stati diffusi, e non ci sono stati commenti nemmeno da parte della Conferenza Episcopale Messicana sull’incontro, che doveva rimanere riservato. A dicembre, il presidente Lopez Obrador aveva inviato a Papa Francesco una lettera per invitare la Chiesa a chiedere perdono per gli abusi dei conquistadores. Nella lettera, il presidente del Messico aveva anche chiesto in prestito alcuni codici in possesso del Vaticano perché potessero essere esibiti durante gli eventi del 2021, per i 500 anni dell’invasione spagnola. La richiesta creò un piccolo caso diplomatico, perché c’è una legge in Messico che permette l’appropriazione di beni messicani da parte dello Stato una volta che questi sono in patria.

Il presidente Lopez Obrador si definisce cristiano, e cita spesso Papa Francesco su temi della povertà, mentre ha una visione totalmente opposta a quella del Papa sui temi ambientali”.

Le relazioni tra il presidente Lopez Obrador e i vescovi sono molto difficile, e Lopez Obrador ha invece stretto maggiori legami con i leader evangelici.

Le frizioni non sono comunque venute fuori durante il tempo del Cardinale Parolin in Messico. Il sindaco di Città del Messico Claudia Sheinbaum, che si dice possa essere una prossima candidata alle presidenziali, ha insignito il cardinale del riconoscimento di “ospite designato”.

Secondo il Segretario di Stato vaticano, il bicentenario dell’indipendenza del Messico è “una opportunità per riflettere in nuove relazioni Chiesa – Stato dopo tanti anni di discordia”, ed è il momento di “un rinnovato patto di mutua collaborazione, segnato da un profondo rispetto per la legittima distinzione tra Stato e Chiesa, un patto basato sul principio della laicità”. Si parla aggiunto di “una laicità positiva e anche di una laicità costruttiva”.

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Il 20 giugno, il Cardinale Parolin ha celebrato la Messa nella Basilica di Nostra Signora di Guadalupe. Nella sua omelia, ha descritto il Messico e molte nazioni latino americane come “una barca scossa da vento e onde” a causa della “ineguaglianza sociale, la povertà, la violenza del crimine organizzato, la divisione dovuta a cause sociali e politiche, persino la religione”. Il Messico – ha detto – ha “bisogno di riconciliarsi con se stesso, di incontrarsi di nuovo come fratelli, di perdonarsi l’uno con l’altro, e di superare la polarizzazione”.

Secondo il Segretario di Stato vaticano, la divisione tra fede e vita vissuta è “uno dei più gravi scandali dei cristiani per il mondo”, e ha sottolineato che va riconosciuto che “l’incontro con Gesù Cristo è il più valoroso e trascendente dono per i popoli e le culture di questa nazione e del continente americano”.

Quella della scorsa settimana non è stata la prima visita del Cardinale Parolin in Messico. Il Segretario di Stato vaticano è stato segretario della delegazione apostolica in Messico dal 1989 al 1992, quando era nunzio l’arcivescovo Girolamo Prigione, ed è considerato uno dei protagonisti del lavoro che ha portato al riconoscimento giuridico della Chiesa cattolica in Messico nel 1992. Nel 2012, il Cardinale Parolin, allora nunzio apostolico in venezuela, era stato rappresentante di Benedetto XVI all’inaugurazione della presidenza di Enrique Pena Nieto. Questo viaggio ha avuto come obiettivo principale l’ordinazione ad arcivescovo di Fermin Sosa Rodriguez, nominato nunzio apostolico per la Papua Nuova Guinea.

Cardinale Parolin, lectio magistralis sulla ecologia integrale: “Nel creato tutto è in relazione”

Intervenendo il 24 giugno al Festival dell’Ecologia Integrale di Montefiascone, il Cardinale Parolin ha tenuto una lectio magistralis sul tema del festival, che è “Nel creato tutto è in relazione: ritrovare i legami”. Un concetto ripreso da Paa Francesco, ma già presente nei Padri della Chiesa.

Il Cardinale Parolin ha fatto in particolare riferimento al testo del tavolo interdicasteriale della Santa Sede sulla ecologia integrale, testo che ha coinvolto anche le nunziature apostoliche. Nel testo, si trovano progetti validi, cui la Chiesa può dare il suo contributo, nota il Cardinale, mentre il 25 maggio si è chiuso l’anno Laudato Si per i cinque anni dell’enciclica ecologica del Papa, che ha proprio nell’ecologia integrale “un concetto guida”.

Si tratta – ha detto il Segretario di Stato vaticano – di “un concetto complesso e multidimensionale”, che va al di là “della mera dimensione ambientale” e si dispiega nel lungo periodo intorno alla “centralità della persona umana”, che porta con sé la necessità di promuovere una “cultura della cura”.

È proprio questa cultura della cura, esemplificata dal brano evangelico del Buon Samaritano, quella necessaria per superare le tante crisi di questi giorni, tutte “fortemente interconnesse e foriere di una tempesta perfetta capace di spezzare i legami che avviluppano la nostra società all’interno del dono prezioso del creato”.

Sono legami che possono essere sviluppati solo con l’amore, e dunque con la fraternità, alla luce della quale “l’ecologia integrale assume un connotato ancora più concreto”.

Il cardinale nota che viviamo in una “globalizzazione dell’indifferenza” cui siamo assuefatti, e così i legami sociali si indeboliscono e creano “una cultura dello scarto”, mettendo in evidenza che “si debba tornare alla vera radice della fraternità”.

Il cardinale nota anche che, dal punto di vista economico, la “cultura dello scarto è profondamente anti-economica”, dato che il rifiuto indica “un utilizzo inefficiente delle risorse utilizzate”.

Per rispondere alla cultura dello scarto si deve “coltivare e custodire il creato”, per ritornare ad una economia “che non verta più sulla cultura antieconomica dello scarto, ma sulla circolarità, sulla solidarietà, sulla rinnovabilità e sulla resilienza”.

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Si vive, aggiunge il capo della diplomazia vaticana, un “processo di transizione” che porta anche “un nuovo concetto di sicurezza” per consolidare “una pace giusta e duratura”. In un periodo segnato dalla pandemia, aggiunge, serve passare “dalla competizione alla cooperazione, fondata sulla priorità della tutela della dignità personale e della promozione della vita umana”.

Questa conversione “è la chiave per rafforzare la pace e la sicurezza” nel mondo “sempre più globalizzato”, un cambio di rotta che deve essere chiaro, e la cui bussola è negli strumenti che “portano all’attuazione dell’ecologia integrale”. Ma il Cardinale va oltre, e chiede “una nuova etica delle relazioni internazionali”, che metta priorità non sugli interessi nazionali, ma sulla dignità della vita umana.

È una sfida “non facile”, che però ha segni di speranza”; per esempio nella velocità della produzione del vaccino anti-COVID, il cui accesso deve essere garantito a tutti.

È dunque “il momento di agire, passando dalle parole ai fatti, pensando a nuovi modelli, a un nuovo approccio ecologico – nel senso ampio che stiamo considerando – che trasformi il nostro modo di abitare il mondo, i nostri stili di vita, le nostre relazioni, i nostri legami”.

Il Cardinale annuncia che la Santa Sede “cercherà di intensificare i propri sforzi di gestione ambientale a favore dell’uso razionale delle risorse naturali come l’acqua e l’energia, dell’efficienza energetica, della riqualificazione del proprio patrimonio tecnologico, della mobilità sostenibile, del rimboschimento, dell’economia circolare come nella gestione dei rifiuti”.

Sono misure, però, che non bastano se non vengono unite a un processo educativo.

Molte le attività della Santa Sede, dal global compact sull’educazione all’incontro a Roma con leader e scienziati in vista del COP26, organizzato dalle ambasciate di Italia e Regno Unito presso la Santa Sede”.

Insomma, tutto è collegato, e va adottata una prospettiva globale a “partire da una dimensione locale”.

Il Cardinale Parolin parlerà ai leader cattolici di Spagna

Il Cardinale Parolin inaugurerà il II Incontro nazionale di politici cattolici convocato dal Cardinale Carlos Osoro Sierra, arcivescovo di Madrid, e organizzato dall’Accademia dei Leader Cattolici insieme alla Fondazione Konrad Adenauer. L’incontro si terrà dal 3 al 5 settembre, e avrà come tema: “Una cultura dell’incontro nella vita politica per il servizio dei nostri popoli”.. Il Segretario di Stato vaticano terrà una conferenza sul tema “Cultura dell’incontro e amicizia civile per un mondo in crisi”.

                                   FOCUS UNIONE EUROPEA

Il 26 giugno, Papa Francesco ha incontrato David Sassoli, presidente del Parlamento Europeo. La visita avveniva all'indomani dell'approvazione del controverso Rapporto Matic, che punta al riconoscimento dell'aborto come diritto umano e che ha avuto le proteste vigorose sia dei vescovi europei (e in particolare dei polacchi) che di diverse associazioni in Europa, vittime di una campagna denigratoria.

Del tema non è comparsa menzione nel comunicato ufficiale del Parlamento Europeo. Nel comunicato si legge che "la conversazione con il Santo Padre si è focalizzata sulla necessità di proteggere i più deboli e più vulnerabili", perché "diritti delle persone sono la misura di tutte le cose". Nell'incontro successivo con il Cardinale Pietro Parolin e il "ministro degli esteri" vaticano, l'arcivescovo Paul Richard Gallagher si sono toccati "vari temi dell'agenda internazionale ed europea", e tra questi "la situazione nel Mediterraneo, in Africa, nei Balcani occidentali e nei Paesi vicino di Oriente". Si è parlato anche degli sforzi europei di "rendere i vaccini disponibili nelle nazioni con basso reddito, specialmente in Africa".

              FOCUS MULTILATERALE

Papa Francesco incontra il rappresentante della Santa Sede all’OSCE

Monsignor Janusz Urbanczyk, rappresentante permanente della Santa Sede presso le Organizzazioni Internazionali a Vienna, è stato ricevuto da Papa Francesco lo scorso 21 giugno.

Durante il colloquio, Papa Francesco ha manifestato particolare interesse per il lavoro svolto dalla Missione Permanente a Vienna, trattandosi dell’unica Missione che ricopre Organizzazioni Internazionali Intergovernamentali presso le quali la Santa Sede gode di uno status di Membro a tutti gli effetti.

Il Papa – spiega una nota della Missione – “voleva essere informato sull’attività dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), Organizzazione della quale la Santa Sede è membro fondatore. In particolare, Papa Francesco ha fatto riferimento alle attuali problematiche nell’area OSCE, chiedendo di continuare a seguire con attenzione gli sviluppi di alcune situazioni particolari”.

“L’udienza – fa sapere la rappresentanza della Santa Sede - ha poi riguardato il ruolo della Santa Sede presso altre due Organizzazione delle quali la Santa Sede è Membro: l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA), nonché presso l’Organizzazione del Trattato sulla messa al bando totale degli esperimenti nucleari (CTBTO). A tal riguardo, il colloquio si è concentrato sui temi del disarmo nucleare e sull’uso pacifico della tecnologia nucleare nell’ambito della tutela dell’ambiente e della salute”.

Papa Francesco ha chiesto anche informazioni sulle attività dell’Ufficio delle Nazioni Unite a Vienna e dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale, presso cui la Santa Sede detiene lo status di Stato Osservatore Permanente.

                                               FOCUS CAUCASO

Verso una sede di nunziatura in Armenia

In Vaticano per la riunione annuale della Riunione Opere Aiuto Chiese Orientali, l’arcivescovo José Bettencourt, nunzio apostolico in Georgia e Armenia, ha anche approfittato per portare avanti il lavoro burocratico per l’apertura di una sede della nunziatura a Yerevan, la capitale dell’Armenia.

Fino ad ora, non c’è una sede della nunziatura in Armenia. La rappresentanza diplomatica della Santa Sede ha una nunziatura a Tbilisi, in Georgia, che segue anche l’Armenia. Fino al 2017, l’incarico di nunzio in Azerbaijna competeva al nunzio presso Armenia e Georgia, riunendo così tutte le rappresentanze pontificie del Caucaso. Anche a motivo delle tensioni nella regione, sfociate poi nel nuovo conflitto in Nagorno Karabakh, Papa Francesco ha separato Armenia e Georgia dall’Azerbaijan, e il compito di nunzio a Baku è spettato all’arcivescovo Paul Fitzpatrick Russel, nunzio in Turchia e Turkmenistan. La sede è dunque ad Ankara.

La scelta ora di aprire un ufficio della nunziaturaa Yerevan segnala una particolare attenzione del Papa all’Armenia in questa particolare fase della storia.

Il Papa ha dato l’ok a questa decisione durante una udienza privata con l’arcivescovo Bettencourt lo scorso 26 marzo. La nunziatura sarà nel cuore della capitale, molto visibile, e la Santa Sede prenderà possesso dello stabile l’1 settembre, e comincerà i lavori dopo qualche giorno di organizzazione. È stato informato anche il governo armeno. Ancora non c’è una data per l’inaugurazione ufficiale, che vedrà la presenza di un superiore della Segreteria di Stato vaticana.

                                                FOCUS AMBASCIATORI

Israele, approvato il nuovo ambasciatore presso la Santa Sede

Lo scorso 20 giugno, il governo israeliano ha votato per circa 36 nomine di ambasciatori e consoli generali in tutto il mondo. Tra questi, c’è anche il nuovo ambasciatore israeliano presso la Santa Sede. Si tratta di Raphael Schulz, diplomatico da oltre 30 anni, con un servizio che ha toccato anche Colombia, Spagna, Cile e Norvegia. Ha anche guidato il desk europeo del Ministero degli affari Esteri di Israele.

Nato nel 1957, quando lo Stato di Israele era già stato stabilito da nove anni, Schulz è figlio di genitori rifugiati dalla Germania già negli anni Trenta insieme ai suoi nonni, quando la Palestina era mandato britannico. Questa sua storia personale gli permette di essere – ha detto in una intervista - “un israeliano che non dà per scontato l’esistenza di uno Stato”.

Ecuador, l’ambasciatore presso la Santa Sede nel Comitato del prossimo Congresso Eucaristico Internazionale

Il 19 maggio scorso, José Luis Alvarez, ambasciatore di Ecuador presso la Santa Sede uscente, ha incontrato l’arcivescovo Piero Marini, presidente del Comitato Pontificio per i Congressi Eucaristici Internazionale, in vista del prossimo Congresso che si terrà a Quito nel 2024.

L’ambasciatore è stato nominato membro del Comitato locale di preparazione del Congresso, che celebrerà anche il 150esimo anniversario della consacrazione dell’Ecuador al Sacro Cuore di Gesù.

Recentemente, i vescovi dell’Ecuador hanno sottolineato che la Chiesa locale “determinerà le fasi di preparazione pastorale del Congresso Eucaristico Internazionale per mezzo dei Congressi Eucaristici Nazionali e diocesani.

                                                FOCUS AFRICA

Il Cardinale Turkson in Repubblica Democratica del Congo

Lo scorso 22 giugno, il Cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ha incontrato il viceministro congolese Daniel Aselo Okito wa Koy. Il Cardinale ha visitato la Repubblica Democratica del Congo su invito della Conferenza Episcopale locale, che sta celebrando la biodiversità e l’ambiente.

Durante l’incontro con il vice primo ministro, il Cardinale ha parlato della ecologia integrale, e ha sottolineato che questo concetto coinvolge anche l’ecologia umana. Per questo, l’accento dovrebbe essere posto anche sul benessere o sulla dignità umana”.

                                                FOCUS MEDIO ORIENTE

Verso l’incontro per il Libano in Vaticano

L’incontro dei leader cristiani del Libano in Vaticano darà “almeno un segno di pace” alla martoriata nazione, ha detto a metà giugno l’arcivescovo Joseph Spiteri, nunzio nel Paese dei Cedri, in una intervista con CNS.

Il nunzio ha aggiunto che “c’è in Libano una vera libertà religiosa e libertà di espressione, e allo stesso tempo condivisione di responsabilità” considerando che da Costituzione il presidente è sempre un cristiano maronita, il primo ministro un musulmano sunnita e il presidente della Camera un musulmano sciita.

Ricordando le parole di San Giovanni Paolo II, l’arcivescovo Spiteri ha detto che “il Libano è più che una nazione”, ma piuttosto “un messaggio di libertà e un esempio di pluralismo per Est e Ovest”.

Questo deve essere riconosciuto specialmente oggi, in una tremenda crisi economica che “sta facendo scomparire il ceto medio”, una volta “così forte e prospero”. Il Paese, ha aggiunto il nunzio, era ricco, e aveva “istituzioni fantastiche e di alto livello, molte delle quali cattoliche”, mentre ora, nel mezzo di una enorme crisi umanitaria, l’assenza di un governo, la gente è lasciata a se stessa”.

Una particolare preoccupazione è quella per le migrazioni, che “è uno degli effetti sfortunati della crisi” e che “colpisce tutte le comunità, portando via i giovani dalla nazione”.

L’incontro di preghiera dell’1 luglio si aprirà con ua preghiera sulla tomba di San Pietro e includerà due sessioni mattutine e una pomeridiana.

Il 14 giugno, l’ambasciatore di Libano presso la Santa Sede Farid El-Khazen ha detto alla CNS che ci si aspetta che l’incontro “dia una spinta al Libano”, e che la preoccupazione del Vaticano è “la gente, le persone comuni in Libano . E i cristiani e i musulmani che stanno crollando”.

Formare un governo in Libano – ha detto l’ambasciatore – “non è più solo un obiettivo politico: è una necessità, è motivo di sopravvivenza”.

Frattanto, il presidente del Libano Michel Aoun ha detto di attendere con speranza l’incontro dei capi spirituali libanesi in Vaticano, e incontrato monsignor Giuseppe Franconem incaricato d’affari della nunziatura apostolica in Libano.

Il presidente Aoun ha anche dato all’incaricato di affari dell’ambasciata vaticana una lettera per ringraziarlo dell’evento dell’1 luglio, e per fornire “una presentazione dell'attuale realtà libanese e della sua visione del ruolo del Libano e dei libanesi nel loro ambiente e nel mondo”.

                                                      FOCUS EUROPA

Il nunzio Gugerotti incontra le vittime di abuso

La scorsa settimana, l’arcivescovo Claudio Gugerotti, nunzio apostolico nel Regno Unito, ha incontrato vittime di abusi su minori da parte di sacerdoti e promesso che la Chiesa si occuperà meglio di loro.

Gugerotti ha avuto un lungo colloquio con le vittime, incontrando tre sopravvissuti, lamentandosi del trattamento che hanno ricevuto e dicendo che ne avrebbe dato conto a Papa Francesco nel loro incontro di tabella del prossimo settembre.

L’incontro ha fatto seguito alle critiche della Inchiesta Indipendente sugli abusi sui minori, riguardante il modo in cui la Santa Sede aveva affrontato i casi di abuso.

Il nunzio ha incontrato tre sopravvissuti: uno abusato e stuprato da un sacerdote servita, uno abusato da un sacerdote, e uno abusato in una scuola di quelle gestite dalle suore.

Le tre vittime hanno messo in luce la mancanza di compassione che è stata loro mostrata, e hanno detto, dopo l’incontro con l’arcivescovo di sperare che la promessa di un impegno da parte di Gugerotti si tramuti in un impegno concreto.

L’arcivescovo Gugerotti si è offerto di incontrare altre vittime di abuso in Irlanda.

                                                FOCUS AMERICA LATINA

I vescovi del Venezuela faciliteranno i negoziati tra opposizione e Maduro

Il Cardinale Baltazar Porras, amministratore dell’arcidiocesi di Caracas, ha detto il 22 giugno che la Chiesa è disposta a fungere da mediatore per una negoziazione tra il governo di Nicolas Maduro e l’opposizione guidata da Juan Guaidò.

In particolare, il Cardinale Porras ha detto che la Santa Sede “non vuole definirsi come mediatore, ma come facilitatore”, e che questo negoziato è “in fase esplorativa” e che si deve basare “nella volontà politica”, e che c’è bisogno anche di ridiscutere le sanzioni internazionale.

La Santa Sede aveva inizialmente operato una mediazione tra Maduro e l’opposizione, e Papa Francesco aveva inviato l’arcivescovo Claudio Maria Celli come suo inviato speciale. Ma la mediazione non funzionò. Il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, in più occasioni ha incontrato esponenti dell’opposizione venezuelana in Segreteria di Stato, mentre la Conferenza Episcopale Venezuelana è venuta due volte da Papa Francesco a portare i problemi della gente.

Nel 2019, in una conferenza stampa in aereo, Papa Francesco spiegò che che “la Santa Sede è disponibile a mettersi a capo di una mediazione, ma le condizioni iniziali sono che le due parti la chiedano”.

Il Cardinale Parolin inviò nel 2016 una lettera al presidente Maduro, con una serie di pre-condizioni necessarie ad un dialogo veritiero in Venezuela: cibo e medicine per tutti, un calendario elettorale da concordare, la restituzione all’Assemblea Nazionale del ruolo per essa prevista dalla Costituzione, la liberazione dei prigionieri politici.